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Autore: Seraphiel_    10/03/2011    5 recensioni
« Più di qualunque cosa al mondo, Zack avrebbe voluto abbracciare i suoi sogni, con tutto l’ardore che conservava nel corpo. Avrebbe voluto abbracciare lei, con tutta l’anima. »
FF one-shot ZackxAerith. Ho cambiato alcuni dettagli della storia originale.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Zack Fair
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Crisis Core
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I’ll embrace my dreams. I’ll embrace you.

«Promettimelo.»
«Non sono un bugiardo.»
« Promettimelo! Farò finta di crederci. »
«Possibile che in questo corpicino si nasconda tanta testardaggine?»
Le labbra di Zack sfiorarono la morbida guancia di Aerith, apprezzandone la temperatura. La sua pelle era calda, accarezzata costantemente dai venti caldi di quell’estate. Era la prima che condividevano.
« Sei sempre rovente. Ogni volta che provo a donarti un po’ d’affetto, rischi di farmi salire a febbre!»
Sarebbe un bene, pensò lei, passeresti più tempo con me e la tua vita non sarebbe più messa a repentaglio…
 « E’ proprio necessario, Zack?»
Lui annuì.
«E’ una missione di vitale importanza. La Shinra è in subbuglio, e hanno richiesto i migliori elementi per affrontare il pericolo.»
Zack caricò di enfasi la parola “migliori”, poiché sapeva di far parte di quel gruppo ristretto.
«Smettila di vantarti!»
Lei sorrideva sempre quando si rivolgeva a lui, a prescindere dal fatto che parlassero o meno. Segretamente lei lo scrutava silente, nei momenti in cui lui era solito pavoneggiarsi, tentando di apparire attraente. Tuttavia, Zack peccava d’ingenuità: non s’accorgeva che Aerith lo considerava meraviglioso in ogni sua sfumatura. Sotto l’aurea luce della sua forza, o a riflettori spenti, per lei non faceva differenza.
Lui era l’unico diamante capace di  brillare sotto la cupa e grigia atmosfera dei bassifondi. Non splendeva il sole, in quelle profondità diroccate; eppure lui mostrava fiero di sé i suoi colori, senza sfruttare alcun luccichio. Aerith si convinse che lui fosse una benedizione dagli occhi azzurri, un dono inaspettato del cielo.
«E’ la Guerra che vuoi? Bene! Ti conviene fuggire!»
Aerith s’alzò prontamente dal pavimento, e diede il via alla sua  fuga.  Zack s’alzava sempre con qualche secondo di ritardo, stranamente, e s’affrettava a inseguirla.
« Non mi sfuggirai!»
Rimanevano ore ed ore a giocare in quella infantile maniera, donandosi inconsapevolmente la leggerezza che li aiutava ad andare avanti. Dei grossi guai s’erano rannuvolati sopra le loro teste, ma per quanto la preoccupazione cercasse d’incupirli, loro non smettevano mai di sorridere.
« Basta, basta, mi arrendo! »
Zack finse di annaspare, dopo aver dribblato decine di panche, nel tentativo di raggiungerla.
«Oggi ho vinto io!»
Gli si scaldò il cuore. Per Zack, Aerith era sempre la vincitrice. Si domandava spesso, come un fiore così aggraziato e gentile potesse essere nato in mezzo a quell’oscurità. Delle volte, un senso d’inferiorità pungente lo assalivo, schiavizzandolo. L’onore, le lotte, la devozione verso SOLDIER.. Possibile che tutto ciò fosse sbagliato, o di minore importanza? Embrace your dreams, abbraccia i tuoi sogni, gli disse quella volta Angeal, e lui lo appuntò per bene nella memoria. I sogni sono ciò di più prezioso che un uomo possa avere, sono come un secondo DNA. Ma se cambiassero? Se prendessero un’altra forma, un contorno diverso, una nuova consistenza? Non più la gloria, o la fama.. e se avessero uno sguardo innocente, una cristallina risata e dei lineamenti delicati? Più di qualunque cosa al mondo, Zack avrebbe voluto abbracciare i suoi sogni, con tutto l’ardore che conservava nel corpo. Avrebbe voluto abbracciare lei, con tutta l’anima.  
Si sdraiarono nuovamente nel pavimento legnoso della chiesa, col respiro stanco. Zack era sempre eccessivo nel riempire e svuotare i suoi polmoni, ma lei fingeva di non accorgersi delle messinscene che organizzava per farla vincere. I fiori sorgevano rigogliosi col loro giallo brillante, smussando la serietà di quell’edificio, un tempo di culto.
