Non
è stato un Errore
Titolo: Non
è
stato un Errore
Rating:
Verde/Giallo
Avvertimenti:
One-shot
Personaggi/coppia:
Emily Prentiss, Aaron Hotchener.
Disclaimer:
I personaggi non mi appartengono(tranne quelli da me inventati), sono
di Jeff
Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non
è a scopo di
lucro.
Note: Ambientato circa verso il 3x14
A
Washington era sera inoltrata e la vista della città
rilassò leggermente Hotch,
facendolo sentire a casa.
Il silenzio lo avvolse completamente, trovandosi solo.
L’appartamento
era buio, fatta ad eccezione per la lampada accesa da lui sul comodino
accanto
al divano.
Lanciò la valigetta sul divano e si tolse la cravatta,
sospirando.
Era stata una lunga giornata. Il caso da risolvere, era relativamente
semplice,
ma l’aveva turbato parecchio. Si trattava di uno stupratore
seriale che
violentava ed uccideva le sue vittime, pugnalandole. Erano riusciti a
prenderlo, ma per l’ultima donna erano arrivati troppo tardi.
Capitava la
maggior parte delle volte che un caso non finisse bene, ma ogni volta,
Aaron
sentiva un vuoto dentro, un altro pezzo di sé che andava
perso.
Decise
che il rapporto avrebbe potuto aspettare. L’avrebbe compilato
l’indomani.
Aaron si
massaggiò le tempie, stanco e distrutto emotivamente.
Era
passato ormai quasi un mese da quando Haley se n’era andata
da casa sua,
portando via anche suo figlio Jack. Tornando da un caso a Milwaukee,
non
l’aveva più trovata. Aveva trovato, in compenso,
l’appartamento vuoto e
silenzioso, proprio come lo era ora.
Lei non aveva saputo accettare il suo lavoro … Eppure, lui
l’aveva sempre
amata, in ogni istante.
“E invece no, Aaron! Non
finirà mai!”
le sue parole gli rimbombarono nella testa, facendolo sentire ancora
più
abbattuto.
“Questo sono ciò che sono
e mi piacerebbe
avere la tua comprensione”.
“Non è ciò che sei! Questo è
il lavoro che hai scelto!”.
Terminata
la discussione, lui era andato a casa di Emily, dove l’aveva
convinta a partire
con lui.
“Vieni sull’aeroplano con
me. Un ultimo
caso”, le aveva detto, sorridendo appena.
Tornò al
presente.
Una settimana fa aveva ricevuto un messaggio da Haley. Breve e coinciso.
Ti
manderò entro il mese le
pratiche per il divorzio consensuale. Risparmieremo i soldi degli
avvocati.
Era stata
una cosa inaspettata. Credeva che le servisse solo del tempo per
riflettere e
stare da sola, invece aveva deciso di troncare la loro storia.
Tutti i momenti
passati con lei erano
andati distrutti in un solo istante. Bastava così poco per
rovinare una vita
insieme e felice? Ma d’altronde, lui sapeva che il loro
matrimonio era fatto,
ultimamente, di segreti e menzogne. Era distrutto già da
tempo.
Sapeva benissimo che Haley aveva un altro.
Era un
profiler, come poteva non saperlo?
Era ovvio. Aveva captato i segni fin dal primo momento, ma aveva fatto
finta di
nulla per non litigare. Forse avrebbe dovuto urlare, arrabbiarsi, ma
non
l’aveva fatto.
Non l’aveva fatto perché … Non sapeva
dirsi il perché, ma non aveva lottato per
loro.
Lei
l’aveva tradito! Si sentiva ferito ed umiliato. Non riusciva
a spiegarsi il
perché l’avesse fatto.. Come aveva potuto? Si
erano promessi di non tradirsi
mai, di amarsi sempre, in ogni giorno della loro vita …
Quelle promesse non
contavano nulla per lei?
Lui non era stato un buon marito? E’ vero, molto spesso era
via per lavoro, ma
non era una giustificazione valida. I problemi andavano affrontati, non
ignorati e tradendo il proprio partner.
Aaron non
riusciva a comprendere. A lui non era mai passato per la mente di
tradire
Haley.
Scosse la testa, per eliminare tutti quei pensieri che gli affollavano
la
mente.
Si alzò e
si rinchiuse nel box doccia, dove rimase a lungo, per pensare e
liberare la
mente.
Quando uscì, indossò degli abiti comodi e mise in
ordine le ultime cose.
Notò la foto di lui ed Haley abbracciati, con Jack in
braccio. La prese in
mano.
Sembrava
essere passato così tanto tempo da quando erano felici
insieme, da quando
bastava un semplice sguardo per capirsi … Sbuffò,
rimettendola al suo posto.
