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Autore: pizzigri    07/03/2011    5 recensioni
By Pizzigri
Disclaimer: Urusei Yatsura and all characters (C) Rumiko Takahashi, Shogakukan/Kitty.
Qualcosa di più vicino allo spirito di UY, almeno inizialmente. I personaggi cercherò di descriverli più IC possibile, nonostante la storia concettualmente non lo permetta più di tanto!
Questa volta voglio provare a descrivere una situazione già esplorata tanto nell’Anime che nel fumetto, oltre sicuramente in altre FF; parlo dell'episodio dei famosi scaldaorecchie. Pongo questa storia in un AU rispetto a quelle che ho già scritto (in inglese) e potremmo pensare a questa come ad una possibile continuazione di UY, essendo ambientata due mesi dopo The Second Tag Race.
La storia sarà leggermente più piccante rispetto a quanto ho scritto finora… e mi scuso per l’ingenuità del mio italiano, pessimo per cominciare, e peggiorato dal fatto che questa storia è tradotta (male) dal sottoscritto dal mio originale in Inglese, lingua che per vari motivi riesco ad usare meglio per scrivere.
Aggiornamento. La presente fanfiction NON è abbandonata. Ma trovo che l'interesse mostrato fino ad oggi non è sufficiente per per giustificare l'impegno profuso nella traduzione. Pertanto, chi vuole... sapere come va a finire, è pregato di leggere, in INGLESE, la fanfiction con lo stesso nome (ed autore, ovviamente) su fanfiction.net. Se invece qualcuno vuole aiutare a tradurre per continuare la pubblicazione su EFP, sono a disposizione. Saluti!
Commentate! Per favore! Grazie…
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atarù Moroboshi, Benten, Lamù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 The great switch
Rel 1.1
By Pizzigri
Disclaimer: Urusei Yatsura and all characters (C) Rumiko Takahashi, Shogakukan/Kitty.
 
Le cose cominciano a sfuggire di mano… mi sto divertendo a scrivere sta fiction (un po’ meno a tradurla dall’inglese all’italiano, ve lo garantisco!) Fate caso a come Ataru e Lamù cominciano a comportarsi… per favore C&C!!!!
 
 
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Ataru cerca immediatamente di togliersi l’anello.
Senza risultato; la fascia di metallo non si sposta di un millimetro.
“Maledizione!”
La sua mano scivola, ed in uno scatto di rabbia prova un’ondata di pura potenza, calore e sottile piacere, mentre scintille e piccole scariche elettriche volano intorno al suo corpo. Non se ne accorge nemmeno.
Ma com’è possibile, perché non riesco a togliermelo!
Un momento dopo, si rende conto di quanto è successo.
Oh, no! È vero… io NON ho messo questo anello… è stata Lamù! E lei ora non può togliersi quello che ho messo io! Dei del cielo… questo significa che… che… dobbiamo toglierci l’anello a vicenda! Nel momento in cui lo facciamo, non sarò in grado di fuggire! Mi ucciderà!
Disperazione cieca. E paura!
“Ma perché, perché ogni volta che faccio una cosa qualsiasi, deve sempre finire in un disastro!”
Di nuovo, la sorpresa di ascoltarsi parlare con la voce di Lamù. Come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, Ataru decolla e vola rapidamente giù al piano terra, verso il bagno. Si rende conto di quanto ha fatto solo nel momento di aprire la porta; ha usato il potere di volare di Lamù come se lo avesse posseduto da sempre.
Nel bagno, l’immagine del suo viso riflesso dallo specchio lo osserva.
È il volto e gli incredibili occhi blu di Lamù che lo fissano.
Ma non è lei… non è lei, dentro questo corpo.
Il suo battito comincia ad accelerare, un crescente senso di disagio e angoscia lo fa tremare.
Come per calmare il proprio cuore, poggia istintivamente la mano sul seno sinistro. La sensazione di soda morbidezza del proprio seno lo sconcerta. Il soffice calore… il rilievo del capezzolo…
Mmmhhh…
Ataru scuote la testa.
“M-ma che diavolo sto facendo!!?”
Sopraffatto dal panico, con entrambe le mani sulla testa, sente di perdere il controllo; ancora una volta le vibranti ondate di calore e tenue piacere lo scuotono, ancora le cupe scintille blu e viola che danzano sulla sua pelle.
Sbalordito dalla quantità e novità di queste sensazioni e emozioni, Ataru comincia a respirare profondamente, chiudendo gli occhi e cercando di calmarsi.
“Aspetta! Calmati! Calma, ora. Bene… Respira… si, così. Mantieni la calma. Si…”
Ataru fa un lungo sospiro e riapre gli occhi.
“Ora sono Lamù. Devo trovare una soluzione, devo trovare… me stesso, e rimettere tutto a posto!”
 
