L’aeroporto di Chicago era gremito di
gente, Allison aveva
impiegato mezz’ora per ritirare il bagaglio e per riprendersi dal volo
aveva
deciso di concedersi un caffè.
Si accomodò ad un tavolino posto fuori il Coffee Bar e aspettò la
cameriera,
una ragazzina non più che vent’enne, che stava avanzando sorridente
verso di
lei, mostrando l’apparecchio ai denti.
‘Cosa posso portarle signora?’ chiese amabilmente Laura, così diceva il cartellino sul petto.
Allison chiese un caffè espresso
forte, per scacciare anche
il mal di testa da jetlag, poi prese il quotidiano trovato sul tavolo e
diede
una rapida occhiata alle notizie di cronaca.
Leggere Chicago nel titolo del giornale le fece balzare il cuore in
gola e
stringere lo stomaco in una morsa: anche se era la sua città, a
Princeton aveva
lasciato gran parte di se stessa e ci avrebbe messo parecchio per
dimenticare
tutto.
Il caffè arrivò, pagò e si accinse a berlo quando una voce femminile
conosciuta
urlò il suo nome.
Allison si trattenne dal mettersi le mani sulla faccia per la
disperazione e,
con un sorriso imbarazzato ma sincero, si girò per salutare la cognata.
Meiko Kato in Cameron era una
stupenda giapponese di
ventisei anni, alta per la sua nazionalità e sempre inappropriata. Ma
era un
lato del suo carattere che Allison aveva imparato ad amare e che aveva
fatto
innamorare suo fratello maggiore, Daniel.
Si erano conosciuti ad un corso universitario di giurisprudenza, Meiko
era una
matricola mente Daniel era l’assistente del docente. Complice un lavoro
di
gruppo, la conoscenza tra i due si era fatta sempre più intensa e, dopo
soli
otto mesi, Daniel aveva chiesto la mano alla bella giapponesina che,
commossa,
aveva per la prima volta in vita sua perso le parole.
Le fece segno con la mano di raggiungerla e Meiko, con un sorriso immenso sul volto asiatico, saltellò fino a quando non riuscì ad abbracciare la donna bionda che tanto ammirava.
‘Ally, quanto mi sei mancata!’ gridò emozionata Meiko, facendo girare parecchia gente.
‘Anche tu Meiko, a Princeton non avevo nessuno che mi mettesse a disagio ogni volta che uscivo’ scherzò Allison lasciando andare la cognata, tenendo però ferma la presa sulle sue spalle. ‘Non sei troppo magra?’
Meiko ridacchiò allegra toccandosi il ventre ‘Non preoccuparti zia, il medico ha detto che va tutto bene e che la tua nipotina sta splendidamente. Come saprai meglio di me, la costituzione può influenzare il peso corporeo’
‘Ma sei di cinque mesi!’ esclamò ancora Allison, scordandosi di essere dottore anche lei e che quello che le aveva spiegato Meiko lo sapeva bene. ‘Daniel non dice nulla?’
‘Daniel abbraccia questa pancina ogni sera e parla a questa creaturina senza nome di cose più astruse e assurde, ho paura che la bimba possa nascere traumatizzata più che sottopeso!’ esplose a ridere sedendosi e poggiando la borsa accanto al caffè di Allison, che si sedette a propria volta e lo buttò giù in un sol sorso.
Non nominare
Robert
Meiko, non nominarlo. Così come non nominare Princeton o il vecchio
lavoro, non
sono ancora pronta a fingere che vada tutto bene con chi mi conosce a
fondo.
Ma le preghiere di Allison non furono
ascoltate e Meiko si
guardò attorno, come per cercare qualcuno.
‘Ancora non mi hai spiegato perché Robert non è con te. Litigata
passeggera o
definitiva?’ chiese diretta e stranamente seria.
Sospirando, Allison annuì col capo ‘Definitiva Meiko, tra tre giorni inizio a lavorare al policlinico di Chicago e tra sei mesi dovrò tornare a Princeton per firmare i documenti del divorzio. Purtroppo questo matrimonio era giunto al termine ancor prima di iniziare, anche se gli ho voluto molto bene. Ma’ alzò la voce quando vide la cognata aprir bocca ‘ Daniel e i miei genitori devono saperlo da me, non da te, devi promettermelo. Anche se per te tenere dei segreti è quasi impossibile’ concluse con un mezzo sorriso.
‘E va bene!’ dichiaro con un broncio adorabile Meiko ‘Non dirò nulla a Dan, ma tu cerca di farlo in fretta, non so quanto riuscirò a trattenere il fiume di parole che mi esce ogni giorno. Piuttosto, non hai fame?’
Allison scoppiò a ridere, una risata genuina mentre guardava l’ora, le nove e mezzo del mattino, e la cognata che era indecisa tra vari panini ripieni di tutto.
Almeno per
adesso sono
salva. In fondo non è poi così difficile andare avanti con la propria
vita,
vero Allison? Anche se hai dimenticato il cuore in un’altra città.