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Autore: Scarcy90    06/03/2011    38 recensioni
Sequel de "Il Figlio della Prof"
La mia vita? Un’eterna e incontrollabile serie di eventi catastrofici. Odio il mio Liceo, odio il fatto di essere sfortunata, odio la maggior parte dei miei professori, e fino a poco tempo fa odiavo i due ragazzi più popolari della scuola. Il mio odio per loro è venuto a mancare quando sono diventata la migliore amica del più bello e la fidanzata segreta del più stupido. Li odiavo così tanto che alla fine non ho potuto fare a meno di avvicinarmi a loro per riuscire a conoscerli, anche se la maggior parte della conoscenza è avvenuta contro la mia volontà. Il mio ragazzo, inoltre, è anche il figlio della mia professoressa di scienze. Questo è il motivo della segretezza della nostra relazione. Che cosa accadrebbe se la professoressa che mi detesta di più scoprisse che il suo adorato, unico e intelligente figlioletto ha finito con l’innamorarsi di me?Mi avvicinai al suo viso e lui posò le sue labbra sulle mie. Senza fretta, senza foga. Quello era uno dei nostri baci d’amore, uno dei nostri baci consapevoli, colmi di tutti i sentimenti che ci permeavano.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Figlio Della Prof Serie's '
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Verso La Maturità- Capitolo 3
Forse, Dopotutto, L’America Non E’ Mai Stata Scoperta.
Io Personalmente Direi Che E’ Stata Appena Intravista
Oscar Wilde 
 
 
Capitolo 3: Welcome to United States Of America
 
“Non lo dirò a nessuno, lo terrò lì nascosto
 Senza lasciare il segno, il segno in nessun posto.
 E non avrà una data per una ricorrenza
 Il mondo non saprà mai della sua esistenza.
 Eppure è grande, tanto grande
 Che il silenzio a volte mi fa soffocare…
 Non è un tesoro negli abissi, è invece tutto il mare…
 Il Nostro Amore Segreto, Amore Sottovoce,
 Amore che non avrà mai Luce, Amore Maledetto,
 Amore Latitante, Amore Senza Nome o Direzione,
 Solo Amore…”
 
 Sussultai al suono di quelle parole. Dov’ero? Che stava succedendo? Ricordavo soltanto che fino a pochi secondi prima mi sentivo protetta e al sicuro, come se nulla al mondo avesse mai potuto ferirmi. Mi sentivo al caldo, mi sentivo a casa, mi sentivo amata.
 -Ben svegliata, Piccola Panda.-
 Quella voce arrivò alle mie orecchie più dolce e soave della canzone che stavo ascoltando sull’ipode.
 Alzai gli occhi e subito incontrai lo sguardo sincero e pieno di gioia di Massi.
 -A quanto pare ti piace proprio usare la mia spalla come cuscino, questa scena mi è stranamente familiare-, disse lui con un sorriso mentre si abbassava un po’ verso di me e con le labbra mi sfiorava delicatamente la fronte. –Solo che questa volta sono ancora più felice.-
 Il braccio di Massi avvolgeva la mia spalla e mi teneva stretta a lui, mentre l’aereo sul quale ci trovavamo procedeva silenzioso verso la nostra meta: Boston.
 Solo in quel momento riuscii a fare mente locale.
 La settimana prima mi ero presentata da mio padre con quella pagella che per i miei standard era davvero perfetta e presa dall’enfasi che la felicità di mio padre mi aveva trasmesso, avevo accampato una scusa e gli avevo tirato fuori la notizia che sarei andata in America per una settimana.
 Ufficialmente avevo raccontato che la mia amica Delia mi aveva invitato a Boston per conoscere suo padre e suo fratello ma anche per farle un po’ di compagnia. Avevo deciso di omettere la presenza di Massi confidando nel fatto che mio padre sarebbe stato più clemente se avesse saputo che non avrei avuto ragazzi intorno. Più o meno aveva funzionato. Mi era toccato pregarlo ma alla fine aveva acconsentito a lasciarmi partire.
Quando, quella sera, chiamai Massi per comunicargli la notizia per poco non si mise a urlare al telefono. Aspettava quel viaggio da tanto tempo e anch’io se proprio dovevo dirla tutta. Per una settimana saremmo stati liberi di fare quello che ci pareva senza dover temere che qualcuno ci vedesse.
 Eravamo davvero liberi di essere noi!
 Alzai lo sguardo nuovamente e i miei occhi incrociarono quelli di Massi.
 In quel momento ricordai la canzone che ancora girava nel mio ipode. Tolsi una cuffietta e la porsi a Massi.
