C’era
una volta in un regno molto
lontano un giovane principe di nome Caleb tanto amato dalla sua corte e
dal suo
popolo. Era però arrivato per lui il tempo di trovarsi una
sposa e così, un
giorno come tanti altri, decise di partire alla ricerca della perfetta
compagna
che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita, aiutandolo a
regnare sul suo bel
regno, che gli avrebbe dato tanti splendidi eredi e l’avrebbe
amato
incondizionatamente fino alla fine dei loro giorni. Prese quindi il suo
adorato
cavallo bianco, un po’ di provviste e di soldi e, dopo aver
salutato la
famiglia, se ne andò alla ricerca della principessa
perfetta. Si diresse verso
le fredde terre del nord, dove gli avevano detto che c’era
una magnifica
principessa in età da marito ma dopo appena una settimana di
viaggio il suo
cavallo stramazzò a terra, troppo stanco persino per
continuare a respirare.
Rinchiuso fra le mura dorate del castello quel cavallo non si era mai
irrobustito abbastanza e la fatica del viaggio lo aveva ucciso. Il
principe
pianse per tutto un giorno l’animale ma poi si decise a
proseguire per la sua
strada. Le sue disavventure però non erano ancora finite
perché dopo alcuni
giorni di cammino si ritrovò il passo sbarrato da un gruppo
di briganti che gli
ordinarono di consegnargli tutti i suoi avere. Caleb sguainò
la spada e si
difese, era sempre stato un grande spadaccino ma solo negli scontri
singoli,
non gli era mai capitato di doversi proteggere dall’assalto
di cinque lame e,
inevitabilmente, venne sconfitto. La sua splendida spada
volò via e scivolò
dentro ad un lago lì vicino. Disarmato il principe
cercò di scappare ma uno dei
briganti lo prese e lo buttò a terra in malo modo. Gli
tolsero ogni cosa,
dall’oro ai vestiti, l’unica cosa che il giovane
principe riuscì a fare fu
gettare il suo anello regale nell’erba vicino al lago nella
speranza di poterlo
ritrovare in un secondo momento. I briganti se ne andarono lasciandolo
a terra
ferito e completamente nudo, ridendo delle sue lacrime. Caleb si
rialzò
dolorante e si mise a cercare l’anello sulla riva del lago
ma, non trovandolo,
si tuffò a cercarlo. Cercò anche la sua spada ma
il lago era profondo, l’acqua
gelida e si stava facendo pure notte. Non trovò nessuno dei
due oggetti e così,
stanco e sconsolato decise di lasciarsi affogare fra quelle acque. Chi
avrebbe
mai creduto che lui fosse un principe? Spogliato delle sue vesti, il
viso
tumefatto dai pugni, sporco di terra e fango e senza neppure una
cavalcatura
nessuno avrebbe mai potuto riconoscere in lui il principe Caleb,
neppure i suoi
genitori probabilmente. Eppure non riuscì a lasciarsi andare
e a morire affogato,
l’istinto di sopravvivenza fu più forte e il
principe si ritrovò a boccheggiare
alla ricerca d’aria sulla riva del lago, piangendo disperato
per la sua
malasorte. Fu in quel momento che un uomo incappucciato
passò a cavallo di lì e
lo vide
-Che
diavolo state facendo?- gli
chiese lo straniero –Non sapete che le acque del lago
diventano mortali una
volta che scende la notte?-
-Ormai
non ha più importanza- gli
rispose il principe in lacrime –ormai ho perso tutto, non
posso tornare alla
mia famiglia e non avrebbe neppure senso continuare il mio viaggio, non
ho
soldi né cibo… sono disperato!- l’uomo
a cavallo rimase fermo ad osservarlo e,
con un sospiro stanco, smontò e lo aiutò ad
uscire dall’acqua, avvolgendolo in
una coperta che aveva preso da una delle bisacce attaccate alla sella
-Smettetela
di piangere- gli disse
dolcemente ma con voce ferma –siete ancora vivo, questa
è l’unica cosa
importante, tutto il resto lo potrete riavere con fede, lavoro e tempo-
il
principe non capì appieno le parole dello straniero ma
annuì
-Qual
è il vostro nome?- gli chiese
-Mi
chiamo… - si bloccò di colpo e
scosse la testa tristemente –mi hanno spesso chiamato Volpe-
gli rispose
-Io
sono Caleb principe di… - venne
però bloccato
-Non
voglio saperlo, per me non ha
importanza- cavalcarono fino ad una taverna poco distante e Volpe
pagò una
stanza per entrambi, chiedendo che venisse portato loro del cibo e
venisse
riempita una vasca d’acqua calda, così che Caleb
poté ripulirsi dal fango del
lago. Una volta che il principe si fu lavato Volpe gli
regalò dei suoi abiti,
piuttosto semplici ma belli, e cenarono insieme
-Vi
sono immensamente grato per
quello che state facendo per me- disse il principe sedendosi a tavola.
