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Autore: Tynuccia    27/02/2011    3 recensioni
La ragazza scoppiò a ridere, divertita, ed allungò una mano, l’indice teso, per punzecchiare la coscia della sua collaboratrice, che sussultò sorpresa.
[Kanako Watanabe x Simone Aragon]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Vuoto

 

*

 

 Simone uscì sul ponte della Thunder Girl e venne investita dalla forte luce aranciata del tramonto. Seduta sulla grande e confortevole poltrona rossa, come sempre, c’era la sua padrona, intenta a lavorare al computer, il corpo prorompente fasciato solo da un accappatoio bianco di seta. Non battè ciglio e le si avvicinò, un vassoio stretto tra le mani. “Il suo drink, signora,” mormorò, posando un bicchiere colmo di succo e ghiaccio sul tavolino adiacente alla sua postazione. Strinse il vassoio ed attese eventuali ordini aggiuntivi.

 “Grazie Simone,” disse distrattamente Kanako, continuando a schiacciare i tasti del laptop, più interessata alle azioni economiche che stava controllando che al resto. Per un altro paio di minuti non perse la concentrazione, poi, seccata, ma apparentemente composta, si limitò a chiudere il computer e ad imprecare a bassa voce. Sospirò e tornò a sorridere raggiante, questa volta direttamente alla sua collaboratrice. “Mio marito ha chiamato?” domandò con voce piacevolmente vellutata.

 “Sì, signora, nel primo pomeriggio,” riferì Simone, facendo un piccolo cenno di capo. “Dal momento che lei era assente, il padrone ha detto che telefonerà nuovamente domani alla stessa ora.”

 “Ottimo lavoro, ti ringrazio.” Kanako continuò a sorridere. “E sarà meglio se mi farò trovare, questa volta,” commentò, fissando il proprio anello con aria assente. “Altrimenti cosa l’ho sposato a fare?”

 Simone colse il ghigno che le abbelliva il viso e non potè non arrossire di fronte all’innegabile fascino della sua datrice di lavoro, ma – come sempre – celò il rossore ai suoi occhi indagatori ed annuì. “Se non ha nessun altro ordine…”

 Kanako scosse i lunghi capelli verdi in un cenno di diniego ed alzò la mano, intimandole indirettamente di aspettare. Prese il bicchiere ed accostò la cannuccia alle labbra, mordicchiandola lievemente, per poi bere un po’ di succo. “Sai dove sono andata, questo pomeriggio?”

 “No, signora,” rispose Simone. Era terribilmente curiosa, doveva ammetterlo. Sicuramente non aveva dato un altro appuntamento a Takuto Tsunashi, o avrebbe consegnato personalmente l’invito al ragazzo. Non aveva la più pallida idea di che tipo di impegni l’avesse trattenuta fuori casa, del resto l’accompagnavano sempre, lei e Takashi. Takashi… Deglutì pesantemente ed abbassò lo sguardo. Magari erano affari importanti delle alte sfere della Crux.

 La ragazza scoppiò a ridere, divertita, ed allungò una mano, l’indice teso, per punzecchiare la coscia della sua collaboratrice, che sussultò sorpresa. “Sei davvero carina, quando ti spremi le meningi, sai?” le fece notare e, neppure questa volta riuscì ad ammirare le sue pallide guance diventare scarlatte. Finì il proprio cocktail e le tese il bicchiere, per poi appoggiare la mano sotto al mento. “Sono andata al centro estetico, oggi,” spiegò, assumendo un’aria affranta, profondamente annoiata e delusa. “Mi sono proprio coperta di ridicolo. E con me stessa, per di più,” si lamentò mentre fissava il loro Barone nuotare pigramente in piscina, “ma la schiena mi faceva proprio male.”

 Simone alzò un sopracciglio e la guardò. “È andata a farsi fare un massaggio, signora?”

 “Proprio così,” continuò Kanako con lo stesso tono mesto. “Lasciami dire che le ragazze che lavorano lì sono davvero delle rozze macellaie!” Si toccò la fronte e scosse nuovamente i capelli. “Sicuramente hanno peggiorato la situazione, che già di per sé non era esattamente idilliaca!”

 La francese dovette mordersi l’interno della bocca con vigore per non scoppiare a riderle in faccia, uscendo terribilmente dal personaggio serio e apatico che aveva costruito: era una vera rarità che la sua padrona si lasciasse andare così. Di solito era composta, pacata, impeccabile… Nonostante la sua giovane età era una vera donna di classe; ora, invece, assomigliava tremendamente ad una bambina spocchiosa e viziata a cui era venuto a mancare il proprio pony e ne sentiva la mancanza. Immediatamente le venne in mente l’immagine di Kanako intenta a cavalcare Takashi, un qualcosa a cui aveva assistito più e più volte, sempre beneficiandone appieno. Per la terza volta nel giro di dieci minuti arrossì violentemente, quasi a voler ricordare la sfumatura infuocata del cielo.

 “Stai bene?” domandò l’altra, alzandosi dalla poltrona. “O hai solo caldo? Effettivamente è stata una giornata davvero bollente. Se vuoi puoi spogliarti, non mi darebbe affatto fastidio.”

 Simone riacquistò un contegno e girò di poco il capo. “La prego, signora. Non mi prenda in giro.”

 “Non mi permetterei mai,” ribatté goliardicamente Kanako, stiracchiandosi pigramente. Poi le comparì in volto un’espressione raggiante. “Ho avuto un’idea! Perché non ci provi tu a farmi un massaggio?” Un sorriso birichino le incurvò le labbra carnose. “Chissà che, a furia di toccare il tuo caro Takashi, tu non abbia acquisito il suo tocco magico.”

 “Sono spiacente, ma non ne sono capace, signora,” disse Simone, questa volta non riuscendo a dominare gli impulsi. Assunse un’aria profondamente affranta, ma si riebbe subito. “Rischierei di farle del male inutilmente e non mi pare proprio il caso.”

 “Ma per favore!” Kanako continuò a sorridere e cominciò a camminare nella direzione della sua stanza. “Dopo il lavoraccio di quelle estetiste non puoi di certo fare peggio, sai?” Si fermò, voltando di poco la testa e indirizzò alla propria sottoposta un’occhiata leziosa. “Se non lo fai di tua spontanea volontà, Secretary, dovrò ordinartelo in qualità di tuo superiore.” E, detto questo, sciolse il nodo della vestaglietta, che scivolò a terra, per posarsi sul legno che ricopriva il ponte della sua nave.

 Simone socchiuse gli occhi e la raggiunse, seguendola fedelmente come suo solito, dopo aver raccolto l’accappatoio bianco, e senza neppure far traballare il vassoio con sopra il bicchiere. Ormai ci aveva fatto l’abitudine. Guardò il corpo nudo di Kanako e non nascose un sorrisetto: lei che le faceva un massaggio… Era proprio l’ultima attività che mancava loro per colmare appieno il grande vuoto lasciato da Takashi.

  
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