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Autore: TheWhiteFool    02/02/2011    4 recensioni
Willard Demetris: il giovane figlio di mercanti della città di Veshibal. Ma non aspettatevi certo il tipico eroe senza macchia e senza paura: è molto più probabile che lo vedrete scappare a gambe levate difronte al pericolo (a meno che il pericolo non sia qualche ragazzo che minaccia la virtù delle sorelle...).
Willard è un egocentrico, possessivo, vanitoso protagonista. E anche abbastanza sfigato. Questa storia è ambientata nell'universo di Dragon Age, ma non occorre conoscere la saga per gustarsi le follie di questo pazzo, pazzo personaggio e della sua famiglia di sclerati.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PS: questa volta, e solo per questa volta, ho scritto la storia in prima persona e da un punto di vista di un personaggio che non è Will per questioni di carattere pratico.

Buona lettura!

 

 

Dal diario di Fanny Demetris

 

Caro diario,

quando mi sono svegliata questa mattina avevo un mal di testa insopportabile. Tutta colpa di Willard e di tutte quelle prediche sui ragazzi che mi ha fatto ieri sera, dopo che Thomas è andato via. Mi ha tenuta in salotto e ha cominciato a blaterare come fa sempre sui pericoli che una ragazza corre quando si fa abbindolare da un uomo più grande. Non ha fatto il nome di Thomas, ma era implicito. Mi sono stufata, mi sono alzata e ho camminato a grandi passi verso camera mia. Willard mi ha seguita per tutta la strada, senza smettere di parlare per un momento solo!

“Fanny, gli uomini più grandi sono sempre pronti a lasciarti per una ragazza più esperta.”

“E ben ti sta a fargli gli occhi dolci, Fanny! Te la sei andata a cercare: finirai col cuore spezzato!”

“Fanny, tesoro mio, non voglio vederti col cuore spezzato!”

Ha continuato a farmi prediche insensate anche quando mi sono chiusa a chiave in camera. Alla fine non ce l'ho fatta più: ho aperto la porta, gli ho buttato l'enciclopedia di tutti gli animali del Thedas che tengo sulla scrivania, e ho richiuso la porta ringhiando. Ho sentito una serie di tonfi: immagino che colpendo quel disgraziato con il libro sono riuscita a farlo cadere giù dalle scale (e ci credo, quell'enciclopedia ha più millecinquecento pagine). Ma mamma non è venuta in camera mia per annunciare la morte del suo figlio preferito, quindi immagino che Will non si sia fatto poi tanto male.

Mi sono buttata a faccia in giù sul cuscino, facendo cadere per terra tutti i miei scritti e i disegni fatti a carboncino. Ma perchè dovevo ritrovarmi un fratello così iper protettivo?

E si preoccupa che Thomas possa ferirmi, poi! Thomas! È il suo migliore amico. Dovrebbe sapere che non farebbe del male nemmeno ad un ape in procinto di pungerlo. Anzi, se ben ricordo ero stata io ad avviare la conversazione, a cena. Ero io che avevo iniziato a filtrare.

Gemetti, e mi misi le mani sugli occhi. Ma che diavolo mi era preso, per le mutande di Andraste? Forse avevo bevuto troppo vino. Chissà quante idiozie avrò detto, chissà cosa pensera ora Thomas di me? Già me lo vedevo, il mattino dopo a parlare con i suoi amici:

Pensa, l'altra sera mia cugina di secondo grado ci ha provato con me, ci credi? Forse era un po ubriaca, aveva tutte le gote rosse. Fanny! Per tutti i nug, non me lo sarei mai aspettato. Certo che non mi interessa! È ancora una mocciosa, cosa pensavi? Neanche minimamente...”

