The drugs give me encouragement.




Piove fuori.

 

Le finestre sporche sono serrate.

 

Cerco di evitare i gelidi spifferi che trafiggono la pelle.

 

A fatica, riesco a strisciare dentro alla stanza, in preda agli spasmi, cercai di coprirmi il corpo con quelle coperte luride. 

 

Porto le gambe al petto e le circondo con le braccia, è sempre lo stesso.

 

Provo, ho provato. Ho provato davvero.

 

A fare il bravo.

 

A smettere.

 

Non è servito a nulla.

 

Inghiotto un po' di saliva acida, cercando di sopprimere i conati.

 

Sono giorni che non esco da queste mura scure.

 

Mi guardo intorno disperato, in cerca di una via di salvezza.

 

Gli occhi scattano, terrorizati.

 

Dovrei solo sporgermi un po'.

 

Non è lontana la pace.

 

In quel cassetto, in quel comodino.

 

Chiudo gli occhi, non voglio. E' dura, però. Fin troppo per me, faccio finta di essere forte e spavaldo. 

 

Non lo sono.

 

Sono fragile, inutile negarlo. Come tale però, ora non c'è la faccio.

 

Apro il cassetto con uno scatto, la vedo.

 

Non è molto, per me è fondamentale.

 

Allungo la mano, ma mi blocco.

 

Mi fisso le mani, tremano.

 

Come foglie attaccate dal gelido vento autunnale, tremano.

 

Le chiudo in pugni, ma mi faccio male.

 

Lui ha cercato più volte di salvarmi, ma si è stufato. 

 

Normale.

 

Pure io mi sono stufato di me stesso.

 

Stare bene stando male, controsenso.

 

Una siringa, un laccio emostatico, una busta.

 

Una polverina gialla.

 

L'eroina.

 

Non ci penso, automaticamente la preparo.

 

Frenetico.

 

Convulsivo.

 

La preparo, ne ho bisogno.

 

Entra in circolo, sto immediatamente bene, ci sono dentro e ci rimango. Lo scelta io questa vita, ora, volente o nolente, ne pago le conseguenze.

 

 

 

Uno.

 

Due.

 

Tre.

 

Mi riprendo.

 

-Chi cazzo è?-

 

-Cazzo, esci di li!- mi tappo le orecchie, è lui.

 

-Vai via!-

 

Continua a picchiare violentemente alla porta, credo possa sfondarla, credo.

 

-Esci, cazzo, esci subito!-

 

-No!- Lo sento teso, questa è la volta buona che mi fa fuori.

 

Mi stringo più violentemente a me, cerco di sparire, di volare via. La dose era troppa poca per cancellare i miei dolori, ma non ho altro.

 

Improvisamente cala il silenzio.

 

Sento che si lascia scivolare sul pavimento, sento la sua schiena strisciare fino a giù.

 

Silenzio.

 

-Apri, ti scongiuro.- E' spento, pacato.

 

Il mio cuore fa un tuffo, poi dolore. Dolorante e in preda al tremolio, vacillando, mi dirigo alla porta. 

 

Lui mi guarda.

 

Chissa come sono ridotto.

 

-Che cos'hai fatto?- domanda banale.

 

Abbasso la testa, lui sa. Sa tutto.

 

-Sei uno stupido.-

 

Mi volto, torno nelle mie coperte. 

 

-Come cazzo fai a ridurti così, basta!- mi disse alzando i toni di voce. Tremo.

 

-Basta, ti ucciderai! E' questo che vuoi?- mi chiede acido.

 

Non rispondo.

 

Forse, lo voglio.

 

Ho poco coraggio. 

 

Sono un vigliacco, non riesco a uscire da questo circolo, ma non riesco nemmeno a finire di provare dolore.

 

Mi faccio pena.

 

-Cazzo Nikki! Perchè?- sento la voce strozzarsi, ma sono troppo fatto per capire.

 

Piango.

 

Silenzioso.

 

Non c'è la faccio.

 

E' troppo, ma troppo poco per chiudere il sipario.

 

Una lacrima.

 

Due lacrime.

 

Tre.

 

Dieci.

 

Piango copiosamente.

 

Lei, assassina.

 

Lei, deliziosa amante.

 

Lui, caro salvatore.

 

Lui, non mi sopporta più.

 

-Cazzo no!- sospira lui.

 

Mi si avvicina, mi lega tra le sue braccia.

 

Stiamo li.

 

-Ne usciremo, insieme.- mi dice.

 

Lo sai che non è vero.

 

Chiudo gli occhi.

 

Per poche ore, per una notte o un giorno.

 

Chiudo gli occhi abbandonando il resto.

 

Solo il tempo, di assaporare la dolce pace.

 

Per esserne estasiato e abituarmene.

 

 

The End.