Forse avrebbe dovuto ritirarla, metterla via, in un cassetto, ma non se
la
sentiva, non ancora almeno.
Afferrò
il cellulare, quando suonarono al campanello.
Stupito, si chiese chi potesse essere a quell’ora.
Prese la pistola e si avvicinò alla porta. Guardò
dallo spioncino, poi la mise
via ed aprì.
“Ciao” disse solamente.
“Ciao” rispose.
La guardò attentamente. Indossava un maglioncino azzurro con
sotto una
maglietta bianca e dei pantaloni neri. Aveva i capelli sciolti e
luminosi,
dall’aria morbida. Una lieve traccia di trucco la rendeva
ancora più bella di
quanto già non fosse.
Si accorse di non averla fatta entrare. “Prego, entra
pure”, le disse
frettolosamente e leggermente nervoso.
La ragazza entrò nell’appartamento di lui, e
quando gli passò accanto, sentì
l’odore del suo profumo dolce ed inebriante.
Si sedette su una sedia ed Aaron le si posizionò di fronte.
“Dobbiamo parlare” esordì lei.
Lui sospirò. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, prima
o poi. Sapeva che
avrebbe dovuto affrontare il problema che ormai evitava da troppo tempo.
“Okay”,
rispose.
Ricordò la sera di una settimana fa, esattamente quando
Haley gli aveva inviato
quel messaggio, quando al termine di una giornata di lavoro, lui stava
tornando
a casa, e accorgendosi che a Emily non funzionava l’auto, si
era offerto di
accompagnarla.
Avevano parlato del più e del meno, del lavoro e di quella
giornata passata a
compilare documenti burocratici e a fare pause, parlando con i
colleghi. Quando
erano arrivati a destinazione, lei scese dall’auto e lui la
trattenne,
baciandola. Era stato un comportamento avventato, ma non
l’aveva rifiutato.
Ricordò che erano saliti nell’appartamento di lei,
senza mai staccarsi l’uno
dall’altra.
Si erano buttati sul letto, e si erano amati con passione, quasi con
rabbia.
Il
mattino seguente si erano svegliati insieme, si erano guardati, poi si
erano
rivestiti e silenziosi, erano tornati alla BAU. Non si erano
più parlati, se
non per motivi lavorativi.
La situazione stava diventando insostenibile per entrambi.
“Per quanto riguarda quello che è accaduto tra noi
…” cominciò la ragazza, in
evidente difficoltà.
“Mi dispiace” la interruppe Aaron “Non
sarebbe dovuto succedere. Non accadrà
più.”. La guardò negli occhi, leggendovi
una traccia di stupore che non capì.
“Che cosa … ?” chiese confusa.
“E’ stato un mio momento di debolezza. Sono umano
anche io. Era stata una
brutta giornata e non ho riflettuto su quello che stavo facendo. Posso
capire
che tu ti senta in evidente imbarazzo e che sia … pentita e
dispiaciuta.
Perdonami”.
Emily soffocò una risatina, che fece brillare gli occhi di
Aaron dalla
curiosità. Che cosa c’era di divertente in quella
situazione.
“Credi che io sia pentita di quello che ho fatto?”.
“Non lo sei?” chiese lui di rimando.
“No, per niente.”.
“Ma …”.
“Perché dovrei essere pentita di quella
notte?” le chiese la donna, assumendo
un tono tra il misto e il curioso.
Aaron aggrottò la fronte “Ci sono diversi motivi,
a dire il vero. Io sono il
tuo capo e tu una mia agente, come prima cosa”.
“Ma non credo sia per questo …”
“Non ti è dispiaciuto aver passato la notte con
me?” chiese Hotch, confuso e
stupito.
“A dire la verità, no. Forse sarà stato
un errore, una cosa non calcolata, ma è
stata una bella notte” disse lei, sorridendo maliziosa,
ricordandola.
“Ah” rispose solamente lui.
“Ero venuta qui per parlare. Credevo tu fossi pentito di
ciò che era successo …
E poi perché non ci siamo più parlati”
ammise lei, chinando il capo.
“Hai fatto bene a passare”, disse composto, poi si
sciolse leggermente,
accennando un sorriso “Anche a me dispiaceva la situazione
che si era creata …
Ma era troppo strana, persino per me.” Concluse
l’uomo, alzandosi e prendendosi
un bicchiere d’acqua, offrendolo anche alla ragazza che,
gentilmente, declinò
l’offerta, troppo nervosa.
“Hotch” lo chiamò lei. “Non
sei pentito, vero?”.
“No. E’ stato bello anche per me”.
Lei tirò un sospiro silenzioso. “Okay.”.
“Non siamo capaci ad affrontare situazioni banali come
queste, ma ogni giorno
combattiamo contro serial killer.” Continuò Emily.
