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Autore: Quintessence    17/02/2011    18 recensioni
Ma io le amo, le tue mani, anche se tu cerchi di nasconderle con la crema.
Amo la Rei fuori dallo specchio, anche se tu ami quella dentro.
Amo l'odore di bruciato che ti si appiccica sulla pelle.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rei/Rea, Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Ogni volta che usciamo il venerdì è così.
Io mi preparo a casa e poi passo a prendere Rei.
Mi preparo in realtà è un eufemismo, perché ovviamente sono sempre a fare di tutto fino a quando non scatta l'ultimo minuto di tempo. Allora corro come una disperata verso l'armadio e piango amare lacrime di disperazione per non essermi svegliata prima. Provo cento cose addosso, le lancio sul letto una dopo l'altra perché guardandomi allo specchio mi fanno troppo grassa, e alla fine la solfa è sempre la medesima. Metto la camicia grigia, o quella nera, o quella bianca a fiori e ci abbino un cardigan. A volte prendo la sciarpa e se è inverno naturalmente mi infilo il piumone. Faccio tutto di corsa. Più in fretta che posso. Sbatto sul tavolino, o sullo stipite della porta e mi costringo a non imprecare. Infilo le scarpe senza sceglierle accuratamente e mi catapulto fuori dalla porta, afferrando la borsa in cui, assolutamente inevitabile, manca il cellulare o le chiavi o il portafogli.
Arrivavo quasi sempre puntuale, comunque.
Sono una ritardataria cronica, io. Però il venerdì sera impazzisco sempre di fretta per riuscire ad arrivare puntuale da Rei. Corro come una pazza, non mi importa niente se i miei capelli si spettinano e dagli odango si sfilano le ciocche, e le mollettine mi si infilano nella testa. A volte lascio la borsa aperta, perdo le cose per strada. E lei mi sgrida naturalmente. Ma il venerdì non arriverei in ritardo da Rei nemmeno se ne andasse della mia vita.
A lei non l'ho mai detto, ma io il venerdì lo adoro solo per quei momenti, in cui lei è mia.
Arrivo al tempio salendo le scale a due a due, con la borsa a tracolla che mi fa sembrare il petto più grosso di quello che in realtà è. Il fiato mi spacca i polmoni ogni volta, e mi fermo per qualche secondo a respirare, perché non voglio che si accorga che ho corso per arrivare. Alle nove in punto apro la grande porta scorrevole, incrocio il nonno qualche volta. Lo saluto divertita mentre lui fa un commento sulla tracolla e sui miei seni, ma il mio obiettivo è solo arrivare dove è Lei. Apro la stanza da letto e la scena è sempre la stessa.
Lei è già vestita di tutto punto, -sceglie con cura i suoi abiti ore prima, lo so, anche se lei sostiene sempre che "è stato un abbinamento dell'ultimo secondo" probabilmente lo pensava dal mercoledì. Io le do corda. La conosco- mi saluta con le gote un po' arrossate dal caldo del Tempio. Dice "Sei puntuale, che novità!" -Perché per tutta la settimana sono stata in ritardo e abbiamo litigato per questo, e farfuglia qualcosa sul "Mi trucco e sono da te".
La inseguo in bagno.
Il momento del venerdì che preferisco, non glielo dirò mai, è questo. In questo momento è mia.
Si mette davanti allo specchio, fingendo di fare le cose in fretta, ma è perfetta. Ha delle mani bellissime, anche se il fuoco le screpola con le scintille. Sono perfette. Le cicatrici che porta sono gonfie una dopo l'altra, e formano per me disegni di vita che non potranno mai avere le mie. Le osservo per un attimo, vedo unghie mangiate e un cuore che Minako ha disegnato la mattina a scuola. Dentro, ci sono il Kanji della Luna e quello di Venere.
Le mani di Rei invece sono pulitissime.
Mentre è davanti allo specchio le lava con cura maniacale, ho l'impressione che voglia quasi lavarli via quei lembi di pelle e vorrei implorarla "no, non farlo! Sono le tue cicatrici! Le tue mani!" -Quelle che dimostrano che sei tu quella di noi che lavora di più. Sei tu quella di noi che è più coraggiosa. Sei tu quella di noi la migliore. Le infarina di talco, e vorrei essere io quel talco. Le immerge nella polvere bianca e poi se la sparge sul corpo. Il profumo del talco mi ricorda me bambina.
Mia madre dopo il bagno mi puliva tutta con quella polvere divertente, e io mi asciugavo così. Con il talco. Rei lo usa ancora oggi, per rinfrescarsi.
Passa ai capelli, dopo.
Prende la spazzola e con cura scioglie ogni nodo; ogni tanto le sfugge un gemito, e allora le sue gote si arrossano. Perché lo so, che Rei non vuol far vedere che le fa male. Io allora sorrido e la guardo andare avanti. Si fissa i capelli con una fascia. Si sporge verso lo specchio e poi bofonchia qualcosa sul "sono troppo pallida".
Io non lo penso, che Rei sia troppo pallida. Per me è sempre stata perfetta così, bianca come il lillà e con le gote colorite dal rosso del fuoco. Ma a lei ovviamente non lo dirò mai, allora annuisco prontamente mentre prende il fard.
Con dolcezza prende un pennello e se lo distribuisce sulla faccia a chiazze, e allora ridacchio compiaciuta di vederla così, pensando che nessuno mai la vedrà così. Solo io. E' mia.
