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Autore: waferkya    08/03/2011    2 recensioni
Sayid se ne sta andando, se ne sta andando davvero.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sawyer, Sayid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per il prompt amici, per la terza settimana della Cow-T di maridichallenge.
— Data originale: 27/ii/2011

~ So I look in your direction.
(I don't like what I see, and neither do you.)


Sayid se ne sta andando, se ne sta andando davvero.
Si allontana dal campo con una decisione sovrumana ed è già poco più che una macchiolina di vino su una tovaglia bianca; a una dozzina di alberi di distanza da lui, Sawyer piega un origami.
Il corpo, le zampe, il collo lungo e poi la testa – pian piano, un angolo alla volta, tra le sue mani prende forma un fenicottero bianco, con delle sottili righine azzurre che gli disegnano addosso un reticolo di quadrati.
Un uccello di carta sembra quasi uno spreco di risorse, dato che non hanno ancora la più pallida idea di dove si trovi la cartoleria dell'isola, ma a Sawyer, sinceramente, non importa minimamente. Per la precisione, l'unica cosa di cui gl'importi è trovare un maledetto modo per impegnarsi i neuroni ed impedirsi di ricominciare, ancora una volta, a leggere quella lettera.
Sayid cammina con la testa in Iraq, ma nota dei movimenti tra gli alberi e allora è subito, di nuovo concentrato sull'isola, meccanicamente, con l'efficienza di un soldato addestrato a percepire gli aggressori prima ancora che quelli si riprendano dalla sbronza della notte precedente.
È soltanto Sawyer, comunque, accoccolato sul tronco semidivelto di un albero. Non ha, per una volta, la solita aria dell'uomo fuori dalla grazia di Dio, e Sayid potrebbe gridare al miracolo, ma non ha voglia di bisticciare.
Cammina, silenzioso come uno sbuffo di vento, e man mano che si avvicina, affondando un po' di più nella sabbia con ogni passo, si accorge che la faccia di Sawyer è un capolavoro di malinconia e rabbia e tutte le sfumature intermedie tra le due: gli si ferma davanti e, quando l'uomo solleva su di lui uno sguardo truce e ferito, Sayid ha l'impressione di essere davanti ad uno specchio.
La risacca fa un rumore d'inferno, a questa distanza: lo scroscio continuo di onde sempre più alte sul bagnasciuga intirizzito dall'acqua e dal sale sembra un ruggito incazzato e fa quasi più paura del mostro della giungla.
«Hai deciso di convertire alla parola di Allah le piante infedeli di quest'isola, Alì?»
La bocca di Sayid quasi s'increspa in un sorriso per la battuta, e Sawyer lo nota, ovviamente, e al suo ghigno cattivo, al quale ormai sono tutti abituati, si sostituisce una smorfia che sembra sinceramente lusingata. Sayid chiude gli occhi per un attimo, e, quando li riapre, quella è sparita.
Il punto è che quando quello sceriffo agonizzante non ne ha voluto sapere di morire contro la canna della sua pistola, Sawyer non l'ha presa bene. Chi è che avrebbe potuto prenderla bene, d'altra parte? Ed è rimasto a rimuginarci su per un sacco di tempo, e non è stato piacevole. Sawyer, in tutta onestà, non ama ripensare a quel momento, soprattutto perché non è un grande fan del fatto che Capitan Arabia gli abbia fatto un regalo – quel mango – per tirargli su il morale (pelle d’oca, pelle d’oca, pelle d’oca e disgusto troppo forte per essere vero).
Tuttavia, se quest'iracheno musulmano assirobabilonese è stato in grado di captare le sue vibrazioni negative e regolarsi di conseguenza – comportandosi da checca, d'accordo, ma comunque una checca civile, - Sawyer come potrebbe essere da meno? E, Dio, non è che ci vuole un premio Nobel per accorgersi che Mohammed, qui, non è esattamente entusiasta dell'idea di essersi trasformato in una specie di mostro sadico al servizio del Dottore.
Perciò, da bravo cittadino, Sawyer gli allunga l'unica cosa che, al momento, può cedergli. Il suo fenicottero faticosamente spiegazzato da un foglio del diario di Claire.
«Tienilo,» sbotta, semplicemente, in risposta allo sguardo imbarazzantemente perplesso di Sayid.
Sayid si morde le labbra per costringersi a non ridere, a non sorridere, a non sghignazzare come un mentecatto, mentre ruba dalle dita di Sawyer l’origami, e poi, risoluto come prima, si allontana.
  
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