Rugii, e presi violentemente a pugni il cuscino, arrabbiata non so bene con chi. Con Willard, probabilmente, che da quel momento in poi non mi avrebbe concesso un attimo di pace, minacciandomi che avrebbe convinto nostro padre a mandarmi in un convento di Andraste se non la smettevo di importunare la gente. Con mia madre, troppo immersa nei suoi problemi da casalinga facoltosa e disperata per prestarmi attenzione. Con Thomas, che conoscevo da tutta la vita ma che nelle ultime settimane mi era parso irraggiungiile. E con me stessa, sopratutto, per essere una tale idiota.

Mi rigirai nel letto più volte e presi ancora a pugni il cuscino prima di addormentarmi. Arrotolata su un fianco e ancora del tutto vestita, feci uno strano sogno:

C'era una bellissima donna, ormai formata e con lunghi capelli neri di seta. Era di spalle, e non potevo vederla in viso, ma era chiaro che la donna si stava preparando per un matrimonio: due sarte ai suoi piedi le stavano aggiustando gli orli del lungo vestito bianco e argentato, e chiacchieravano eccitate.

Io ero distesa sul divano poco più in la, con uno dei miei tanti vestiti scuri, intenta a cercare di scrivere una relazione sul popolo qunari. Ma non riuscivo a concentrarmi, ero affannata e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che la sposa aveva delle bellissime scarpe ai piedi, delle finissime ballerine di pizzo, mentre i miei, di piedi, erano nudi e sporchi.

D'impovviso, la porta sul lato della stanza si aprì, ed entrò Thomas: era più grande e più raggiante che mai, e quando gli occhi nocciola incontrarono la figura della sposa, andò verso di lei e la fece girare ridendo.

-Fanny!- mi disse poi, notandomi -Sarai una splendida damigella d'onore: hai visto quanto è bella mia moglie?-

Raggellata, mia voltai verso la sposa, invece di una donna vidi Willard con una parucca mora e degli abiti femminili -Quarda cosa mi tocca fare, Fanny- mi disse seccatissimo, schioccando la lingua -Ho dovuto sedurre Thomas e farmi sposare. E tutto perchè tu non volevi abbandonare i tuoi infantili sogni d'amore. Sei una vergogna per la nostra famiglia.-

Ora tutti mi guardavano male: Thomas, Willard-la sposa e le due sarte. Avanzavano verso di me, spingendomi sempre più vicina alla finestra. Quando fui accanto a questa, Thomas mi si avvicinò e disse: -Mi dispiace, ma sei ancora troppo piccola per vivere- e mi spinse giù.

 

-Ah!-

Mi risvegliai sul pavimento accanto al mio letto, incastrata fra le lenzuola e col sedere dolorante.

-Porco cazzo- ringhiai, scalciando via le coperte con cui mi ero impigliata durante la notte.

Era stato un sogno completamente assurdo! Tutta colpa di Willard e dei suoi monologhi. (Ed ero anche sicura che, per quanto mio fratello avesse tanti difetti, non si sarebbe mai vestito da donna nella vita reale.)

Scattai in piedi, camminando verso l'armadio a passi pesanti -Non ci penso più- brontolai, mentre mi spogliavo da i vestiti stropicciati della sera prima, per poi infilarmi in una vestaglia di lino.

-Non ci penserò più. Basta con i sogni deliranti.-

Dopo aver fatto un paio di lungi respiri, scesi le scale fino ad arrivare al pozzo del giardino interno. Saranno state le otto del mattino, e l'aria era fredda e frizzante come solo a quell'ora poteva essere. Intirizzita dal gelo, caricai una grossa bacinella d'acqua che poi portai in salotto. Accesi il fuoco nel caminetto e misi la tinozza d'acqua accanto al fuocherello scopiettante che si stava formando. Sprofondai nella mia poltrona preferita, quella rossa e più sgualcita accanto al fuoco, e aspettai che l'acqua si riscaldasse. Non avevo intenzione di farmi un bagno nell'acqua gelata.

