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Autore: Gaia Luthien    29/12/2005    10 recensioni
ATTENZIONE: SPOILER 6° LIBRO.
Le brave mogli aspettano i loro mariti la sera, li accolgono in casa con un sorriso e un bacio, ma non indugiano sulle labbra del loro uomo in pubblico, anzi, arrossiscono pudicamente, con riverenza a rispetto. Le brave mogli amano i propri mariti al di là dei loro difetti, smussando con dolcezza gli spigoli del loro carattere, ma senza vantarsene davanti alle altre donne. Le brave mogli sostengono i rispettivi mariti, anche quando tutti vanno contro ai loro progetti, e non mostrano in pubblico la tristezza, ma, con moderazione, distendono i lineamenti, altrimenti tesi dalle preoccupazioni, e rispondono quietamente: "Va tutto bene, spero che sia lo stesso anche per lei e la sua famiglia." Le brave mogli tengono alto l'onore della famiglia, anche quando non è possibile per l'uomo farlo. In quei momenti prendono le redini del loro mondo, e, per la prima volta dal giorno del loro matrimonio, hanno la responsabilità della famiglia e da loro dipende ora l'onore della propria stirpe.
Le brave madri pensano innanzitutto all'interesse e alla salvaguardia dei propri figli, quando essi non possono farlo, di contro alla politica, agli interessi, al potere e al mondo intero.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Lui ha voluto punirci, tutti.


Le brave mogli aspettano i loro mariti la sera, li accolgono in casa con un sorriso e un bacio, ma non indugiano sulle labbra del loro uomo in pubblico, anzi, arrossiscono pudicamente, con riverenza a rispetto.
Le brave mogli amano i propri mariti al di là dei loro difetti, smussando con dolcezza gli spigoli del loro carattere, ma senza vantarsene davanti alle altre donne.
Le brave mogli sostengono i rispettivi mariti, anche quando tutti vanno contro ai loro progetti, e non mostrano in pubblico la tristezza, ma, con moderazione, distendono i lineamenti, altrimenti tesi dalle preoccupazioni, e rispondono quietamente:
"Va tutto bene, spero che sia lo stesso anche per lei e la sua famiglia."
Le brave mogli tengono alto l'onore della famiglia, anche quando non è possibile per l'uomo farlo.
In quei momenti prendono le redini del loro mondo, e, per la prima volta dal giorno del loro matrimonio, hanno la responsabilità della famiglia e da loro dipende ora l'onore della propria stirpe.

Le brave madri pensano innanzitutto all'interesse e alla salvaguardia dei propri figli, quando essi non possono farlo, di contro alla politica, agli interessi, al potere e al mondo intero.

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Oggi ho scritto a Bella chiedendole di venirmi a trovare: in questi giorni la solitudine che alberga in questa casa sta diventando opprimente, i pensieri e le paure si accavallano nella mente tenendomi sempre all'erta, in un'attesa interminabile e angosciosa.
Una paura latente si sta insinuando nel mio cuore, troppo velocemente perchè me ne renda conto. E' Draco che scivola nella sua camera serio e teso dopo che é tornato da casa Lestrange. E' accaduto solo due giorni fa.
Era uscito di casa con indosso il suo vestito più bello, un sorriso soddisfatto e compiaciuto disegnato sul volto, le iridi azzurre luccicanti di emozione, i capelli perfettamente pettinati, il portamento sicuro ed elegante.
Questo è mio figlio, la vittoria più grande della mia vita, più grande del matrimonio, più grande dell'Oscuro Signore: colui che mi sopravviverà e che porterà dentro sé una parte di me, in eterno.
Non v'era traccia di mio figlio nel ritratto fragile e nervoso che mi si è ripresentato davanti dopo poche ore.
Qualunque madre chiederebbe: cosa è andato in modo sbagliato?
Ma come si fa a chiedere l'ovvio?
Come si fa ad aggiungere tensione ad un volto già preoccupato?
"Ti renderò orgogliosa, mamma, renderò tutti orgogliosi."
Mi sono sentita impotente ed annientata, incapace di rispondergli, di dipanare i miei pensieri e di trovare le parole giuste alle domande che lui non aveva il coraggio di pronunciare e alle mie che invece erano fin troppo chiare nella mia testa, ma inesprimibili a parole.
Ho teso una mano per afferrare la sua, ma lui se n'era già andato.
E' caduto il silenzio, pesante come una lapide.
La Morte è entrata in casa mia: siamo tutti morti che camminano, aspettiamo solo il nostro turno per il buio infinito.