 -Amore, puoi ascoltare un attimo?- chiesi con un sorriso.
 Lui alzò un sopracciglio sospettoso.
 -Se è una di quelle canzoni sdolcinate che ascoltate voi ragazzine, mi rifiuto categoricamente-, rispose deciso.
 Quanto poteva risultare pesante quel ragazzo! Mica gli avevo chiesto di andare dall’assistente di volo americano e obeso che ci aveva accolto e di limonarselo a morte.
 -Per favore…-, mormorai facendo gli occhi da cucciolo ferito. Era uno di quei trucchetti che odiavo usare con Massi ma gli uomini possono essere convinti solo con dei mezzucci infami, altrimenti risultano essere testardi, neanche fossero fatti di granito.
 Lui sospirò e, dopo aver afferrato la cuffietta, la infilò nell’orecchio con fare scocciato.
 
 “…Perché lui è puro, tanto puro
 Che non so se io lo posso meritare.
 Per questo lo terrò qui chiuso a costo di impazzire.
 Il Nostro Amore Segreto, Amore Sottovoce,
 Amore che non avrà mai Luce, Amore Maledetto,
 Amore Latitante, Amore Senza Nome o Direzione,
 Solo Amore…”
 
 Vidi la sua espressione ammorbidirsi mentre le parole della canzone continuavano a scorrere nelle nostre menti. Sapevo come anche lui trovasse in quel testo molte similitudini con la nostra vita. Erano anche troppe, quasi come se la canzone fosse stata scritta per noi che non potevamo amarci davanti ad altri, che dovevamo tenere i nostri sentimenti rinchiusi e il nostro amore nascosto. Ero certa che per quanto Massi non fosse sdolcinato, come me, sentiva quella canzone praticamente sua.
 La canzone terminò e lui mi restituì la cuffietta con un sorriso appena accennato.
 -Carina-, mormorò imbarazzato.
 Mi posò un altro bacio sulla fronte e uno sulla tempia, e scese ancora fino a raggiungere con una lentezza quasi esasperante il mio orecchio. Il mio cuore ormai aveva preso a battere veloce come un treno e il cervello era in procinto di spegnarsi di nuovo.
 -La canzone è carina-, sussurrò a pochi millimetri dal mio orecchio. –Però, sinceramente, preferisco credere che questa settimana le parole di quella canzone non ci riguardino per niente.-
 Sospirai.
 Lo volevo anch’io! Non poteva neanche immaginare quanto.
 Le sue labbra si posarono sulla mia guancia e piano, tremendamente piano, si mossero verso la mia bocca. La trovarono. Non c’era niente che mi potesse impedire di lasciarmi baciare. Si mosse piano mentre schiudevo la bocca e approfondivo quel bacio così agognato.
 Con la mano, delicato e dolce, percorse la linea del mio collo a ritroso fino a raggiungere la mia guancia. Spinse con più forza la sua bocca sulla mia e il bacio si fece ancora più intenso e profondo…
 -Ehm-ehm.-
 Ci staccammo quasi senza rendercene conto.
 -Non vorrei disturbare-, cominciò una voce alla mia destra, mi voltai e vidi che Delia ci guardava sorridendo. –E’ vero che siamo lontani da Lecce e potete fare i piccioncini quanto vi pare, ma non potreste aspettare di essere in una stanza da soli? Stavate per strapparvi i vestiti di dosso…-
 Delia si lasciò scappare un risolino mentre io sentivo il sangue affluire tutto d’un colpo alle guance. Ero imbarazzata da morire.
 -Non vedo l’ora di essere in quella stanza…-, mormorò Massi scocciato.
 Mi voltai e lo fulminai con lo sguardo.
 -Che c’è?- mi chiese con fare da angioletto. –Ho dei bisogni da soddisfare, sono pur sempre un uomo e tu lo sai bene.-
 Il suo sorrisetto divertito mi fece venire ancora più voglia di strozzarlo. Ero talmente imbarazzata che avrebbero potuto scambiare tranquillamente la mia faccia per un semaforo tanto era rossa.
 -Massi, ti sembrano frasi da dire?-
 -Io ti amo e ti rispetto ma se quest’aereo non si dà una mossa ad atterrare giuro che ti prendo di peso e ci rinchiudiamo in bagno.-
 Delia rise divertita mentre io spalancai gli occhi incredula.
 Anch’io non vedevo l’ora di stare da sola con lui ma non ne facevo un affare di stato di quelle dimensioni. A volte gli uomini ce le tirano proprio fuori frasi come “ragioni solo con il testosterone, per non dire altro.”