 

Lamù è fuori di se dalla rabbia. Non può volare, o emanare energia. Come quella volta in cui Tesoruccio usò quel maledetto nastro giallo di Sakurambo per sigillare i suoi poteri!
Cupi propositi di violenza, torture e sangue su Tesoruccio popolano i suoi pensieri; Lamù stringe i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche.
Bene, giusto dove potrebbe trovarsi ora Tesoruccio.
Ovviamente, nell’ultima posizione nota del suo corpo: la stanza di Ataru!
“Giuro sui Draghi Sacri di Q’aar che gliela farò pagare cara!” l’esclamazione, fatta a voce alta, è sottolineata da un pugno alzato al cielo.
La sua voce la sorprende. Di nuovo Tesoruccio!
È vero, ora mi trovo dentro il corpo di Tesoruccio.
Lamù si guarda. Prova a tastarsi, cercando di rendersi conto delle proporzioni, della struttura fisica.
Wow.
Non c’è traccia di grasso, i muscoli sono ben definiti e… fortissimi! E la consistenza… è come toccare una statua di granito, ricoperta di un sottile strato di pelle morbida e elastica.
Com’è differente, toccare il corpo di Tesoruccio, così.
Ataru ha sempre evitato per quanto possibile il tocco e gli abbracci di Lamù, rendendosi ‘morbido’, facendosi piccolo e sfuggevole oppure semplicemente scappando via.
Lamù non ha mai percepito il corpo di Tesoruccio così teso, così incredibilmente… duro, prima d’ora.
Che tristezza, dopo due anni, rendersene conto.
Ad un tratto, si sente traboccante di vita.
Un gemito le sfugge dalle labbra, accarezzandosi i rilievi dei muscoli guizzanti sotto la pelle… per poi ricordarsi improvvisamente di essere al centro della rotonda, nel Parco pubblico, in questo momento frequentato da centinaia di persone!
“Ops”
Qualche famiglia getta uno sguardo di passaggio e passa oltre, scuotendo lentamente la testa. Una ragazza la fissa scandalizzata con un’espressione di ribrezzo sulla faccia. Un gruppetto di ragazzini la guardano, divertiti.
Lamù risponde a tutti con un largo sorriso, un po’ stupito.
Con uno scatto degno di un centometrista, comincia a correre in direzione di casa, assaporando la pura vitalità e energia di cui sembra che il corpo di Ataru sia fatto, la rabbia e il rancore momentaneamente dimenticati.
È veloce come il vento; più veloce di quanto avesse mai creduto possibile poter essere semplicemente correndo. Correre la fa star bene, è esaltante, come quando genera e rilascia la propria energia… ma in modo diverso.
Tesoruccio ama correre. E ora capisco perché! Non mi sono mai sentita così. La forza, la velocità… è come volare, ma sul terreno!

 
Megane, in piedi in una posizione da manuale militare, dritto come un fuso e con le braccia conserte dietro la schiena, la osserva correre.
Mi chiedo dove quel pervertito sia diretto… Devo investigare sui motivi che lo spingono a correre in quel modo.
Con voce secca, e pulendosi gli occhiali con un panno, chiama i suoi compagni, Kakugari, Perma e Chibi, intenti a mangiare la consueta ciotola di Gyudon seduti al banco del ristorante Big Beef.
“Amici! Sono convinto che Moroboshi sia impegnato nell’esecuzione di un qualche malvagio intento nei confronti della Nostra Lamù! Siamo obbligati a scoprire quale esso sia. Moroboshi è appena fuggito da una qualche circostanza nel parco pubblico. Dobbiamo indagare!”
“Ma… Megane, non abbiano ancora finito il nostro Gyudon…”
Megane, spingendosi gli occhiali sul naso, afferma con voce autoritaria
“La guerra non aspetta chi è distratto dalla piccole cose mondane, Chibi. Sarai il primo a cadere nella mischia, se non obbedisci!”
 