Questa notte non ho chiuso occhio, l'unico rumore nella mia stanza era il mio respiro e il cuore che mi batteva nella cassa toracica.
Attorno solo il buio e il freddo.
Ho allungato il braccio sinistro sul guanciale accanto a me, cercandolo inutilmente.
Lui non c'è, non ci sarà per molto tempo, chissà se tornerà mai.
Mi manca il suo respiro profondo a cullarmi nelle notti insonni, i suoi capelli chiari sparsi sul cuscino, i suoi occhi balenare nel buio come quelli di una fiera e le sue braccia forti afferrarmi e desiderarmi nella veglia.
Non mi illudo che torni nel bel mezzo della notte, magari durante un temporale, e che, con i capelli bagnati attaccati al viso, mi prenda tra le sue braccia sull'ingresso e mi dica quanto gli sono mancata, che non mi abbandonerà mai più e che non devo preoccuparmi perchè penserà a tutto lui.
Ai sogni da ragazzina ho rinunciato da un pezzo.
Sono una donna, una moglie, una madre, quello che voglio è vivere con la mia famiglia, com'è giusto che sia.
Non sono andata ad Azkaban una sola volta da quando vi hanno portato Lucius: lui non vorrebbe essere visto attraverso le sbarre, io non voglio sciogliermi in lacrime e singhiozzare sommessamente di fronte al suo volto e al suo fisico provati dalla, seppur breve, prigionia.
Non voglio essere compatita, non voglio che si scriva che Narcissa Black ha versato lacrime in pubblico, che ha implorato pietà per suo marito.
Gli scrivo spesso, almeno quanto io scriva al nuovo Primo Ministro di rivedere la condanna e di accettare la richiesta di appello al suo processo.
La mattina, dopo l'ennesima notte quasi del tutto insonne, passata a scacciare pensieri tristi dalla mia mente, mi avvicino allo specchio per rendermi presentabile, per coprire le occhiaie, per nascondere le prime rughe.
Indosso la mia maschera, quella dei sorrisi amorevoli per Draco, quella altera per la servitù e quella impassibile per il resto del mondo.
Io sono fredda, bellissima e glaciale, come una sinfonia perfetta suonata solo con le note cristalline e pure di un clavicembalo.

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Bella parla di sé e dei grandi progetti che ha in mente per lei il Signore Oscuro.
Parla con veemenza e passione, spalancando affascinata i suoi grandi occhi scuri, portandosi al petto le sue lunghe dita scheletriche ornate di lunghissime unghie laccate di rosso, sciupato sulle punte: ricercata sciattezza e roboante decadenza sono sempre state le sue caratteristiche più evidenti.
Lei è puro spirito imprigionato in un corpo magro e legnoso, il suo fisico e il suo portamento, resi ancor più disfatti dagli anni di prigionia, sono un simulacro in rovina.
E' il suo spirito a farla andare avanti, non le sue membra.
Se fosse fatta di sola carne sarebbe morta ad Azkaban.
Ma la fiamma che le arde nel petto, nel suo ventre arido e sterile, non si è mai spenta.

