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Autore: Kajara    26/02/2011    2 recensioni
Una Os dal Pov di Jack.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Only true love is forever
Jack POV
“E’ un momento magico… e totalmente folle…
Rose mi ha chiesto di farle il ritratto, con solo la sua collana addosso… già, il regalo del suo fidanzato… ma lei è qui con me, ora…
Lei, Rose Dewith Boucheter, una ragazza dell’altra società, che viaggia sulla prima classe di questo transatlantico sul quale mi sono trovato per caso, dopo aver vinto una partita a poker…
Ed io, Jack Dawson, un ritrattista squattrinato che viaggia in terza classe…
Due mondi così diversi, così lontani, così opposti…
Eppure, quando sto con lei, non mi sento affatto a disagio… so che sua madre mi guarda con disprezzo e Cull, il suo fidanzato, con aria di superiorità, come quasi tutti quelli della prima classe… ma non Rose…
Lei è diversa, è un’anima sognatrice e pura, proprio come me…
Non mi tratta come se fossi un emarginato, qualcuno da evitare, e quando mi guarda con i suoi occhi chiari, lucidi, brillanti come smeraldi, mi sento in paradiso…
Rose è bellissima ma, soprattutto, è bella dentro…
Il suo cuore, la sua anima, i suoi sentimenti, sono puri e innocenti come quelli di un bambino…
Rose è forte, e la sua forza è proprio la sua fragilità…
E’ una stupenda donna-bambina che mi fa sognare, che mi fa credere che esiste ancora qualcosa per la quale valga la pena vivere, oltre la miseria, il disprezzo, il dolore e la solitudine che mi sono stati compagni finora…”
Rose entra nella stanza, interrompendo il filo dei miei pensieri: indossa una vestaglia di seta blu, con preziosi ricami in oro. Giocherella con la cinta, mentre mi guarda, innocente e maliziosa ad un tempo, come lei sola sa essere. Mi lancia una monetina, quale simbolico compenso, e poi schiude le labbra rosse per dirmi: - L’ultima cosa che voglio, è un altro ritratto che mi faccia sembrare una bambola… -sogghigna ironica, poi si fa seria- come committente, mi aspetto di ricevere quello che ho richiesto…- conclude, mentre inizia a sfilarsi lentamente la vestaglia.
Sotto non porta nulla, se non la sua collana, quella con il ciondolo blu oltremare, a forma di cuore.
Tento di respirare a fondo, deglutisco a vuoto un paio di volte, ma non serve a nulla.
Lei è bellissima, sensuale, unica.
E’ semplicemente Rose, tutto ciò che ho sempre desiderato, tutto ciò di cui ho bisogno, tutto ciò che stavo aspettando.
-Mettiti lì sul lett… ehm, sul divano…- le dico con voce roca, ma ormai non sono più lucido.
E come potrei?
Mi gira la testa, un lieve aroma di fiori, verbenia, fresia e così altro? Orchidea, forse…
Lei obbedisce, silenziosa e sorridente, e adagia il suo corpo pieno e flessuoso sull’elegante divanetto di velluto cremisi e oro.
-Si, così… no, il braccio dietro alla testa… perfetto… e ora… occhi a me, tienili fissi su di me… e cerca… cerca di restare immobile…-
Lei obbedisce ancora, muta e sempre con il sorriso stampato sulle sue belle labbra di fragola.
Io inizio a disegnare, il carboncino scorre sul foglio, leggero, anche se le mani mi tremano un po’ quando, dopo aver ultimato lo schizzo del suo volto, mi soffermo sui seni, per poi scendere giù, alla sua vita sottile, e ai fianchi pieni, torniti.
-Credo che lei stia arrossendo, signor grande artista!- mi prende in giro lei, leziosa.
Arrossisco, ma non rispondo. Mi mordo le labbra, mentre cerco di sfumare meglio la sagoma di un suo capezzolo.
-Non riesco a immaginare un signore che arrossisce…- continua lei, maliziosa, sensuale, vera.
-Ma lui dipinge paesaggi? -replico io, e lei sorride- Rilassa il volto.- le dico, tornando serio.
-Scusa…- mormora piano, dolce, contrita.
-E’ vietato ridere.- l’ammonisco io, fintamente burbero.
Poi finisco il ritratto. Le faccio cenno di rialzarsi.
Lei lo fa. Si riveste e mi raggiunge, mentre le porgo il ritratto.
Ci baciamo. Un bacio lieve, leggero, sulle labbra. Poi lei va nell’altra stanza, a rivestirsi.
Non appena torna, è come se il sole invadesse il salottino.
E’ stupenda: indossa un abito bianco e celeste, con una sottile cinta rossa che le stringe il busto, lasciando il resto dell’abito ricadere sui suoi fianchi morbidi.
La stringo forte a me.
Si stacca e mi porge la collana e il ritratto.
-Puoi riporli tu in cassaforte?- mi chiede.
Le sorride e faccio quanto mi ha chiesto, poi torno da lei. Sta scrivendo un biglietto.
Chissà per chi è…
Forse per la madre… o per Cull…
Non m’importa… non m’importa nulla adesso.
Ci siamo solo lei ed io.
Il resto del mondo non conta.
Due colpi alla porta ci fanno trasalire.
Mi guarda, e nei suoi occhi grandi leggo paura, sorpresa, smarrimento, ma è solo un attimo.
-Signorina Rose?-
Sentiamo chiamare da fuori.
Ma è un eco sbiadita, lontana, come lo siamo noi.
Già fuori da quella stanza, corriamo, ridiamo, urtiamo persone, ci scusiamo e continuiamo a ridere.
Ci infiliamo in un ascensore, mentre il valletto di Cull ci vede e iniziamo a scendere, mentre lui impreca in mezzo al corridoio.
Rose ride e gli fa un gestaccio. Ride.
La guardo… è più bella che mai…
E’ libera, è felice, è Rose… è mia…
  
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