 Fortunatamente per me e per tutto il resto dei passeggeri, l’aereo atterrò appena due ore dopo al Logan International di Boston. Massi era riuscito a reprimere il suo istinto animale ed io mi ero risparmiata una figura di merda assicurata perché dubitavo fortemente che, se lui mi avesse preso di peso e portata nel bagno, io avrei fatto qualcosa per impedirglielo.
 Recuperammo i nostri bagagli e con calma ci dirigemmo verso la zona degli arrivi.
 -Daddy!- esclamò a un certo punto Delia mollando il suo trolley enorme e correndo come una pazza in direzione di un uomo in giacca e cravatta. L’uomo accolse Delia in un abbraccio fortissimo e si lasciò ad andare a un sorriso pieno di gioia.
 -Delia, my honey!- mormorò cullandola tra le sue braccia.
 -Quello è Devon, il padre di Delia-, mi spiegò Massi prendendomi per mano e sorridendo. –Lui e Delia sono sempre stati molto legati. Quando lei ha deciso di venire in Italia con la madre lui ha provato in tutti i modi a convincerla a non partire ma Delia sapeva di non poter lasciare sola Romina. Il divorzio dei suoi ha distrutto entrambi i genitori, nonostante si siano lasciati di comune accordo.-
 Non avevo mai pensato a quanto il divorzio dei genitori di Delia avesse portato dolore in quella famiglia. Probabilmente quelli che avevano sofferto di più però erano stati Delia e suo fratello.
 Delia e suo padre si divisero e si lanciarono uno sguardo colmo di felicità. Poi Devon alzò gli occhi e si accorse di me e Massi che ci tenevamo per mano.
 -Ehi, Massi!- esclamò contento. –La tua ragazza è davvero meravigliosa, come sempre hai un gusto impeccabile.-
 Anche se quelle parole non fossero state pronunciate con quell’italiano misto a un affascinante accento americano, dubitavo che non sarei arrossita.
 Devon Barton era esattamente come lo avevo immaginato. Tremendamente affascinante, proprio come sua figlia. Con quegli occhi azzurro chiaro che troneggiavano su quel viso maturo ma stranamente giovanile. I capelli castani un po’ brizzolati tenuti perfettamente in ordine e i modi di un uomo di successo che dalla vita professionale aveva davvero avuto tutto. Quel naso un po’ aquilino che rendeva i suoi lineamenti decisi e attraenti. Devon Barton era un uomo talmente bello da sembrare quasi il protagonista di un film. Un uomo comune non poteva scatenare così tanto charme solo dopo neanche un minuto che lo avevo guardato.
 Massi fece qualche passo avanti in direzione di Delia e suo padre. Io lo seguii in silenzio mentre lui non sembrava avere intenzione di lasciare la mia mano.
 -Delia mi ha spiegato tutto-, continuò Devon abbracciando Massi e porgendomi una mano per presentarsi. –So che la mia ex moglie e la madre di Massi credono che lui e mia figlia stiano insieme, ma io so tutto quindi puoi stare tranquilla, Valeria.-
 Sapeva anche il mio nome!
 Lasciai la mano di Massi e strinsi quella di Devon.
 -Piacere di fare la tua conoscenza, Valeria-, il suo sorriso era quasi abbagliante, era così perfetto.
 -Il piacere è mio, signor Barton. La ringrazio per avermi invitata qui a Boston-, risposi rincuorata ma ancora parecchio impacciata.
 -Odio le formalità, in ufficio le tollero a malapena. Chiamami pure Devon e dammi del tu, my Dear.-
 -Va bene, allora-, risposi cercando di non arrossire di nuovo. Quell’uomo era affascinante, nonostante potesse essere mio padre non potevo non ritenerlo un uomo da sposare!
 -Certo che sei cresciuta, sorellina-, una voce profonda ma allegra, in perfetto italiano, pronunciò quella frase a pochi centimetri da me.
 -Michael!- esclamò Delia pochi istanti prima di passarmi accanto con la velocità di un treno.
 Mi voltai e mi ritrovai finalmente davanti al proprietario di quella voce, il fratello di Delia.
 -Quanto mi sei mancato.-
 -Anche tu mi sei mancata, scricciolo-, mormorò lui stringendola ancora di più.
 Quando si divisero, potei osservare meglio Michael Barton. Anche lui aveva preso tutto quello che c’era da prendere dal padre. Aveva gli stessi occhi di Devon, capelli più neri del petrolio, due spalle larghe come il ponte di Brooklyn che avrebbero fatto sbavare anche un pesciolino rosso se fosse stato femmina. Il naso era simile a quello del padre e anche i tratti del viso ricordavano in modo impressionante Devon. Michael però era molto più alto del padre, Michael era… Michael era alto e basta. Di sicuro superava il metro e novanta.