Nel frattempo, Ataru è riuscito a calmarsi ed è ritornato in camera sua. Anziché, come suo solito, sedersi sulla sedia della scrivania accanto alla finestra, si è accoccolato a terra con le gambe incrociate, pensando intensamente a cosa fare e come.
Ci sarà un qualche modo per uscire da questa situazione. O almeno averne un qualche vantaggio.
La sua natura non può fingere di non sapere che possiede un corpo femminile, però. Ataru non riesce a frenare la sua curiosità maschile, la sua lussuria… e non può evitare che i suoi pensieri ritornino prepotentemente sull’argomento.
D’altra parte, si tratta del corpo di Lamù. Se fosse stato il corpo di chiunque altro, come Sakura, ma anche Shinobu, non ci avrebbe pensato due volte a… beh, approfittarsi della situazione.
Nonostante i suoi dubbi, le sue mani cominciano ad accarezzare le gambe, scivolando lentamente dalle ginocchia all’inguine, e poi di nuovo alle ginocchia.
Inclinando la testa, il suo sguardo cade sul corpo che ora occupa.
Sacri Dei del Cielo.
Guarda che mani. Che seno… la pelle. Così soffice, setosa…
Ataru si succhia uno degli affilati canini e poi si passa la lingua sulle labbra, mentre le sue dita accarezzano la pelle, scorrendo poi dolcemente lungo il bordo del triangolo tigrato del costume…
Oooohhh, le cosce… il mio grembo, il basso v-v-ventre…
Il cuore di Ataru batte all’impazzata; il respiro si fa più corto e rapido, e tremando leggermente, le sue dita si insinuano lentamente tra la stoffa del bikini e la pelle. Un brivido lo pervade.
NO! NO! Non posso!
Si morde il labbro. In un istante è in piedi, davanti alla finestra aperta, respirando profondamente, cercando nuovamente di calmarsi.
“Questo è il corpo di Lamù! Io… No, non posso!”
Maledizione! Non voglio questo corpo, glielo devo restituire!
Il proprio comportamento perverso gli fa provare un inedito senso di colpa e di vergogna.
Lamù non può diventare oggetto della sua lussuria e depravazione. No. Non Lamù.
Qualsiasi altra ragazza, si ripete, andrebbe bene… qualsiasi. Eccetto Lamù…
Ho resistito per due anni, alle sue seduzioni, al desiderio di saltarle addosso, nonostante si offrisse liberamente a me… non la toccherò, ora che ne occupo il corpo. Che senso ha, darsi il piacere da soli… quando avrei potuto invece… No.
Non c’è altra via; DEVO affrontare Lamù e la sua punizione, per rimediare a quanto accaduto.
Ero al parco, alla rotonda dell’orologio. Forse Lamù è ancora li. Io… Posso volare! Posso essere lì in un baleno! Devo trovarla, subito!
Ataru spicca il volo, accelerando progressivamente alla propria velocità massima, alla volta del parco, solo un paio di minuti prima che Lamù, entrando con troppa foga, per poco non travolge la mamma di Ataru nel corridoio dell’ingresso.
“Ataru, brutto idiota! Cosa diavolo fai… Ma guardati, fradicio di sudore, e… le scarpe! Togliti immediatamente le scarpe!”
Lamù, ancora con il fiatone, si rende conto di non essersi tolta le scarpe prima di salire sul tatami.
Per i Sacri Draghi! Ha ragione, mi devo togliere le scarpe…
“Madre…M-Mi dispiace. Ha visto Teso… ecco, voglio dire, Lamù?”
“Ataru, ma cosa ti prende? Per gli Dei, peggiori di giorno in giorno. Non avrei MAI dovuto metterti a questo mondo! Lamù è tornata da poco, è salita in camera. Non fa che aspettarti, brutto stronzo! Se non era per Lei, ti avrei sbattuto fuori di casa da un pezzo! Ora togliti di mezzo, che ho da fare in cucina.”
Lamù è sbalordita. Non ha mai sentito sua… suocera parlare in questo modo ad Ataru in sua presenza. Insultarlo in questo modo gratuito, con questa acidità.
Spaventata dal comportamento della madre di Ataru,Lamù riesce appena a biascicare “Ma… Madre, io…”
“E basta! Ataru, ti ho chiesto di toglierti le scarpe! Non riesci a capire nemmeno questo? Ooh… Dei del Cielo, ma senti quanto puzzi…! Sei un maiale! Vatti immediatamente a lavare, non ti sopporto!”
Lamú salendo lentamente le scale, riesce a sentire la ‘suocera’ parlare tra se e se:
“Quell’idiota mi ha rovinato la vita. Non avrei mai dovuto metterlo al mondo! Ma perché, perché non sono andata in ospedale a… ad abortire quando ne ho avuto l’occasione, il giorno che mi hanno detto che era un maschio?”
Il padre di Ataru risponde alla domanda dal soggiorno.
“Cara, perché sei svenuta davanti al preventivo che i medici ci hanno dato per effettuare l’operazione così avanti nella gravidanza…”
“Eh! Per forza, sono svenuta! È tutta colpa tua, brutto incapace senza spina dorsale, non hai mai avuto il coraggio di chiedere un aumento in ufficio, c’era il mutuo per la casa, e non ce la facevamo… No! Non ce la facciamo neanche oggi, con i quattro soldi che…”
Lamù non ce la fa più a sopportare la discussione dei genitori di Tesoruccio. Fa gli ultimi tre gradini con un salto e si chiude nella sua stanza sbattendo la porta.
Le parole dei Moroboshi la colpiscono profondamente; si rende conto che Ataru non è mai stato voluto, amato in questa famiglia, fin dalla nascita. Ma che razza di infanzia ha passato?
Non se ne è mai resa conto. Non se ne è mai accorta, fuorviata dalla loro dolcezza, attenzione, affettuosità nei suoi confronti… e in realtà non è nemmeno vero che non ha mai sentito parlare la signora Moroboshi in questo modo. Solo… che era rivolta a Tesoruccio… e non ha mai dato peso a quel che diceva…
La poca rabbia rimasta per Tesoruccio scompare completamente. Tutto ciò che Lamù desidera ora è di far ritornare le cose com’erano prima. E parlare a Tesoruccio… ma la stanza è vuota, non c’è nessuno.
Si guarda attorno. Sulla scrivania, il suo SpaceFruit sPad, un pacchettino aperto e un foglietto accartocciato; le istruzioni degli anelli.
Leggendo le istruzioni, capisce perché non riesce a togliersi l’anello.
Sconsolata, si siede per terra, mentre la fatica comincia a farsi sentire. Più di quattro chilometri, in pochi minuti e con una temperature e umidità proibitive. In effetti, i muscoli sono un poco indolenziti, ed è vero che è fradicia; comincia a sentire il sudore raffreddarsi sulla pelle.
Cosa posso fare… Tesoruccio, dove sei andato, perché non mi hai aspettato qui?
 