Dopo quella che era forse mezz'ora, sentii dei passi scendere la scale. Ne fui sorpresa: era un giorno festivo, e mi sarei aspettata che tutti sarebbero rimasti a dormire fino a tardi. Naturalmente mi ero dimenticata che mi padre, proprio come me, soffre d'insonnia.

-Fanny- sentii la presenza di Erez alle mie spalle, ma non mi voltai. Lo sentii schioccare la lingua con disapprovazione -Immagino che sia stata tu a portare quell'enorme secchio fin qua, disgraziata.-

-E chi altri?- risposi sbuffando -oggi è il giorno libero dei servitori.-

-E anche se non lo fosse stato, non avresti chiesto aiuto a nessuno lo stesso.- disse mio padre, con un tono che voleva essere di rimprovero, ma vi si leggeva anche una leggera traccia di orgoglio. Aggirò la poltrona su cui stavo e si sedette su una più grande, azzurro cielo. Indossava una vestaglia scura e, nonostante non fossero ancora le nove del mattino, stava già fumando una lunga pipa.

Dopo qualche minuto in cui ci studiammo a vienda in silenzio, papà disse: -Hai fatto un occhio nero a Will, ieri sera. Con quella tua dannata enciclopedia.-

Non potei fare a meno di ridere. Anche lui trattenne a stento un sorrisino, ma poi tornò serio:

-Fanny...- mormorò, prendendo una boccata alla pipa -Sei sempre stata una brava figlia. Oh, certo, un pò asociale e spesso acida come un limone, ma sei anche una delle ragazze più in gamba che io conosca.- feci per parlare, ma lui mi bloccò con un gesto della mano -Zitta. Fammi finire. Quello che voglio dire...- sbuffò, a disagio: a mio padre non piaceva molto mettere i suoi sentimenti nero su bianco. Era troppo orgoglioso. Orgoglio: una caratteristica molto presente nella nostra famiglia.

-Oh, insomma. Sono stufo dei giri di parole. Il punto è che mi preoccupo per te. Mi preoccupo che tu stia bene. E così fa Willard.-

-Willard?!- sbuffai, incrociando le braccia -Cosa centra in questo discorso?-

-Centra- spiegò Erez spiccio -perchè lui si preoccupa per te ancor più di quanto faccia io. Di te e di Alise. Per le sacre mutande di Andraste, tutti i discorsi sulla responsabilità sui ragazzi che avrei dovuto farti io te li fatti lui. Non che tu abbia bisogno di essere avvertita, non sei una facile da raggirare.- sospirò -Lo so che si preoccupa troppo. Lo so che a volte è peggio di una zia zitella affamata di pettegolezzi. Lo so che ficca il naso nelle tue cose...-

-Senza contare- aggiunsi seria, con un sopracciglio inarcato -La sua ipocrisia: prima di incontrare la cara Palmidora, usciva con ragazze da molto prima che avesse la mia età.-

-Oh, beh. Sbuffò Erez -immagino che, per una ragazza che non lo conosce bene, farsi vezzeggiare con regali e attenzioni sia piacevole...ma non divaghiamo.- Erez guardò Fanny negli occhi.

-Bambina, lo so che è insopportabile sotto molti aspetti. Ma tutto quello che fa lo fa per essere sicuro del tuo benessere. Perchè ti vuole bene da morire. Comunque, gli ho parlato.-

-Quando?- chiesi sospettosa, ancora con la braccia incrociate. Ero confusa: ancora non capivo dove papà volesse andare a parare.

-Oh, ieri sera, dopo che gli hai quasi accecato l'occhi con quella enciclopedia sugli animali del Thedas.- Spiegò lui con noncuranza -Ha promesso... ha giurato sul suo armadio di vestiti che avrebbe provato a lasciarti più spazio. Riguardo a Thomas... ai ragazzi... o a qualsiasi altra questione della tua vita privata.- aggiunse burbero.

