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Autore: CherCrue    14/02/2011    2 recensioni
Ecco qui una piccola storia in cui ci sono pensieri dispersi ed indecifrabili che mi venivano in mente così. Non è nulla di speciale. Nulla che possa appassionare, spero però di vedere qualche recensione con scritto cosa ne pensiate. Alla prossima.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Valentine's Day
 
Mi sono sempre chiesto il senso di questa festa, mi sono sempre chiesto perchè delle persone in queste ventiquattro ore si sentano in dovere di manifestare in modo diabetico il loro "amore" verso una persona.
Lo trovo disgustosamente falso, perchè non è più un volere, ma un dovere. 
Le ragazze sono sempre le solite stronzette, con te vengono per scopare e poi passano alle fighette ricche per avere regali decenti. Si, non sono l'uomo più ricco del mondo. Strano a dirsi, potrei permettermi ciò che voglio, ogni lusso possibile. Eppure, come un bravo rincoglionito, spendo i miei soldi in droga e passo le giornate in quella lurida casa sporca che non vede luce e acqua da mesi.
Forse, una volta ho incontrato una donna vera, una donna che se conoscevo meglio poteva salvarmi da questa situazione di merda in cui mi trovo.
Me la ricordo ancora, eccome se me la ricordo. Non sono passati una decina d'anni, anzi molto probabilmente non ne sarà passato neanche uno, ma è già tanto se mi ricordo cosa ho mangiato l'ultima volta che ho mangiato.
Parlando di questa ragazza, era bellissima. Portava lunghi capelli castani leggermente ricci, le scendevano fino all'altezza dei gomiti donandole un aspetto magnifico. Aveva gli occhi verdi, verde oliva, sembravano dolci e aspri nello stesso momento. Le labbra erano perfette, carnose e disegnate da un pittore, formavano un piccolo cuore, erano così sensuali. I lineamenti sottili ed eleganti, con quel tocco instriso di sessualità sempre addosso. Era alta e slanciata me lo ricordo bene, arrivava al mio naso, l'altezza perfetta per la donna che avevo sempre sognato. Aveva tette e culo da favola. 
Si chiamava Sarah, frequentava l'ultimo anno del Liceo Artistico. Era una delle cose che mi faceva impazzire di più, era una fottuta artista! Ero venuto a conoscenza anche, da uno delle sue vecchie fiamme che aveva un tatuaggio sul basso ventre. Mi avevano detto che era una rosa, ma non ebbi mai l'occasione di provarlo io stesso.
Tutto però, mi si distrusse addosso quando mi dissero che il prossimo anno, finita la scuola, aveva intenzione di sposarsi con un ragazzo che frequentava la sua stessa scuola. Un certo Lucas. 
Ci rimasi così male, ne uscì a pezzi da quella storia mai iniziata, mi ricordai che quella notte mi feci così tanto. Fu la prima notte che li vidi, fu la prima notte che rividi quei incubi ripopolare la mia mente.
 
 
In vita mia, non vidi mai amore, nè da parte dei miei genitori per me nè per i miei parenti. 
Fino a qualche anno fa amavo la mia vita, amavo il mio sogno e il mio pensiero per ciò che ero. Amavo il poter credere che sarei diventato qualcuno, appoggiavo addosso a quel sogno anche la mia felicità rubata. Ero fermamente convinto che riuscendo a diventare ciò che ho sempre sognato sarei stato felice, ma nulla. Ho sperato tanto in quello che facevo, ma ammetto che certe volte vorrei tornare indietro e dire di no alla proposta di entrare in quel gruppo che era adesso la mia condanna, la mia salvezza, il mio gruppo sociale e tante altre cose.
Qualche anno fa ero solo un ragazzo che amava fare il ribelle perchè se lo sentiva nelle vene, che andava in giro a testa alta perchè era certo che più avanti l'avrebbe messa nel culo a tutti quelli che l'hanno sempre schernito. E così fu, i primi tempi furono magnifici: i soldi, i concerti, le ragazze, gli autografi, le foto e tutte le cose che comprende quella carriera. Ora non ne potevo più. Ora era troppo per me, troppo per quello che sono, un ragazzo distrutto dalla propria vita.
Passavo le giornate in quella fottuta casa, schiacciato dentro a quelle quattro mura che erano molte volte complici di quelle illusioni e quelle allucinazioni che mi distruggevano. 
Mi facevo di eroina, sempre e costantemente, poi seguivano le allucinazioni. Gli gnomi, i polizziotti e tante altre stronzate che mi massacravo testa e corpo. 
 
Eppure, era l'unica cosa che avevo. L'unica mia via per dimenticare lo schifo che mi facevo, che ero. Certe volte Tommy mi chiedeva se facessi così perchè avevo intenzione di distruggermi, di togliermi la vita a forza di bucarmi, non trovai mai la forza di dirgli di si. In realtà non lo sapevo manco io perchè mi stavo autodistruggendo, non ne capivo il perchè. Eppure non c'era rimedio, ne ero dipendente e uscirne sarebbe stato impossibile. Ne ero fottutamente dipendente che io lo volessi o no, anche Tommy l'aveva capito e rinunciò dopo una multitudine di tentativi a farmi capire ed entrare in questa cazzo di testa che sto prendendo la mia vita tra le mani e come se fosse un foglio di carta la sto accartocciando e buttata nel cestino. Ora non faceva altro che essermi accanto ogni volta che ne avevo bisogno, che fossi sporco di sangue, di vomito, di lacrime, di sudore. Non importava. Che avessi ancora la siringa nelle vene, che avessi il fucile tra le mani, che non mi fossi lavato da settimane. Non gli importava. Lui c'era. A parer mio avrebbe avuto il diritto di una statua, per ricordare quanto l'avesse salvato ed aiutato in vita. 
 
Forse era lui una delle poche cose che amava. Anche se fosse però, non sarebbero mai bastate queste ventiquattro fottuttisime ore per ringraziarlo abbastanza per ciò che aveva fatto per lui.
Oltre a un immenso grazie penso che gli debba anche delle scuse, delle scuse per le situazioni in cui lo aveva coinvolto (sobrio o no, non centra), per tutti i luoghi dispersi in cui l'aveva trascinato o che avesse dovuto attraversare per portarlo al sicuro. Sopratutto, gli doveva delle scuse per ciò che gli aveva fatto in qualsiasi occasione.
 
Sapevo che prima di rendermi conto che questa merda mi stava completamente sfasciando sarebbe passato ancora del tempo, in cui magari molto probabilmente tocchero il vero fondo. Magari sarà quello il momento in cui deciderò di darci un taglio e che forse dovevo rialzarmi. Non ora però, non ne ero capace.
 
Forse San Valentino mi può servire per capire che la droga è il mio vero amore  e come tale ne ho bisogno costante.
Forse è Tommy la persona che amo e che dovrò ringraziare a vita. Io questo non lo so.
 
So solo che adesso mi ritrovo in questo piccolo sgabuzzino, dietro a quella porta azzurra che mi divide da quei piccoli mostri e con questo fucile tra le mani non posso far altro che urlare dalla paura.
 
L'unica cosa che posso fare è sperare e sognare che ci sarà un giorno in cui sarò capace di smettere, preparando già la prossima dose.
  
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