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Autore: Stray cat Eyes     10/03/2011    1 recensioni
Un’ombra qui e strisce colorate là, col risultato surreale che Lag vivesse abbracciato da stringhe di luce fievole e ambrata.
[Hints Zazie/Lag | A sushi, gah!]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In realtà questo è soltanto uno stralcio di una certa cosa lunghissima (ohi, lunghissima per i miei standard, eh... temo non arrivi a duemila parole XD), sulla quale rimugino da all’incirca... non lo so se tre o quattro mesi, ma suppergiù.
Si tratta di una fanfiction alla quale sono molto legata e che voglio assolutamente terminare, in un modo o nell’altro, anche perché mi ci sono spremuta le meningi per così tanto tempo, prima di trovare uno straccio di idea, che sarebbe davvero da idiota non riuscire a scriverci su la parola “fine”.
Comunque...? Ah, sì. Dicevo.
Il “pezzo di mezzo”, che sarebbe il brano sottostante (che potere che hanno le parole... ♥), messo così ha ben poco senso, ma prima o poi arriverò a pubblicare il tutto in maniera decente e (speriamo) ben assemblata, così da spiegare ogni perché e tutti i percome.
Nel frattempo, lasciatemi aggiungere che tutta ‘sta roba è per sushiprecotto_chan, che le piaccia o no. XD

















[Strings]




La lampada accanto a lui sembrava non avesse abbastanza forza da ridipingere tutte le forme, come se il buio le avesse rubato i colori. Gli accendeva le pieghe della manica destra, uno stralcio del vecchio grembiule della zia, qualche lembo di schiena e parte dei capelli. Non c’era niente che avesse un tono definito, un contorno preciso e sicuro - era un po’ tutto lasciato al caso, un’ombra qui e strisce colorate là, col risultato surreale che Lag vivesse abbracciato da stringhe di luce fievole e ambrata.
Nella sua immagine, nel breve raggio illuminato dalla lampada, era come se niente avesse mai avuto un inizio e una fine. Tutto, in quella stanza, aveva così poco senso che presto Zaji iniziò a trovare logico persino il sentire che quella strana visione gli facesse bene. Che gli curasse il cuore usurato. E che Lag, così inaspettatamente minuto, tanto da essere raccolto quasi tutto dalla luce sottile e aranciata della lampada, fosse anche inaspettatamente bello.
Poi uno dei loro gatti gli saltò in braccio, Lag iniziò a chiacchierare con una vaga allegria, e lui smise di pensarci fino a che non si mise a letto. Là sognò i gatti, e della prima volta che erano stati loro e non soltanto suoi.













  
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