Oh, Mr. Magazine
I never wrote one single thing for you
ACT 1.
Parte I
William Beckett’s blog
16 April 2008
Keep your mouth shut when I’m
drunk. I hate the person I become
when you’re not around.
I like me better when we talk it all over. If there was ever
a time I
needed you, its right now.
I believe in a long-winded mind. Most nights I putter out
like an
over-worked, under oiled engine,
staring at a quivering candle, consciousness fading, as I slowly float
to
sleep.
My distorted reality paints a wonderfully deranged pattern.
Doubt does strange things to people like us. We hold each
other tighter
now that the news is in.
You’re learning to live alone in a home full of
holes with two good
reasons to find hope.
One of these days I’ll unwind this watch and live for you and
you alone.
***
“Non
ci credo, non ci posso davvero credere!”
Sentii
senza alcuna difficoltà le urla di Adam
dalla cucina: non era esattamente una persona tranquilla e moderata
quando
c’era qualcosa che lo faceva uscire dai gangheri.
Ripensandoci, forse non era
una persona moderata e tranquilla. E basta.
Finsi
comunque di non aver captato nulla,
continuando a spulciare la mia casella email.
Ma tra
le fantastiche
qualità di Adam c’era anche una nota ed
inguaribile testardaggine.
Nel
giro di trenta secondi
era già nella mia stanza.
Lasciò
cadere con ben poca gentilezza un giornale
sopra la mia tastiera, bloccando così la mia occupazione.
“L’ha
fatto di nuovo!” esclamò, le braccia
incrociate al petto ed un tono assolutamente sconvolto ad increspargli
la voce.
Gli
lanciai un’occhiata obliqua, sospirando: “Cosa
diamine hai, si può sapere?”
Lui
non rispose: si limitò a sbuffare con più foga
e ad indicare la rivista abbandonata sulla tastiera del mio laptop.
Seguii
con lo sguardo le sue dita, fino ad
incrociare quasi per sbaglio la foto di un ragazzo dai capelli castani
lunghi
ben sotto l’orecchio, la bocca spalancata in una buffa
espressione e un
microfono tra le mani.
Mi
ritrovai ad arrossire mio malgrado, cercando di
non prestare troppa attenzione ai particolari di quello scatto riuscito
veramente male. Mi concentrai invece
sul
titolo a caratteri cubitali che sovrastava la suddetta foto.
Open
mouth
Ovvero,
quando Beckett imparerà che mostrare il suo apparato
digerente non significa
cantare
Le mie
sopracciglia si piegarono inevitabilmente
verso l’alto, mentre i miei occhi scivolavano
involontariamente verso l’inizio
dell’articolo.
Bastarono
un paio di righe per farmi gettare la
rivista da un lato.
Okay,
non era stato il migliore concerto di tutti i
tempi. Mike aveva la febbre, ma aveva voluto suonare comunque,
imbottito di
farmaci. Andy era giù di corda per problemi con la sua
ragazza e la mia
voce…beh, in effetti aveva faticato abbastanza ad uscire.
Forse qualche stupido
germe aveva infettato anche me.
Ma non
c’era bisogno di essere così velenosi e
antipatici.
Sbuffai,
tornando a mettere le mani sul mio
computer.
“Non
sei infuriato?” Adam mi interruppe di nuovo,
scrollandomi per una spalla.
“Certo,
Sisky” annuii, senza dargli eccessivamente
retta.
Lui mi
squadrò dall’alto in basso, incrociando le
braccia al petto: “Non sembri infuriato”
“Lo
sono, ti assicuro” sospirai, massaggiandomi le
tempie “Solo, non ho voglia di sprecare energie”
Adam
si accomodò con poca grazia sulla sedia di
fianco alla mia: evidentemente aveva appena deciso che non
c’era nulla di più
interessante da fare che importunare il sottoscritto. Alle volte era
proprio un
bambino.
“Sai
chi l’ha scritto?”
Chi
l’aveva scritto? Certo che lo sapevo. E non
avevo nemmeno avuto bisogno di sbirciare il nome in fondo
all’articolo.
“Sì…”
“E
non sei arrabbiato?” tornò di nuovo a ripetere,
piegandosi in avanti, cercando di inchiodare il mio sguardo
“Eh? EH?”