Lo guardai a bocca aperta, e le braccia mi ricaddero sui finachi, molli come due pere cotte -Come? Ha giurato sul suo armadio?-

-Ha dell'incredibile, vero?- Erez era altrettanto accigliato -Ma questo dovrebbe dartene una garanzia. È un mercante, dopotutto: non si rimangerà la parola data.-

Restammo un attimo in silenzio. Mi ero completamente dimenticata dell'acqua con cui avrei dovuto lavarmi, e che ora stava praticamente bollendo. Mi fissai i piedi nudi.

-Voglio dire, Fanny- continuò Erez – Che Willard ti ha fatto da padre, in un certo senso. Si è preso le responsabilità che avrei dovuto prendermi io, come se fossero naturali. Io non ci sono mai stato molto, per voi due.-

Alzai lo sguardo, con gli occhi spalancati: Erez era intento a fissare il fuoco, come se stesse discutendo con lui invece che con me. Ma le sue parole erano dirette e decise, e non lascivano spazio ai dubbi.

-Quando eravate piccoli, ero spesso via di casa per lavoro. Dopotutto, essere un mercante implica viaggiare. Ed Elene... per il Thedas. Non ho intenzione di parlare male di vostra madre, ma....- sospirò. Lo capivo: mamma era una buona persona. Ma una buona persona persa nel suo mondo, che preferisce sfuggire ai problemi invece di cercare una soluzione e risorverli.

Aspettai che continuasse, ma nel salotto calò un silenzio rotto solo dal bollire dell'acqua. Papà aveva le gote rosse e l'aria infastidita, come che non è abituato alle confessioni.

Sospirai, e immagino di aver avuto un aria altrettanto a disagio -papà... chiederò scusa a Willard. E cercherò di essere più paziente con lui, se lui lo sarà con me.-

-Era quello che volevo sentire. Sei una ragazza a posto. Lo siete entrambi, naturalmente: siete figli miei. I difetti vengono tutti dalla famiglia di vostra madre.- Sorrideva sotto i baffi ispidi, e capii che sherzava.

Si alzò -Fanny, ora và a farti quel bagno, però. Se l'acqua bolle ancora per un po, potresti cuocerci un aragosta.- si alzò e fece per uscire dalla porta.

-Papà- lo chiamai, dopo un attimo di indecisione.

Lui non si voltò, non si girò. Ma si era fermato e capii che mi ascoltava.

-Non è vero che sei stato un cattivo genitore. Hai comesso degli sbagli, ma come si dice, “errare è prerogativa sia degli elfi, che dei nani che degli uomini”. Hai sempre fatto del tuo meglio.-

-Grazie, tesoro.- mormorò lui.

Calò un pesante silenzio.

-Ora basta con queste confessioni, però- dissi a disagio -mi fanno venire il voltastomaco.-

Non potevo vederlo in volto, ma capivo che stava ridendo sotto i baffi;

-Sì, basta. Sul serio.- E stavolta uscì davvero dalla stanza.

 

 

 

E i che mi ero ripromessa di non scrivere niente di fluff =_______=

Comunque, riguardo ad Erez e Fanny: me li sono sempre immaginata molti simili sotto livello caratteriale... orgogliosi, pratici, intelligenti e un po acidi xD

Scusate per il ritardo negli aggiornamenti, lo so che non pubblico niente da pù di un mese, ma la scuola mi ha rubato un sacco di tempo. Teoricamente ora dovrei aver finito tutte le verifiche, a parte per descrittiva (aka la parte teorica di discipline geometriche). E il prof mi vuole far fare una verica su tutto il programma del primo quadrimestre perchè non sa se mettermi 5 o 6 DDD:

Comunque, scemenze a parte. Volevo ringraziare chi ha seguito me e Willard fin quì! Ragazzi, grazie infinite per le recensioni, mi danno sempre un piacere immenso! =)

Quindi, grazie a:

sese87

Nyam

_Zafrina _

Shainareth

HikariShadow

Shadow Eyes

Layra Luin Isil

;)

   
 
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