 -Mocciosetto! Anche tu sei cresciuto. Spero che anche la tua abilità con PES sia migliorata altrimenti sai che noia giocare contro di te!-
 Michael rise divertito mentre Massi si apriva in un sorrisetto soddisfatto.
 -Stavolta ti batterò Mike, puoi starne certo.-
 -L’importante è esserne sicuri-, rispose Michael sempre più divertito. –Comunque devo dire che il regalino che ci hai portato non è niente male.-
 Mi guardò incuriosito e mi si avvicinò porgendomi la mano.
 -Sono Michael, il fratello di Delia.-
 Gli strinsi la mano sentendomi ancora una volta in soggezione.
 -Piacere, io sono Valeria.-
 -Dai tuoi occhi potrei giurare che sei una ragazza molto intelligente-, cominciò lui dubbioso. –Come mai hai deciso di stare con un bamboccione come Massimiliano Draco? Sono certo che in Italia ci siano ragazzi molto più svegli di lui.-
 -Ehi!- esclamò Massi risentito.
 -Che ti devo dire?- risposi con un sorriso complice. –Evidentemente deve avermi conquistata con la sua infantilità e il suo egocentrismo. Se devo essere sincera anch’io mi sono chiesta spesso cosa ci trovo in lui ma ancora non ho trovato una risposta.-
 -Bella, intelligente e sagace. Sei davvero troppo per lui-, constatò Michael con aria accademica.
 -Sì, lo so. Diciamo che ho preferito risparmiare questa disgrazia a qualche altra povera ragazza. Sono stata molto generosa con il mio prossimo, alla fine dei conti.-
 -Trovo che tu abbia proprio ragione, mia cara Vale.-
 -Avete finito voi due?- chiese Massi scocciato.
 Michael ed io ci scambiammo uno sguardo e poi cominciammo a ridere di gusto. Avevo trovato un alleato per prendere in giro Massi, e questo mi piaceva davvero.
 -Ho la sensazione che io e la tua dolce metà abbiamo appena cominciato, Mocciosetto-, rispose Micheal ridendo ancora di più.
 -Concordo-, rincarai io.
 Massi ci guardò a lungo con aria di rimprovero ma alla fine anche lui si lasciò andare ad una risata. Mi guardò con dolcezza. Era felice che quel primo incontro con la famiglia americana di Delia fosse andato in quel modo, sapeva che da quel momento in poi non ci sarebbe stato più imbarazzo e noi ci saremmo goduti quei giorni molto di più. Forse molto più di quello che avremmo mai potuto immaginare.
 Ovviamente il signor Barton non aveva badato a spese per la sua residenza a Boston. Il “loft di famiglia” si trovava a Fort Point Channel una delle zone più prestigiose della città. Devon non possedeva un loft qualunque ma un intero edificio. Prima della ristrutturazione era una delle tante fabbriche diffuse in quella zona, ma quella, come tutto il resto, era stata trasformata in una delle abitazioni più belle e chic di tutta Boston.
 Il piano terra era occupato del tutto da una delle sedi dello studio legale di Devon. Il primo piano era il suo appartamento, e il secondo piano invece era interamente di Michael e Delia.
 Devon ci lasciò davanti alla porta del loft dei figli e ci salutò con rammarico per tornare a lavoro.
 -Ci vediamo a cena-, disse prima di sparire dietro le porte dell’ascensore che si affacciava direttamente in casa.
 Rimasi un attimo stordita da tutto quel lusso ma quando mi resi conto che per una settimana avrei vissuto in quel posto paradisiaco tutte le mie titubanze andarono a farsi benedire, insieme alla soggezione e all’imbarazzo.
 Delia accompagnò Massi e me nella nostra stanza e, quando la vidi, riuscii a malapena a trattenere la voglia matta di urlare di gioia.
 Il pavimento ricoperto di parquet, come in tutta la casa, mi rese già felice. Poi notai le splendide vetrate che si affacciavano direttamente sulla suggestiva Boston pomeridiana, il salottino bianco che si trovava davanti ad un enorme televisore al plasma fissato al muro, scaffali neri stracolmi di libri diligentemente ordinati, e il meraviglioso letto bianco che si trovava al centro della stanza. Era quanto di più bello avessi mai visto nel campo dell’arredamento.
