Autore: Franci;;
Titolo: Painless
Rating: Arancione
Categoria: Drammatico,
Sentimentale
Avvertimenti: Si
trattano temi di violenze fisiche\psicologiche ... Temi
piuttosto toccanti!
Personaggi: Aaron
Hotchner, Jack Hotchner
Disclaimer: I
personaggi non mi appartengono, sono di Jeff Davis. Criminal minds
appartiene
alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
painless
Come
αffrontiαmo il dolore dipende dα Noi.
Ci αnestetizziαmo, lo
αccettiαmo,
lo
elαboriαmo, lo ignoriαmo.
E
il mαssimo cui possiαmo
αspirαre
è,
che un giorno,
αvremo lα Fortunα di
Dimenticαre.
{Grey’s
Anatomy
Sento
delle urla al piano di sotto, qualcosa che si rompe …
Probabilmente dei piatti.
“Non sei
capace di fare niente!”.
“Ti prego …” singhiozza una donna. Parte
uno schiaffo.
Riesco a
sentirlo da qui. Non oso immaginare il dolore che deve provare in
questo
momento.
“Ho paura” sussurra un bambino di tre anni al mio
fianco. Si stringe di più a
me. Gli accarezzo i capelli cercando di confortarlo al mio meglio.
Annuisco e gli dico di stare tranquillo.
Cautamente
mi avvicino alla porta per cercare la chiave che non
c’è più.
Dannazione!
L’avevo nascosta bene, in modo che lui non me la portasse via
di nuovo.
Sento il
cuore battere all’impazzata. Osservo il bambino speranzoso.
Si fida di me.
Trema leggermente per la paura.
Non posso
lasciare che gli faccia del male, non a lui.
Dei passi
minacciosi si avvicinano.
Anche io
ho paura, ma devo proteggerlo.
“Nasconditi sotto il letto, presto” gli dico mentre
io mi metto davanti alla
porta, cercando di non farlo entrare, cercando di bloccarlo.
“Apri questa cazzo di porta!” urla l’uomo.
Trattengo
a malapena le lacrime.
Viene dato un calcio alla porta ed io non riesco più a
tenerla chiusa.
Si
avvicina a me, con aria minacciosa. Gli occhi
sono rossi, sembrano iniettati di sangue.
Mi guarda sprezzante, afferrandomi per un polso.
“Che diavolo pensavi di fare, eh?”.
“Niente” dico, abbassando lo sguardo.
“Niente?!”
mi tira uno schiaffo che mi fa cadere a terra. Cerco di tenerlo lontano
da me,
ma non sono abbastanza forte. Mi tira su, afferrandomi per i capelli,
tirandomi
una gomitata allo stomaco, che mi fa piegare in due.
Non riesco
più a trattenere le lacrime dal dolore. So che non dovrei
piangere, che se lo
faccio lui si arrabbia ancora di più, ma fa male.
Come
previsto, si accanisce ancor più su di me, ed io non posso
far altro che
sopportare. Almeno non se l’è presa con il
più piccolo, penso. Spero solo che
abbia chiuso gli occhi e si sia coperto le orecchie. Non voglio che mio
fratello veda …
Mi
risveglio di soprassalto, con le coperte scomposte. Ho il respiro
affannato, il
cuore che batte veloce.
Sospiro,
mettendomi seduto e prendendomi le mani tra i capelli.
Di nuovo
quell’incubo … Incubo che non è altro
che un ricordo.
Oggi è il
20 marzo, il giorno in cui mio padre è morto anni fa, quando
avevo 16 anni. È
un tempo lontano, una vita passata e dimenticata.
Il telefono squilla.
Con poca
voglia lo afferro. Spero solo che non ci sia un caso. Oggi non ce la
farei.
“Aaron” sento una voce familiare
dall’altro capo del telefono.
“Ciao Sean”. Ci
sentiamo raramente, e le
volte in cui ci vediamo si possono contare sulle dita di una mano.
“Non sei venuto” mi dice con tono leggermente
critico.
“Scusami. Non sono a casa. Sono in Canada, mi sto occupando
di un caso” mento.
“Ah.” Mi risponde deluso.
Non ho voluto andare, semplicemente. Trovarmi davanti alla lapide di
mio padre
e fingermi dispiaciuto per la sua morte, sarebbe stata una presa in
giro.
Mi
ricordo ancora il giorno del suo funerale. Ero vestito in giacca e
cravatta, un
completo che mi dava fastidio e che non volevo affatto indossare. Sean
era
anch’esso vestito allo stesso modo.
Aveva sei
anni, io dieci in più.
Lui piangeva, spaventato e confuso dalla situazione, io no.
Ero
impassibile. Non ho provato, nemmeno per un minuto, tristezza. Non
potevo
provarla. L’uomo nero, colui che mi perseguitava se
n’era andato. Non piansi
nemmeno quando dovetti gettare una rosa sulla sua bara. Ero felice che un cancro se lo fosse portato
via. Aveva avuto quello che meritava.
