ORA BASTA
"Perché tutto
deve essere così difficile? Perché tutto deve essere così complicato?"
I pensieri la
stavano tormentando da ore mentre camminava a passo lento ed indeciso sul
marciapiede deserto.
Alzò gli occhi,
pensierosa, fissando quel cielo nero che si estendeva sopra la sua testa e
punteggiato da puntini luminosi.
"Come quella
volta" si ritrovò improvvisamente a pensare.
Quanto tempo era
passato? In quel momento non lo ricordava più.
Un passo e le
sembrava fosse passata un'eternità, un secondo passo e divenne un attimo, forse
5 minuti appena, giusto il tempo che le serviva per percorrere quella strada
fino a casa sua.
Ma, col terzo
passo, si ricordò quanto tempo era passato veramente: 5 anni.
Tanti, troppi.
Non per lei, no.
Lei avrebbe potuto
resistere molto di più se voleva, se solo serviva.
Ma lui? Quanti
saranno durati per lui quei 5 anni? Quanto saranno pesati?
Un chilo, un
grammo, una tonnellata?
Abbassò la testa
afflitta, puntando questa volta il marciapiede sotto di lei, con i suoi piedi che
lo percorrevano lenti ed insicuri.
Quante volte aveva
percorso quella strada? Aveva corso, aveva saltellato in preda alla gioia…era
addirittura inciampata una volta.
Ma mai, prima di
quel momento, le sembrava così lunga e tortuosa; ad ogni passo, i suoi piedi
sembravano incontrare un ostacolo e gridavano, supplicandola di tornare
indietro, di fermarsi.
Troppo tardi.
Quando sollevò lo
sguardo da terra, deglutì, visibilmente nervosa.
Era tutto uguale,
era tutto come lo ricordava.
La ringhiera
pitturata di nero, con i segni di ruggine che la ricoprivano in alcuni punti.
Non riuscì a
fermare il suo sguardo a quel confine, a quel limite.
Lo scavalcò e
percorse il giardino verde che circondava la casa semplice e familiare.
Non fece in tempo
a distogliere lo sguardo, a chiudere gli occhi: le sue iridi scure furono
attratte da una bambina dai capelli dorati e le gote rosate che giocava nel
cortile.
Perché, in quel
momento, la sua testa non le fece notare l'incredibile somiglianza che aveva
con lui, non lo sapeva. Ancora se lo chiede oggi e l'unica risposta che riesce
a darsi è: "L'ha fatto apposta!"; e, chissà, forse il suo cervello
ha, per davvero, volutamente cancellato il messaggio di familiarità che quella
bambina le mandava.
Tuttavia, non poté
evitare di riconoscere lui.
Gli occhi azzurri,
i capelli biondo scuro e le mani…
Quelle mani che in
quei 5 anni di lontananza aveva sognato ogni notte, ogni dannatissima notte!
Per tutto quel
tempo l'avevano stretta e consolata, confortandola nel dolore che le provocava
quell'enorme distanza che l'aveva separata da lui per tutto quel tempo.
Le vide scendere
sulla bambina ed alzarla in aria, mentre lei lanciava gridolini di gioia.
"Perché non
te ne vai?" domandò a sé stessa, odiando il suo corpo per la sua
improvvisa paralisi.
Era tornata
apposta per lui, per vederlo, per abbracciarlo, per sentire finalmente quelle
mani che la stringevano a sé.
Serviva una
parolina magica per spezzare quell'incantesimo, per sbloccarla.
Ma lei non la
conosceva, non la voleva sentire!
"Papà!" eccola
la chiave, la parola tanto temuta pronunciata dalle labbra delicate della
bambina.
Le gambe si
sbloccarono ed iniziarono a tremare.
Tutto le fu più
chiaro: non era riuscito a mantenere la promessa.
Quella promessa
alla quale si era aggrappata coi denti e con le unghie per quell'eternità che
aveva trascorso lontano da lui.
"Ti
aspetterò. Sempre."
Che sciocca era
stata a crederci.
A giudicare dalla
giovane età della bambina non aveva aspettato per sempre, no davvero. Forse
neanche un anno.
Si costrinse a
chiudere gli occhi, soffocando dentro di sé quelle lacrime di rabbia e dolore
che lottavano per uscire.
Quando li riaprì
il cuore le sussultò e il respiro le si bloccò d'un colpo.
L'aveva vista.
L'aveva riconosciuta. Le sue iridi blu la guardavano, la fissavano, la
puntavano come una preda.
E chiedevano
scusa.
Non aspettò altro.
Si allontanò da
quella ringhiera, da quel giardino, da quella casa e corse via, mentre sentiva
che lui restava dov'era, immobile, con le sue mani strette intorno alla bambina
tra le sue braccia.
"Vigliacco!"
pensò furiosa, mentre le lacrime ed i singhiozzi sembravano soffocarla.
A cos'era servito
aspettare? A cos'era servito fidarsi di quella promessa?
"Aspetta!!!"
la voce di lui, ancora così dolorosamente melodiosa alle sue orecchie le arrivò
da dietro, da lontano, da quella ringhiera, da quel cortile, da quella casa.
Improvvisamente
comprese quanto pesavano veramente quei 5 anni: tonnellate e tonnellate di
promesse infrante e di sogni distrutti.
Non si voltò.
Aveva aspettato a
sufficienza, aveva sofferto abbastanza, il peso era già diventato troppo
insopportabile.
Ora basta. Ora
basta.
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Ok. Lo so: sono
IMPERDONABILE!!
Sono stata assente
per un bel po’…qualche mese e mi ripresento con questa one-shot invece di completare
l'ultimo capitolo di 'BLU ANGELO'!!!!
Vi chiedo
perdono!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! >.<
In questi mesi
sono stata super impegnata e non ho avuto tempo, senza parlare dell'improvvisa
perdita d'ispirazione riguardo a quel racconto!! Fatto sta che ora mi manca
mezzo capitolo alla conclusione e che vi chiedo di avere la pazienza, (a chi
naturalmente sta seguendo quella storia!) di aspettare ancora un pochino!!!
Grazie! ;)
(Comunque vedrò di pubblicarlo presto l'ultimo capitolo…)
Allora…questa one-shot
mi è venuta di getto dopo mesi che ormai non scrivevo più e a malapena l'ho
riletta prima di pubblicarla, ma ora
non ho tempo di riguardarla perché devo andarmene via…
Spero comunque che
a qualcuno di voi sia minimamente piaciuta!!!! :P
A presto!!!
Kiss kiss
=Sony=