Bella continua a parlare, con lo stesso fanatismo di molti anni fa.
Dice che devo ritenermi orgogliosa e fortunata, quasi benedetta dall'Oscuro Signore.
Con un marito in carcere e un figlio pronto al martirio c'è ben poco da essere orgogliosi o fortunati, ma questo non vale per noi Malfoy e, sopratutto, per Bellatrix Lestrange.
Per quanto possa essere aberrante ho imparato ad esserne orgogliosa, con il tempo.
Ma Bella non ne è solamente orgogliosa, ne è esaltata, che è ben diverso.
Per lei il martirio è un fine, il sacrificio è un dono, la fedeltà all'Oscuro Signore è la via per l'illuminazione o per il buio eterno, che per lei sono la stessa identica cosa.
Bella afferma sempre che il suo grande rammarico è quello di non aver potuto fare figli da donare come soldati al suo Signore e Padrone.
Infine dice che io sono fortunata, perchè posso farlo.
Dice che devo essere orgogliosa di mio figlio nel momento in cui ha deciso di prendersi sulle spalle le responsabilità del nostro clan, rimettendo così la sua vita nelle mani dell'Oscuro Signore.
Certo, ne sono orgogliosa, almeno quanto ne sono terrorizzata.
Io, a differenza di lei, so cosa vuol dire temere per la vita di un figlio.

Bella parla così da molti anni, ma quando eravamo giovani essere Mangiamorte significava essere diversi, essere potenti, essere invincibili ed essere rispettati.
Lui parlava direttamente alla nostra ambizione con parole dolci e inebrianti.
Lui promise il potere, la ricchezza, la sua ricompensa eterna e il riconoscimento dei nostri diritti, della nostra purezza, della nostra superiorità.
Non mi fu fatto il lavaggio del cervello ai quei tempi, io credevo in quello che lui ci diceva e ci prometteva; riconosco oggi che l'influenza dei pensieri di Bellatrix fu molta, ma non fu la sola cosa a convincermi ad intraprendere quella strada.
Non sarei coerente con me stessa se non ci credessi tuttora, non sarei coerente con la mia vita, con mio marito e con mio figlio, se dicessi che ho sbagliato a credere in lui.
Io credo in Lord Voldemort, ieri come ora, con la stessa fedeltà e devozione che dimostra mio marito nei suoi confronti: Lucius è per me metro di valutazione in questi casi.
Non siamo suoi servi, non strisciamo ai suoi piedi, non imploriamo pietà.
Noi Malfoy non amiamo sentirci al pari di chiunque altro, tanto meno considerarci inferiori.

Guardo Bella e mi rendo conto che io, a differenza di lei, sono cambiata da quei "giorni di gloria".
La sua anima è rimasta imprigionata per quattordici anni, la sua pazzia e il suo fanatismo sono aumentati, grazie alle torture e alle privazioni, alla fame e al freddo.
La prigionia l'ha resa folle e selvatica, istintiva e schiva: il rancore e la sete di vendetta hanno covato per quattordici lunghi anni nel suo ventre fino a produrre quello che lei è ora.
Io, nel frattempo, ho continuato a vivere accanto a mio marito e a mio figlio che cresceva, piena d'amore per entrambi, e solo per loro, fino a scordare quasi del tutto quello che era successo.
Sono stata una buona moglie e una buona madre, ho educato Draco secondo i principi di ogni famiglia purosangue che si rispetti, tenendo alto l'onore dei Malfoy e dei Black, per sempre puri, per sempre rispettati e temuti dai maghi.
Bella mi parla di sacrificio e di ideali, io, dopo tanti anni, penso soprattutto alla mia famiglia e alla sua salvaguardia. Sono opinioni diverse e opinabili, come per ogni cosa, vale la mia ragione almeno quanto la sua, sta al più potente far prevalere la propria opinione su quelle dei più deboli.
Non esiste Bene e Male, non più.