Quella sera, riuscii a dormire sonni tranquilli. Non dovetti
più preoccuparmi
se la porta era chiusa a chiave, se Sean stesse dormendo. Da quella
sera in
poi, non avrei più avuto lividi ovunque.
“Mi dispiace” altra bugia.
Sean non si ricorda di tutti questi momenti. Credo che la sua mente lo
stia
proteggendo, cancellandogli i ricordi. È un semplice
meccanismo di difesa, semplice
ma efficace. Perché in me, questo meccanismo non si
è attivato? Gli eventi
traumatici vengono rimossi.
Lui non ricorda di quando nostro padre arrivava in camera nostra ed io
mi
facevo picchiare per proteggerlo. Non ricorda di quando, tutte le sere,
spaventato,
piangeva dopo aver sentito le urla dei nostri genitori.
Gli ho
mentito su tutto. Ho raccontato che nostro padre era un uomo favoloso,
un padre
modello, un eroe.
Sono un gran bugiardo, ma ho dovuto esserlo. Ancora una volta, per
proteggerlo.
“Ora devo andare” mi dice lui “Ciao,
Aaron. Ci vedremo per il prossimo
Natale?”.
“Lo spero”.
“D’accordo. Ti voglio bene”.
“Anche io, Sean”.
Poi chiudo la conversazione, riponendo il cellulare sul comodino. Mi
alzo,
andandomi a fare una doccia. Ne ho un disperato bisogno.
Rimango a
lungo sotto il getto caldo e penso.
Nessuno sapeva che mio padre era un alcolizzato.
Nessuno sapeva che avevo avuto un’infanzia tremenda,
paragonabile a quella di
un futuro serial killer. Ricordo il caso di qualche anno fa, quando un
SI aveva
tentato di uccidermi ed io mi ero lasciato sfuggire un dettaglio di
troppo.
“Hai fatto agli
altri quello che tu hai subito,
quando si cresce in un ambiente simile, in un'atmosfera violenta,
brutale, non
è strano che qualcuno da adulto diventi un assassino."
dissi
"Qualcuno?" chiese il
serial killer,
guardandomi stupito.
“Che cosa?"
"Hai detto che qualcuno
finisce per diventare
un assassino..."
Lo guardai negli occhi, e sospirai.
"...e qualcuno finisce per
dargli la
caccia." Avevo detto per poi allontanarmi.
Era
l’unico a cui aveva lasciato intendere che mio padre era un
violento. Avevo
rivelato il mio unico segreto.
Avevo deciso di dare la caccia ai serial killer a causa sia. Avrei
potuto
trasformarmi in un mostro, in un assassino, ma non potevo, non volevo
…
La mia
mente mi riporta a galla altri ricordi che credevo aver dimenticato,
che avrei
voluto cancellare.
Erano le
due di notte e in casa tutti dormivano. Sean, accanto a me, mormorava
qualcosa
nel sonno.
Io ero
rimasto sveglio, come sempre, temendo il suo ritorno.
Sperai
che fosse così ubriaco da svenire sul divano in salotto, ma
purtroppo non fu
così.
Ritornò a
casa, sbattendo la porta. Sentì i suoi passi avvicinarsi
verso camera mia e di
mio fratello.
Chiusi
gli occhi, fingendo di dormire, sperando che se ne andasse, che mi
lasciasse in
pace.
La porta
si aprì lentamente, ed io cominciai a tremare.
“Aaron, so che sei sveglio” mi sussurrò
mio padre. Mi irrigidì. Non ero bravo a
fingere.
Aprii gli occhi, ritrovandomelo davanti.
“Vattene” trovai il coraggio di dire. Non so dove
trovai la forza per
pronunciare quella frase … Forse perché sapevo
che, quella sera, qualcosa era
diverso …
“Come hai detto?” chiese alterato, afferrandomi per
la maglia del pigiama che
indossavo. Cercai di affrontarlo, di continuare a guardarlo. Volevo
essere
forte, non volevo avere paura.
Ricordo benissimo che il sguardo cambiò. Alzò una
mano, ed io convinto che
volesse picchiarmi, e mi ritrassi subito. Ma non fu così. Mi
sfiorò la guancia,
in modo delicato …. Ma non era un gesto che un padre farebbe
al proprio figlio
… Era un gesto disgustoso.
Ricordo che mi paralizzai, mentre lui continuava a toccarmi. Ero
spaventato,
confuso. Non sapevo che cosa stesse facendo, ma ricordo che il mio
cervello mi inviò
segnali di pericolo.
Trovai la forza di tirargli un calcio che gli fece sanguinare il naso.
Lui,
ovviamente, si arrabbiò e mi picchiò, mi
picchiò fino a quando aveva forza.
Ricordo che non versai una lacrima. Era molto meglio che mi avesse
picchiato
confronto a quello che mi avrebbe voluto e potuto fare.
Quella fu
l’ultima volta che mio padre provò ad abusare di
me.
