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Autore: _aspasia_    06/02/2011    0 recensioni
Euterpe, la musa della musica dopo essere stata trasformata in statua si risveglia nella Roma del 2010. cosa accadrà alla musa?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai era mattina e Apollo spada d’oro era ormai passato da tempo con il suo carro lucente attraverso la volta celeste; la musa era sveglia e preparava la colazione per i due ragazzi che erano così buoni con lei, era riuscita a trovare dei pezzi di pane dolce e croccante, sembrava si chiamassero fette biscottate, della marmellata ed era persino riuscita ad usare in modo corretta un nuovo marchingegno il quale secondo Stefano si chiamava “Spremiagrumi”.

Mentre preparava tutto ciò teneva in mano i libri di storia che i ragazzi le avevano regalato, erano rimasti stupefatti di quanti ne avesse letti in così poco tempo, ma Euterpe era curiosa, voleva sapere tutto quello che si era persa, tutto quello che era accaduto in quei duemila anni di sonno. Aveva pianto quando aveva scoperto che il grande Alessandro era morto giovanissimo e prima di lui il suo amato Efestione, e che il suo potente impero si fosse sgretolato piano piano a causa dell’avidità degli uomini. Sorpresa che i romani fossero diventati così forti da costruire un impero addirittura più grande di quello greco, la loro storia era durata secoli ma persino loro alla fine si erano frantumati come cocci vecchi. Ogni impero, anche il più grande e potente era destinato alla fine; aveva letto degli Egiziani, dei Sumeri, dei Celti, dei Barbari, e poi il medioevo, la scoperta dell’America, le guerre, le scoperte; gli umani erano cambiati moltissimo rimanendo però uguali a com’erano un tempo. Anche col passare del tempo desideravano sempre le stesse cose. Posando i libri ne prese un altro che la intrigava ancora più degli altri, era la storia della musica nel corso dei secoli. Quando arrivò al romanticismo, dopo aver letto di quel predecessore dell’amato pianoforte chiamato clavicembalo decise di andare a svegliare i due pigroni, era tardi ormai e dovevano andare all’università.

Arrivò alla porta della loro camera ma trovò un foglietto colorato che come per magia restava attaccato alla porta; nel biglietto stava scritto così:

Ciao Euterpe! Buon giorno, questo che vedi si chiama Post It e resta attaccato perché dietro di sé ha della colla. Oggi è domenica e non si lavora e l’università è chiusa. È giorno di riposo in pratica. Lasciaci dormire per favore. Con affetto,Stefano&Leo.

Sorrise a quel biglietto, quante cose stava imparando, i libri di storia potevano spiegarle il perché di tanti avvenimenti accaduti secoli fa ma le cose pratiche, come aprire una scatola, non spaventarsi per la lavatrice, gli ascensori doveva impararlo col tempo e con l’aiuto dei due ragazzi. Quindi doveva aspettare che si svegliassero; mise il vassoio in frigo, d’altronde erano solo le 8 continuando a leggere il libro sulla storia della musica, quando l’ebbe finito però decise di ascoltare le composizioni di quei musicisti che i critici elogiavano in continuazione, in salotto c’era una grandissima collezione di cd divisi in ordine alfabetico e per genere musicale.

Inserì un cd di Mozart la critica con lui era stata eccelsa, lo acclamavano come un vero illuminato; ed avevano ragione. La sua musica era frizzante, vibrava di vitalità, era nuova guizzante e spavalda; come lo era il creatore; tuttavia il suo requiem era di una melanconia palpabile. Era inutile negarlo, quel musicista austriaco era stato una luce nell’oscurità, aveva innalzato la sua arte verso vette ancora più alte. E venne il turno di Beethoven, le sue sinfonie erano incredibili, erano austere, potenti ed impavide, acclamavano alla libertà. Erano stupende. Avrebbe voluto continuare ad ascoltare altri di quei grandi ma venne interrotta dall’arrivo dei due dormiglioni.

Ben svegliati ragazzi, sono le dieci ormai. Venite con me in cucina, vi ho preparato la colazione”

Amore sono morto e finito in paradiso” disse Leonardo con la voce ancora impastata dal sonno, grattandosi la testa.

no tesoro, al massimo siamo finiti sull’Olimpo” rispose ridendo Stefano.