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Lui ha voluto punirci, tutti, e lo ha fatto con un sorriso tirato sul suo volto spettrale e grottesco.
Un sorriso falso e crudele disegnato senza simmetria sulla sua bocca priva di labbra. I suoi occhi colore rubino hanno brillato come sangue fresco zampillante, le narici si sono aperte inspirando profondamente l'aria.
Lui si attacca alla vita con la stessa fame violenta con la quale si accanisce sulle sue vittime, il suo corpo, reso immortale dal sangue degli innocenti, fagocita sensazioni e percezioni, assapora e trangugia, come una bestia tenuta a digiuno per troppo tempo.
Lui inspira aria e spalanca gli occhi da serpe, pieno di vita e di potere.
Eravamo solo noi quattro: la vittima, la madre, la madrina e il carnefice.
La vittima, ignara del suo destino, tronfia per l'onore di aver ricevuto un tale gravoso compito, capace da solo di annullare gli errori del padre e di ergerlo a suo pari.
La madre, consapevole della vendetta, con il suo cuore pieno di lacrime, l'unica capace di vedere e di temere le conseguenze.
La madrina, testimone e annunciatrice di sventura, angelo di morte, silenziosa e soddisfatta.
Il carnefice, spietato e folle nel suo delirio, colui che teme la morte più di ogni altro tanto da mandare al massacro un giovane.
Lui ha voluto punirci, tutti.

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Bella continua a parlare, mentre la mia mente vaga sospinta dalle sue parole portandomi ad aprire una porta che vorrei vedere sempre chiusa a chiave.
"Draco è un uomo ormai ... è abbastanza adulto per capire ..."
Sorella mia, lasciami stare, parlami di te e di Rodolphus, ricordami di quando eravamo bambine e giocavamo con Andromeda.
Non toccarmi Draco, lascialo fuori, è presto, è troppo presto, non è pronto.

"E' uno di noi oramai, Narcissa, ha preso il posto di Lucius davanti al nostro Padrone."
Perché mi fai questo Bella? Non ricordarmelo, non imprimere a fuoco queste parole nella mia mente più di quanto non stiano bruciando già.
La paura che mi attanaglia il cuore è oramai limpida e cristallina.
Bellatrix, è di mio figlio, tuo nipote, che stiamo parlando, non di un estraneo ...
"Lui si aspetta grandi cose da Draco ..."
Le servo il tè, le tazzine di porcellana tintinnano chiare toccando il piattino.
Vorrei poter rimandare all'infinito questa domanda ma so benissimo che è anche per questo che mia sorella siede davanti a me. Per questo è venuta qui, per fare ciò che le riesce meglio: annunciare disgrazie, o riconfermarle.
"Draco ha parlato di nuovo con te?"
Bellatrix annuisce piena d'orgoglio per suo nipote, mio figlio.
"Per quanto tempo? Di cosa avete parlato? Tu glielo stai insegnando, è così?"
Bellatrix ingolla lentamente il suo tè e poi sorride: è un onore per lei essere la favorita, sapere tutto, saperlo subito, pendere dalle sue labbra, prostrarsi ai suoi piedi, perdere la dignità per la sua approvazione.
"Lo sto istruendo, sera dopo sera, a chiudere la mente e a fare brillare di verde la sua bacchetta. Dovresti vedere i suoi occhi, scintillano di fronte alle piccole vittime che gli faccio sopprimere, sente di averle in pugno, di poter decidere il loro destino..."
No, Bella, i suoi occhi non scintillano eccitati, lui non si sente onnipotente.
"Bella, per favore ... mio figlio non è ..."
"Cosa?"
Mio figlio non è un assassino.
"E' troppo giovane, e poi questa missione è ingiusta, doveva affidarla ad un adulto."
"La missione che gli è stata affidata serve per riallacciare i rapporti con la vostra famiglia, che, grazie a quell'incapace di tuo marito, si sono incrinati."
"Non osare ..." sibilo io.
"Incapace, e codardo, io e Rodolphus siamo stati quattordici anni in prigione per Lui, mentre tu e Lucius eravate qui, con i vostri agi e vostro figlio; dovresti baciare la terra dove cammina per non essersi vendicato della vostra infedeltà!"
"Bellatrix sono tua sorella!"
"Anche Andromeda lo era, se è per questo, ma ciò non toglie che tirerei volentieri il collo a quella sciocca di sua figlia se si mettesse tra me e il compimento della missione."
Abbasso la tazzina sul piatto misurando lentamente i movimenti, distendo i muscoli del volto, torno altera, bellissima e impassibile.
Sul suo viso si disegna un sorriso sghembo e spettrale come quello di uno spaventapasseri.
"Non permetterò che il mio unico figlio rischi la vita, Bellatrix."
"Come vuoi, allora spera con tutto il cuore che Draco riesca nella missione, se non vorrai proteggerlo dall'ira e dalla vendetta del mio Signore e Padrone, nel caso lui fallisca."
Poso la tazzina sul tavolino a lato della poltrona.
Respiro lentamente, cercando di prendere io il controllo della conversazione.
Inspiro profondamente irrorando di ossigeno il mio cervello.
Bella sa quello che mi passa per la mente.
"Sei moglie di un Mangiamorte, ora sei pure madre di Mangiamorte, tu stessa lo sei! Basta con queste ipocrisie, impara ad accettarlo!"
"Io sono una madre, Bellatrix, sopra ogni cosa, tu forse questo non lo capisci perché il tuo ventre non ha mai generato!"
"Tu dovresti essere orgogliosa di poter donare tuo figlio a Lord Voldemort, se avessi avuto io figli ..."
"Finiscila con questa storia, Bellatrix, non hai mai avuto figli, non li avrai mai, non hai idea di cosa significhi vivere con il terrore di perdere tutto quello ami, perché non hai mai amato, tu sei una donna a metà."
Bellatrix si gela per un attimo, si porta una mano sul grembo e aggiunge.
"Quanto poco amore, e poca fiducia, riponi il Lord Voldemort: ogni sacrificio sarà ricompensato. Mi fai pena Narcissa: la tua fede vacilla, a differenza di quella di tuo figlio. Io non mi preoccupo per lui perchè mi fido, so che ce la farà, per quanto sia impossibile la sua missione. Tu non ti fidi di lui? E di colui che gliela ha affidata? La tua paura è data dalla tua mancanza di fede! Io, che sono la sua serva prediletta, un giorno potrò essere partecipe della sua gloria, a differenza dei traditori e dei diffidenti."
I suoi occhi luccicano invasati, mentre la pazzia scorre nelle sue vene.
Ecco cosa la tiene in piedi: la follia è diventata la sua linfa vitale.