Quando finisce con il fard apre un armadietto accanto allo specchio. Finge di chiedermi un parere per scegliere l'ombretto, e io rispondo sempre "Quello viola", perché si intona con i suoi occhi. Ho sempre creduto che Rei sarebbe uno schianto con l'ombretto viola. Non le farei vedere Mamochan nemmeno con il binocolo. Ma questo non gliel'ho mai detto.
Lei, tanto, così sicura, sceglie il marrone ogni volta. Con quelle mani così belle prende lo sfumino, o come diavolo si chiama, quel coso per mettere il trucco, e io sono paralizzata a guardarla, sporta verso lo specchio mentre traccia con precisione la linea dell'occhio. E' bellissima.
Osserva il risultato soddisfatta e prende il marrone più chiaro. Sfuma con il medio i due colori e la invidio perché è così brava, perché in pochi secondi riesce a fare quello che io non farei in mille anni, e infatti io non ho nemmeno un filo di trucco su e ci starei pure malissimo!
Passa la matita e il suo occhio si scurisce. Ora quasi non si riconosce, e quando passa il mascara mi sembra un'altra persona. Ma forse è solo perché sono alle sue spalle, e vedo solo il suo riflesso nello specchio accanto al mio, poggiata allo stipite della porta per reggermi, per non cadere, con la bocca mezza aperta. Sfila dall'astuccio una salvietta e si pulisce le dita con maniacale attenzione, quando ha finito, e poi si annusa le dita. Le ho chiesto qualche volta perché lo fa, ma non mi ha mai risposto.
Secondo me ha paura che odorino di bruciato. Secondo me per tutto il giorno si sente l'odore del bruciato addosso, e la sera vuole lavarlo via. Infatti si spalma subito una crema idratante sulle mani e poi prende il profumo. Anche quello mi fa girare la testa.
Se lo mette per dimenticare che odora del fuoco. Per tutta la sera devo sforzarmi per non dirle che io lo sento, l'odore di bruciato, perché quello non è come lo Chanel 5, che se lavi la maglietta se ne va via. Ti resta sulla pelle.
Spalma il lucidalabbra e mi manda un bacio attraverso lo specchio, io arrossisco e abbasso lo sguardo. E' proprio un'altra persona, mi dico.
Ma poi si gira, mi sorride ed allora è lei. Non riesco a vedere altri che Lei. Quella che se ne sta davanti al fuoco tutto il giorno, ma la sera del venerdì asciuga ogni goccia di sudore dal viso, si spazzola i capelli con le punte bruciacchiate e finge di non vedere altri che quella Rei. La Rei dello specchio. Ce ne sono davvero due, ma è sempre lei. E vedendomi così ferma, paralizzata... Mi fa "mbeh?!" con aria strafottente. Ma io lo so che le interessa ogni parola di quello che penso.
"Wow, che figa, quanto vuoi?" -Le rispondo con nonchalance, sapendo che lei si infervorerà. E io l'adorerò.
"Più di quanto puoi permetterti" -Mi sfila accanto e prende il giubbotto di pelle, e io ringrazio il Dio di tutti i venerdì, perché Lei è con me.
Lei è la mia migliore amica. Mia. Tutta mia.
Sorrido ebete mentre prende la borsa e mi sventola una mano davanti alla faccia.
"Terra chiama Usa!!!" -Ride prendendomi in giro, e io fingo di arrabbiarmi gettandole la borsa sui fianchi -mai in faccia o rovinerei tutto quel lavoro. quella faccia luminosa. Quante prove devi aver fatto, Rei.
Quanti pomeriggi passati a maledire quelle cicatrici.
Ma io le amo, le tue cicatrici.
Quando mi prendi la mano e mi trascini fuori, nel freddo della notte, e alzo lo sguardo nemmeno le vedo, le stelle.
Io le amo, le tue mani, anche se tu cerchi di nasconderle con la crema.
Amo la Rei fuori dallo specchio, anche se tu ami quella dentro.
Amo l'odore di bruciato che ti si appiccica sulla pelle.
Il venerdì sera ti vedo più nitida che mai, faccia da diavolo e capelli neri che li pettini maniacalmente ma sono spettinati dopo due minuti. Smalto rosso assolutamente perfetto. Borsa D&G che te la sei comprata con i risparmi di una vita. Che odi annoiarti, sempre ti muovi, sempre in corsa come il tuo fuoco. Tu che una volta mi hai detto "Non sei sola", e un'altra mi hai detto "Siamo noi, contro il mondo!" -e dicevi sul serio! Che ti ho vista ubriaca piangere per Yuichirou, che ti ho vista mentre ti prendeva in braccio e ti portava a letto. Tu che sei cattiva, divertente, feroce, leale. E Mia.
Quante cose diventano belle se le guardi da vicino.





Beh, questa storia è uscita così. Così di getto, così di voglia di dire quello che un'amica prova quando per la prima volta ne nette a fuoco un'altra. Quando si accorge di non poterne fare a meno. Naturalmente immagino sia quello che Usa pensa di Rei, Rei che ha due facce sicuramente. Perché una la mostra forte e sicura anche senza il giudizio degli altri, ma l'altra, quella che ha tutte quelle cicatrici... E' lei davvero. Anche se litigano sempre, sono sicura che il loro rapporto di amicizia sia fortissimo. E sono sicura che questo è quello che pensa qualunque fan di Sailor Moon che non sia cieco.
Ogni parere e recensione è graditissimo ;)

   
 
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