Entrambi avevano addosso solamente i pantaloni del pigiama, quelli di Stefano erano grigi con stampate delle note e delle chiavi di violino mentre quello di Leonardo era azzurro con dei quadri blu; erano tutti e due mezzi addormentati, i capelli ritti in testa come a reclamare la libertà e resistenza contro ogni tipo di spazzole, il petto di entrambi era proporzionato e muscoloso, tuttavia gli addominali di Leonardo erano molto più scolpiti di quelli di Stefano. Erano entrambi bellissimi, e buffissimi con quelle faccine assonnate.

Prese il vassoio dal frigo mentre apparecchiava la tovaglia, Stefano provò a prendere una fetta biscottate ma Euterpe gli schiaffeggiò leggera la mano dicendogli con tono perentorio che era meglio se non mangiava niente subito altrimenti si sarebbe preso una congestione. Era tutto ancora troppo freddo, avrebbero aspettato un pochino. Intanto Stefano si era avvicinato allo stereo guardando Euterpe.

I classici sono i più grandi Euterpe, ma vorrei che sentissi anche questo. È bravissimo, un vero maestro, adoro le sue composizioni. Ascoltalo e dimmi che ne pensi.”

La musica che cominciò ad uscire dalle casse era dolce, quasi triste ma ci si poteva scorgere la speranza. Quelle note erano come magia per lei, parlavano per lei, lei che era la loro creatrice, la loro padrona, la loro musa. Lacrime leggere scorsero sul suo viso rigando le sue gote, nel cuore sentiva ancora quell’antico richiamo per la terra che chiamava casa, per le persone che l’avevano abitata ed amata e che ora non esistevano più da millenni. La sua era una nostalgia  antica che non conosce rimedio, ma almeno le sue sorelle vivevano ancora, ma il loro tempo, i meravigliosi tempi antichi erano perduti per sempre.

Euterpe non piangere, se vuoi la spengo subito!” disse Stefano in preda all’ansia.

Ecco guarda Stefano, la piccola Euterpe si fa in quattro per noi, ha persino usato lo spremiagrumi e noi la facciamo piangere!” rincarò Leonardo.

Non crucciatevi, distendete le vostre fronti increspate- li rincuorò la musa- le mie sono lacrime di nostalgia per quel tempo che mi appartiene e che non tornerà più indietro; ma sono felice, felicissima di essere qui con voi e di poter sentire questa musica meravigliosa. Chi la suona?”

é Einaudi. Il titolo è Le Onde” rispose Stefano.

Bene piccola- disse Leonardo- ora possiamo mangiare visto che non ci dobbiamo preoccupare, ti mostrerò una cosa che per me è quasi meglio del sesso!....scherzo amore, infatti ho detto QUASI!” aggiunse sogghignando alla faccia offesa del suo compagno.

Leonardo prese una scatoletta colorata e aprì il coperchio e subito un profumo pieno, rinvigorente e poderoso, nuovo e dal sapore mediorientale si sparse nella stanza.

Ti prego tesoro, non farla diventare una caffeinomane come te” sospirò Stefano mentre addentava voracemente una fetta biscottata.

Troppo tardi amore. Non vedi come le brillano gli occhi alla piccola? Ha scoperto l’oro degli arabi, la soave sinfonia nera, ha scoperto il caffè”

Non ti avevo mai sentito così poetico amore” aggiunse il musicista con la bocca piena sputacchiando briciole di qua e di là.

è il caffè che mi ispira in tal modo, e non parlare con la bocca piena davanti alle signore. troglodita”

Mentre i due ragazzi battibeccavano teneramente Euterpe era intenta ad ascoltare le melodie che provenivano dallo stereo e ad assaporare quel profumo meraviglioso che diventava via via sempre più potente. Ad un tratto un gorgoglio si spirgionò da quella teiera lucente.

Bene è pronto. Piccola spostati altrimenti ti scotto con la mokka”

Dunque è così che si chiamava, mokka. Che parola bizzarra.

Ma perché mi chiami con l’epiteto piccola Leo?” chiese la musa

Ma ti sei vista Euterpe? Sarai alta un metro e sessanta, e noi siamo alti più di uno e ottanta. Sei la nostra piccolina,ed è un nomignolo, sai nel 21 secolo la parola epiteto non viene nemmeno pensata, figuriamoci detta.” disse sorridendo scompigliandole i capelli.

Erano davvero affettuosi con lei, come se fosse la loro sorellina minore lei li adorava per questo.