Ma un bambino non dovrebbe essere sollevato dal fatto che il proprio
padre
l’avesse massacrato, rischiando di rompergli le costole.
Un bambino dovrebbe essere felice perché il proprio padre ti
ha preso quel
giocattolo, il tuo preferito, piuttosto che un altro …. Un
bambino dovrebbe
essere felice perché quel giorno tuo padre, tornando a casa,
ti ha portato un
gelato per merenda …
Un
bambino non dovrebbe mai provare sollievo per una cosa simile.
Un bambino non dovrebbe aver paura di chiudere gli occhi.
Un
bambino non dovrebbe essere terrorizzato all’idea di tornare
a casa.
Un bambino non dovrebbe essere felice al funerale del proprio padre.
Pieno di questi brutti pensieri, esco dalla doccia, indossando una
maglia a
maniche corte e dei pantaloni.
Sospiro. Ho
un rapporto da compilare.
Mi armo
di pazienza, accendendo il computer che ha come sfondo una foto mia e
di Jack
scattata quando eravamo in vacanza un anno fa.
Comincio
a digitare sulla
tastiera velocemente, cercando di essere il più dettagliato
e preciso possibile
… Quando rialzo la testa dal monitor, è
mezzogiorno. Ricontrollo velocemente,
assicurandomi che non ci siano errori di battitura o qualche
espressione da
correggere, ma è tutto esatto. Stampo il rapporto e lo
ritiro nel fascicolo del
caso che poso sulla mia scrivania.
Qualche minuto dopo, sento suonare alla porta. Sorrido e vado ad aprire.
Jack è di fronte a me, per mano alla zia. Appena mi vede, si
illumina e mi
corre incontro, abbracciandomi e stringendomi forte.
“Papino!”
“Ehi piccolo” gli sorrido, prendendolo in braccio
“Ti sei divertito con la zia
e i cugini?”.
“Sì,
tanto .. Però …”.
Assumo un’espressione leggermente preoccupata
“Però?”
“Mi
mancavi, papà”
Il mio
cuore si riempie di gioia. È grazie a mio figlio che riesco
a non pensare
costantemente alla mia infanzia terribile, è grazie a mio
figlio che sono
riuscito a dimenticare …
Io non lo
sfiorerei mai, nemmeno con un dito … Non gli farei mai del
male, nemmeno se mi
chiedessero di farlo con una pistola puntata contro.
Io darei
la vita per Jack.
Come si
può fare una cosa del genere al proprio figlio?
Come ha
potuto mio padre farmi questo per tutti quegli anni?
“Anche tu mi sei mancato, Jack”.
“Mi vuoi bene, papi?”
“Certo
che sì” dico scompigliandogli i capelli.
“Un bene grande come il mondo?”.
Gli sorrido, guardandolo negli occhi, dello stesso colore dei miei
“Ti voglio
un bene grande come l’universo”.
“Ma l’universo è infinito”
replica prontamente lui.
“Infatti io ti voglio un bene infinito”.
Lui mi
stringe la mano, stringendosi a me “Sei il papà
più migliore del mondo!”
Sorrido
per quell’affermazione imperfetta, ma bellissima. Mio figlio
mi considera un
padre fantastico ed io ne sono orgoglioso. Sono riuscito a essere
diverso dall’uomo
che mi tormentava quando ero piccolo. Sono riuscito a sconfiggere
l’uomo nero,
dei miei incubi.
La mia paura più grande era proprio quella di non essere un
buon padre, ma ora,
mio figlio mi ha gatto passare ogni dubbio. È grazie a lui
che ora, riesco a
fare sogni tranquilli, è grazie a lui che ora sono senza
dolore.
“Sono
orgoglioso di te, Jack”.
“Per cosa?” mi chiede confuso.
“Per tutto”.
So che
non capisce la frase che gli ho appena detto, ma mi sorride raggiante,
stringendosi a me.
Sento il
suo piccolo cuore battere tranquillo e regolare. Si fida di me, sa che
lo
proteggerò.
Il sole splende alto nel cielo.
Finalmente,
posso dimenticare.
Finalmente, tutto volge per il meglio.
Note Autrice: One shot che
mi è venuta in mente
ricordando l’episodio 1x08 “Natural born
killer”.
Da quest’episodio, la mia mente ha prodotto questo.
Parla
dell’infanzia di Hotch, che, ovviamente, è stata
tutt’altro che un’infanzia
bella e felice.
Infine,
vediamo Aaron insieme a Jack ^^
E’ stata
dura, per me, scrivere queste cose su Aaron …
Spero
solo che vi sia piaciuta!
Ho fatto
molta fatica a scrivere un finale adeguato … E comunque
questo non mi convince
più di tanto.
Grazie a tutti per la lettura! Spero che lascerete un commento! ^^
Ps. So che la frase Sei
il papà più migliore del mondo, in
italiano non è corretta, ma ho voluto scriverla per
adeguarla ad un linguaggio che userebbe un bambino di circa 4 anni xD