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Nessuno può, per un lungo periodo di tempo, avere una faccia per se stesso e un'altra per le moltitudini, senza alla fine confondersi su quale possa essere la verità.
La Morale dettata dalla mia classe politica, dalla mia stirpe, dal mio mondo si contrappone per la prima volta con la Morale dettata dalla Famiglia, dall'interesse mio e dei miei congiunti.
Per la prima volta non coincidono, non collimano verso un fine comune, ma stridono, si scontrano.
La Morale dello Stato non ha più senso ora, mi guida la sola Morale della Famiglia.

In questo momento di consapevolezza sono sola.

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Bella continua a sorseggiare il suo tè, mentre nella mia mente si fa tutto più chiaro e i pensieri prendono un andamento più lineare, nella loro drammaticità.
Mia sorella sembra assorta nei suoi pensieri ma in realtà è ben attenta a quello che mi passa per la mente, ad ogni battito di ciglia.
"A cosa stai pensando Cissy? Ti tengo d'occhio, sappilo, me l'ha chiesto Lui."
"Per quale motivo dovrei dirtelo? Non sei forse una brava legilimens? O meglio, non sei mia sorella? Dovresti conoscermi meglio di chiunque altro e sapere il motivo delle mie angosce!"
"Non andrai a chiedere aiuto altrove, è così? Lo sai quali sono le regole: certe cose devono rimanere all'interno della Famiglia! Non è conveniente portare il proprio dolore fuori dalla propria casa ... senza contare che saresti considerata una traditrice."
"La Famiglia? Quale Famiglia? I nostri genitori sono morti, i nostri cugini altrettanto, mi rimani solo tu! E poi, Lucius e Draco sono la mia Famiglia oramai, io devo rendere conto a loro, e, considerato che mio marito è in carcere, penso io a Draco."
La rabbia inizia a crescere in lei, l'amore folle per l'Oscuro Signore la offusca e la ottenebra, non vede altro, non più.
Mia sorella non capisce, non capirà mai neanche se cerco di spiegarle il motivo.
La differenza tra me e lei è che io ne prendo atto e accetto questa divergenza di opinioni.
"Non voglio tradire nessuno, Bella, sono una Mangiamorte anche io, ci ho sempre creduto e devo continuare a farlo. Ma ciò non mi impedisce di trovare i mezzi per proteggere mio figlio."
"Puoi sbarrargli le porte finché sarà qui, ma una volta a Hogwarts, sarà solo, a chi chiederai aiuto?"