Capito, mi piace come nomignolo. Forza Leo, fammi assaggiare questo caffè, solo il profumo è fantastico”

Il caffè era nero, senza latte senza zucchero, come piaceva al ragazzo ed il suo profumo la incantava sempre di più.

Immerse la lingua per provare, era amaro ed era portentoso. Sentiva il sapore dei chicchi sulla lingua ed il suo aroma le annebbiava i sensi, era qualcosa di ineguagliabile. Era buonissimo.

Guardala Stefano! Ho creato un’altra adepta del caffè!” disse orgoglioso il ragazzo. Ed era veramente così, quel caffè l’aveva stregata come non mai.

Era ormai mezzogiorno ed il sole brillava alto nel cielo della capitale; i due ragazzi allora decisero di portare Euterpe a fare un giro per la città. Presero l’ascensore e come la prima volta Euterpe ne rimase atterrita, aggrappata al braccio di Stefano tenne gli occhi chiusi e non volle riaprili fino a quando non sentì le porte aprirsi con un inquietante sussurro.

Quest’oscuro portale sembra porti nell’Orco quando scende, quando risale tuttavia sembra di tornare all’olimpo cavalcando Pegaso, il cavallo alato. È uno strumento infernale.” Disse la musa terrea in viso.

I due ragazzi si guardarono divertiti, quel povero ascensore era l’incubo di Euterpe, che se avesse potuto non avrebbe battuto ciglio al pensiero di poterlo distruggere con le sue mani.

Il sole brillava e un leggero venticello rendeva piacevole camminare per le strade della città eterna, Euterpe in quella brezza riconosceva lo strepitante Zefiro, quel dio che l’aveva sempre amata portando con se le melodie di lei, facendole risuonare in ogni vallata fino al Mare Egeo dalle acque profonde. La sua musica grazie a lui arriva fino ad Itaca ricca di rocce fino a Micene ricca d’oro, da Creta dalle cento città fino all’Ellesponto flutto gagliardo.

I ragazzi per quel giorno le mostrarono il Colosseo, il Foro romano e l’Arco di Constatino. Erano opere meravigliose, le loro colonne erano molto simili a quelle dei templi dov’era vissuta, eppure erano diverse, più giovani, fatte da uomini che avevano conosciuto la sua patria, amata, ma che non ne erano originari. Quelle magnifiche strutture spiccavano intorno a lei orgogliose come a rivendicare i tempi gloriosi di cui avevano fatto parte, erano araldi di antiche glorie e potenze. Ma erano rovine, il loro antico splendore era ancora tangibile, ma si poteva solamente intuire l’antica maestosità che dovevano regalare al popolo sottostante Resistevano impavide e gagliarde combattendo per non crollare, sarebbero rimaste in piedi dimostrando alle nuove generazioni la potenza e l’ingegno di quelle antiche. Coloro che le avevano costruite erano i loro padri, i loro antenati, quelle costruzioni e i loro ideatori e chi le aveva viste ai loro fantastici albori tuttavia erano più giovani di lei, e di secoli. Le opere del suo tempo erano ancora più antiche e aveva visto sui libri dei mortali che altro non erano che delle rovine, come quelle. Il Partenone un tempo toglieva il fiato con la sua magnificenza, tutt’ora meraviglioso e imponente rimane lo scheletro di quello che era, ed altri templi dov’era vissuta sono scomparsi distrutti dal tempo e dall’uomo, città intere soggiogate e distrutte. Il tempo scorre per chiunque e come è giusto che sia ogni cosa ha la sua fine, Atene, l’impero acheo, e quello romano così simile al suo con gli stessi dei ed ideali erano stati sconfitti alla fine ed ora non ne rimaneva nulla se non antichi ricordi. Era sorpresa dal fatto che l’equilibrio temporale non la richiamasse a sé trasformandola in polvere, ma le sue sorelle e gli dei immortali vivevano ancora ed un giorno sarebbe tornata da loro.

Roma era fantastica, ora capiva perché la gente la chiamasse città eterna, il vecchio e il nuovo si mescolavano tra loro creando un ambiente mai visto prima, almeno non da lei; in lei c’era solo il vecchio il nuovo faceva fatica a mescolarsi, ma ci stava riuscendo; un giorno sarebbe diventata anche lei magari come Roma.

Era ormai arrivata la sera ed i ragazzi erano distrutti, Euterpe erano curiosissima e voleva sapere ogni cosa di quello che aveva visto ed i ragazzi erano contenti di accontentarla anche se spesso sapeva più lei di loro, era come una spugna, tutti i libri che aveva letto, tutte le cose che aveva sentito le rimanevano impresse precise nella memoria.

