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Autore: alichino    25/02/2011    3 recensioni
La gelosia è un demone invadente, anche in situazioni estreme.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MIO

 

Spike si trascinava, lentamente, con fatica sull’asfalto freddo e bagnato. Sentiva un grosso vuoto nelle membra, e una fame soffocante lo attanagliava. Aveva bisogno di sangue. Sentiva l’anima scivolargli fuori dalle ferite inesorabilmente, come se gliela stessero sfilando da sotto la pelle, ma senza alcuna grazia. Faceva dannatamente male. Nel silenzio della notte, la pioggia sola a rimbombare al suolo produceva un rumore sordo che andava a mescolarsi indissolubilmente con il suo respiro affannoso, più simile ad un rantolo che gli gorgogliava nella gola. Aveva freddo. E, pensava, la cosa più ridicola di tutta quella situazione –se c’era –era che i vampiri non avrebbero dovuto nemmeno respirare. E intanto continuava a sanguinare  tutto il suo sangue, lentamente, senza alcuna possibilità di fermare quella perdita. I suoi pensieri cominciavano a farsi incoerenti, la vista annebbiata. Stava morendo? Pensò con orrore. Non avrebbe dovuto morire così, non sarebbe dovuto essere possibile.

E, quando vide la ragazza avvicinarsi, incerta, preoccupata, e la sentì parlare –chiedergli se avesse bisogno d’aiuto –allora non riuscì a vedere null’altro se non la goccia di sangue che le colava da una ferita sulla fronte, la sua pelle pulsante, sotto la quale meravigliose vene e arterie si dipanavano in mille fantastici nodi. Tutto di lei urlava vita, e sangue, e un istinto brutale attanagliò lo stomaco di Spike, tutte le sue membra, in un singulto che sembrò spezzarlo in due parti. Gli serviva, Dio, se gli serviva. Si morse le labbra fino a spaccarsele per non avventarsi sulla ragazza, su quell’umana incauta che si era chinata su di lui, lui che miseramente strisciava sull’asfalto sporco.

Ma quando sentì la mano di lei andare ad appoggiarsi sulla sua spalla, quando l’odore sublime di quel sangue gli arrivò alle narici, ad urlargli in faccia Salvezza!, allora i suoi pensieri s’incrinarono in uno scatto, ed egli fece per avventarsi su quel corpo umano, su quel pasto.

Sentì la ragazza gridare. Ma i sui denti non affondarono nel suo collo, né su qualche altra parte della sua pelle. Un braccio forte gli spinse sulle costole ed un altro gli afferrò malamente la mandibola, il mento, e Spike, avvinghiato alla figura che l’aveva spinto via dalla ragazza, rotolò violentemente sull’asfalto bagnato, finché non si ritrovò addosso a quell’uomo vestito di nero; quelle mani lo spinsero più su, e si ritrovò davanti un collo, quella vena pulsante: in un attimo, senza pensare –la sua mente si trovava in uno stato di assoluto bisogno –affondò i canini nella pelle e il sangue dolce e metallico gli bagnò la gola, mentre con violenza mordeva la superficie, in profondità. E Dio, quel sapore. Conosceva quel sapore, conosceva quella pelle, quelle braccia. Gli era mancato, e in un attimo ogni fibra del suo corpo bruciò al ricordo sopito da secoli.

-Angel. –Rantolò debole sulla pelle dell’altro.

Questi si girò verso la ragazza, che li fissava terrorizzata, gli occhi sbarrati e un continuo senso di trasalimento sulle labbra, piegate in una smorfia.

Arricciò il naso quando Spike affondò nuovamente i canini nel suo collo, voracemente.

-Lui è mio. –Ringhiò Angel, guardandola gelido.

 

FIN

   
 
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