 
 
Ataru atterra a poca distanza dalla torre dell’orologio. Si guarda intorno, ma non c’è traccia di Lamù, ora nel suo corpo. Già, deve cercare… se stesso ora!
Pochi istanti dopo, molti passanti la osservano con uno sguardo stupito e sorpreso. Assolutamente comprensibile. Il parco è vicino al confine tra la municipalità di Tomobiki-cho e il distretto di Nerima. I passanti di Nerima ovviamente non sono abituati a vedere una ragazza seminuda con i capelli verdi volare… in fondo, è proprio per questo che è riuscito, tempo addietro, a convincere Lamù a vestirsi da ragazza terrestre. Ora, però, Ataru sta facendo bella mostra delle sue curve con addosso solamente il solito bikini tigrato… però… c’è qualcosa di diverso.
Gli sguardi che si sente piantato addosso… lo mettono a disagio.
Quelle occhiate, sono di curiosità?
Un momento. Solo gli uomini mi stanno fissando. Mi stanno… spogliando con gli occhi, mi guardano con desiderio!
Il pensiero lo turba, non ha mai notato più di tanto come gli uomini guardano Lamù.
Beh, non è proprio così… voglio dire, quando usciamo sono io ad essere particolarmente occupato a guardare le altre ragazze, non posso certo preoccuparmi di quello che fanno gli altri…
Un fischio. “Ehi, bella topa!”
Un sentimento nuovo lo pervade, una sensazione a cui di certo Ataru non è abituato. Imbarazzo! Ancora più turbato, il ragazzo si allontana camminando speditamente.
Proprio in quel momento, qualcosa di freddo e rugoso gli tocca la coscia da dietro. Un brivido gli corre lungo la schiena.
Ataru si gira di scatto!
Uh? Ma non c’è nessuno!
Poi, il suo sguardo cade ai suoi piedi.
 
Una faccia tonda, calva e mostruosa, orribile nei suoi lineamenti rugosi, con due occhi a fessura, incredibilmente neri e profondi, con uno sguardo che sembra in grado di perforare persino l’anima, gli appare improvvisamente!
“AAAARGH!”
Ataru salta, spaventato a morte!
Sakurambo lo osserva con calma. La sua voce, oleosa e nasale come il rumore di due pezze di cuoio ingrassato strofinate tra loro, lo apostrofa.
“Sembra che, alfine, la cupa luce della stella maligna sotto alla quale sei nato, Ataru, abbia deciso di scatenare sulla tua anima la punizione divina di trasfigurare le tue spoglie mortali nell’immagine della tua Salvatrice e Nemesi.”
Ad una decina di metri di distanza, Ataru atterra, respirando velocemente e con il cuore in gola dallo spavento.
“Tu… ma di cosa diavolo stai parlando, vecchio pazzo!”
Il monaco buddista stringe gli occhi, ora divenuti semplici fessure nere, lo sguardo fisso sulle pupille blu di Ataru.
“Ataru, io posso percepire con gli occhi dell’anima. La mera parvenza non è sufficiente ad ingannarmi e a impediredi svelare la tua vera natura, e... uh. Ma, ora capisco. Non è semplice apparenza. La tua coscienza occupa l’autentico corpo Oni di Lamù. Non posso che concludere che tu, Ataru, la stai possedendo. Ciò non può essere altro che la ributtante opera di perverse e corrotte entità maligne…”
Nel frattempo, Ataru si è ripreso dalla terrificante esperienza di essere improvvisamente esposto alle fattezze del vecchio monaco, e la voglia di colpire Sakurambo con qualcosa di molto duro e pesante, come un piede di porco oppure una mazza da baseball, diventa inarrestabile. O forse Ataru ha di meglio.
Il monaco si è avvicinato ed ora è di nuovo ai suoi piedi…
“Difatti, posso chiaramente scorgere degli orribili, atroci e malevoli segni evolvere lentamente, oscurando e corrompendo nella loro mefitica melma, il sentiero lungo il quale ti sei incamminato, inesorabilmente e inevitabilmente condannandoti…
ZAAZAZAPT!
Un corpo annerito e fumante si contorce lentamente sul cemento, dolorosamente ripentendo all’infinito le parole “sadame ja…” , mentre Ataru si allontana volando.