 Il lampadario era una sfera di vetro appesa a un filo quasi invisibile che si trovava esattamente sopra il letto, una volta accesa doveva dare l’idea di una piccola stella personale che ti guardava mentre eri steso su quel materasso che aveva un’aria tremendamente comoda e confortevole.
 -Ceneremo verso le otto-, disse Delia con un sorriso. –Prendetevi qualche ora per riposare, il jet leg deve avervi distrutto.-
 Si allontanò, diretta alla sua stanza.
 Se dovevo dire la verità, vedere quella casa mi aveva svegliata del tutto. Non mi sentivo stanca per niente.
 Massi ed io entrammo in camera e ci chiudemmo la porta alle spalle.
 -Sei sorpresa?- mi chiese mentre poggiava le valigie vicino all’enorme armadio bianco laccato che stava alla sua sinistra.
 -Direi…-, mormorai ancora incredula. Mi diressi verso le vetrate per osservare meglio il panorama che avevo davanti. Boston era una città davvero bellissima. Sembrava che quello fosse l’esatto punto in cui Inghilterra e Stati Uniti si erano fusi. Si sentiva l’aria dominatrice e autoritaria dell’America, ma gli edifici eleganti in pieno stile ottocentesco inglese premevano per far avvertire ancora la presenza anglosassone radicata nelle viscere di quella città.
 -Ti piace Boston?-
 Mi voltai a guardare Massi che si era spalmato sul letto.
 Se ne stava steso a occhi chiusi, tranquillo e sereno come l’avevo visto solo in poche occasioni. Si lasciò andare a uno sbadiglio. Io avevo dormito per quasi tutta la durata del viaggio ma lui non doveva aver chiuso occhio e certamente era stravolto.
 -Mi piace molto-, risposi con l’enfasi di una bambina davanti al suo regalo di Natale. –Non pensavo che un giorno sarei davvero venuta qua in America, ancora stento a crederci. Sono felicissima.-
 -Sono contento che sei felice-, mormorò lui con un sorriso. –E’ questo che voglio. Saperti sempre felice.-
 Sbadigliò di nuovo. Era meglio che riposasse un po’, altrimenti a cena si sarebbe addormentato sul piatto.
 -Ho voglia di vedere il bagno, penso che farò una doccia-, annunciai dirigendomi verso la mia valigia per prendere un cambio.
 -Uhmm-, quel mugugno di risposta mi fece capire che Massi era quasi nel mondo dei sogni. Avrei preferito che non si addormentasse tutto vestito e con ancora le scarpe addosso ma non volevo neanche disturbarlo.
 Presi quello che mi serviva e aprii la porta scorrevole che portava al bagno.
 Rimasi letteralmente senza parole. Al contrario della camera che era l’apoteosi del bianco, nel bagno regnavano le tenebre. Era scuro. I muri erano di ardesia grigio fumo e il resto, vasca, doccia, lavabo erano di marmo nero. La vasca si trovava al centro del bagno e intorno aveva dei faretti che alternavano luci bianche a luci violette. Quel bagno era stato progettato per far rilassare anche una corda di violino.
 Avrei voluto fare un bagno rilassante ma optai per la doccia. Era più veloce e non avrei rischiato di addormentarmici dentro.
 Chiusi la porta per evitare che il rumore dell’acqua potesse svegliare Massi e cominciai a spogliarmi.
 In quel momento mi resi conto di quanto i miei muscoli fossero indolenziti. Mi avvicinai allo specchio enorme che stava sopra il lavabo e notai con orrore quanto il mio viso sembrasse stanco e provato. Ero inguardabile.
 Mandai a quel paese il mio riflesso nello specchio e m’infilai sotto la doccia. Aprii l’acqua che usciva direttamente da un quadrato di marmo nero sul soffitto. L’acqua tiepida della doccia accarezzò il mio corpo provato da quelle dodici ore di aereo. Avvertii subito il sollievo che la mia pelle provò in quel momento.
 Cominciai a muovere il collo avanti e indietro, a destra e a sinistra. I muscoli si rilassarono sempre di più e anch’io.
 Lavai i capelli con uno degli shampoo che ci avevano messo a disposizione. Profumava in modo assurdo di cocco e pesca. Un’accoppiata che non avevo mai visto ma che contribuì a farmi sentire bene.
 Afferrai un doccia schiuma al cioccolato bianco e iniziai a passarlo con una spugna morbida su tutto il corpo.
 Lentamente avvertii ogni cellula del mio corpo sciogliersi e rilassarsi.
