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Autore: Abraxas    27/02/2011    5 recensioni
Non riesce a staccare gli occhi dalle sue labbra. Si aprono, si chiudono, si toccano e si allontanano in continuazione. Vorrebbe poterle accarezzare con un dito, seguire quei contorni che cambiano sempre, e poi vedere se davvero si modellano sulle sue. E visto che si è già deciso… perché non provare adesso adesso?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Seth Clearwater
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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N.d.A.: Bene, nuovo tentativo con un nuovo genere. Stavolta fluff. Io vi ho avvertiti, procedete a vostro rischio e pericolo.

La storia può essere letta come one-shot a sé stante supponendo che Seth abbia avuto l’imprinting con una ragazza verso la fine di New Moon, un po’ come Da mi basia mille. Stavolta però il legame con Aeon è più forte, e nel secondo pezzo c’è un accenno alla natura di Eva che risulterà… strano a chi non ha letto l’altra storia.

A chi invece segue Aeon, questa cosa qui spoilera un pochino lo sviluppo della storia. E’ uno spoiler di Pulcinella, intendiamoci, ma è pur sempre uno spoiler. Lettori avvisati…

 

Dedicata a Jakefan, che propone idee da cui puntualmente mi distacco, e a Kagome_86, che ha pazientemente sistemato ciò che non filava.





Su, Seth, non è difficile. Cosa vuoi che sia per una bocca larga come te? Vai lì e parli. Anzi, no, non le dici proprio niente. Agisci e basta.

Già, cosa sono due parole? Semplici semplici, per quanto idiote.

Fa presto a parlare, Jake. Il problema è dirle a lei.

Ciao, passavo di qui per caso, ho sentito il tuo odore e ho fatto un salto… non ti dispiace, vero? Hai visto che bel cielo oggi? Non capita quasi mai… non lo trovi bellissimo? Sì… anche tu lo sei. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata e… ti amo, dal primo istante in cui ti ho vista. Cioè, non proprio il primo, è successo tutto subito dopo che è morto mio padre. Sai, è merito tuo se sono riuscito a superarla così bene. Sei stata la stella polare della mia notte privata, e ti amo. Ecco, adesso che te l’ho detto credi che… insomma, sì… posso baciarti?

Proprio due parole.

E la figura da idiota è assicurata.

Sbuffa, affondando le mani nelle tasche dei bermuda. Possibile che dopo tutto questo tempo sia ancora così difficile parlarle? Lui tutte le volte resta ancora… com’è che aveva detto Matt? Ah, sì, fulminato come uno Chakora su una lampadina, o qualcosa del genere. Non ha la più pallida idea di cosa sia uno Chakora, ma sicuramente non deve prenderlo come un complimento, poco ma sicuro.

Però glielo deve dire. Giusto per mettere le cose in chiaro, nero su bianco, ecco.

Proprio oggi, però? Magari domani sarà comunque in tempo. Non scappa nessuno.

No, oggi. Anche ieri aveva detto la stessa cosa, e l'altro ieri, ed il giorno prima, ed il giorno prima ancora. Oggi deve essere oggi, accidenti. 

Con questa ferma convinzione si avvia a passo di marcia verso First Beach, per fermarsi dopo neanche cento metri.

Inspira a fondo e chiude gli occhi. Sale, pesce, alghe, legno. I pini in lontananza, la terra umida sotto ai suoi piedi. I granchi nascosti sotto le rocce.

E poi lei.

Un odore così antico e così nuovo. Sempre diverso, eppure unico. Sa di… boh. Di buono. Una volta ha provato a dirle che era sicuro fosse polvere di stelle… lei aveva riso, e la cosa era finita lì. Chissà se aveva capito che voleva farle un complimento.

La sente, dietro al tronco su cui si sono seduti tutti i giorni per quasi tre settimane, ormai. Sente quel tum-tum regolare che da qualche mese è il metronomo della sua esistenza accelerare il ritmo… forse anche lei l’ha sentito. Ed è così bello pensare di essere il motivo per cui il suo corpo risponde così.

Sente le labbra distendersi in un sorriso enorme, uno di quelli che Eva chiama le paresi da Seth. Non può farci nulla, è felicissimo di rivederla. Le sue gambe sembrano muoversi da sole per portarlo da lei.

Eva è sdraiata per terra, le braccia incrociate dietro la testa, gli occhi chiusi ed un piccolo sorriso delicato sul viso. E’ per lui, quel sorriso è per lui. Solo per lui, e per nessun altro.