La soddisfazione di aver concesso a Sakurambo l’esperienza più ‘elettrizzante’ della sua patetica vita è ormai passata, e Ataru cerca di pensare razionalmente.
È andata male; la consapevolezza di aver effettuato lo scambio con Lamù anziché Mendo lo ha inizialmente gettato nel panico, ma ormai è fatta.
Vediamo se almeno posso trovare un qualche vantaggio dalla situazione, prima di dover affrontare Lamù. Non posso credere a quanto è andata male… tra tutti quelli che potevano trovare l’anello, proprio lei! Non posso fare nulla con il suo corpo. Di certo, non posso abbordare le ragazze… beh, potrei forse visitare un bagno pubblico, e dare un’occhiata alle ragazze. Ma non potrei toccarle. No, non è vero; potrei insaponargli la schiena…!
Gli sfugge una risatina, immaginando se stesso mentre accarezza, insaponandole, le schiene di meravigliose ragazze nude… fino a che una di queste non si gira verso di lui e gli sorride con devozione.
È Lamù.
Ad un tratto, si sente un miserabile.
Oooooh… dove potrebbe essere ora, Lamù? Potrebbe essere persa, confusa. Forse gli è successo qualcosa…

Ataru si ritrova a pensare in cima all’orologio, di nuovo alla rotonda. Ma sì, di fatto la Rotonda è il luogo che sia lui, sia Lamù, trovano più adatto per meditare. Dalla sua posizione di vantaggio, si accorge del gruppetto di amici guidato da Megane che camminano verso di lui.
Ataru scende dall’orologio e atterra di fronte a loro.
“Ciao Megane! Per caso, hai visto La… voglio dire, Ataru, da queste parti?”
Megane è sorpreso di sentire Lamù chiamare Ataru con il suo nome anziché con il solito ‘tesoruccio’. Aveva ragione! L’idiota ha senz’altro fatto qualcosa di irreparabile a Lamù! Megane decide di giocarsi il tutto per tutto; questa potrebbe essere la sua occasione.
“Buon pomeriggio, Lamù. Mi dispiace di doverti dire che non possiamo aiutarti; non abbiamo la minima idea di dove si trovi Ataru. Molto probabilmente, starà molestando qualche povera ragazza, da qualche parte.”
“E-ecco, sei sicuro… che non lo hai visto? Era qui, alla Rotonda, forse dieci minuti fa. Per favore, è molto importante…”
Chibi fa come per dire qualcosa, ma Megane lo blocca.
“No, Lamù. Nessuno di noi ha visto quel depravato e lussurioso maiale stamani. Posso solo assumere che, come suo solito, ti ha maltrattata, umiliata...”
Megane sospira per una pausa ad effetto.
“Lamù, ascoltami. Sono molto preoccupato. Tu devi liberarti dal suo giogo, devi vivere pienamente la tua vita, quell’animale non ti merita. Perché non consideri qualcun altro più meritevole di essere al tuo fianco? Anche se so di essere l’ultimo della lista, sappi che io non esiterei un attimo a divenire tuo schiavo, se solo lo desiderassi. Credo in cuor mio di aver dimostrato più di una volta la mia completa devozione nei tuoi confronti, mentre Moroboshi non ha mai mancato di dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, il suo disinteresse, cogliendo ogni occasione per farti soffrire, darti le spalle, e tradirti ogni volta che una qualche sgualdrina…”
Ataru ha già perso la pazienza. Qualche scintilla blu comincia a scoccare tra le dita e a correre sulla sua pelle.
“Uh, Megane, per favore, risparmiami la predica e la tua ‘devozione’. Non hai visto Ataru qui in giro. OK, va bene. Grazie. Ciao.”
Ataru gira le spalle e fa per andarsene, ma prima di potersi muovere, la mano di Megane si posa sulla sua spalla.
“Lamù! A-Aspetta! Per favore, ascoltami!”
“Megane… la tua mano. O la togli, o la perdi.”
Un repentino aumento di tensione elettrica morde la mano di Megane che la ritira immediatamente.
“No, Lamù, ti prego! Lasciami continuare! Sto solo dicendo la verità, non capisci? Ataru è un perdente, abuserà di te, ti trascinerà giù con lui all’inferno! È la peggior scelta-”
Ataru si volta di scatto, il suo indice destro a pochi centimetri dal naso di Megane. Il suo sguardo è raggelante. Megane non si era mai reso conto di quanto fossero lunghi ed affilati i suoi canini… e di quanto fossero freddi i suoi occhi.
“Chiudi quella fogna, lurido stronzo. Solo un’altra parola, e… !”
Ataru fissa a lungo Megane. Poi gli gira intorno e se ne va, rabbrividendo di rabbia repressa.
Le parole del suo compagno di classe hanno profondamente offeso Ataru. Non per gli insulti, in fondo ci è abituato, ma piuttosto per la perniciosa determinazione di Megane nel cercare di convincere Lamù a lasciarlo. Beh, in realtà, anche a questo dovrebbe essere abituato, però sentirlo parlare in quel modo possedendo il corpo di Lamù, ha cambiato completamente prospettiva.
Strano,Ataru pensa. Davvero strano. Non me ne è mai fregato più di tanto di quel che Megane pensava o diceva a Lamù. Perché sono scattato così?
L’intero gruppo di ragazzi è impietrito. Guarda il loro idolo prendere il volo e scomparire alla vista, ancora tremanti per le sue ultime parole.
“Gentiluomini, avete visto la nostra adorata Lamù? Avete inteso le sue adirate parole, notato la sua incredibile collera, e soprattutto il cambiamento nel modo di rivolgersi a quell’animale? Deve aver fatto qualcosa di totalmente abietto ed atroce a Lamù. Qualcosa di indicibile… dobbiamo impossessarci di Moroboshi ed estorcergli la verità con qualsiasi mezzo.”
Megane è tremebondo, di rabbia e terrore. Mai Lamù lo ha trattato così. Minacciandolo e facendogli perdere la faccia di fronte ai suoi sottoposti. Ed è tutta colpa di Ataru! È ora di chiamare Mendo.