Spalancai
le palpebre, spingendolo lontano: “Ma
perché sei così pressante oggi? Neanche avesse
parlato male di te in quello
stupido articolo! Mi sembra che quello infamato sia soltanto
io…”
Adam
scosse con vigore la testa, mordicchiandosi
un’unghia: “Siamo nominati anche noi, e non con
belle parole” aggiunse,
sbattendomi di nuovo davanti al naso il giornale “Leggi
meglio!”
Mi
rimisi a sbirciare senza troppo entusiasmo
l’articolo, giusto per accontentarlo: dopo una serie di
commenti poco carini
sul mio conto, raggiunsi quelle tre righe che erano state riservate ai
miei
compagni. Siska aveva ragione, nessuno era stato risparmiato dalla sua
penna
acuminata, a parte Mike: lei aveva sempre avuto un debole per Mike.
Non
potei fare a meno di trattenermi dal
ridacchiare quando arrivai alla parte in cui il povero Adam era
ricordato per i
suoi ‘urletti da cagnolina in calore’.
“Spero
che tu non stia ridendo per ciò che penso”
Sisky mi lanciò la migliore delle sue occhiate omicide, a
cui risposi con il
mio migliore sorriso angelico.
“Assolutamente
no, mia piccola Puppy”
Lui si
alzò in piedi, per lanciarsi sul mio letto
un tempo rifatto: “Senta, signor Orango Tango, non mi sembra
nella posizione
per prendere per il culo…”
Sbuffai,
girando sulla mia sedia: “Ahh, che noia.
Sta iniziando a diventare ripetitiva, non pensi? Questa
l’aveva già usata…”
“E
tu non pensi sia ora di farle un discorsetto?”
mi interrogò il bassista, molleggiandosi senza ritegno sul
mio materasso.
“No”
bofonchiai, cercando di riportare la mia
attenzione su un messaggio che stavo cercando di aprire da
mezz’ora, come
minimo.
“Vuoi
farti infamare in questo modo, senza nemmeno
ribattere?” mi pungolò lui, giocando il tasto
dell’orgoglio.
Sospirai,
chiudendo definitivamente il browser web,
sconfitto: “Lo sai che è inutile. Sono cinque anni
che provo a ribattere. E non
ho ancora ottenuto un bel nulla. Perché non ci parli
tu?” proposi, con una
scrollata di spalle.
Adam
mi guardò con un’espressione schifata e
terrorizzata insieme, come se mi avesse appena visto ingoiare un
serpente o
qualcosa del genere: “Eh? No”
“Perché
no?” gli chiesi, inarcando le sopracciglia.
Lui
incrociò le braccia al petto, in cerca di una
risposta: “Perchè no” concluse infine,
con la maturità dei suoi vent’anni.
Sorrisi
appena sotto i baffi: il sospetto che Adam
avesse una paura fottuta dell’Arpia era sempre più
fondato. Era sempre stato
così, sin dal liceo.
“Devi
chiamarla, Bilvy”
“E
se non ne avessi nessuna voglia?” brontolai,
alzando gli occhi al cielo “Non possiamo semplicemente
lasciar correre? Tanto
qualche fan si lamenterà presto e lei avrà
già altre magagne da affrontare”
In
tutta risposta, Sisky prese il mio cellulare dal
comodino e me lo lanciò addosso. Se i miei riflessi non
fossero stati
abbastanza pronti, avrei dovuto pensare a che modello di telefono
comprare.
“Ma
sei idiota?”
“Chiamala”
Non
ho idea in realtà se ci sia
qualcuno interessato ad una storia sugli Academy, ma William Beckett
è la mia
ultima Sbandata con la SSSS maiuscola XD
E
naturalmente non ho potuto fare a
meno di scrivere su di lui.
Naturalmente
può essere letta anche da
chi non li conosce, anche se suggerisco vivamente di ascoltare qualcosa
=)
DISCLAIMER:
Naturalmente non posseggo
nessuno dei personaggi qui citati (a parte la mia piccola Tess) e non
li voglio
offendere in alcun modo.
Anche
tutte le entry del blog sono
farina del sacco di William *_* I diritti a lui u.u
E
il titolo è dalla canzone Black
Mamba, degli Academy.
I
commenti sono sempre accetti =)
Anzi, mi rendono davvero superfelice =)