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Autore: crimsontriforce    24/02/2011    0 recensioni
Se fu una Volontà, e non la sorte, a condurre queste vite in fondo al loro sentiero dolente, potrebbe un tempo avere scritto questi epiloghi e poi, giudicandoli inutili o ingiusti per chi continuava a sperare, averli cancellati alla maniera dei libri D'ni, come si addiceva loro: con sette raggi a coronare un cerchio.
Prima fine: In differenza. Gehn attendeva quel momento da trent'anni. Un dialogo generazionale fa quello che ai dialoghi generazionali riesce meglio.
Seconda fine: Vacuo in blu. Da quando Eti l'ha condotta via dalla sua prigione e attraverso una Riven in bilico, straziata dalla Fessura, la tensione che animava Catherine è svanita. Rimane il nulla, che già nei mesi di lotta si affacciava nei suoi sogni.
Terza fine: Nessuna uscita fuorché sotto le tue mani. Non-una-fine, ma stress da lavoro, tendenze innate al pessimismo e una caverna buia possono far vedere il futuro più nero di quanto già non sia... what kind of fool are YOU.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '2. In cerchio attorno a una voragine di stelle'
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Ehm, rieccomi sulla raccolta, dopo giusto quell'anno o due... come cianciavo EONI FA nell'introduzione alla serie, qui siamo nel primo negativo di Riven, con Gehn intrappolato e Catherine non liberata al momento di aprire la Fessura. Tanto il primo finale negativo di Myst mi fa rotolare dalle risate e non riesco a prenderlo sul serio per più di trenta secondi consecutivi, tanto il primo negativo di Riven mi affascina e questa fanfic potrebbe non essere l'ultima cosa che scrivo ambientata in quella timeline. O su Tay!










Vacuo in blu





La mia fine è un punto di luce fioca e calda in un'Era blu. È una stanza carica di oggetti familiari, molti dei quali ricordo dall'infanzia, mentre dal corridoio riecheggiano scoppi di risa e della lingua che mi ha cresciuta e torna a commuovermi con i suoi suoni aspri. Le geometrie tonde, le ceramiche, i muri sabbiosi narrano di casa mentre il cielo al di fuori, brumoso e freddo, cala una coltre di pace.

Perché non riesco a esserne felice?


~/~


L'ultima immagine che ho del mio mondo è un cammino uniforme di distruzione. Trent'anni fa ho potuto abbandonare Riven con l'unica consolazione di saperla viva, pur sotto il dominio di Gehn, e l'eco dei suoi colori vibranti mi ha sorretta da allora; sotto i miei passi recenti invece la terra si crepa e mi lacera. L'ho visto accadere con i miei occhi, l'ho sentito nell'aria dalla finestra della prigione costruita sulle rovine dell'Albero – l'altro albero, l'altra prigione, non questa che ho scritto con le mie mani. Ho visto Riven morire e fermarsi a un battito dalla distruzione totale, sospesa su un filo – su una riga d'inchiostro? – per permettere a Eti di scardinare la porta della mia cella e portarmi in salvo. Se solo avesse potuto chiudermi gli occhi mentre mi scortava al villaggio. Chiudermi il cuore. Questa distruzione entra sotto la pelle.
Ho dovuto parlare di fronte alla mia gente riunita, ma erano parole vuote. Parlava Katran, la dea, che si era dimostrata superiore a un altro dio tiranno e conduceva l'intero villaggio verso la salvezza di un mondo sicuro. Io restavo in disparte. La terra tremava.


~/~


Una frattura attraversa i miei sogni, come se la vera realtà fosse rimasta separata da una cortina e mi trovassi in un nulla confuso, ovattato e prima di tutto sbagliato. So che è anche la Fessura, lo squarcio fra i mondi, e che la linfa di Riven cola nelle sue profondità. Il mio sangue pulsa nelle tempie e frantuma i pensieri – a volte sento che, se riuscissi a svuotarmi del tutto, colerei anch'io oltre le sue labbra fino a disperdermi in un campo di stelle e il dolore finirebbe in quell'immensità. Sarei parte di tutti i mondi e tutte le storie e un frammento di me potrebbe discendere a posarsi con fermezza sulla mano di Atrus e scostarla dalla pagina scritta. Non posso pensare che tutto sia perduto.

Posso ammetterlo, ora che non corre pericolo? Mi manca. Scrivo in inglese per non dimenticare. Il ricordo vacilla come una fiamma, vorrei poter

Ho dei doveri. Resto. Eti è vicina.