 
Lamù decide di rimanere a casa ad aspettare il suo Tesoruccio. D’altronde, Ataru può volare, e possiede tutti i suoi poteri, ora. Potrebbe addirittura avere accesso alla sua astronave… beh, ammesso che sappia come usare il telecomando che tiene nel reggiseno. Che sappia come trovarlo, oltretutto. Presto o tardi, Tesoruccio dovrà per forza tornare a casa.
Cosa dirgli? Come gestire la situazione?
Forse Tesoruccio ha paura di affrontarla.
Perché lei è ancora arrabbiata, giusto?
Qualcosa, nella sua mente, continua a sussurrargli Ma lascia perdere, ma che ti importa… non è importante…
Lamù si alza dalla sedia della scrivania. Sono passati forse cinque minuti da quando è tornata.
Il sudore si è congelato addosso, si sente scomoda, a disagio; appiccicosa e bagnata, non vede l’ora di immergersi in acqua. E, il bisogno di andare in bagno ormai è diventato ormai insopportabile.
Lamù si sente in incredibile imbarazzo.
Ma la natura chiama… non c’è niente da fare.
Lamù esce dal WC con la faccia rossa.
Comincia impacciatamente a svestirsi, preparandosi per le abluzioni prima di immergersi nell’Ofuro.
Il corpo nudo di Ataru è ben proporzionato, asciuttissimo e scolpito; senza dubbio, a causa di tutto l’esercizio fisico nel correre dietro alle ragazze e sfuggire alla sua giusta punizione…
Non può fare a meno di sorridere, ammirandosi nello specchio. Le sue mani accarezzano la pelle, seguendo il guizzare dei propri muscoli e contemplandone l’effetto.
Wow.
Allo stesso tempo, comincia a notare le tenui e quasi invisibili cicatrici. Pallide testimonianze di avventure che, nel vero senso del termine, hanno lasciato il segno.
Si siede sullo sgabello, cominciando ad insaponarsi il corpo.
Lamù cerca di non pensare a quanto sta facendo; ma di certo, sapere che si trova a possedere il corpo di Tesoruccio ha il suo effetto, che non tarda a farsi sentire. Ad un certo punto, si sente il fuoco nelle vene.
Una sensazione di piacere completamente nuova , ed allo stesso tempo familiare, inizia a crescere in lei, ed un calore intenso comincia ad impadronirsi del suo corpo.
Di nuovo, cerca di ignorarlo, mordendosi le labbra.
Si sciacqua con dei secchi di acqua gelida, cercando sollievo.
Finalmente, si immerge nell’Ofuro.
Chissà che cosa sta facendo Tesoruccio, ora.
Lamù si ritrova a fantasticare su questo pensiero.
Forse, si sta divertendo con… con il mio corpo… scoprendolo… esplorandolo! Cercando di capire cosa potrebbe essere piacevole e cosa no…
Improvvisamente, un particolare pensiero la colpisce.
Cosa… cosa si prova a far l’amore… da Uomo?
Lamù arrossisce sensibilmente, immaginando la cosa, sentendosi irrigidire.
Si! Far l’amore con Tesoruccio… da ragazza, nel suo corpo, come ora.
Lamù immagina se stessa, nuda, che si apre a… se stessa, dal punto di vista di Tesoruccio.
Uuuh…
Poi, altre fantasie. Altre ragazze, nude, si concedono a Lei, susseguendosi rapidamente, le sue amiche… Oyuki, Ran, Benten…
Già, Benten.
Ehi. Ma… è così grosso!?!
Lamú si rovescia immediatamente addosso un secchio d’acqua gelida.
“Tesoruccio! Questa è tutta colpa tua! Non mi sono mai sentita così turbata ed in imbarazzo in tutta la mia vita!”
Ma… potrebbe essere tutto causato dalla lussuria di Tesoruccio, rimasta in questo corpo?
Lamù scuote la testa, cercando intensamente di pensare a qualcos’altro.
Un pensiero serio le ritorna in mente. Il breve battibecco con la mamma di Ataru. Le cose che ha dovuto apprendere, nel modo peggiore… la sua famiglia non lo ha mai amato. In fondo, è solo naturale che si comporti così.
 

