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Autore: Il Saggio Trentstiel    14/02/2011    13 recensioni
Storia classificatasi terza al contest "La Legge di Murphy" indetto da NonnaPapera! sul forum di EFP.
[Will&Grace] Prendete un pizzico di innocenza di Will Truman, una generosa manciata di esuberanza di Jack McFarland, una spruzzata di irriverenza alla Karen Walker e ricoprite il tutto con la Legge di Murphy: attenzione, il risultato finale potrebbe non essere all'altezza delle aspettative!
Jack aggrottò le sopracciglia e si voltò verso Karen.
"Dimmi che questa Legge di Murphy è qualcosa di simile alla Legge della Elle!"
Karen si alzò e gli diede un affettuoso buffetto sulla guancia.
"No caro, questa legge afferma che "Se qualcosa può andar male, lo farà". Divertiti stasera, eh!"
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Manhattan non è esattamente il luogo più indicato per chi è alla ricerca di pace e tranquillità.
Specialmente se tale tranquillità viene ricercata al 155 di Riverside Drive...
Da uno degli appartamenti agli ultimi piani del lussuoso condominio è infatti ormai normale che provengano voci urlanti frasi inconsulte o rumori di ogni genere ed entità, e che tale appartamento sia un crocevia per parecchi personaggi decisamente particolari.
Quel giorno però neanche la massiccia e lustra porta d'ingresso, recante una lettera ed un numero bronzei (9C) riusciva ad attutire il suono di una voce acuta, eccitata ed isterica.
"Oh mio Dio! Will sta per incontrare un uomo!"
Will Truman, affascinante avvocato trentaquattrenne, distolse lo sguardo dal suo quotidiano, osservando con esasperazione il suo amico improvvisare un balletto, ripetendo a mezza voce "Will sta per incontrare un uomo".
Jack McFarland, esaltato e disoccupato trentunenne, terminò finalmente la sua pietosa esibizione, lasciandosi poi cadere sul divano con un sospiro: Will ruppe il silenzio creatosi dopo la scenetta.
"Jack, so che potrà sembrarti strano, perfino blasfemo..."
Jack osservò l'altro con aria annoiata.
"...Ma io incontro uomini tutti i giorni per..."
Si fece un rapido segno della croce.
"...Lavoro! E perdonami per aver pronunciato questa ignobile parola di fronte a te!"
Jack si raddrizzò di scatto sul divano.
"Aspetta aspetta Will, devo trovare..."
Si frugò nella tasca dei jeans, finse di estrarne un qualcosa di indefinito e, dopo aver portato questo qualcosa alla bocca, cominciò a ridere.
"Ahahah, risate in pillole, così potrò ridere alle tue battute, ahahah!"
Will sorrise a sua volta e posò il quotidiano sul tavolino davanti a lui, alzandosi poi in piedi.
"Beh, tra poco sarà meglio che esca, non vorrei arrivare in ritardo dal mio uomo."
rispose sarcasticamente Will.
Jack smise di ridere ed incrociò le braccia, stampandosi un'espressione sarcastica sul volto.
"In ritardo, tu? Sappiamo benissimo entrambi che con gli uomini sei sempre in anticipo!"
Will si bloccò a metà nell'atto di infilarsi la giacca, fissando Jack che gongolava.
"Questa era cattiva Jack. Potrei replicare altrettanto malignamente che le tue ultime tre conquiste si sono convertite all'eterosessualità dopo averti conosciuto, ma visto che sono tuo amico starò zitto."
Jack assunse un'espressione sconvolta ed offesa, ma la fatica di trovare un insulto adatto da rivolgere all'amico gli fu risparmiata.
Preannunciata da urla acute e penetranti infatti una donna stava entrando nell'appartamento di Will, senza smettere di discutere furiosamente con qualcuno al cellulare.
"No Rosario, ne abbiamo già parlato! Niente giorno libero finchè non riuscirai ad impedire a quei disgustosi piccioni di amoreggiare sul mio davanzale tutte le mattine!"
Will sogghignò.
"Mi pare più che giustificato Karen, quei piccioni vanno dove avvertono la presenza di una loro simile, una gallina ubriacona dev'essere il massimo per loro!"
Karen lo fulminò con lo sguardo e mosse le labbra a sillabare la parola "Crepa", per poi tornare a dedicarsi anima e corpo (e soprattutto voce) alla sua telefonata.
"Piuttosto ricordati di lucidare come ti ho detto i calici! Come perchè Rosario? Ma perchè stasera a cena con me ci sarà il buon vecchio Johnnie Walker"
bamboleggiò, estraendo da sotto il cappotto di pelliccia una bottiglia di liquore scuro.
"Certo, devi usare il Vetril, come ti ho detto ieri!"
