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Autore: Vegethia    11/02/2011    21 recensioni
È assurdo, no?
Gli hai dato tutto te stesso...
Gli hai donato tutto il possibile, vita compresa. Ma hai finito col sottrargli la cosa che amavi di più.

Nello spegnersi del sorriso di chi abbiamo amato c'è il solo dolore, l'unica vera morte, che non possiamo sopportare.
[Shonen-ai appena accennato] [Ace/Rufy] [Marco/Ace]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Marco, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorriso di fratello




Mi sveglio.
Senza un come, un dove, un perché.
Mi sveglio alla fine dell'incubo, lontano dall'eco dei rimbombi, delle urla dei miei compagni...
Indolente. Inerte.
Eppure consapevole.
La fine dell'incubo segna l'inizio della mia "non vita".

Guardo e vedo tutto bianco intorno.
Un immenso, sconfinato oceano bianco che non conosce orizzonti. Non c'è cielo, non c’è mare, non c'è altro colore se non quello del nulla.
Quindi, non è nemmeno un oceano, dopotutto. È solo un desolato spazio bianco.
...Il posto di chi non appartiene più all’oceano.
Poi la sento: la causa del mio risveglio.
Una voce. La tua voce.
La stessa che piagnucolava dalla fame al mattino e s'assopiva al mio fianco, sazia di cibo e di avventure, alla sera.
Rufy. Il mio fratellino.
Ti riconoscerei tra mille.
Persino nel groviglio di voci, tra i boati che mi sono lasciato alle spalle.
Persino adesso... mentre il dolore ti stravolge a tal punto da rendere quella voce estranea.

****

«Adesso basta, Cappello di paglia... andiamo via.»
Piangere non te lo restituirà vorrei aggiungere, ma il coltello è affondato nella piaga fin troppo, anche per me.
«...ACEEEEEEEEEEEEEEEEE!!! UAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!»
L'ennesimo grido. L'ennesimo pianto dopo giorni in stato d'incoscienza, precipitato in quel pozzo di disperazione che priva d'ogni capacità anche il più forte degli uomini. Figuriamoci lui... così piccolo, così giovane e indifeso dinnanzi alle intemperie della vita.
«Aceee... ACEEEEEEEEEE...!!»
Urla di nuovo. Piange, preme più forte la fronte sulla tua lapide, accanto a quella del babbo, bagnando ancora una volta i fiori di Amazon Lily appena deposti.
«Basta, Rufy...» ripeto, meno convinto.
Che diritto ho d'immischiarmi nel suo dolore?
Che diritto ho di allontanarlo da te... ora che tu sei già così lontano da lui?
Abbasso lo sguardo, impotente.
«Perché... te lo sei dimenticato...!?»
Non doveva andare così.
«...Quel giorno, proprio tu... me lo avevi... ME LO AVEVI PROMESSO!»
Non dovevi morire, Ace.


«Guarda Marco! Questo qui è il mio fratellino!»
Avevi mostrato quell'avviso di taglia a tutta la ciurma come una specie di trofeo, mentre gli occhi ti si accendevano d'emozione.
Era una luce che non avevo mai visto.
Senso d'orgoglio? Affetto? Forse entrambi... forse qualcos'altro che, con ogni probabilità, non sarei mai arrivato a capire fino infondo.
«Così lui sarebbe il famoso Rufy, eh?» Ti avevo chiesto, contemplando il ragazzino sorridente nel manifesto. Niente di speciale, a primo impatto: solo uno scricciolo entrato un po' troppo presto nel mondo della pirateria.
...Eppure tu lo guardavi come se non ci fosse tesoro più grande al mondo.
Come se emanasse un fulgore che solo i tuoi occhi, tra tutti quelli dei nostri fratelli e del babbo, riuscivano a cogliere.
Non potevo ancora saperlo, ma... lo era davvero. Il tuo tesoro.
Colui per il quale non hai esitato un istante a dare la vita.
«Lo so cosa pensi. È ancora piccolo... ed è anche un gran casinista» avevi sospirato -da che pulpito, poi- «Si caccia sempre nei guai, agisce senza minimamente pensare alle conseguenze delle sue azioni, non c'è mai una volta che non mi faccia preoccupare... Però...»
E a quel però, realizzai per la prima volta da quanta dolcezza potesse essere sfiorato il cuore di Portgas D. Ace.
«Però l'ha sempre vinta lui, quando fa questa faccia» guardasti il ritratto che avevi sottomano, sfiorandone virtualmente i lineamenti, con la luce di prima che dagli occhi ti si riversava sulle labbra. «Senza il suo sorriso, sai... la mia vita non avrebbe avuto senso.»
Allora capii.
Capii che il legame che avevi con tuo fratello era immensamente diverso da quello che chiunque di noi avrebbe potuto instaurare con te, un amico, un compagno, un figlio acquisito nella grande famiglia di Barbabianca.
Ma capii anche un'altra cosa.
Da Monkey D. Rufy dipendeva anche il sorriso per cui io mi sarei fatto ammazzare.
Ce l'avevo davanti proprio allora.