“Quando si tratta dei sentimenti, tutti siamo in
difficoltà.” Le ricordò
saggiamente lui, avvicinandosi a lei, che nel frattempo si era alzata.
“Già …” accordò.
Aaron accorciò le distanze. Erano a pochi centimetri,
l’uno dall’altra.
Potevano sentire i loro respiri, e il loro cuore battere
dall’emozione. Le
sfiorò la guancia, poi le accarezzò delicatamente
le labbra, per poi unirle
alle sue con un dolce bacio.
Sentì le labbra di lei, tendersi in un sorriso, poi gli
gettò le braccia al
collo e si diressero in camera da letto, chiudendo la porta alle loro
spalle.
Qualche ora dopo, erano distesi nel letto, abbracciati e sorridenti.
Aaron
stava accarezzando il braccio di Emily mentre lei era abbracciata a
lui, con la
testa sul suo petto, ascoltandolo respirare.
“E’ successo … Di nuovo” disse
lei.
“Lasciamolo accadere.”.
“Sì” concluse lei, poi lo
guardò “Infondo, che male
c’è?”.
“Nessuno” rispose lui, sorridendo.
“Siamo molto bravi”.
“Mai quanto te, Emily”.
Lei ridacchiò “Sono certa di poterti contraddire,
Aaron”.
Era una delle poche volte che si chiamavano per nome, e suonava
così bene che,
entrambi erano certi, avrebbero potuto continuare a ripetere i loro
nomi
all’infinito.
“Sono contento che tu sia qui” pronunciò
lui, sottovoce.
“Anche io”, poi si allontanò leggermente
da lui, per guardarlo negli occhi “Lo
dirai ad Haley?”.
“Perché dovrei?” chiese Hotch.
“E’ tua moglie”.
“Ex moglie” le ricordò.
“Non siete ancora veramente
divorziati.
Forse ho sbagliato a …”
“No, Emily. Non c’è niente di sbagliato
in questo” la riprese subito, poi
chiuse gli occhi, sospirando. “Il mio matrimonio era fallito
già da tempo.
Haley … Mi ha tradito”, confessò,
sentendosi subito meglio.
“Come?” chiese lei, incredula.
“Sì. Credevo anche io che fosse impossibile, ma
così è stato”.
“Ne avete discusso?”.
“No. Ho fatto finta di niente … Lui è
un suo vecchio amico, conosciuto durante
un’estate”.
“Mi dispiace”.
Scosse la testa “L’ha fatto perché io
non ero mai a casa … Non riusciva più ad
accettare il mio lavoro.”.
Emily non disse niente. Che cosa avrebbe dovuto dire?
“Si chiama Jamie Carlson. Biondo, occhi verdi. Un
bell’uomo, con ambizioso. E’
un medico”.
“Hai fatto ricerche?”.
“Sì. Volevo sapere almeno per chi mi aveva tradito
…”.
“Aaron, non è stata colpa tua, lo sai. E
quell’uomo non ha nulla in più di te”.
“Beh è più bello”.
“Non dire sciocchezze. Tu sei bello ed attraente, non hai
niente in meno di
lui”.
“Dici davvero?”.
“Hai delle qualità invidiabili ed uniche.
Guardati. Sei un agente dell’FBI, il
capo della BAU, rischi la vita tutti i giorni per salvare innocenti,
combatti
contro il male, cerchi di rendere il mondo un posto
migliore!”.
“Anche tu, Emily”.
“Stiamo parlando di te” le ricordò
“Sei quasi un super eroe, agente Hotchner. E
sei l’eroe di tuo figlio” aggiunse, sorridendogli.
Lui si illuminò, come ogni volta che si parlava di Jack, la
persona per cui
avrebbe dato la vita senza pensarci un secondo.
“Mi hai convinto” mormorò lui, poi la
attirò delicatamente a sé “Hai delle
capacità persuasive stupefacenti, agente Emily
Prentiss”.
L’agente sorrise e lo baciò “Lo so. Ma
questa è la verità”.
Poi si abbracciarono, rimanendo stretti e legati tra loro, ascoltando i
battiti
dei loro cuori, che erano come sincronizzati.
Entrambi sorrisero, felici. Non erano più soli. Erano
insieme, ed avrebbero
potuto affrontare ogni cosa.
Erano due
anime sole, che si erano trovate, diventando un qualcosa di unico.
Erano
anime che avevano lottato per amarsi ed avevano vinto.
Note Autrice: Altra fic sulla coppia
XD
Non posso fare a meno di scrivere su di loro. Mi piacciono troppo
insieme!
E’ un piccolo momento che la mia mente contorta ha immaginato
e mi è piaciuto
scriverlo, anche se non mi soddisfa completamente … Spero
che vi sia piaciuto e
che lascerete un commento, anche negativo!
Grazie!
Franci.