Parlo con lei di perdite e riunioni. Prende una mano fra le sue, circondandola, proteggendola. Mi rivolge un sorriso tenue.
Parlo con lei del vuoto che mi divora. Mi rivolge lo stesso sorriso, tinto da una nota leggera di timore, e dice che il tempo lenisce le ferite. Che ho perso molto, che passerà.
Eti, mi sto perdendo. Taccio.


~/~


I lavori di scavo nella nuova ala sono quasi finiti ma, per mia fortuna, riordinare richiede più tempo e non è difficile trovare una stanza silenziosa che dia sull'esterno e che, in mezzo alle masserizie, nasconda una scrivania. Accatasto ai suoi margini fogli e scatole e vi libero uno spazio che per il momento chiamo mio, illuminato da una lampada a olio e da una finestrella di cielo.

Se ripenso all'anno passato (e non è qualcosa che vorrei fare, ma lo definirei una necessità), mi convinco sempre più di aver sentito fin da principio una forza contrastare il disgregarsi di Riven. La mia testa era occupata da mille altri pensieri, allora, ma poter covare in fondo a tutti la certezza che lui stesse bene e vegliasse su quell'Era a me cara mi dava coraggio, nonostante tutto. Ora, pensarlo chino su un Libro vuoto mi lacera. So, perché lo conosco, che non smetterà finché riuscirà a tenere gli occhi aperti – è quello che amo in lui. Ma non può sapere di questo rifugio. Più di ogni altro dolore, in questi tempi in cui ogni passo recide un ponte alle mie spalle, mi strazia la consapevolezza che si stia sacrificando per salvare un'Era abbandonata, quando tutte le persone verso cui sente una responsabilità sono da tempo al sicuro sotto questo nostro nuovo cielo.
Stanno sorgendo le stelle. Cerco di vedere al di là, ma l'azzurro della sera è offuscato.

C'è un vetro doppio a separarci, che non dovrebbe essere sufficiente a impedirmi di battervi con tutta la forza che mi rimane in corpo e far sentire i miei colpi che ti implorano di smettere, se non fossero in realtà due universi a separarci. Credo che sia troppo anche per me.

Atrus, non devi salvarmi.


~/~


Abbiamo sbagliato tutto. I nostri figli...

non riesco a scrivere i loro nomi

Ho pianto, nel distruggere l'ultimo Libro di Collegamento per Riven, ma a quel gesto terribile si è accompagnato un senso di completezza, come una coperta che si distendesse infine sulle incertezze degli anni passati.
Altre ferite restano aperte e mi consumano. Non so quanto di solido resti ancora in me.


~/~


Il primo rumore di cui ho avuto coscienza oggi è stato lo sciabordio delle onde. Ma il blu denso che lo accompagnava non era lo stesso di casa: mi trovavo accucciata sulla riva di un lago sconosciuto, lontano dall'albero che è la nostra nuova casa.
Non ho memoria di aver camminato fino a lì.

È stata Nelah a tracciare i miei passi e, raggiuntami sul promontorio, mi ha avvolta in una coperta ruvida che graffiava quanto tutte le parole che non mi stava rivolgendo. Altri soccorritori l'hanno seguita e suppongo di dover essere loro grata, ma confondendomi nelle rive di quel lago avevo trovato, per una notte, un'oncia di completezza.
E ora si alternano veglie di fronte alla porta della mia stanza. Mai nessuno che entri e mi parli.


~/~


Nei miei sogni trovo solo il vuoto di una voragine di stelle. Ha perso ogni calore.


~/~


Oggi è calata la nebbia. Seduta sulle radici più basse del nuovo albero, sfiorando l'acqua con la punta delle dita, ho guardato il mondo al di fuori confondersi: gli strapiombi di roccia perdevano i loro confini, diventando tutt'uno con il cielo al di sopra e la superficie del lago, mentre le finestrelle sopra la mia testa si facevano lumi indistinti, da fiaba, in una coltre blu.
Ho lasciato che la foschia mi riempisse. Ogni chiarezza è perduta.

Ma ho colto lo sguardo di Eti mentre rientravo: ha dato addio alla Katran che conosceva e che ai suoi occhi sta smettendo di comportarsi come una donna di carne e sangue per diventare... un fantasma? La divinità che i miei Moiety ancora pregano? Non ha importanza. Sono nata sola fra questa gente. Tornerò sola.


~/~


Dormiamo, amore mio.


~/~


Li vedo uniti sotto un cielo libero. Nessun prezzo è troppo alto per quella felicità, sono fiera di loro. Solo, sono

Non sono Katran né mai più Catherine, sono


Il tempo lenisce le ferite, diceva Eti. Il tempo ricopre e forma.
Ho chiesto a mio padre di darmi un nome. Un punto fermo che mi ha bisbigliato nell'orecchio e ha risuonato nel vuoto. Oggi sono...









   
 
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