“Ciao!”, la saluta entusiasta mentre le scivola accanto.

“Ciao, Seth”, risponde, e per lui è musica.

Dillo, dillo ancora.

No, un attimo, dovrebbe parlare lui. Se resta imbambolato come al solito finisce che rinvia anche stavolta, e non va bene.

“Come va con il lavoro?”

Una domanda tanto per rompere il ghiaccio. Il ghiaccio… bah, se dipendesse da lui le salterebbe addosso subito, altro che ghiaccio e ghiaccio. Però non pensa che lei la prenderebbe troppo bene. Peccato.

Però potrebbe anche provarci.

Rotola sul fianco, appoggiando la testa sul pugno, senza smettere un secondo di sorridere. Jacob ha detto che deve essere lui a fare il primo passo, quando si sente pronto. E lui si sente pronto adesso, sissignori.

Probabilmente si è accorta che la sta fissando un po’ troppo intensamente. Il cuore di Eva accelera ancora. Il suo, invece, ha cominciato a correre già da un 
pezzo.

Non riesce a staccare gli occhi dalle sue labbra. Si aprono, si chiudono, si toccano e si allontanano in continuazione. Vorrebbe poterle accarezzare con un dito, seguire quei contorni che cambiano sempre, e poi vedere se davvero si modellano sulle sue. E visto che si è già deciso… perché non provare adesso adesso?

E’ questione di un attimo. Si allunga su di lei, socchiude gli occhi, avvicina la bocca alla sua e…

Bop.

“Cosa stai cercando di fare?”

Solleva le palpebre, notando prima l’indice saldamente puntato sul suo naso, e poi la sua espressione. Non è arrabbiata, no, è… curiosa?

Così è anche peggio.

“Beh… i-io… ecco…”

Dito o no, è sempre a pochi centimetri di dalle labbra di Eva. Il suo profumo è ovunque, più forte del sale, del legno, dei pini e delle alghe. Il suono del suo cuore gli riempie le orecchie, soffocando quello delle onde, del vento nella foresta, delle auto sulla strada vicina. Il suo tutto è lì, davanti a lui… e lo sta bloccando con un dito.

Come distruggere la sicurezza di un licantropo in una mossa.

Sente il dito cominciare a premere, e capisce di doversi allontanare. Anche stavolta ha fatto cilecca.

Si lascia ricadere accanto a lei, deluso ed un po’ impaurito. Un bel po’ impaurito. Molto po’.

Ok, se la sta facendo sotto.

“Seth?”

Si è sollevata sui gomiti, e continua a fissarlo con quell’espressione tutta sua.

“Sì?”, risponde con un filo di voce.

“Non mi hai risposto. Cosa stavi cercando di fare?”

“Beh… ehm… io…”

“…sì?”

“Cercavo di… oh, lascia stare. Non è il momento.”

Silenzio imbarazzante. Paul avrebbe avuto nuovi argomenti per prenderlo in giro a vita, poco ma sicuro.

“Tu… volevi davvero baciarmi?”

No, volevo essere preso a ditate sul naso. Davvero.

Cosa dovrebbe risponderle? Che sono mesi che vuole farlo ma non ne ha mai avuto il coraggio? E adesso che riesce a fare qualcosa… accidenti a quel suo ditino.

“E tu, volevi davvero respingermi?”, replica acido.

Risposta sbagliata. Se ne accorge quando la vede serrare di scatto la mascella.

Accidenti. Seth, sei un danno.

Si morde la lingua, ma è troppo tardi. La frittata è fatta. Come gli è saltato in mente di…

“Scusa, non volevo. Ci vediamo”, borbotta frettolosamente, scattando in piedi e ripulendosi dalla sabbia con alcune rapide manate.

“Aspetta!”

Lo blocca, afferrandolo per un polso, e si alza in piedi. A dire il vero si sarebbe fermato anche solo perché gliel’ha chiesto. Ogni tuo desiderio è un ordine.

Lei è sempre così pericolosamente vicina. E, dai suoi quindici centimetri di altezza in più, a Seth sembra così fragile. Oh, sa benissimo che potrebbe spezzargli un braccio senza troppa fatica, ma sembra fragile lo stesso. Deve fare appello ad ogni briciola di autocontrollo per non abbracciarla qui ed ora. Forte forte, senza farle male, solo quanto basta per farle capire che per lui è tutto e che non la lascerà mai andare.

