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Autore: RiceGrain    04/03/2011    0 recensioni
Raccolta di shots ispirate alle canzoni dei Libertines.
Un omaggio puro e semplice alla magia di quei poeti che ormai si sono presi il mio cuore, insieme a svariate altre cose, e probabilmente non me lo restituiranno più.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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what a waster
http://fc03.deviantart.net/fs47/i/2009/186/8/4/what_a_waster__by_nasty_autumn.jpg



Tu.
Tu con i capelli neri. Neri e blu. Blu come le fila di quel destino che hai abbandonato troppo presto.
Perchè di quelle come te  ne  è pieno il mondo, ma  occhi grandi come i tuoi è difficile trovarne.
Perchè tu,  tu avresti potuto  essere un sacco di cose.
E perchè alla fine, non sei stata niente di niente.

Giri per strada , e ti fermi a raccogliere sassi che poi porterai a casa e che tieni in un barattolo accanto al letto solo perchè per ogni sasso che tieni con te, è un pezzo di Londra che hai portato via agli altri.
Perchè tu Londra la sognavi di notte. E di giorno. Eri convinta che prima o poi saresti  arrivata lì dove tutti ti avevano sempre detto non saresti  arrivata mai e perciò cammini per strada e te ne freghi degli sguardi della gente che mai e poi mai capirà la tua  anima da ascoltatrice del vento.

E poi cosa ti è accaduto? Proprio  a te, a te che ridevi guardando le foglie staccarsi dagli alberi. A te che sussurravi alle farfalle.
A te, amica della pioggia.

Quella pioggia che adesso  arriva a bagnare  le ferite che ti sei fatta da sola.
Non si perdona facilmente e tu dovresti saperlo.  Che la città è così. E' dura.  Ed è imparziale.
E tu sei lì, proprio lì in quell'angolo di strada dove ti hanno rincorsa e dove hai deciso di non voler essere nient'altro che un corpo  da svendere.

E' lì che lui ti ha trovata, nuda e  sorridente. Sorridente di tristezza.
"Guarda" , gli hai detto, "sono ricca" .
E  avrebbe solo voluto prenderti a pugni. Ma ti ha dato la sua giacca, invece.
E di quei soldi, di quelle quattro banconote che stringevi in mano,  avrebbe voluto  farne coriandoli e gettarli nel fiume.

Ti ha riaccompagnata a casa e  tu ridevi, ridevi e ridevi.
Ma non c'era felicità in quella risata.
Avevi gli occhi spenti e di quei soldi poi, che cosa ne hai fatto?

Rumore di  passi affrettati per le scale e di risate ubriache.
E le urla di Steve di farla finita che è tardi e "Io ho un cazzo di lavoro, stronzi!"
E tu,  tu neanche te ne  accorgevi di tutto ciò che stavi sprecando.
Della vita che ti scorreva fra le mani, quelle mani grandi. Troppo grandi per  una ragazzina come te.

"Il vento lo voglio dentro di me"  seduta a gambe incrociate sul pavimento, fra gli schizzi di pittura e  le chitarre scordate.
"Qui" e ti indicavi il cuore.
E lui allora  smetteva di dipingere il sole e ti baciava.
Là fra gli spartiti gettati via come pezzi di anima  malandata, fra le coperte  bucherellate e il profumo di Camden Road.

Aprivi gli occhi e sorridevi.
La mattina, tu sorridevi.
Prendevi il tuo diario e scrivevi, scrivevi. E sorridevi.
"Cosa scrivi?" ti chiedeva.
"I miei sogni. Se li scrivo, si avverano."  
Seduta fra le lenzuola,  una pagina strappata.
E nel riflesso dei tuoi occhi si vedeva che tu il vento l'avresti catturato un giorno.

Ma hai sprecato tutto.
Hai fottutamente sprecato tutto.

Tu eri una di quelle che poteva avere il mondo ai suoi piedi.
E l'universo probabilmente, se solo l'avessi voluto.
Tu, che  dentro le pagine d'inchiostro ci avevi racchiuso la tua essenza effimera.
Tu che  potevi saltare da Joyce ai fumetti con una velocità impressionante  e lasciavi tutti quanti spiazzati con la sola forza del tuo sguardo.
Tu, tu che eri grande.

E lui, lui l'hai lasciato indietro.
Hai sprecato tutto ciò che potevi avere e l'hai lasciato indietro.
Lui voleva sapere, davvero lo voleva,  dov'è che avessi tanta fretta di andare.
Dove volevi arrivare? Dove?

E adesso che ti sei fottuta con le tue stesse mani, di quei soldi che cosa ne hai fatto?
Adesso che hai sprecato , che hai rovinato, che hai gettato al vento l'infinità del tuo essere per farlo ridurre a brandelli da quella polverina bianca, adesso dimmi perchè?
Perchè l'hai fatto?