 La luce soffusa dei faretti aiutava tutti i sensi del mio corpo a sentirsi sempre meglio mentre anch’io cominciavo ad anelare un dolce riposo in quel letto bianco e soffice.
 Uscii dalla doccia e dopo aver frizionato i capelli con l’asciugamano afferrai la biancheria intima pulita e iniziai ad indossarla.
 Allungai una mano verso lo specchio e tolsi un po’ di vapore che si era depositato sulla superficie. Osservai ancora una volta il mio viso riflesso e dovetti ammettere che avevo proprio bisogno di dormire. Nonostante la doccia rilassante i miei occhi erano contornati da uno strano alone scuro dovuto alla stanchezza, e poi erano rossi. Sembrava quasi che avessi passato mesi sveglia senza mai aver chiuso occhio.
 Sbuffai scocciata. Odiavo essere impresentabile quando ero insieme a Massi anche se questa volta avevo la scusa di un viaggio in aereo interminabile e di un fuso orario che avrebbe steso persino Mike Tyson.
 Presi la morbida sottoveste nera con spalline sottili che avevo deciso di mettere per andare a riposarmi e la indossai. Il tessuto delicato e soprattutto costoso scese lungo i miei fianchi con un movimento fluido e naturale. La mia pelle adesso era completamente felice ed io ero pronta per permettere a Morfeo di rapirmi e di portarmi direttamente sull’Olimpo se avesse voluto.
 Frizionai ancora un po’ i capelli con l’asciugamano per togliere le ultime goccioline d’acqua. Non volevo usare l’asciugacapelli per non rischiare di svegliare Massi, tanto non avrei di certo rischiato di ammalarmi: in quella casa il riscaldamento era talmente alto che nonostante fuori ci fosse il gelo più rigido e solo una settimana prima avesse nevicato come al Polo Nord, io me ne andavo tranquillamente in giro mezza nuda come se fosse piena estate. Se dovevo dire la verità sentivo quasi caldo.
 Stavo per uscire dal bagno quando il mio cellulare iniziò a vibrare. Guardai il display e sorrisi.
 -Ciao-, dissi subito appena accettai la chiamata.
 -Ohi, Vale. Siete arrivati?- la voce gioviale di Marco mi staccò quasi un timpano. Non riuscivo ancora a capire come riuscisse a essere sempre di buonumore.
 -Sì, siamo già a casa di Delia. E’ impressionante quanto suo padre sia ricco, ha un appartamento da sogno- risposi ammirata.
 -Massi me lo aveva detto che casa di Delia è fantastica. A proposito, siete insieme?-
 -Sta dormendo, io ho fatto una doccia e credo che tra poco andrò a riposare. Tu che fai?-
 -Sono stato fino a ora con Amy. Oggi suo padre è stato dimesso e non mi andava di lasciarla sola, sono tornato a casa giusto due minuti fa.-
 -Come sta Mauro?- chiesi sinceramente preoccupata. Il padre di Amy era una persona che difficilmente si ammalava, era sembrato strano a tutti che si fosse preso una polmonite così forte.
 -Meglio-, cominciò Marco con voce serena. –I dottori dicono che tra una settimana o due sarà come nuovo.-
 -Se sono contenta.- Per fortuna non era nulla di grave.
 -Adesso ti lascio, così avviso Amy che siete arrivati. Era preoccupata che l’aereo potesse precipitare.-
 Risi divertita. Dubitavo altamente che Amy avesse pensato una cosa del genere, amava viaggiare quanto me e non si sarebbe mai spaventata di un viaggio così lungo. Era più credibile che quello preoccupato per l’aereo fosse Marco.
 -Va bene, salutamela. Ci sentiamo domani così parlo anche con lei.-
 -Okay. Mi raccomando, tu e Massi cercate di fare i bravi… Anzi, non fate per niente i bravi! Dovete darci dentro come conigli!-
 Aggrottai la fronte contrariata. Ma che cavolo andava a dire?!
 -Ciao, Marco. Meglio se non ti rispondo altrimenti ti incenerisco via telefono.-
 Lui rise divertito mentre io gli chiudevo il telefono in faccia scandalizzata. Uomini! Sanno pensare solo a una cosa!
 Afferrai con un gesto stizzito i vestiti che avevo tolto prima della doccia e aprii piano la porta scorrevole. Guardai verso il letto e un piccolo sorriso mi si dipinse sul volto. Massi era ancora nella posizione in cui lo avevo lasciato, con la testa rivolta un po’ di lato e il torace che andava su e giù rilassato.
 Era così bello mentre dormiva; se fossi stata una pittrice avrei agguantato subito una tela e avrei cominciato a dipingere ogni sfaccettatura di quel viso così dolce.