La voce all'altro capo del telefono parve replicare vivacemente a questa uscita quantomeno bizzarra, ma la donna liquidò ogni protesta con una risatina.
"Velenoso, Rosario? E secondo te dovrei preoccuparmi di qualche goccia di Vetril in un bicchiere che ben presto accoglierà scotch e antidepressivi?"
Continuando a sorridere chiuse la comunicazione e si voltò verso gli altri due che continuavano a fissarla.
Will fu il primo a riprendersi.
"Dunque posso lucidare i miei bicchieri con il cianuro la prossima volta che verrai a cena qua?"
Karen sorrise sorniona.
"Willhelmina, prima che io accetti un tuo invito a cena in questa...casa..."
Si guardò attorno schifata.
"Grace avrà cominciato a vestirsi in maniera decente."
Jack ridacchiò estasiato dalla battuta, mentre Will si sistemava il colletto della camicia senza commentare ulteriormente.
"Io sto uscendo, voi due fate come se foste a casa mia!"
Fece per uscire dall'appartamento, ma Karen lo bloccò.
"Tesoro, i liquori sono nel solito armadietto?"
"No, li ho nascosti da un'altra parte."
Ciò detto uscì di gran carriera.
Jack attese che i passi dell'altro fossero spariti in lontananza prima di rivolgersi a Karen.
"Sta mentendo, sono al solito posto!"

Will rientrò a casa nel tardo pomeriggio, notando con sollievo l'assenza di Karen e Jack.
Non aveva però fatto neanche in tempo a sfilarsi la giacca che l'uscio si spalancò alle sue spalle, lasciando entrare Jack.
"Allora? E' andato bene questo "incontro di lavoro"?"
domandò, lasciando che le ultime tre parole trasudassero sarcasmo da ogni dove.
Will sorrise allegro.
"Sì, è andato talmente bene che rivedrò Steven anche stasera a cena!"
Jack si portò teatralmente una mano all'altezza del cuore e cominciò a balbettare.
"Cosa...Tu...A cena in che senso?"
"Oh, rilassati!"
lo zittì l'altro.
"Steven Murphy è un mio vecchio compagno del college, e questa serata sarà solo un'occasione per rivangare i bei tempi andati!"
Jack continuò a fissare l'amico a bocca aperta, ritrovando poco dopo (troppo in fretta, secondo Will) l'utilizzo della parola.
"Ma se esce a cena solo con te, ponendo che sia gay...Vorrà rivangare ben più dei bei tempi andati, non credi?"
domandò, lanciando un'occhiata allusiva al cavallo dei pantaloni di Will.
Will sospirò infastidito, voltandosi come a non voler offrire quella parte di sè allo sguardo avido di Jack.
"Certo che è gay, e dovresti ricordarti di lui visto che l'hai anche conosciuto!"
Jack si passò una mano sul mento, pensieroso.
"Per caso è quel biondo che giocava a football?"
"No."
"Allora quel bel moretto che voleva entrare nelle cheerleader?"
"No!"
"Allora l'altro moro, quello che..."
"Jack!"
lo interruppe Will.
"Non è nessuno di questi che hai elencato, o vorresti elencare! Capisco che ti risulti difficile ricordarti di qualcuno che non sia finito a letto con te, però..."
Mentre Will andava al frigorifero e lo apriva, Jack lo guardò storto e ripetè gli stessi movimenti di quella mattina, frugandosi nelle tasche e tirandone fuori, semplicemente, il nulla.
"Ahahah, un'altra risata in pillole! Vuoi farmi diventare un drogato di farmaci come Karen?"
"Guarda che ti ho sentito!"
replicò una voce acuta e cantilenante dalla camera da letto, facendo sobbalzare Will e Jack.
Pochi istanti dopo Karen fece il suo ingresso nel salone, stropicciandosi gli occhi e borbottando.
"Karen? Ma non eri tornata a casa tua?"
"No caro, è tutta colpa della scadente scorta alcolica di questo profano qui"
biascicò, accennando a Will.
L'uomo inarcò le sopracciglia, finendo di bere il suo bicchiere di succo di frutta.
Jack intanto sembrava nuovamente pensieroso.
"Sai Will, per quanto mi sforzi non mi viene in mente come possa essere questo Steven Murphy...Tra l'altro il suo cognome mi ricorda qualcosa..."
Will posò il bicchiere ormai vuoto nel lavello, tornando poi a rivolgersi a Jack.
"Forse il cognome ti sembra familiare perchè è lo stesso di Edward Murphy, quello della Legge di Murphy..."
Si interruppe, notando l'espressione vuota dell'altro, e sospirò.
"Scusa Jack, mi sarei dovuto ricordare che certi argomenti sono tabù per uno che considera "cultura" Vanity Fair."
Jack assunse la sua ormai usuale espressione a metà tra lo scettico ed il sarcastico.
