Ha
ancora gli
occhi chiusi e immagini di non sa quante ore prima gli passano nella
mente.
Prima un pugno
dritto in faccia, di cui non ricorda assolutamente la ragione, e la
vista che per l'impatto gli si riempie di rosso.
Poi uno schizzo
di sangue, sa che è suo, che macchia il pavimento. Quello
che non sa
è se è dal naso, dal labbro spaccato oppure da
tutti e due, ma in
termini di dolore poco importa.
In seguito una
mano che lo afferra per i capelli e, approfittando del suo
stordimento momentaneo, lo trascina per qualche metro e lo scaraventa
su un letto. Drappi di stoffa rossi di un baldacchino sopra di
sé,
poi gli occhi rossi di Xanxus.
Squalo apre gli occhi.
Attorno a sé è
buio, salvo per della luce artificiale che filtra dalla finestra.
Sente una presenza sdraiata dietro di sé, si volta e vede il
Boss,
ancora addormentato. Si rigira e torna a dormire.
Squalo si sveglia di nuovo,
ma questa
volta con una ginocchiata tra le costole.
“Svegliati pezzente”
“Mmmnrgh”
“Tu stamattina hai del lavoro da
fare. Muovi il culo.”
Squalo apre gli occhi e
solleva la
faccia dal cuscino. Vede che ha su una federa rossa. Girando lo
sguardo scopre che le lenzuola hanno lo stesso colore. Non l'aveva
notato, prima di addormentarsi, anche perché, da un certo
punto in
poi, registrare il colore delle cose era passato in secondo piano.
Altra ginocchiata tra le costole.
“Ahia, cazzo, ho
capito, sono
sveglio!” Squalo solleva il busto dal materasso, tenendo il
peso
sulla mano sinistra e stropicciandosi la faccia con la destra
“Che
ore sono?”
“Guarda l’orologio e non rompere,
feccia.”
Squalo butta un occhio alla
pendola
dall'altra parte della stanza, segna le sei e un quarto. Pessima cosa,
lui ha una partenza per una missione fissata per neanche un'ora
dopo.
Borbotta un “Che palle” e ributta
la faccia nel cuscino, stringendolo a sé.
“Forse non mi
sono spiegato bene,
rifiuto...” Xanxus gli si avvicina con fare minaccioso, ma si
limita ad afferrargli una ciocca di capelli e a strattonarli un
pochino, senza troppa convinzione e in un modo che per Squalo,
abituato a ben altro, è solo un poco fastidioso; dopotutto
sono le
sei e un quarto anche per il boss dei Varia e le ginocchiate di prima
gli hanno portato via buona parte della sua razione mattutina di
cattiveria. Dopo un caffè magari sarà in grado di
fare meglio.
Squalo si siede sul bordo
del materasso
e fa per scendere, quando Xanxus, che non gli ha mai lasciato i
capelli, tira abbastanza forte da far finire lo spadaccino nuovamente
sul letto, col collo dolorante per lo strattone.
Squalo esprime il suo
disappunto con un
“voooooi!” piuttosto altisonante.
“Taci, cretino, che svegli tutta la
villa” gli dice Xanxus, mollandogli un pugno sulla spalla.
“ANCORA? Hai intenzione di mettermi
K.O. prima della missione? No dillo, se vuoi attraverso l'autostrada
a piedi e con gli occhi bendati, ti risparmio il disturbo.”
“I casi sono due: o abbassi la voce
spontaneamente e stop, o ci penso io e ti faccio usare quella bocca
per qualcosa di più produttivo.”
Cade il silenzio.
“Hai solo capito
cosa conviene fare o
stai prendendo in considerazione la seconda ipotesi?”
Squalo lo guarda malissimo. Il fatto
che il Boss, sotto sotto, abbia pure ragione non migliora certo le
cose.
Xanxus per contro lo guarda divertito
“E' inutile che fai quella faccia, guarda che ti conosco,
troia che
non sei altro.”
“Devo andare a sistemare
l'equipaggiamento” risponde “ieri sera,
chissà come mai, non ho
fatto a tempo.”
“Tsk, non
dirlo come se ti fosse dispiaciuto” si stiracchia un po'
prima di
aggiungere “Sarà la volta buona che non perdi
tempo mettendo
in ordine per grandezza e colore armi, trasmittenti e mutande prima
di ficcarle in borsa.”
“Non metto la mia roba in ordine per
colore!”
“...”
“Senti, non guardarmi così, saranno
affari miei su come preparo le mie cose!”
“Mettere le cose in ordine di
grandezza è da finocchi” afferma Xanxus.
'Come se sbattersi per tutta la notte
il proprio secondo in comando non lo fosse' pensa Squalo, ma
intelligentemente sceglie di non dare voce a questa sua riflessione,
a giovamento della sua integrità fisica.