Avevi promesso di presentarmelo, quel giorno.
Avevi scommesso che la sua allegria avrebbe conquistato tutta la ciurma, me compreso.
Sfortunatamente il destino gioca a cambiare le carte in tavola e della proverbiale vivacità di tuo fratello non abbiamo ancora visto traccia.
Rufy "Cappello di paglia", per noi, è l'emblema di una sofferenza e di un'angoscia che non conoscono fine.
Sapessi...
Da quando il tuo cuore ha cessato di battere, quel sorriso che tanto adoravi si è spento: inesorabilmente, accompagnato dalle ceneri della tua vivrecard, se n'è andato per non fare ritorno.
Guardo il cielo azzurro stagliato migliaia di metri sopra di noi, reso ancora più distante dal buio in cui siamo sprofondati.
È assurdo, no?
Gli hai dato tutto te stesso...
Gli hai donato tutto il possibile, vita compresa. Ma hai finito col sottrargli la cosa che amavi di più.
Ed io mi detesto.
Dinnanzi alla consapevolezza di non poter fare nulla per restituirgliela.
...E tremo.
All'idea di come potresti sentirti, sapendo che hai rubato il sorriso al tuo fratellino.

****

L'urlo ripete il mio nome.
Una, due volte... alla terza non ne tengo più neanche il conto.
Smettila.
Mi chiama, mi cerca, mi accusa.
Se me lo sono dimenticato, Rufy? Stupido!
Nemmeno volendolo con tutto me stesso potrei scordare quel giorno e cosa ci siamo detti, dovresti saperlo anche tu.
Ma sei testardo, e me lo rinfacci.
«ME LO AVEVI PROMESSO!!!»
Chiudo gli occhi.
Perdonami.
Non ho mantenuto la promessa, lo so. Ma sarei morto comunque, e nel modo peggiore di tutti, se non fossi intervenuto a salvarti.
Sarei morto dentro.
Come il babbo non avrebbe sopportato la vita dopo la morte dei suoi figli, io non sarei sopravvissuto a quella del mio unico fratello minore.
Del resto, senza di te, non avrei mai nemmeno avuto voglia di vivere.


«…ACEEEEEEEEEE!!!»
La tua voce insiste ancora.
Adesso ti sento più forte, più vicino... eppure qui fuori c'è solo il bianco ad inghiottirmi.
«A-Ace... Aceee-ee...»
Si spezza.
E assieme a lei, il mio cuore. Sempre che mi sia rimasto.
«Dove sei... Aceeeee…!»
Piange.
Si dispera come quella volta, per Sabo.
O forse no. No.
Adesso è peggio.
Adesso piange da adulto.
Adesso piange per colpa mia.
«Perché... mi hai lasciato solo...?»
Mi dilania.
Sento la tua sofferenza sulla mia pelle, il senso d'abbandono e d'impotenza divorarti lentamente, privarti di ogni volontà.
Basta, Rufy!
Serro i pugni, stringo le palpebre.
Finalmente ti vedo.
Sanguini. Sembri non conoscere altro sentimento che il tormento.
Cosa ti ho fatto?
Non lo sopporto.
I tuoi occhi grondano di lacrime. Sono loro ad urlare il mio nome.
Sono i tuoi pensieri che sto ascoltando.
Tutto lo sconforto che ti attanaglia..
Te l'ho inflitto io
.
Ed è di nuovo incubo.