"Oh maestrina Truman, perchè se la prende tanto per un uomo a cui deve soltanto..."
Cominciò a scimmiottare il tono di voce dell'amico.
"...Dare una consulenza legale? Non sarà che questa consulenza è piuttosto penale?"
Karen emise un versetto orripilato e si appoggiò all'isola della cucina.
"Oh no Jack, mi hai appena fatto visualizzare una scena agghiacciante!"
Will la guardò storto.
"E' normale Karen, sei ubriaca!"
"Non abbastanza da impedirmi di pensare a certe schifezze, Willma!"
Come la maggior parte delle volte, Will preferì non replicare a tono alle acide frecciate di Karen, ma annunciò che andava a farsi una doccia e a prepararsi in vista della serata.
Non appena la porta del bagno si fu richiusa, Jack abbrancò Karen per un braccio e prese a sussurrarle concitatamente.
"Karen, devi aiutarmi! Will stasera andrà a cena con quello Steven, ed io sono sicuro che non voglia dirmi nulla perchè quell'altro è un figo da paura!"
Karen sospirò affranta ed abbassò il capo.
"Beh Jack, mi stai chiedendo di aiutarti a tradire un amico, insomma."
Rialzò il capo di scatto, ridendo allegra.
"Mi piace mi piace e mi piace!"
I due saltellarono allegramente battendo le mani, al pari di due foche da circo, per poi mettersi all'opera al fine di sabotare la cena di Will.

Erano ormai le otto di sera, e Will era pronto per uscire.
D'un tratto squillò il suo cellulare e, come un cane che risponde al richiamo del padrone, Jack si avvicinò a lui pronto ad ascoltare la conversazione, un sorriso soddisfatto stampato in faccia.
Will lo guardò stranito per poi rispondere alla chiamata.
"Pronto? Oh, ciao Steven! Come? Proprio non puoi...? D'accordo, non c'è problema, ci saranno sicuramente altre occasioni per rivederci! Divertiti anche tu, ciao."
Non fece quasi in tempo a chiudere la chiamata che Jack cominciò una sorta di coreografia tutta saltelli ed urletti.
"Ed un altro punto va a me, uh! Jack McFarland, acclamato autore di "Solo Jack!" batte in astuzia e fascino Will-Sfigato-Truman, e se ne va a cena con Steven Murphy!"
Continuò a ridere deliziato per diversi istanti, sempre guardato con compassione da Will e con malizioso divertimento da Karen, comodamente stravaccata sul divano con un bicchiere di Martini in mano.
La porta si aprì, lasciando entrare un'altra persona sovreccitata: capelli ricci e voluminosi, un abito bianco a mezza coscia con motivi floreali ed un'elegante giacca nera, Grace Adler sorrise allegra all'indirizzo di Will.
"Pronto ad andare? Oh, sono così eccitata!"
Jack spalancò la bocca e fece saettare lo sguardo tra i due.
"Andare? Andare dove? Ma tu non dovevi andare a cena con Steven?"
Puntò un dito accusatore contro Will, il quale gli sorrise tranquillo.
"Sarei dovuto andare a cena anche con Steven, assieme a tutti gli altri compagni del college."
dichiarò, mentre Jack sembrava ammutolito, e Karen guardava con aria critica Grace.
"Tesoro, vuoi davvero andare ad un raduno di vecchi compagni di scuola vestita così? O forse pensi di andare ad un raduno di vecchi hippies?"
Grace fece una risatina sarcastica, voltando poi le spalle all'amica ed uscendo dall'appartamento.
"Andiamo Will, o faremo tardi!"
"Arrivo! Ah Jack, solo una cosa: stai attento alla Legge di Murphy, stasera."
Con un sorrisetto criptico, uscì a sua volta dall'appartamento.
Jack aggrottò le sopracciglia e si voltò verso Karen.
"Dimmi che questa Legge di Murphy è qualcosa di simile alla Legge della Elle!"
Karen si alzò e gli diede un affettuoso buffetto sulla guancia.
"No caro, questa legge afferma che "Se qualcosa può andar male, lo farà". Divertiti stasera, eh!"

Un altro giorno si fece strada a Manhattan, spazzando via gli ultimi strascichi di baldorie notturne e sostituendoli con sguardi assonnati, sofferenti o, come nel caso di Jack, da cane bastonato.
Jack era nell'appartamento di Will, come al solito, per fare colazione assieme, ma quel mattino era decisamente poco loquace e poco incline a scherzare.
Dopo qualche vano tentativo di fare conversazione normalmente, Will riflettè sulla possibile causa di tutto quel turbamento.
"Lasciami indovinare, alla fine ieri sera sei andato a cena con Steven?"
Jack annuì rigidamente e ben intenzionato a tacere, ma Will continuò a punzecchiarlo.