Invece scende dal letto e
comincia a
recuperare i vestiti sparsi per la stanza: i pantaloni sul pavimento,
la maglietta su una sedia, un calzino dietro al termosifone, l'altro
sul lampadario, le mutande incastrate sotto la porta; come ci siano
finite lì non lo sa, spera solo che nessuno, passando per il
corridoio, le abbia viste sporgere all'esterno. Preoccupazione
inutile la sua, visto che chiunque nella villa sa
che non
passa certo le nottate nella stanza del Boss per lavorare. Non sempre
almeno. Quasi mai, diciamo.
Mentre continua a cercare e
a
raccogliere pezzi (“Come diavolo ci è
arrivato lo stivale
destro in testa a questa statua?”), mette a fuoco
meglio alcuni
dettagli della stanza: un quadro che non aveva mai visto prima appeso
alla parete, le pistole una infilata in un vaso, una appoggiata al
comodino e le lenzuola di seta rossa.
Le aveva già notate prima, ma solo ora
è abbastanza sveglio per stupirsene.
“Ehi
Xanxus.”
“Che vuoi?” mugugna lui, che nel
frattempo è tornato a sdraiarsi, coprendosi gli occhi con un
braccio. Squalo non può fare a meno di sogghignare “Vedi
che
hai sonno pure tu, bastardo?”
“Lenzuola rosse? Da quando in qua ti
lasci andare a certe sciccherie?”
“Ah, queste” risponde il Boss con
tono assonnato ma anche divertito “volevo fare un
esperimento.”
“Se per caso su un tessuto già rosso
il sangue si nota di meno?” E dicendo questo si ricorda anche
che
probabilmente si dovrà dare una bella lavata alla faccia,
per
togliere possibili croste da labbro e naso.
“No.” Xanxus si mette a sedere
“Vieni qui.” e gli fa segno di avvicinarsi.
Il tono non è
quello da comando
imperativo, ma il gesto con la mano e quel mezzo sorriso un po'
furbo, parecchio bastardo che Xanxus gli rivolge lasciano a Squalo
poca scelta: tutto quello che il Boss dice è sempre un
ordine,
indipendentemente da come lo formula, ma se anche così non
fosse a
quello sguardo non saprebbe comunque dire di no.
Ovviamente mai dirà a voce alta una
cosa del genere, gli spuntassero le branchie e una coda da tacchino.
Squalo appoggia su una
sedia quel che
ha recuperato in giro per la stanza e torna sul letto.
Appena è a portata, Xanxus lo afferra
per un braccio e tirandolo lo fa sdraiare senza troppe cerimonie.
Squalo lo guarda dal basso con aria offesa e sta per ricominciare a
protestare quando il Boss lo anticipa dicendo “Non stai male
col
rosso, feccia” e distrattamente gli sposta alcune ciocche di
capelli come a sparpagliarle ancora di più sulle lenzuola.
Lo fa per
rendere la sua “opera” migliore ed è
probabile che non abbia la
più pallida idea di quanto sia strano, per Squalo, essere
oggetto di
attenzioni da parte sua che non siano dettate né dalla
violenza né
dalla cruda sessualità.
L'eccezionalità
dell'evento dura una
decina di secondi scarsi, poi Xanxus riapre bocca
“E ora muovi il culo” e ributta lo
spadaccino giù dal
letto con una pedata.
“VOOOOI!”
“Non ti lamentare e vai a prepararti,
non vieni pagato per perdere tempo.”
Squalo mugugna ancora
qualcosa, ma nel
mentre comincia a vestirsi.
“Toglimi una curiosità, però.”
“Spara.”
“Com'è che ti è venuta quest'idea
di... me e il rosso?”
Un ghigno compare sulla faccia di
Xanxus “Oh, non credo che tu lo voglia sapere.”
Squalo, che sperava di
sentirsi dire
qualcosa del tipo 'vedendoti rientrare sporco di sangue da capo a
piedi dopo una missione', vedendo l'espressione del Boss si mette
subito all'erta.
“E invece io
credo proprio di volerlo
sapere”
“Ok feccia. Vai alla scrivania, c'è
una busta da lettere nel primo cassetto, prendila e guarda cosa
c'è
dentro.”
Squalo, un po' perplesso,
fa come gli è
stato detto. Sta cominciando a chiedersi cosa possa c'entrare quella
busta quando vede che contiene una fotografia; la tira fuori e per
poco non gli cade di mano: lì, ritratto in tutto il suo
imbarazzante
fulgore, nudo e dentro una tinozza, c'è sé stesso
medesimo,
immerso in un liquido non meglio definito dal colore rossastro.
“Avevate usato
anche del vino,
giusto? Ricordo un certo qual odore di cantinaccia”
Squalo sta per mettersi a inveire, ma
non sa bene contro chi: Xanxus o il piccolo, lurido, bastardo infame
che non ha rispettato l'affare?
Nell'indecisione è lì a bocca aperta
senza che esca alcun suono, tra lo stupito e l'incavolato.
“Sai, forse con
la tua misera
mazzetta non sei riuscito a comprare proprio tutte tutte le
foto incriminate.”
Un solo grido risuona nella
villa dei
Varia:
“MAMMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOON!”
Oh, qual delicata sveglia per i suoi
abitanti.