 Lui continuava a dormire mentre io mi avvicinai all’armadio e ci riposi dentro i miei abiti.
 Cercando di fare il più piano possibile mi diressi verso il letto e mi adagiai lentamente sulle lenzuola, cercando di non disturbare l’angelo che dormiva dall’altro lato.
 Appena posai la testa sul cuscino mi resi veramente conto di quanto il mio corpo fosse in cerca di quel tanto agognato riposo.
 Mi voltai verso Massi e il suo viso mi apparve ancora più dolce di prima. Avrei voluto continuare a guardarlo all’infinito, per riuscire a imprimere nella mente ogni suo lineamento ma, prima che me ne accorgessi, i miei occhi si chiusero e un piacevole senso di benessere prese possesso di ogni mia cellula.
 Stavo quasi per addormentarmi quando avvertii una strana sensazione avvolgermi. Un tocco, una carezza. Una mano che conoscevo mi stava accarezzando il viso.
 Non aprii gli occhi, non volevano aprirsi, il buio rendeva quelle sensazioni molto più intense.
 La mano continuò ad accarezzarmi con dolcezza la guancia e cominciò lentamente a scendere. Percorse con calma e senza alcuna fretta l’incavo del mio collo, delicata come una piuma. Raggiunse la mia spalla, e con più decisione il fianco coperto dalla sottoveste, troppo sottile perché ogni fibra del mio essere non cominciasse a vibrare come le corde di una chitarra. Continuò il percorso sempre con più urgenza fino ad arrivare alla coscia. Di nuovo pelle contro pelle, e il mio corpo se ne accorse: senza volerlo mi lasciai andare ad un fremito di piacere, incontrollato e sconvolgente.
 La mano rimase ferma per qualche secondo, muovendo solo il pollice, ed io lo avvertivo leggero come una nuvola ed elettrizzante come un fulmine.
 Sospirai mentre la mano stringeva un po’ la presa e attirava la mia gamba verso un’altra fonte di calore, un corpo che era fremente almeno quanto il mio.
 Mi sentii bruciare, mentre la mia gamba era stata intrecciata ad altre due e il mio intero corpo finalmente si era avvicinato quasi totalmente a quello che fino a poco prima mi era così distante.
 Avvertivo la maledetta stoffa dei jeans che ancora avvolgevano la gamba dell’altro, ma la parte superiore del mio corpo toccava quella che era indiscutibilmente pelle, calda e profumata.
 Quando cavolo l’aveva tolta la maglietta?!
 Aprii gli occhi e finalmente lo vidi, Massi mentre fissava le sue iridi nelle mie e mi guardava come se fossi davvero la cosa più bella che potesse esserci in questo Universo e in tutti gli Universi paralleli esistenti.
 Mi lasciò un bacio delicato sulle labbra e poi tornò a guardarmi.
 -Davvero pensavi che mi sarei messo a dormire? Sei uscita da quel bagno in queste “condizioni” così invitanti… -, sfiorò il lembo della sottoveste che copriva parte della mia coscia. –Non potevo di certo ignorarti.-
 Sbattei le palpebre inebetita. Non avevo neanche idea di cosa pensare, i suoi occhi e la sua voce così suadente mi avevano completamente rapita. Non avevo la forza di pensare, e non volevo soffermarmi a perdere tempo spremendo dei neuroni che di sicuro ormai erano belli che morti.
 Lui tirò fuori il suo sorrisetto sghembo, quello che mi faceva battere il cuore, quel sorriso che per tanto tempo avevo detestato ma che ora era il mio sole, l’unico motivo per cui trovavo la forza di svegliarmi ogni mattina.
 -Pronta?- mi chiese con quel sorriso che non accennava ad andarsene.
 Alzai un sopracciglio incuriosita.
 -Pronta per cosa?-
 Lui sbuffò divertito e fissandomi ancora un attimo con occhi gentili tolse la mano dalla mia gamba e la posò sul fianco, mentre l’altra mano s’infilava sotto l’altro fianco. Mi afferrò e quasi senza fatica si girò sulla schiena portandomi totalmente sopra di lui.
 Mi aveva presa talmente di sorpresa che mi ero ritrovata con tutto il mio peso sul suo corpo. Le mie gambe erano aperte ad avvolgere il suo bacino. Sentivo il suo petto nudo contro il mio, coperto ancora da quella sottilissima sottoveste.
 -Per farmi da copertina-, rispose lui accarezzandomi il collo per poi affondare la mano nei miei capelli ancora umidi. –Ho tanto freddo.-
 Spalancai gli occhi sorpresa mentre quella mano spingeva il mio viso verso il suo.