Volando alto sul parco, Ataru fa larghi giri cercando di vedere qualche traccia di Lamù, quando si accorge di una Mercedes nera, quella personale di Mendo, che si sta parcheggiando di fronte all’entrata del parco.
Uh, la cosa è sospetta…
Decide, quindi, di parlare con lui.
“Ciao, Mendo… hai per caso visto, uh, Tesoruccio?”
“Oh! Buon pomeriggio, Lamú-san. Si, ti confermo di aver parlato con lui, direi una mezzoretta fa. Si è comportato come al solito da idiota, facendomi venire qui al parco con una puerile scusa, solo per farmi perdere tempo. L’ho di fatto lasciato qui da solo, a farfugliare qualcosa riguardo un oggetto che si era perso… quando mi sono reso conto che parlava di aria fritta, me ne sono andato. Mi scuso con te per non essere in grado di aiutarti di piú. Ad ogni modo, ho ricevuto dieci minuti fa la telefonata di Megane-san, che mi ha informato di avere notato Moroboshi fuggire con un atteggiamento sospetto dalla rotonda, e che potrebbe aver fatto qualcosa… di sconveniente e possibilmente ripugnante nei tuoi confronti, per cui, sono ritornato…”
Di nuovo la rabbia. Una rabbia cieca, incontrollabile, intensa. La sua faccia è deformata da una furia animale, i suoi lunghi canini bene in mostra, l’elettricità statica si scarica nell’aria e sul terreno con corte scintille azzurre.
Megane… mi ha mentito!
“Quello schifoso bastardo… perché mi ha mentito? Per gli Dei, gli farò soffrire le pene dell’inferno…!”
Mendo accarezza l’impugnatura della sua spada.
“Lamú, ti prego dimmi, Moroboshi ha davvero fatto qualcosa di ignobile nei tuoi confronti? Se è così, allora me ne occuperò io!”
Ataru si gira rabbiosamente verso Mendo, fulminandolo con lo sguardo.
“No, Mendo! Ti ritengo personalmente responsabile per qualsiasi cosa possa accadergli! Non deve essergli torto neanche un capello!”
Ataru scatta di nuovo verso il cielo, mentre Mendo, sotto shock, fraintende completamente il senso delle parole e la reazione di Lamú!
“Moroboshi! Allora, è vero! Hai fatto del male a Lamú-sama! Ah, ma questa volta…”
 