Dentro al tuo naso.
Sì , insieme al  profumo di Londra e di pittura.
E all'improvviso non ci sei stata più.
E nel tuo libro delle rivelazioni, dimmi, c'era un capitolo su come comportarsi quando la vita ti muore in mano?

Lui non ti amava.
E tu lo sapevi.
Non ti amava nella maniera convenzionale del termine.
Ma ti amava lo stesso.
E tu sapevi anche questo.

Lui sapeva che insieme avreste potuto farcela ad uscire  dalla spirale di paura.
Ma tu non volevi.
Tu avevi già rinunciato.
E lui era debole.

E quella mattina nei tuoi occhi c'era terrore.
Alla porta solo 3 colpi e  tu avresti voluto scomparire.
"Chi è?"
"Salvami. Salvami."
"Da cosa?"
"Da domani."

La mano sul braccio e lui si era girato  a guardarti.
"Vado ad aprire."
"Non farlo." e di nuovo il terrore negli occhi.
Le lenzuola scivolate sul pavimento e i suoi piedi scalzi sulla moquette polverosa.
"Salvami da domani."
E lui ti aveva guardato, tu e lo smalto rovinato delle tue unghie.
Cosa volevi fare? Grattarti via anche l'anima insieme  a quelle gocce di nero pece?

Forse si era stancato.
Di te e del tuo ineffabile mutare.
Un giorno allegra come il sole, quello successivo scura come il mare in tempesta.
Oggi padrona dell'aria. Domani schiava della cocaina.

Aveva aperto la porta e l'uomo  era entrato come un fulmine.
"Dov'è quella puttana?"
E tu eri rimasta sdraiata a fissare il soffitto.
Che ti chiamasse pure puttana. O sgualdrina.
"Dov'è quella lurida drogata del cazzo?"
Anche quello andava bene.
In fondo  era solo ciò che eri.


"Salvami, salvami" continuavi a ripetere, mentre lui ti guardava impassibile dalla soglia.
"Dove li hai messi i soldi, eh?" l'uomo aveva gli occhi spiritati e tu avevi paura.
Paura di assomigliargli.
Eppure non riuscivi a fare altrimenti.

Cassetti aperti e ante di armadi spalancati.
Magliette gettate alla rinfusa e odore di vecchi ricordi calpestati da mani sporche.
"Adesso basta. Vattene." aveva detto lui, le braccia incrociate e gli occhi fissi su di te.

Hai sprecato tutto.
Tutto.

"Non ce li ho, i soldi."

I secondi avevano smesso di passare .
Per tutti quanti.
Per  lui che  voleva salvarti.
Per  l'uomo che  si era voltato a guardarti.
E per te.
Che avevi  deciso  di morire.

"Una  puttana come te, come fa a non averceli i soldi?"

L'uomo  aveva il sorriso stampato sulle labbra.
Un sorriso cattivo.
Un sorriso  da nemico delle fiabe.

E di nuovo le lacrime.
Dappertutto.
E la pioggia.
E lui e te.

E le grida.
E i pianti.

E i passi.
E  il rumore di biancheria strappata.

E l'odore ferroso del sangue.
E i cazzotti.

E la signora del piano di sotto che  urlava.
E di nuovo passi per le scale, passi affrettati di chi non può aspettare oltre perchè ha la violenza davanti agli occhi.

"Basta!"  ma nessuno ti ascoltava.
E  dove l'uomo ti ha toccato, la vestaglia è strappata.

I tuoi sogni non ci sono più.
Il libro che tenevi accanto al letto non ha più fogli.
E' solo una copertina vecchia e rovinata adesso.

"Torna dentro" ti ha gridato lui, ma tu non l'hai ascoltato.
Forse non esistevi già più.

Sei fuggita via  e lui  è rimasto da solo a combattere la vostra battaglia.
Una battaglia che tu avevi già perso in partenza perchè non ci hai nemmeno provato.
Altrimenti avresti vinto.

E adesso  sei lì, a marcire ad Highgate.
Una lapide senza nome e qualche fiore appassito.
Lui ti ha dimenticata.
E' andato avanti.

E tu sei rimasta ferma.
Un dipinto incompleto, una canzone mai terminata, una passeggiata interrotta.
Una poesia sussurrata e cancellata.

Avrest i potuto essere un sacco di cose e alla fine,
non sei stata niente di niente.


Beh, che dire?
In realtà c'è ben poco da dire. Ascoltavo What a Waster dei Libertines, e tutto è venuto fuori da solo.
Più o meno.
In realtà mi sono lasciata ispirare da un frammento di vita vissuta dei Libertini.
Un tempo pare avessero convissuto con una prostituta -senza nome- cocainomane e via dicendo.
Tutto il resto è frutto della mia testolina sconclusionata :)

Xx















   
 
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