Bella recita bene la sua parte, con la sicurezza di un'attrice consumata: sa che tasti premere e sa come risolvere un problema con un altro.
Hai ragione, maledetta sorella mia.
E' ovvio, ma non per una madre: non potrò tenerlo chiuso in casa in eterno, al riparo dalle sofferenze, dalle preoccupazioni e dalle responsabilità.

In un attimo la risposta alle mie domande appare in tutta la sua chiarezza.
Lucius si è sempre fidato di lui, perchè non dovrei farlo anch'io?
Vuole bene a Draco, alla sua maniera fredda e brusca, ma gli vuole bene.
Improvvisamente, la speranza pare trovare una breccia e riuscire a rischiarare i miei pensieri, e una voglia frenetica e febbrile di agire mi pervade.
Nel momento che il suo nome si visualizza nella mia mente a lettere lunghe e spigolose, Bellatrix, da brava Legilimens, ha già capito.
"Io non mi fido di Severus ..."
"Non è un tuo problema, Bella."
"E' un doppiogiochista, è falso, è un ottimo Legilimens, potrebbe fregarci tutti."
"Se Lord Voldemort si fida di lui, perchè non dovrei farlo anch'io? Metti in dubbio il tuo Signore e Padrone?!"
La sua cieca fede è un'arma a doppio taglio, deve mordersi la lingua, perchè sa bene quanto a lui disgusti trovare qualcuno in disaccordo con le sue idee, soprattutto se è la sua favorita. "Non mi fido di lui" ripete "Io voglio venire con te quando e se andrai a chiedergli aiuto."
"No." dico decisa alzandomi in piedi.
Voglio andare da sola: allora sarebbe tutto più facile, senza di lei a ricordarmi come dovrei essere, quanto maggiormente dovrei fidarmi dell'Oscuro Signore, quanto io sia testarda e protettiva.
Ma Bella mi seguirà, come un segugio petulante.

Accarezzo l'erba umida del prato prima di smaterializzarmi in Spinner's End, pregando la generatrice di tutti gli esseri viventi di non fare mai mancare il terreno sotto i miei piedi, e di coloro che amo. Al resto penserò io.



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Questa One-Shot è stata inviata ad un concorso sul tema "Momenti Mancanti del Sesto Libro" tenuto sull'Archivio "AccioFanfiction.com", e si è qualificata al secondo posto.
“Nessuno può, per un lungo periodo di tempo, avere una faccia per se stesso e un'altra per le moltitudini, senza alla fine confondersi su quale possa essere la verità.” E' tratta da “La Lettera Scarlatta” di Nathaniel Hawthorne.
Il "delirio filosofico" della Morale della Famiglia contro la Morale dello Stato è “colpa” del mio Hegel, e dell' Antigone di Sofocle.
Era un concetto che mi piaceva sviluppare per Narcissa, contesa com'è tra quello che è la "politica", cioè le regole formali imposte dalla sua classe e dall'essere una Mangiamorte, e la "famiglia" cioè i suoi affetti, i suoi sentimenti di madre.
Nel suo caso però si può parlare non di "Stato" ma di "Anti-Stato".
Queste sono le due maschere, le due facce di Narcissa, secondo me.
  
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