Passarono di fronte ad una costruzione piena di vetrate, era immensa e con intorno alcune piante, la gente soprattutto ragazzi entrava ed usciva reggendo libri. Era una biblioteca, aveva letto molto di esse, erano case dove non si abitava ed erano piene zeppe di libri; Alessandro ne aveva fatto costruire una ad Alessandria d’Egitto ma sfortunatamente era andata perduta per sempre. Guardò speranzosa i due ragazzi e con occhio sognante chiese:

Possiamo entrare in codesta biblioteca?”

Certo!”

Entrarono ed intorno a loro vi erano centinaia, migliaia di libri, era incredibile. Le conoscenze che le erano mancate in quei millenni erano tutte là dentro e lei poteva accederci senza problemi. Nella biblioteca tuttavia vi erano persino dei cd e dei libri sulla musica, prese alcuni saggi sul clavicembalo ben temperato e sul jazz; quei nuovi accordi così passionali esprimevano benissimo i sentimenti dei loro creatori, e la loro cultura. Quella musica nuova veniva da un mondo nuovo, veniva dall’America, da New Orleans. Leonardo era scomparso da un po’ tornando con dei libri polverosi tra le braccia.

Ho pensato che ti potessero piacere” disse sorridendo.

Erano tutte le leggende dell’antica Grecia, quelle che lei aveva vissuto, che aveva visto succedere con i suoi occhi, in più le aveva dato un altro volume su quelle romane, com’era nata Roma, i suoi dei così simili a quelli greci; e in più un poema epico molto simile a quelli di Omero, l' Eneide. Non vedeva l’ora di leggerli, era sempre stata curiosa di sapere cosa era successo a Enea, guidatore dei Teucri dopo aver lasciato Ilio dalle forti torri.

Se ne andarono dopo aver preso quei tomi meravigliosi, avevano dovuto fare la fila ed una signora con delle cose buffissime sul naso, dei pezzi di vetro che le ingrandivano gli occhi facendola sembrare ad un pesce li aveva passati con un altro aggeggio mai visto prima che produceva un suono orribile. Stefano le aveva poi spiegato che la signora portava delle lenti per riuscire a leggere, quei vetri ingrandivano le lettere e si chiamavano occhiali, e che passava i libri con lo scanner per capire quanti libri escono dalla biblioteca ogni giorno per poi rientrare; altrimenti chiunque avrebbe potuto rubare qualsiasi cosa.

Arrivarono al pianoterra del palazzo e la musa non volle sapere di dover rientrare in quell’oscuro portale, disse che avrebbe fatto le scale a piedi, non importava quante fossero, era meglio fare un po’ di fatica pur di evitare quell’orribile scempio. I due ragazzi allora si fecero coraggio e cominciarono a salire gli otto piani che mancavano alla loro porta. Arrivarono al settimo, quando videro una donna di circa 30 anni con i capelli neri come la notte e gli occhi del color dei prati di maggio. Era molto agitata, lo si vedeva da come si passava le mani tra i capelli e continuava a mormorare tra sé e sé. Stefano allora vedendola in difficoltà le si avvicinò per aiutarla.

Signora Martinelli serve aiuto?”

La signora lo guardò come un assetato vede una fonte, gli occhi le brillavano e la speranza era leggibile in prati verdi.

Oh Stefano sì che mi puoi aiutare. Sono disperata, la baby sitter se ne è andata dice che è impossibile stare con Lucrezia, che pretende troppo, che legge troppo che parla troppo. Sai com’è la mia bambina, è vivace ed assimila tutto soprattutto le storie e non le piace sentire sempre le stesse e quindi litiga con le tate ogni volta. Non so più che fare, tu conosci qualche ragazza disposta a tentare la sorte con mia figlia?”

Euterpe aveva ascoltato la donna, voleva un lavoro in quel nuovo mondo, nella musica avrebbe destato troppo scalpore visto che ne era la patrona era superiore alla media, la musica era nata da lei non poteva arrischiarsi di ricevere troppa fama, era molto meglio fare la tata, restare nell’ombra guadagnare qualche soldo e chiacchierare con quella bimba così incredibile.

Signora, se non le reco sgarbo e disturbo, mi offrirei per tale proposta.”

