Prologo
Era
una notte serena, priva di nubi. Le stelle del firmamento si
mostravano in tutto il loro sfacciato splendore, ma la loro luce
impallidiva di
fronte alla luna piena, che col suo chiarore rendeva il vecchio
castello ancora
più mistico, sovrannaturale. Tra le rovine di quel luogo
senza tempo, una volta
fulcro della magia e casa dei sacerdoti che furono, una figura
ammantata
procedeva decisa. Conosceva bene quelle pietre logorate dal tempo e la
storia
che ne stava a fondamento e ogni volta che camminava su di esse poteva
quasi
percepire l’antico potere esercitato anni orsono.
Un
corvo planò dolcemente dal cielo e si posò
sull’altare di pietra
seguendo il ragazzo con lo sguardo mentre varcava la soglia del
castello bianco,
attendendo il suo ritorno.
Il
ragazzo accese una torcia solo guardandola e prese la strada dei
sotterranei, sicuro che l’avrebbe trovata lì.
A
metà strada riuscì a udire la sua voce
amplificata dalle pareti strette
della buia scalinata, parole incomprensibili per chi non sapeva
ascoltare.
Appena giunto nella sala, che pareva più una caverna, si
avvicinò
silenziosamente come uno spettro alle spalle della donna e sia
abbassò il
cappuccio spiando oltre la sua spalla.
La
strega guardava dentro una bacinella poco profonda in cima ad un
pilastro roccioso, l’acqua all’interno rifletteva
l’immagine di un imponente
castello su una collina nel pieno della sua gloria.
Il
ragazzo deglutì allo spettacolo familiare.
<
Sei qui. > disse solo la donna, senza voltarsi a guardarlo.
L’immagine
venne inghiottita da un vortice nebuloso e l’acqua della
ciotola tornò ad essere semplicemente una pozza scura
d’acqua.
<
Sto per ripartire. > rispose il ragazzo, incapace di distogliere
lo sguardo dall’acqua, che ormai mostrava solo i loro
riflessi.
La
strega si voltò lentamente, poggiando la mano sulla sua
guancia
fredda, sorridendo lievemente. Il ragazzo spostò lo sguardo
sui suoi occhi blu
con un’espressione vuota.
<
Che significa questo, Nimueh? >
Il
sorriso della strega svanì sostituito da uno sguardo
preoccupato.
<
Temo che il momento sia giunto, che tu lo voglia o no. >
Il
ragazzo continuò a fissare i suoi occhi, senza mostrare una
traccia di
emozione, sebbene il suo cuore avesse accelerato il battito.
<
È una sensazione che mi tormenta da quando sei partito per
Faredorn.
> continuò, senza smettere di accarezzargli
calorosamente la guancia. Il
ragazzo indurì la mascella, mentre cercava di negare le sue
parole con ogni
fibra del suo essere.
<
Potresti anche sbagliarti. > disse cercando di mantenere un tono
di voce neutro.
Nimueh
abbassò il braccio guardandolo, questa volta seria.
<
Può darsi. > gli concesse < Ma la domanda
è, Merlin, saresti
pronto? >
Lo
sguardo di Nimueh era così penetrante che Merlin
sentì l’impulso di
abbassare il proprio, ma resistette lasciando che la strega vedesse
oltre i
suoi occhi. Poi, improvvisamente l’espressione di Nimueh si
addolcì e posò
delicatamente le mani sulle sue spalle, per tranquillizzarlo.
<
Qualunque cosa accada, sono sicura che farai ciò che
è
necessario…Non posso fare altro che augurarti buona fortuna.
>
<
Non starò via per molto. > chiarì testardo
Merlin.
Nimueh
evitò di parlare ulteriormente, fece scorrere le mani lungo
le sue
braccia e le fece passare sotto per raggiungere la schiena e lo strinse
a sé.
<
Fai buon viaggio. >
Merlin
rimase rigido, più che mai desideroso di partire. Nimueh
raramente
sbagliava ma neanche lei era infallibile.
Non
era ancora pronto dannazione! Aveva una faccenda da risolvere e non
poteva sopportare anche quello. Nella sua mente si stagliò
l’orribile immagine
dell’albero scuro che muoveva le sue radici sempre
più in profondità,
artigliando con i rami affilati il cielo terso.
Strinse
gli occhi e si allontanò lentamente da Nimueh.
Aveva
torto, lo sapeva e gliel’avrebbe dimostrato.
Nimueh
lo guardò voltarle le spalle e risalire la scalinata, mentre
un
sorriso spontaneo le si disegnava sul volto. Il momento che tanto aveva
atteso
si avvicinava inesorabile e sapeva che la sua pazienza non si sarebbe
rivelata
vana.
Si
accostò alla bacinella piena di acqua argentea e con un
semplice
incantesimo evocò l’immagine di un uomo che
dormiva tra coltri regali. L’uomo a
cui aveva dedicato tutto l’odio di cui era capace e il suo
sorriso si allargò.
******
Eccomi di nuovo con la seconda parte...Non ci ho messo troppo...Vero?
Sinceramente non so da dove mi sia uscita l'introduzione O.o, ma non fateci troppo caso...Sono pessima sia nelle introduzioni che nei titoli.
Ancora non ho scritto molto della storia, ma so già che se non pubblico qualcosa mi bloccherò del tutto. Ho già tutto nella mia testa, l'unico problema è riuscire a tirarlo fuori...
Grazie mille per aver letto...Baci XD