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Autore: Denki Garl    14/03/2011    4 recensioni
"Masachan, è Mizui, prova a dirlo bene: Mi-zu-i!" scandì la madre, che pazientemente gli diceva spesso questa frase. "Mi-zu-shi!" Masahito non era un idiota qualunque, quel bambino era una peste diabolica e si divertiva ad infastidirlo. Era perfettamente a conoscenza del suo potenziale datogli dal visino angelico e dagli occhioni da cerbiatto, sapeva bene l'effetto che aveva sui grandi e se ne approfittava. Lo odiava.
I personaggi descritti non appartengono a nessuno se non a loro stessi, con questo scritto non pretendo di rappresentare la realtà.
(AU messo per precauzione, poiché si tratta di Maya e Aiji da bimbi XD)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Look at me, I'm a strawberry!












"Mizu! Mizu!"

Il piccolo Masahito chiamava a gran voce il ragazzino più grande, voleva che questo concentrasse la sua attenzione esclusivamente su di lui. "Mizu!" ripetè nuovamente, la voce squillante come solo quella di un bimbo può essere.

"Masachan, è Mizui, prova a dirlo bene: Mi-zu-i!" scandì la madre, che pazientemente gli diceva spesso questa frase. "Mi-zu-shi!"

I genitori ed i parenti cominciavano a pensare che fosse troppo difficile per lui pronunciare quelle due vocali vicine, e stavano quindi smettendo piano piano di farlo sforzare, l'avrebbe pronunciato bene da più grande.

A Mizui non piaceva quel bambino. Gli rubava sempre i giocattoli, e storpiava il suo nome. Lo faceva apposta, ne era certo.

Gli adulti pensavano che non ci arrivasse e basta, e li riteneva stupidi per questo: si notava lontano un miglio che Masahito non era un idiota qualunque, quel bambino era una peste diabolica e si divertiva ad infastidirlo.

Era perfettamente a conoscenza del suo potenziale datogli dal visino angelico e dagli occhioni da cerbiatto, sapeva bene l'effetto che aveva sui grandi e se ne approfittava. Lo odiava.

"Mizuuu!!" gridò l'ennesima volta, ma Mizui si rifiutava di guardarlo, lo ignorava volutamente. Il suo game boy era assai più interessante, e poi stava per catturare Jigglypuff! "Miiizuuu!"

E no. Ora iniziava pure a strattonargli il braccio! Ma cosa aveva fatto di male nella vita per meritarsi una simile punizione?

"Mizui, non fare il maleducato e rispondi a Masahito!" lo rimproverò la madre, e decise quindi di darle ascolto. Sperava solo che quella pulce non sarebbe andata avanti a lungo con le sue stupidate da bambini di quattro anni. Odiava la sola idea che ci fosse la possibilità di esser stato così, una volta.

"Guaada!" esclamò soddisfatto Masahito, indicando il suo vestito rosso puntinato di nero con una mano, e il cappellino verde con l'altra. Esaltato a tal punto che si era alzato in punta di piedi, aveva un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro, finalmente aveva ottenuto l'attenzione di Mizui.

"Mh, ok" rispose seccato, rivolgendo nuovamente lo sguardo al videogioco. Non lo sopportava, non lo poteva soffrire! Quando parlava come un imbecille poi... lo faceva perché amava sentirsi dire dalle mamme "Oooh! Ma quant'è carino! Sentilo com'è dolce!", e aveva capito che parlare in quella maniera aumentava il suo successo.

Piccolo sporco opportunista schifoso. "Mizu! Guadda Maya!" lo incitò un'altra volta senza aver perso il minimo entusiasmo. "Mizui, sii gentile! Ora vado dillà con la mamma di Masahito, torniamo subito, ok? Metti via quel game boy, gioca un po' con lui va'!"

Roteando gli occhi spense il suo videogioco, sedendosi poi per terra a gambe incrociate. Con un broncio sul volto fissò le due donne mentre entravano in cucina, contrariato. Odiava ancor di più restare a far la balia a quel moccioso. "Visto? Sono una fragola!"

"Bello" mentì, e Masahito lo capì. Ma, ehi, che non fosse stupido l'abbiamo già detto. "Mizui, perché non sei vestito anche tu?"

Come volevasi dimostrare. Era nel giusto a dire che non trovava alcuna difficoltà a pronunciare il suo nome, ma che semplicemente lo divertiva dargli ai nervi. Sua madre avrebbe dovuto dargli ragione, anziché fargli una lavata di capo.

