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Autore: Xay    05/02/2011    1 recensioni
Screams
Laughters
Alcohol
Sounds
Hair
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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S
creams Laughters Alcohol Sounds Hair

- My life -


«Vi amiamooo!!» un urlo ovattato dietro la porta del camerino dei Guns n’ Roses.
Sotto una massa di capelli ricci si intravidero due occhi neri, pronti a freddare chiunque si trovasse nella traiettoria da cui aveva sentito arrivare quell’urlo immotivato, che alle sue orecchie suonava come una serie di parole senza senso, tanto era stordito. Purtroppo il suo sguardo omicida incontrò soltanto la porta chiusa, emise un lamento sconnesso e adagiò la testa sul tavolo in legno su cui era poggiata la specchiera, ghignando per qualcosa di stupido o magari solo per il gusto di sentire le labbra tendersi e gli zigomi salire fino a sfiorare le ciglia.
Aveva socchiuso gli occhi, sentiva passi, risate e tante urla, alcune ovattate come il primo e altre più vicine e nitide, ma non gli importava un granché capire come funzionasse il tutto, strinse con la mano il collo della bottiglia mezza vuota di Jack Daniel’s e sorrise ancora, il naso gli bruciava, forse era colpa della roba che aveva preso. Sicuramente era colpa di quella roba.
«Mettiti in piedi!» sbuffò nel sentire la voce di Axl, comparso dal nulla con il solo scopo di rompergli i coglioni. A volte Slash pensava quanto il suo amico fosse egocentrico, dei giorni gli sembrava perfino di essere solo una comparsa nel film della sua vita, e che invece Axl avesse il ruolo principale anche in quella, poi rideva – Impossibile. E’ la mia vita, cazzo! –diceva tra sé. Subito dopo si reputava un idiota per essersi dato il contentino tutto da solo.
E anche se, con quello sbuffo, aveva mandato metaforicamente Axl e le sue smanie da leader a farsi fottere, si alzò comunque, gli passo un braccio intorno al collo e provò un sorriso guardando lui e il suo amico allo specchio. Il sorriso si tramutò in una smorfia quasi subito.
«Rose, dannazione! Da quando hai i capelli così… rossi!» esclamò con voce impastata, arricciando il naso, colto dal disgusto, alla vista del riflesso sullo specchio
Axl lo guardò, visibilmente alterato per il suo commento. «Da che cazzo di pulpito viene la predica! Cosa hai in testa? Un barboncino??» ringhiò, guardandolo con un cipiglio assassino.
Una voce metallica gracchiò dall’altoparlante sulla parete che era ora di salire sul palco, interrompendo i due. L’urlo esaltato che Duff emise nell'apprendere tale notizia assordò per l’ennesima volta Slash, che gli tirò prontamente una manata dietro il collo per zittirlo.
«Cristo Santo, Duff!» grugnì, mentre il bassista si massaggiava la nuca, guardando l’amico con uno sguardo degno di un moccioso offeso.
Ancora il gracchio s'intromise e disse che dovevano "muovere il culo e portarlo sul palco"; La voce dell'interfono, probabilmente appartenente al loro manager, era tremendamente fastidiosa. In quel momento Slash avrebbe voluto tirare un cazzotto all’altoparlante, ma sapeva che se l’avesse rotto avrebbe dovuto pagarlo, inutile dire che non ne aveva la minima intenzione.
Si frugò nella tasta, afferrò il pacchetto di Marlboro e si accese una sigaretta. Il fumo, uscendo dalle labbra socchiuse, creò dei ghirigori grigi sulla sua testa, disperdendosi nell’aria.
Aspirò ancora e prese la sua Gibson, poggiata su una sedia accanto la specchiera, poi guardò Izzy, che gli faceva segno di sbrigarsi, imprecando.
Gli andò incontro con la massima calma e camminarono insieme verso il palco, trovando lì ad attenderli Axl, Steve e Duff. La folla li acclamava. Erano tanti, il chitarrista riusciva quasi a sentire tutti i loro battiti concitati dall’emozione e si accorse di essere eccitato quanto loro. Era una sensazione irripetibile quella che lo prendeva ad ogni concerto. La migliore droga gratuita del mondo. Dopo il sesso – rettificò, immediatamente.
«Sei pronto, Saul-barboncino-Hudson?» gli chiese Axl, poggiando le spalle contro un amplificatore, il solito sorrisetto furbo sulla faccia.
Slash gli mostrò il medio e si calcò il cilindro sulla testa, gli fremevano le mani. Aveva bisogno di suonare per tutte quelle persone. Ne aveva bisogno. «Potrei suonare come un dio anche in coma, Pendicarota.» rispose appena, arricciando le labbra, lo sguardo già rivolto verso le luci accecanti del palco.
Dopo un breve istante di silenzio conciliante, come se niente fosse, i due amici si guardarono appena e si sorrisero.
«Ah sì? Dimostramelo.» gli disse Axl, non c’era più cattiveria nella sua voce.
Prese l’amico per le spalle e lo voltò, spingendolo verso l’esterno ed esponendolo alla vista di tutti i presenti, che iniziarono a urlare il suo nome, entusiasti.
Axl era uno stronzo, megalomane ed egocentrico, ma sapeva anche essere un ottimo amico.
Slash sorrise ancora – Sono io, il protagonista della mia vita – pensò in quell'istante infinito, sentendo come il pubblico scandiva il suo nome.
E, chissà perché, quelle urla non gli davano il minimo fastidio, al contrario, sembravano pura ambrosia per le orecchie, se accompagnate dal suono magico proveniente dalla chitarra che teneva in mano.

                                                                  – SLASH –

  
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