 Le nostre labbra si trovarono mentre Massi percorreva la mia schiena con le mani. Dal collo scese lentamente verso il fondoschiena, le nostre bocche erano unite e i nostri cuori battevano veloci come non mai.
 Sentivo la sua mano dietro al mio collo, lo accarezzava con voglia. Il suo tocco era così leggero ma allo stesso tempo così pieno di desiderio, ed io persi ogni cognizione di tempo e spazio. I brividi mi avvolgevano, la mia mente era completamente vuota e leggera. Stavo bene, ero al sicuro ma soprattutto ero tra le braccia del mio Massi.
 Il suo bacio si fece ancora più profondo, avvertivo la sua voglia premere contro di me e la mia arrivare alle stelle mentre la sua mano lasciava il mio collo e scendeva lentamente verso la schiena.
 Un nuovo brivido mi prese d’assalto, non potei evitare di gemere. Avvertii le labbra di Massi sotto le mie distendersi in un sorriso compiaciuto.
 -La mia copertina è più calda del solito-, sussurrò con voce roca tornando ancora una volta a baciarmi con impeto.
 Il cuore mi batteva fortissimo e un’altra scarica di brividi prendeva possesso del mio intero corpo. La mia mente si svuotò per l’ennesima volta. Le labbra di Massi lasciarono le mie e iniziarono a scendere fameliche sul mento fino ad arrivare al collo. Con la mano continuava ad accarezzarmi dolcemente la schiena e la sua bocca lasciava baci di fuoco sul mio collo.
 Fui preda di sensazione così intense e violente che per poco non cominciai a urlare.
 -Adesso non puoi davvero scappare più-, mormorò lui sul mio collo. Il suo respiro era caldo e delicato, mi sfiorò con dolcezza e fu fonte di nuovi brividi incontrollati.
 -Non ho mai avuto intenzione di scappare-, sussurrai con appena un filo di voce.
 Lo guardai un attimo negli occhi e mi chinai sul suo collo lasciando milioni di baci su quella pelle così profumata e conosciuta.
 No, mio caro. Non avevo intenzione di scappare e non lo avrei mai fatto. Il mio amore era troppo grande per permettermi di stare lontana da te più del tempo necessario. La mia vita ruotava intorno a quella di Massi come un satellite con il suo pianeta, la forza che ci legava era troppo grande per poterci dividere.
 Il mio corpo lo sapeva, ma quello di Massi decise di dimostrarmelo ancora una volta portandoci in un mondo dove io e lui eravamo già stati ma che ogni volta visitare era un dono del cielo.











***L'Autrice***
 E allora? Come vi è sembrato questo capitolo...? Spero che vi sia piaciuto... Non chiedetemi da dove è venuta fuori tutta la storia della Copertina... u.u Non me lo chiedete perchè tanto sto per dirvelo... xD Un ragazzo che frequentavo mi chiamava così quando dormivamo insieme... ahahah In realtà dovrei dargli i diritti d'autore, ma visto che adesso lo odio non posso parlargli, quindi non posso dirglielo... u.u ahahahah Almeno è servito a darmi questa idea per la storia... xD
 Se questo capitolo vi è piaciuto, chissà il prossimo che sarà davvero fuoco allo stato puro.
 Volevo dirvi... Ne "Il Figlio della Prof" avevo dato dei nomi diversi ai genitori di Delia (Elisa e Richard), ma ho deciso di cambiarli con Romina e Devon... Mi piacciono di più... Un giorno spero di ricordarmi che li devo modificare ne "Il Figlio della Prof"... ahahah Sono sempre la solita sbadata.
 Prima di darvi qualche anticipazione sul prossimo capitolo, volevo davvero ringraziarvi!!! State seguendo questa storia davvero in tantissimi, e questo mi rende davvero fiera di quello che scrivo... Per non parlare di tutte le meravigliose recensioni che ogni volta mi lasciate (questa volta sono fiera di dire che ho risposto a tutte... xD). Grazie davvero!!!! Grazie, Grazie, Grazie!
 Anticipazioni:
 Non c'è molto da anticipare... Passione, Passione, Passione! Questo sarà l'argomento del prossimo capitolo... xD Passione e tanto tanto amore... Diciamo che Massi e Vale ci daranno dentro come conigli (sono parole di Marco non mie)... ^^

 
Ricordo a tutti che potete trovare molto altro su Massi e Vale cliccando su questi link:





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