La signora la squadrò dalla testa ai piedi, la musa quel giorno aveva dei pantaloncini corti di jeans e una maglietta a maniche corte, i capelli legati in una coda di cavallo: all’apparenza una normalissima ragazza dell’epoca moderna.

signorina qual è il vostro nome? Le credenziali? Ed abitate qui?”

In suo soccorso arrivò Leonardo in quanto la poveretta alla parola credenziali era sbiancata, non sapeva affatto che significato avesse.

Signora Martinelli, questa ragazza si chiama Euterpe, ha 20 anni, è sempre stata bravissima con i bambini e a raccontare storie inoltre se a sua figlia piace la musica lei è incredibilmente dotata, ed inoltre sì abita qui è la nostra nuova coinquilina.”

La signora alzò un sopracciglio perfettamente curato sbattendo le ciglia lunghe e nere.

la vostra nuova coinquilina? Siete in una puntata di Will&Grace?” chiese beffarda

Tuttavia mi fido di voi ragazzi, signorina Euterpe è assunta per qualche giorno di prova, tra tre giorni deciderò se assumerla definitivamente. Ora io devo andare,io e mio marito abbiamo una cena importante e la baby sitter ha deciso di mollarci proprio questa sera quella sciagurata, noi torneremo tardi, il suo compito comincia in questo istante, portate la bambina pure nel vostro appartamento per un po’ se vuole, ma ci terrei che dormisse nel suo lettino, non vorrei prendere un infarto non vedendola nel suo lettino alla mattina. Si ricordi che domani è lunedì e deve andare a scuola quindi deve andare a dormire presto.”

Ed ecco comparire una bambina di appena 6 anni, era molto simile alla madre tranne che per l’atteggiamento, i suoi capelli erano lisci e lunghi fino alla vita, neri come le ali di un corvo e gli occhi erano due smeraldi splendenti, al loro interno Euterpe riusciva a leggere curiosità, spirito di avventura e voglia di libertà. Era una bambina particolare, diversa, proprio come lei. Guardò con i suoi occhi grandi la madre e con una voce cristallina disse:

Mamma ma è vacanza, la scuola elementare inizia a settembre e l’asilo è chiuso”.

Oddio hai ragione piccola mia. Ma dov’è tuo padre? Siamo in ritardo. Beh signorina Euterpe, se sarà adatta a questo lavoro, e questo vuol dire saper rendere felice la mia piccola intellettuale,non deve viziarla in alcun modo, mandatela comunque a dormire presto, direi per le otto di sera. Se farete tutto questo e se sarete affidabile, il posto sarà vostro e per almeno tre mesi un lavoro molto impegnativo.”

Va benissimo signora” disse Euterpe con un sorriso ammaliante.

Nel mentre era apparso alla soglia un uomo alto, capelli corvini anche lui, ma i suoi occhi erano blu come le acque più profonde del Mare Egeo, le labbra erano piene, come quelle della figlia e si piegarono in un sorriso gentile.

La ringrazio di cuore signorina, ci avete salvato.” Ecco da chi aveva preso la bimba, il suo carattere riflessivo, quelle domande che le si leggevano negli occhi, il suo amore per imparare lo vedeva anche in quelli del padre.

L’uomo si piegò verso la figlia la sollevò e la fece ruotare sopra di lui facendola ridere.

Buona notte piccola mia, divertiti con la signorina e mi raccomando fai bei sogni. Domani mattina farai colazione con mamma e papà come al solito e ci potrai raccontare quello che farai questa sera”. Detto questo la posò nuovamente a terra, prese la moglie a braccetto dandole un bacio leggero sulle labbra, accarezzò teneramente i capelli della figlia e se ne andarono.

Euterpe si girò verso Lucrezia e la guardò in quegli smeraldi che già sentiva di amare.

ciao Lucrezia, mi chiamo Euterpe, che ne dici se ora andiamo di sopra e mangiamo qualcosa? Ti piace la musica Lucrezia?”

La bimba la guardò con i suoi occhi luminosi e le sorrise.

Non so perché signorina, ma secondo me lei è meglio dell’altra tata. Lei sa di storie, di belle storie, e di musica. I suoi occhi sono bellissimi, come quelli che si vedono nei vecchi dipinti dei Musei Vaticani. Sì signorina verrò con lei ed i suoi amici, e la musica mi piace un sacco.”

Benissimo Lucrezia, comunque io mi chiamo Euterpe, un nome abbastanza strano ma a me piace molto, mi dice chi sono.

Ed ora vieni con noi”.

  
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