Quella volta non parlarono molto.  Aerith venne attaccata da un mostro senza scrupoli e sghignazzante: l’inquietudine. L’aveva azzannata con i suoi denti aguzzi, iniettandole il veleno della paura. Cercò di avvicinarsi a lui il più possibile, quasi avesse il timore che presto sarebbe diventato un semplice miraggio. Si accucciò accanto a lui, e il gelo immaginario l’immobilizzò.  Strano che accadde in un mese così afoso.
«Zack… non andare.»
«Mancherai anche a me..»
«Non è quello.. non solo. E’ da giorni che faccio lo stesso identico incubo.»
«Cosa sogni?»
«Pioggia. Tanta, tanta, forse troppa, pioggia.»
«La pioggia è un bene prezioso. Aiuta l’agricoltura, impedisce alla terra di seccarsi…»
«Ma se la pioggia decidesse di cadere con troppa violenza, e cancellasse tutto? Sarebbe ancora un bene?» Aerith, e I suoi quesiti dalle pericolose risposte.
«Non lo so. »
Sospirarono.
«E se il carretto dei fiori si smontasse ancora? Come farò?»
Lui rise senza farsi sentire.
«Insegnerò ad uno dei bambini della zona di…»
«No! Io voglio che sia tu ad aggiustarmelo!»
«Ma non si è ancora rotto!»
«Non è questo il punto!»
«Non t’arrendi mai, vero?»
«Prendo esempio da te.»
Il crepuscolo era ormai alle porto.
«Aerith, esaudiresti per me un piccolo desiderio?»
Lei l’ascoltò curiosa.
«Non ti ho mai visto coi capelli slegati, quindi…»
Appoggiò un dito sulle sue labbra.
«Non dire altro.»
Zack rimase stordito, nell’osservare quanto fosse candida nel compiere quei banali gesti. Slegò il fiocco che teneva ben salda la coda, e fece piovere su di lui una cascata di capelli castani. Un raggio di sole assonnato le baciò quella morbida trama, mentre Zack giocherellava con qualche ciocca.
«Che belli. Sembrano vivi, come te.»
Li arricciava e li lasciava cadere sulla schiena come molle; sperò che quell’attimo durasse per sempre.  Ma la notte ormai calava, ed era scattata l’ora di doversi salutare.
«E’ meglio che torni alla Shinra. Dobbiamo prepararci e…»
«Zack!»
Lei si gettò fra le sue braccia, che ogni male avevano soffocato: nemici, mostri, esseri un tempo buoni. Si sorprese di quanta dolcezza potessero nascondere, quegli arti che avevano affrontato mille pericoli.
«Ehy. Non sto sparendo per sempre.»
La ragione sussurrò una risposta ad Aerith, ma lei la ricacciò subito in fondo allo stomaco. Tremò, come se un gelido inverno le avesse penetrato le ossa.
« Zack, ricordi il bigliettino con i miei desideri? Quello che ti diedi quando m’annunciasti la tua partenza?»
« Certo.»
« Ogni volta che ti mancherò, leggilo. Ti ricorderai la mia voce.»
Come se la potessi scordare.
«Aerith, posso esprimere l’ultimo desiderio?»
«Come se fossi una stella cadenta?»
« Ma tua già lo sei. La più brillante e magica di tutte.»
Lui non aveva dimestichezza nel modellare i sentimenti, né tantomeno nel saperli manifestare. Ma per una volta – l’unica volta nella sua vita – sentì che ciò che l’istinto andava suggerirgli era giusto.
La baciò, ad occhi chiusi, con le labbra calde. In quell’attimo, la gioia si mescolò alla tristezza; sembrava davvero un bacio d’addio. Il sapore era salato, un pugno a pieno petto, bagnato dalle lacrime di lei.
«Arrivederci, Aerith.»
Addio, Zack.
 
Lui incalzò il passo. Da dietro, appariva fiero e sicuro di sé, come un eroe irraggiungibile. Quando varcò il portone della chiesa, Aerith lo sentì irrimediabilmente distante. Si avvicinò ai fiori, osservò gli ultimi filamenti di luce del tramonto, e congiunse le mani, per pregare.  Da quel giorno, avrebbe scritto una lettera per ogni volta che la lontananza sarebbe diventata troppo pesante. Non avrebbe smesso di spedirgli parole ed emozioni, a meno che la speranza non morisse. Anche lei stava per affrontare una battaglia, contro inchiostro e carta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“ Dove sei? Sono passati quattro anni. Questa sarà l’89esima lettera che ti scrivo, ma non te ne invierò più. Spero che tu riceva quest’ultima lettera, Zack. I fiori stanno vendendo bene, fanno sorridere tutti. Ed è tutto grazie a te. “
 

Neanche allora, ricevette risposta. 
   
 
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