"Com'è andata? Avete parlato del suo colesterolo o dei suoi trigliceridi? O magari avete passato il tempo a guardarvi romanticamente negli occhi, pardon, nell'occhio non strabico?"
Jack alzò lo sguardo e fissò Will con l'aria di uno che ha appena ricevuto un'illuminazione.
"Tu lo sapevi! E per colpa tua sono andato a cena con un cetaceo strabico e maleodorante! Probabilmente se avessi invitato Moby Dick mi sarei divertito di più!"
Will scosse la testa, e Jack proseguì a mezza voce.
"Comunque avevi ragione..."
"Come prego?"
domandò Will, mettendo una mano a coppa davanti all'orecchio.
Jack lo guardò risentito.
"Avevi ragione! E sei grasso!"
Fece una breve pausa e poi riprese.
"La Legge di Murphy ci ha preso in pieno...E anche doppiamente, visto il ridicolo cognome di quel concentrato di grassi e sudore!"
"Dunque io ho doppiamente ragione!"
esclamò Will esultante, per poi tornare serio.
"Suvvia Jack, non buttarti giù così! Spero almeno che questa storia ti sia servita da lezione."
Jack annuì.
"Non fidarti degli amici che ti propongono, anche se sottilmente, delle persone da incontrare!"
"Beh, non era proprio questo che intendevo, ma mi accontenterò! Ora vado, che sono di fretta."
Jack lo osservò mentre cercava le chiavi di casa.
"Dove vai?"
"Tra un'ora ho un brunch con alcuni colleghi, magari vorresti incontrare qualcuno di loro..."
"Giammai!"
Jack rispose al sorriso divertito di Will con una smorfia di superiorità.
"Come vuoi Jack, sappi che ci sarà anche Andrew Brown oggi."
"Andrew Brown?"
"Sì, quel tizio biondo che viene in palestra con noi, e che tu l'altro giorno hai definito un "bocconcino di formaggio con del miele sopra", o qualche altro paragone gastronomico! Ma l'esperienza di ieri sera dovrebbe averti insegnato ormai, no?"
Jack annuì solennemente, ma mentre Will stava per chiudere la porta si sentì domandare.
"Dove hai detto che sarà questo brunch?"

"Le esperienze fallimentari passate, non rendono più saggi e accorti, solamente più rintronati" (Sviluppo sulla Legge di Murphy)







Grammatica e lessico: 9,5 Originalità: 14 Caratterizzazione dei personaggi: 15 Consequenzialità causa-effetto: 10 Gradimento personale: 15
Dunque ti ho tolto mezzo punto perché sinceramente sono rimasta stranita da una cosa. Non è un vero e proprio errore, però non è correttissimo ciò che fai. Il fatto è che non solo vai a capo ad ogni punto (cosa che delle volte faccio anche io) ma vai a capo anche dopo un discorso diretto, benchè la frase non sia finita ad esempio:
    "Sarei dovuto andare a cena anche con Steven, assieme a tutti gli altri compagni del college."
    dichiarò, mentre Jack sembrava ammutolito, e Karen guardava con aria critica Grace.
Anche per questo parametro ti ho tolto un punto per una serie di piccolezze e di dimenticanze. Anzi tutto nel file non hai inserito il titolo. Il titolo rende l’intero scritto molto più piacevole a primo impatto, così invece è un muro enorme di parole che inizialmente -non te lo nego- mi hanno un po’ spaventato. Poi il carattere da te scelto, soprattutto le dimensioni. L’ottava non è proprio una dimensione consigliabile, rende ostica la lettura (questo te lo dico non tanto per il file di word, che è facilmente modificabile, quanto per la pubblicazione su internet).
   Per il resto la storia è molto bella ed originale. La trama sembra proprio presa da una puntata di Will e Grace.
    E’ divertente ed ironica, molto aderente al tema da me scelto, ma al contempo gestita in modo particolare e fresco.
In questo punto ti sei superato. Sono proprio i personaggi televisivi. Accidenti ogni parola, ogni gesto ogni espressione da te descritta non fa altro che proiettare il lettore nel magico ed ironico mondo della serie televisiva.
    Soprattutto le battute sono sempre puntuali ed azzeccate (anzi permettimi di dirti che hai uno straordinario talento comico!)
Anche per questo punto nulla da eccepire. La storia ha un’invidiabile ritmo, la trama è lineare e spontanea, mentre si legge non si nota alcuna forzatura. Devo dire che prima della tua fic non avevo mai letto nulla su Will e Grace. Soprattutto perché essendo un telefilm estremamente ironico credevo che fosse difficile renderne l’atmosfera. Invece tu ci sei riuscito perfettamente, facendo tuoi i personaggi ed il loro modo di pensare.
   
 
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