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Autore: ivi87    05/03/2011    6 recensioni
Dopo la conclusione della serie Harm è a Londra senza Mac e con l'aiuto di Booth e Bones risolverà l'ennesimo caso e forse anche i suoi problemi d'amore...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono.


COUPLES

 

# PROLOGO - London

Londra si vede proprio bene dal mio ufficio. La skyline mi lascia sempre senza fiato.

Peccato che non riesca proprio a godermela questa città. Sono passati otto mesi ormai, ma non c’è verso che io mi ambienti. I ricordi mi affliggono, la malinconia mi assale. Se almeno ci fosse Bud qui con me, riuscirebbe a strapparmi un sorriso.

Se almeno ci fosse lei…

Il tenente Stevens sta bussando da qualche minuto allo stipite della porta. Me ne accorgo solo ora. Le dico di entrare e lei per prima cosa mi chiede se mi sento bene; come fa ogni giorno da quando sono arrivato qui. Del resto io non mi sforzo minimamente di risultare meno… apatico? Si, è l’unico termine che mi viene in mente.

No che non sto bene, per niente. Ma a lei rispondo che è tutto a posto. Mi lascia diversi file sulla scrivania, spiegandomi sommariamente di cosa si tratta, ma ahimè non sento nulla se non le risate dei figli di Bud che risuonano nella mia testa. Soprattutto quella di Aj. Il primogenito dei Roberts è quello a cui sono più legato, sarei dovuto essere uno zio più presente… se potessi tornare indietro cambierei molte cose, anche le più piccole, le farei diversamente. Avrei potuto portarlo al parco di tanto in tanto per esempio. Come padrino ho fatto decisamente pena.

Un’immagine di Harriett con il piccolo in braccio mi torna in mente “Lui adora lo zio Harm…lo zio Harm e la zia Mac sono i suoi zietti preferiti” mi disse una volta.

Già la zia Mac, come non adorarla? No, dai Rabb riprenditi. Non posso pensare a lei adesso. Solo pensando ai miei amici non ho notato che sono di nuovo in ufficio da solo, figuriamoci se penso a lei! No, apri questi file e dai loro una bella occhiata, mi dico, senza troppo successo però. Dopo neanche qualche minuto sento un brusio provenire dal corridoio. So benissimo di cosa si tratta. E so anche che è solo colpa mia. Ma non riesco svegliarmi da questo mio torpore, Washington mi manca troppo, il Jag mi manca troppo. Ora dirigo uno staff tutto mio ma non ho nessuno amico, nessuno con qui chiacchierare, bere un caffè. Qualcuno dell’ufficio ha provato a invitarmi a prendere un aperitivo una volta, ma gli ho risposto così male che da allora nessuno mi rivolge più la parola se non per lavoro. Senza contare le volte che mi beccano a fissare il vuoto o a sospirare sconsolato. E dire che un ruolo come il mio lo sognerebbe qualunque ufficiale con un po’ di cervello. Così da un po’ di tempo ho notato sguardi complici tra il personale, risolini e, come adesso, un leggero brusio fuori dal mio ufficio. Spettegolano su di me e direi che fanno bene. Chi lo vorrebbe un capo così?

Immagino che dovrei uscire a rimproverarli, a rimetterli in riga, ma non lo faccio.

Mac li bacchetterebbe a dovere! Penso divertito. Ma forse lei non ne avrebbe bisogno, sicuramente è riuscita a creare un clima favorevole per un buon rapporto lavorativo. Lei sarà sicuramente andata avanti per la sua strada e io sto qui bloccato in questo limbo! Mi dispiace, ma non è ancora tempo per me di andare avanti. Forse un giorno  sarò pronto e quel giorno farò una lavata di capo a tutti i miei sottoposti. Ma non ora. Proseguo la lettura dei file sperando di finire al più presto. Ho bisogno di andare in palestra, è l’unico modo per scaricarmi un po’!

Dopo circa un’ora decido che è tempo di andarmene da qui. In fondo sono il capo adesso, e non ho un orario di lavoro fisso. Per ora l’unico lato positivo di questo incarico è che posso andare e venire quando voglio. Di norma resto fino a tardi, per impedirmi di pensare e per non restare a casa da solo, quasi mi devono sbattere fuori a calci! Ma questa settimana è cominciata proprio male. Sono giorni ormai che nemmeno il lavoro cancella il ricordo dei miei amici dai miei pensieri. E ogni volta che penso a loro inevitabilmente penso a lei. Il guaio è che penso a lei anche guardando una cabina telefonica, ormai!

Perciò ho deciso, oggi esco prima e mi rintano in palestra. Alla Stevens verrà un colpo. Raduno le mie cose, ficco tutto malamente nella mia cartella e esco dal mio ufficio a mò di razzo. Non resisto un attimo di più, ho l’impressione che le pareti mi si accartoccino addosso. Fuori dalla porta trovo il tenente Stevens che mi fissa a bocca aperta. Sta per dire qualcosa ma io glielo impedisco precedendola. Le auguro un buon lavoro e una buona serata e sparisco dalla sua vista. Entro in ascensore e dopo neanche dieci secondi lo percepisco nuovamente. Un leggero brusio mi arriva da dietro le porte e non posso impedirmi si sogghignare.

NOTE DELL'AUTRICE: spero proprio che questa ff vi piaccia perchè mi sta davvero a cuore! 

Amo alla follia Harm e Mac ma ho pensato di scrivere qualcosa solo dal punto di vista del ns bel capitano... e perchè non affiancargli Booth e Bones!! mi fanno morire dal ridere insieme.. Buona lettura a tutti!! XD 

p.s. ah, per dovere di cronaca...non è che odio gli inglesi eh, mi serviva solo un pò di antipatia ai fini narrativi.. XD

   
 
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