Lo fissa senza dire una parola, lasciando scivolare via la mano dal suo braccio. Lui la riprende subito, la stringe con delicatezza e l’appoggia sulla guancia.

E’ fredda.

Chiude gli occhi e si concentra solo sul punto in cui la loro pelle si tocca. Se l’era sognata più liscia, a dire il vero. Più morbida. Ma così è molto meglio… così è reale.

Riapre gli occhi, e non può fare a meno di sorridere ancora. Anche lei piega le labbra, poco alla volta. E’ solo un pallido riflesso del suo sorriso, ma a lui va bene così.

Sorridi. Sorridi per me.

“Sei assurdo, Seth”, mormora, accarezzandogli la guancia con l’altra mano, “Ed io…”

Se questo non è il momento…

Si butta, per la seconda volta. Non servono le parole, sa già tutto quello che gli vuole dire. E’ merito quella strana magia che chiamano imprinting.

Le cinge la vita con il braccio libero e si butta per la seconda volta, e per la seconda volta viene fermato da un bop.

“Ahia! Seth, il naso!”, si lamenta mentre si stacca da lui, massaggiandosi il punto incriminato.

Ooops.

Maledizione a chiunque abbia inventato i nasi. E la sfiga, naturalmente. Che probabilità ci sono di scontrarsi al primo bacio... al secondo tentativo di primo bacio, per essere precisi? Non è mai stato un granché in matematica, ma è ragionevolmente certo che siano infinitamente basse.

“Si può sapere chi ti ha insegnato?”, borbotta lei, per poi scoppiare a ridere di fronte alla sua espressione mortificata. “Ma… veramente, io…”

Stavolta è lei a zittirlo. Gli posa le mani sulle spalle nude, si alza in punta di piedi, inclina la testa – ecco dov’era il trucco! – e gli sfiora le labbra con le sue.

Tilt. 

Tilt tilt tilt.


E’ troppo sconvolto per rispondere. Quando finalmente riprende il controllo Eva si è già staccata e lo sta guardando con un sorrisetto soddisfatto.

“Allora, hai visto che non era così difficile?”

“Giaaaaaah…”, risponde sognante. Ancora ancora ancora!

Eva scoppia a ridere. Una risata cristallina, ed è tutta per lui.

Ridi. Ridi per me.

“Sei… tenero, Seth, te l’ha mai detto nessuno?"

A dire il vero sì, e non era mai stato un complimento. Jake si era lasciato sfuggire un paio di pensieri riguardo la loro piccola... discussione informativa, ecco, e come risultato Paul non l'aveva mollato un attimo. Era ragionevolmente certo di aver passato tutti gli stadi di rosso-imbarazzo umanamente e licantropicamente possibili.

Ma detto da lei...

La abbraccia, senza pensarci due volte. Forte forte, come ha sempre sognato di fare. La sente irrigidirsi, ma si lascia andare quasi subito ed appoggia la testa al suo petto. In quel momento vorrebbe tanto mettersi ad urlare la sua gioia su e giù per la spiaggia.

La Push non è mai stata così luminosa.

. . .
 

"Seth?"

"Mmm?", mugola, con la testa ancora appoggiata sulla sua.

"Davvero non ti importa nulla di quello che sono?"

"Bellissima, intendi?", sorride allontanandola un poco da sé, così da poterla osservare per bene.

"No, stupido... intendo il fatto di essere un cadavere ambulante con un computer nel cervello. Non è molto... normale, ecco."

"Ah, quello..."

Scrolla le spalle.

"Io sono un quindicenne che si trasforma tutti i giorni in una palla di pelo. Da quello che mi dici potrei essere il tuo tris-trisnonno. Non credo di poter pretendere troppa normalità. E a te non importa, mi pare, no?"

"E' diverso", sbuffa, fissando un punto indefinito in lontananza.

"No che non lo è. Io..."

Accidenti. Adesso che gli serve una bella frasona filosofica, di quelle che sistemano tutto, non gli viene in mente nulla. Vuoto assoluto.

"...tu?"

Cerca di incoraggiarlo con un sorriso, ignara che sta solo peggiorando la situazione. O forse lo sa benissimo?

In ogni caso, tanti saluti ai tentativi di fare un discorso logico.

"A me basta... basta che tu sia te stessa. Nient'altro."

Forse dovrebbe spiegarle la faccenda dell'imprinting. O forse no. Forse, forse... troppi forse. C'è tempo, dopotutto. 

Per adesso, va bene così.
   
 
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