...Ma ora basta.
Basta.
Non sopporterò un minuto di più.
Non ti ho protetto dalla morte per vederti consumare dal dolore. Non starò immobile mentre ti lasci distruggere da te stesso.
Allungo le braccia.
Torna com'eri.
Devo raggiungerti.
So che puoi farlo.
Per ricordarti quanto è semplice...
Perché è nella tua natura.
Per chiederti di farlo un po' anche per me...
Torna a sorridere, fratellino.

****

Gli ibiscus rossi ardono come fiamme ai piedi del tuo sepolcro, nonostante oggi manchi il vento. Li contemplo vago, con disinteresse, quando il lamento in sottofondo sussulta.
«U-uh...?»
Il pianto di Rufy si arresta.
Troppo in fretta perché possa aver consumato tutte le lacrime, troppo a lungo perché sia solo una pausa.
Rialzo lo sguardo veloce, forse temendo una perdita di sensi.
Ma ciò che vedo rischia di mozzare a me il fiato.
«...M-Marco...» mormora dopo qualche secondo il ragazzo dal cappello di paglia, confuso e trepidante. «Non capisco... Se sono così triste... perché...»
Il mio cuore perde un battito.
La vista mi si appanna, gli occhi cominciano a bruciare. Per la prima volta dopo settimane, di gioia.
«...perché cavolo sto sorridendo..!?»
Sento due gocce tiepide percorrermi le guance.
Sorrido a mia volta.
«Perché, Rufy?»
Nessuno mi suggerisce la risposta, ma io so di conoscerla meglio di chiunque altro.
«Perché ci sono cose che abbiamo amato tanto in vita... da non riuscire a rinunciare nemmeno dopo la morte.»
Le mie lacrime non hanno mai avuto un sapore così dolce e amaro allo stesso tempo.
«E lui... era innamorato perso del tuo sorriso.»

Mi fissa un istante. Uno solo.
L'espressione indecifrabile in volto persiste.
Poi il giovane pirata scoppia in un altro pianto, appigliandosi a quella pietra con inciso il tuo nome come ad un'ancora di salvezza in mezzo al mare in tempesta.
Geme, non nasconde il suo dolore.
Ma pur distrutto, pur col cuore lacerato da tanta pena...
Il sorriso non gli abbandona mai le labbra.






Note dell'autrice Ebbene sì, a più di un anno dal mio ultimo ingresso su EFP, ritorno e lo faccio in una sezione in cui non m'ero mai avventurata a pubblicare prima.
Scrivo fanfiction su One Piece già da un po' di anni, in realtà, ma per svariate ragioni con cui non starò ad annoiarvi, non mi sono mai decisa a metterne una online.
Questa one shot mi ha convinta.
Il perché è più semplice e forse meno banale di quanto si pensi: non è solo l'amore per Ace e Rufy, non è solo l'immensa tristezza per l'epilogo della guerra di Marineford... è che adoro i sorrisi.
Credo fermamente nella forza del sorriso e sono altrettanto convinta del fatto che un giorno senza sorriso è un giorno che non val la pena di essere vissuto.
Questo è anche uno dei motivi per cui i due fratellini del capolavoro di Oda-sensei non smetteranno mai d'incantarmi: hanno lo stesso, bellissimo sorriso pieno di vita. Un sorriso insito in Rufy prima che in Ace, un sorriso grazie al quale il pirata di Barbabianca ha trovato il suo motivo d'esistere e di cui mai, ne sono certa, avrebbe sopportato la scomparsa, nemmeno dopo la morte.

Purtroppo, dal progetto iniziale di scrivere una flashfict dai toni rincuoranti è uscito qualcosa di molto più lungo e struggente. La mia unica giustificazione in merito è che il masochismo mi aiuta ad esorcizzare (perché , ancora devo esorcizzarlo) il dolore per la perdita di uno dei personaggi che in assoluto ho più amato in One Piece, come penso molti di voi.
Spero solo che il tema dell'ipotetica visita di Rufy alla tomba del fratello non sia un argomento troppo "trito e ritrito" e, se lo è, che sia stato descritto in modo diverso dal solito.

VegetaGirl
  
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