Allontandosi da Mendo, Ataru raggiunge la conclusione che, molto probabilmente, Lamú ha avuto la sua stessa idea; mentre lui sfrecciava verso il parco, lei, dalla rotonda correva verso casa!
Ma porca misera… è perfettamente logico!
Talmente ovvio… Ataru non sa se andare a casa ad incontrare Lamú, che sicuramente lo sta aspettando, oppure approfittare ancora qualche minuto del corpo che possiede per andare a dare una bella lezione a Megane; nel dubbio, galleggia a mezz’aria all’ingresso del parco, quando improvvisamente una astromoto lo accosta.
“Ohi Lamú! Ma che stai facendo qua! Dovevamo vederci su da Oyuki, ti sei scordata? Mi ha detto un paio d’ore fa che te la sei svignata per tornartene su questo cesso di pianeta!”
“Benten?!? Eh, ma io, veramente…”
Grazia divina, se si accorge che mi sono impadronito del corpo di Lamú, mi ammazza!
“Cazzo, già siamo in ritardo, se non ci diamo una mossa non ce la facciamo ad arrivare alla festa in tempo!”
“Festa? C-che festa? Ma… ecco… i-io non so dove ho parcheggiato il mio UFO, e…”
Benten, con una mossa repentina che sorprende Ataru, pesca nel suo reggiseno un piccolo strumento a forma di cilindro e istantaneamente l’astronave tigrata di Lamú appare sopra di loro.
Ma… dove diavolo avevo quel coso!?!
“Che scusa patetica, micetta mia…”
Un largo varco si apre quasi magicamente sul lato del grande veicolo a forma di disco. Benten entra direttamente con la sua astromoto, mentre Ataru, in stato confusionale, la segue meccanicamente dentro.
All’interno della camera d’equilibrio, un’altra apertura si spalanca seguendo geometrie impossibili, inghiottendo completamente l’astromoto; Benten corre direttamente nella cabina di pilotaggio, sedendosi ai controlli dell’astronave.
“Ehi, dolcezza! Posso pilotare il tuo giocattolo?”
“Uh-uh, s-sicuro…”
L’astronave sfreccia in alto ad una velocità impossibile, provocando un discreto spavento ai piloti di un volo di linea nonché causare un allarme DEFCON 4 dovuto alla segnatura UV e alla accelerazione iniziale rilevati dai satelliti militari, simili a quelli un SLBM…
“Ora, piccola, mi dici che cazzo succede. Perché sei tornata qui? Quel coglione ti tratta ancora da soprammobile? Guarda, non riesco proprio a capire, eccoti qua, il perfetto giocattolo sessuale con cui tutti i maschi di questo quadrante sognano di giocare, e… LUI ancora non vuole scopare con te? Guarda, per quanto mi riguarda, non ne vale la pena! E, tu non sei assolutamente obbligata a restare con lui!”
Ataru è totalmente sotto shock! Si ritrova la mascella per terra, Benten è sempre stata sboccata, ma non avrebbe MAI immaginato che sarebbe stata così diretta nel parlare a Lamú!
“Cosa?!?”
Benten si gira verso… Lamú.
“Ma dai! Piccola, ti stai comportando in modo strano, ma stai bene? Sai perfettamente che voglio dire, ho organizzato una festa solo per celebrarti, e per divertirsi coi ragazzi!”
“Divertirsi… coi ragazzi?!?”
“Puttana misera, Lamú! Hai sofferto anche troppo, dietro a quell’animale, sepolta in quella tomba che tu chiami casa! Devi cominciare a VIVERE, Lamú! Dimentica quel perdente, lascialo morire da solo, e divertiti con noi! Ho invitato la creme de la creme, sono assolutamente certa che troveremo un bellissimo e… ben dotato ragazzo in grado di sostituire quello stronzo! Ora, chiudi il becco, o rischiamo una collisione con qualcosa e finiremo in polvere cosmica! Siediti e goditi il viaggio!”
Le stelle sullo schermo panoramico del sistema di navigazione, grande quanto l’intera parete, improvvisamente fuggono verso i bordi lasciando una scia con un classico effetto alla “Guerre stellari”.
Benten… sta cercando di convincere Lamú a lasciarmi…? VUOLE PORTARMI VIA LAMÚ?
Una furia improvvisa lo fa rabbrividire. Tutti i suoi muscoli si tendono, Ataru scopre i denti, in un ringhio rabbioso, serrando i pugni. Un’esplosione di potente energia lo attraversa, lasciandosi dietro calde ondate di intenso piacere, mentre aspre scintille azzurre scoccano sulla pelle e volano intorno a lui.
Questa volta se ne accorge…
Delle lente, vibranti e calde ondate di piacere fisico, perfettamente intonate e accordate con l’energia e il solleticare delle scintille che danzano sulla sua nuda pelle!
Rimane stupefatto da quanto appena realizzato… ed è probabilmente quanto salva una completamente ignara Benten, concentrata nel pilotaggio dell’astronave e fischiettando un qualche motivetto alieno, da una violentissima scarica elettrica.
Ma… ma… allora, Lamú prova piacere nel rilasciare energia? Quando… mi scarica addosso i suoi fulmini, gli piace…? Grazia divina!
Finalmente, Ataru si rende conto che, da quando ha preso possesso del corpo di Lamú, il suo carattere è diventato esponenzialmente più irritabile e aggressivo di quanto non sia mai stato, è come se ne avesse, in un certo senso, ereditato il temperamento violento e permaloso. E non è tutto! Ataru riesce ad usare in modo del tutto naturale molte delle sue abilità e poteri. C’è anche qualcos’altro… che lo disturba.
Ma ora si sente troppo confuso.
Cosa posso fare? Cosa mi succede? Devo pensare… ho bisogno di prendere tempo.
Ataru si trascina stancamente verso gli appartamenti di Lamú, e si lascia cadere sul suo grande letto.
Resta disteso, sulla coperta tigrata, a studiare il monotono soffitto in metallo.
Il rimorso e la preoccupazione lo rodono, mentre pensa a come uscire dal vortice di eventi in cui precipita, cadendo sempre più in basso, sempre di più…
Ecco, ora come me la cavo con Benten? Mi ha preso di sorpresa, come faccio adesso a dirgli di no… come faccio ad uscirne… devo far finta di assecondarla e poi svignarmela dal ricevimento appena si distrae e ritornare sulla Terra… Da Lamú… ehi, un momento! Merda, e chi lo pilota questo affare?
“Ma in nome degli Dei del cielo, perché ho dovuto prendere questi maledettissimi anelli?”
 
 
 
----------Continua
 
Grazie per aver letto questo capitolo. Vi prego, di commentare e recensire la mia storia!
 
 
  
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