"Io sono grande" trovò una scusa qualunque. In verità sapeva bene che il carnevale sarebbe iniziato il giorno dopo, quindi non aveva fatto i capricci per indossare il suo abito già quel giorno come probabilmente Masahito aveva fatto.

"Anche Maya è grande!" si corrucciò il più piccolo. Maya. Ma perché poi?! A che scopo storpiare il suo proprio nome?! Questo davvero non lo capiva...

"Perché ti chiami Maya?" domandò allora, quasi nella speranza di rendergli pan per focaccia per tutte le volte che lo aveva snervato. Per ogni volta che si erano incontrati, insomma. "Masashito* è troppo lungo; come Mizui. Anche Mizui è troppo lungo sai?" ghignò.

"Ma sono solo cinque lettere!" si lamentò Mizui, gli occhi che quasi piombavano sul pavimento, giù dalle orbite. "Ecco, ecco!"  replicò saccente l'altro. "Quattro sono giuste" continuò.

Mizui decise che era meglio non rispondergli. "Mizu-chan?"

"Ora ne hai dette otto!" disse di scatto Mizui, senza nemmeno riflettere come solitamente faceva prima di parlare. Non era un bambino istintivo, né lo sarebbe diventato. "Tanto non so quante sono!" la fece semplice l'altro con un'alzata di spalle. "Mizu mi fai vedere a cosa giocavi prima?"

"No" rispose deciso. "Perché?" chiese buttando in fuori il labbro inferiore.

A lui piaceva Mizui, lo trovava un bambino divertente. Gli piaceva perché era diverso da tutti gli altri, lo considerava un amico speciale.

Ogni volta che la mamma lo portava al parco sperava di incontrarci anche lui. Era felice quando veniva a sapere che erano diretti alla casa di Mizui. Lui era un bambino serio, a cui non piacevano molto le persone, Masahito l'aveva capito bene. E non gli piaceva nemmeno lui, lo sapeva.

Ma era più forte di Maya, era quello il suo modo di approcciarsi con gli altri e non riusciva a trattenersi, però in fondo gli dispiaceva far arrabbiare Mizui.

Semplicemente aveva notato che se lo disturbava allora questo si decideva a prestargli attenzione e giocava con lui. Gli voleva bene, sperava che avrebbe potuto diventare come lui, da grande.

Era un esempio da seguire, un modello. Voleva essere come Mizui, Masahito. Da grande sarebbe stato così e allora sarebbero stati grandi amici, inseparabili, ne era certo. "Perché mi chiami Mizu quando sai benissimo dire Mizui! E' come se io ti chiamassi... Non lo so, con un nome che odi!"

"E perché non lo fai?" fu domandato innocentemente. "Perché non sono come te, ecco"

Masahito ci simase un po' male, non tanto per le parole quanto per il tono. Mizui non era mai stato tanto duro con lui, doveva proprio essersi stancato. "Ma io voglio che lo fai**"

"Be', voglio è morto in guerra, non lo sai?"

"Forse quello che conosci tu, ma quello che conosco io è immorale!" ribattè il più piccolo. "Immortale, semmai" lo corresse Mizui, facendolo sbuffare. "Se ti do ragione mi fai vedere il gioco?"

"No, e comunque ho ragione"

"Va bene. Adesso mi fai vedere?!" non demordeva, ce l'avrebbe fatta; ci teneva tanto a giocare insieme, lo avrebbe reso così felice. Mizui gli negò ancora una volta la realizzazione del suo desiderio. "Ma perché??" chiese Masahito, del quale gli occhi si stavano riempiendo di lacrime. "Sei cattivooooo!" gridò infuriato prima di scoppiare a piangere.

Mizui iniziava a sentirsi un po' in colpa, oltre che preoccupato per il fatto che la madre avrebbe sentito il pianto dell'altro e si sarebbe arrabbiata. In ogni caso era sempre e comunque colpa di quel bamboccio. E l'aveva sempre vinta, era mai possibile?

"Eddai, mica avevi detto che tu sei grande no? Allora smettila di lagnarti"

"E' colpa tua sai! Vedi... vedi... poi ti chiedi perché ti chiamo Mizu!" gli gridò asciugandosi le lacrime. "E poi io sono grande, cosa credi!"

Calò un attimo di silenzio, spezzato solo dal bambino che tirava su col naso, pulendosi il moccio sulla manica del vestito. "Adesso che ho smesso però devi fare quello che dice voglio!"

"Ti lascio guardare se mi prometti di stare zitto, ok?"