Volpe si
tolse il mantello e si andò a sedere davanti a lui, portava
in viso una
maschera bianca con un apertura per le labbra che arrivava fino al
mento e due
fori piuttosto lunghi ma stretti per gli occhi. Aveva i capelli biondi
e
scarmigliati, tenuti stretti in un codino. Gli abiti erano semplici ma
di
fattura pregiata
-Non
dovete ringraziarmi- gli disse
Volpe mentre iniziava a mangiare -ho fatto solo quello che mi dettava
la mia
coscienza-
-Siete
davvero una persona molto
gentile, allora, non molti mi avrebbero aiutato- l’uomo
scrollò le spalle
noncurante e continuò a mangiare –posso farvi una
domanda?- gli chiese il
principe osservandolo
-Certo-
-Siete
un nobile?-
-Cosa
ve lo fa pensare?-
-I
vostri gesti, il vostro modo di
stare seduto… -
-Molto
tempo fa lo ero, ora sono
solo un vagabondo- gli rispose Volpe con fare noncurante
-Mi
dispiace- disse sincero il
principe
-Non
dovete, per me perdere tutto è
stato solo l’inizio di una nuova vita, adesso sto bene e sono
piuttosto felice-
Volpe rise e aggiunse –e poi se fossi stato ancora nobile non
mi sarei mai
fermato ad aiutarvi, rallegratevi che il vecchio me sia andato in
disgrazia e
che abbiate incontrato il me stesso attuale- Caleb non rise e fece
persino
fatica ad annuire. Finirono di cenare praticamente in silenzio e
andarono a
dormire ognuno nei rispettivi letti. Il mattino seguente, mentre Caleb
faceva
colazione, Volpe chiese al principe di raccontargli le sue disgrazie e
di
spiegargli come ci era finito a piangere sulla riva di un lago.
Ascoltò il
racconto nel più religioso silenzio tirando di tanto in
tanto una boccata dalla
lunga pipa bianca che aveva tirato fuori da chissà dove. Una
volta finito il
racconto Caleb sospirò tristemente e cercò di
trattenere le lacrime che ancora
una volta cercavano di uscire dai suoi occhi
-Oggi
torneremo al lago e vedrete
che troveremo la vostra spada e l’anello- così
dicendo Volpe scrollò il resto
del tabacco, si alzò da tavola e uscì dalla
taverna con Caleb appresso che però
non credeva che sarebbero riusciti davvero a ritrovare i due oggetti.
Ritornarono in poco tempo al luogo dove si erano incontrati la sera
precedente.
Le sue acque erano luminose e limpide, belle come in un sogno e dieci
magnifici
cigni selvatici nuotavano placidi al centro nel lago -Loro ci
aiuteranno- disse
sicuro di sé Volpe avvicinandosi all’argine. I
cigni si avvicinarono
incredibilmente all’uomo che ne accarezzò le teste
regali e i lunghi colli.
Caleb rimase indietro, stupito da come gli animali si fossero
avvicinati e si
lasciassero accarezzare da quell’uomo che sussurrò
ad ognuno qualcosa mentre li
continuava a carezzare. Gli uccelli si allontanarono allora dalla riva
e si
immersero nelle acque del lago. Tornarono presto trasportando la spada
e
l’anello d’oro del principe Caleb che corse a
riprendere i suoi oggetti stupito
e felicissimo. I cigni selvatici però volarono via spaventati
-Come
avete fatto?- chiese il
principe rimettendosi al dito l’anello e asciugando la spada
con un lembo del
mantello. Volpe guardò i cigni che volavano via e si
intristì
-È
solo una cosa che ho imparato a
fare da piccolo- gli rispose mentre si rimetteva in piedi -dove siete
diretto
ora?- gli chiese l’uomo
-Ora
che ho di nuovo il mio anello
posso presentarmi a qualsiasi corte e verrò riconosciuto,
quindi penso che
tornerò a dirigermi a Nord come mi ero prefissato-
-Allora
le nostre strade si
dividono qui- disse Volpe staccando una delle bisacce dalla sella e
aggiunse
–vi lascio il mio cavallo e queste poche cose, spero che vi
possano essere
utili- detto questo fece per andarsene ma il principe lo
bloccò stupito
-Perché
lo fate? Perché mi
aiutate?- gli chiese sorpreso ma Volpe non rispose e si
abbassò ancora di più
il cappuccio sugli occhi –Mi ricorderò di voi- gli
promise Caleb -ripagherò il
mio debito con voi quando tornerò al mio regno, riavrete il
vostro titolo se lo
desiderate e vi ridarò cento volte quello che avete dato a
me, dovrete solo
chiedere e ogni cosa possibile vi sarà data-
l’altro lo guardò e per un attimo
il principe sentì una strana inquietudine nel cuore, come se
una mano fredda
gliel’avesse stretto nella sua morsa
-Non c’è nulla che un principe come voi possa fare per me- gli rispose duramente Volpe voltandogli le spalle e andandosene a passo spedito. Caleb non capì perché l’altro si fosse arrabbiato ma visto che ormai se ne era andato pensò che era meglio non pensarci e saltò a cavallo tornando a viaggiare verso Nord alla ricerca della sua principessa.
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Note dell'autrice, inserite dopo la fine del contest:
- Questa storia ha parteciparo al contest "Piccola fiaba slash" di Lal Rouche ma il contest non è finito bene perchè solo io ho consegnato T^T
- Caleb ha preso il nome da una canzone che ascoltavo in quel momento dei Sonata Arctica che si intitola, appunto, Caleb
- Il cavallo bianco non l'ho mai sopportato quindi è con mio immenso piacere che ne ho fatto schiattare uno XD
- Volpe prende il nome... non lo so... mi piaceva e basta dare ad uno dei miei personaggi il nome di un animale
- I cigni e le papere sono praticamente in ogni fiaba e c'è sempre un personaggio che si fa aiutare da loro,quindi ho pensato di usarli anch'io
Bye!!!