Gli occhi di Masahito si illuminarono, non si era mai sentito così felice. "Va bene!" esclamò entusiasta.

Mizui tirò fuori il game boy e l'accese, mentre Masahito si affrettò a sedersi al suo fianco. "Che gioco è?"

"Avevi detto che stavi zitto!" lo rimproverò. "Sì ma non hai ancora iniziato a giocare!"

"Pokémon giallo, vedi?" gli concesse, mostrandogli poi la scritta. "Shi? Perché ti sei chiamato Shi?"

Non c'era nessun shi nel nome che Mizui aveva attribuito al suo personaggio, semplicemente Masahito non sapeva leggere e tirava ad indovinare, aiutandosi con la pronuncia che lui usava per il nome di Mizui. E poi non poteva di certo smettere da un momento all'altro di stressare l'amico solo perché l'aveva promesso!

"Come si chiama?" domandò poco dopo Maya, puntando il ditino sullo schermo. Mizui respirò a fondo prima di rispondergli il più educatamente possibile "Ai, ma ti ricordi cos'hai promesso?"

"E perché Ai?"

"Se ti rispondo poi stai zitto come avevi detto?"

"Ok, ora dimmelo!"

"Il mio cane si chiamava così"

Masahito inizialmente dubitò della sua sincerità, ma decise di non indagare. La sua mente arguta osservava il gioco, trattenendo ogni tanto la sua lingua, cacciando indietro la sua curiosità.

"Ai-shi! Ho fame!"

"Com'è che mi hai chiamato?!"

Non era possibile che avesse scovato un altro soprannome, forse peggiore di quello precedente, per di più. "Ai... ji! Posso chiamarti così?"

L'altro sospirò sconsolato, ma giunto alla conclusione che quello era pur sempre meglio di Mizu, fece cenno di sì con la testa. "Aiji! Aiji! Aiji!" cominciò a ripetere il più piccolo, come cercasse la perfezione nella musicalità di quel nome. "Aiji! Aiji! Aaaaaiiiijiiiii!"

Mizui non ne poteva più. Ficcò una mano nella tasca, e per fortuna ci trovò un lecca lecca che salvava per quella bambina della sua classe per la quale aveva una cotta. "Tieni, mangia" lo porse a Maya a malincuore, sperando di trovare qualcos'altro da donare all'amichetta.

Masahito ringraziò entusiasticamente, pensando che forse finalmente Aiji iniziava ad apprezzarlo. Scartò con un po' di difficoltà il dolciume e lo mise in bocca. Aveva gusto di fragola, gli si addiceva quel giorno!

Così preso dal sapore del regalo dell'amico, non lo levò nemmeno per un attimo dalla bocca, finendo per non rivolgere una sola parola all'altro che indisturbato continuava a giocare.

Quel pomeriggio, Mizui dovette ammetterlo, non fu poi così male. In fondo era stato bene anche con Masahito, e senz'altro ora sapeva come farlo tacere.





































*Ho notato che molte volte Maya pronuncia la sillaba hi con l'acca talmente aspirata che pare quasi dica shi, così ho pensato di attribuirgli questa caratteristica anche da piccolo, come se fosse una cosa che poi si è portato avanti.
**Ha pur sempre quattro anni! ç___ç *fugge da Lingua Italiana in FormaCorretta* D:











Denki's notes:

Mi rendo conto che sia assurdissima come cosa. Non sta né in cielo né in terra, ma su EFP sì. *squallida*
Bambini di quattro e nove anni che usano il congiuntivo imperfetto! D:
E... non mi piace molto. Inizialmente la mia idea era quella di centrare il tutto sul vestito da Fragola di Maya, ma come avrete notato quello viene a malapena nominato X°°D
La fine soprattutto mi fa schifo, per cui lanciatemi pure i pomodori; mi dispiace solo di non averne marci da offrirvi.
L'unica cosa che mi piace è che mi sempre un bel modo di spiegare il (sopran)nome di Aiji e la passione di Maya per i lecca-lecca, anche se ovviamente non è andata così. Cioé, -1000 possibilità su 1000 di averci azzeccato XD
L'idea mi è venuta ascoltando la registrazione della voce di Maya dove dice "Maaya Deeesu!". E' così dolce e ispiroso coccole che mi ha fatto pensare per l'ennesima volta ad un bambino, ed ecco qui il risultato.

LOL, se siete arrivate fin qui, grazie di cuore pulzelle!

Un bacione,
De.
   
 
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