Titolo: Charming
Smile
Raiting: verde
Trama: Siamo nel 1800, in
Inghilterra, e Isabella è una ragazza al suo debutto in società. Mentre scende
la grande scalinata incontra lo sguardo di un giovane dal sorriso ammaliante.
Un sorriso che la perseguiterà a lungo e che le farà scoprire cos’è l’amore.
Note: scritta per il contest indetto
dal Twilight Fanfic Contest
“A spasso nel tempo nel Edward e Bella”.
Charming Smile
Il vestito di un
pallido azzurro frusciava a contatto con il marmo del pavimento e le corte
maniche a sbuffo rifinite in pizzo cedevano il posto a lunghi guanti blu. Le scarpette
non s’intravedevano, la gonna era troppo ampia perché potessero soltanto
spuntare. I capelli scuri della ragazza erano acconciati sul capo in un morbido
chignon ma, nonostante l’evidente attenzione con cui era stato fatto, alcuni
ciuffi ribelli erano sfuggiti ai fermagli e si erano posati sulle spalle
coperte da uno scialle di lana.
Era la sera del suo debutto in società, una data importante per ogni ragazza
dell’epoca. La madre e le altre donne che la frequentavano assiduamente erano
elettrizzate ed erano giorni, oramai, che parlavano degli uomini che avrebbero
partecipato al ballo, di quale di questo fosse il più ricco e quale possedesse il
miglior titolo nobiliare. A Isabella, così si chiamava la ragazza, non
importavano affatto quelle cose. Era cresciuta con l’intenzione di seguire
l’amore, con l’idea che avrebbe sposato solo l’uomo della sua vita.
Giunse alla fine del corridoio e svoltò a sinistra. La scalinata principale le
apparve davanti agli occhi, il respiro si bloccò e per la tensione le gambe
presero a tremare. Provò a calmarsi: in fondo, quello sarebbe stato solo il
primo di una lunga serie di eventi mondani a cui avrebbe partecipato. Doveva
solo farci l’abitudine.
Le gambe ripresero a funzionare ed i polmoni tornarono a gonfiarsi per le nuove
boccate d’aria. Un passo dopo l’altro si avvicinò al primo gradino. Gli sguardi
dei cento e più invitati si posarono su di lei ed immancabilmente arrossì.
Aveva chiesto a sua madre di togliere il tappeto rosso e di sostituirlo con uno
più sobrio che l’avrebbe fatta sentire più a suo agio. E Renèe,
gentilmente, l’aveva accontentata. Appoggiandosi al corrimano e sorridendo,
iniziò a scendere la gradinata.
Fu in quel momento che accadde, in un patetico istante di quell’importantissima
serata.
Il ragazzo stava in piedi vicino alla contessina Brandon,
una sua cara amica. Aveva i capelli di un rosso scuro, quasi boschivo, che
ricordava il colore delle foglie secche autunnali. E sorrideva, un sorriso così
bello e luminoso da far impallidire gli angeli rappresentati nei quadri appesi
in camera di Isabella. Era alto, magro ma non.. bhè, flaccido. Sembrava il tipo che passava
intere giornate a cavalcare e a divertirsi al circolo del golf.
Quando arrivò alla fine delle scale, trovò ad aspettarla suo padre. Non amava
vestirsi elegantemente, anche in casa portava abiti piuttosto semplici, ma
doveva ammettere che abbigliato in quel modo pareva più giovane di almeno una
decina d’anni.
- Sei bellissima, Isabella. – le disse, prendendole la mano destra e baciandola
da sopra il guanto. La ragazza si stranì a sentir pronunciare il suo nome, ma
si rese conto che era una cosa normale: non poteva aspettarsi di sentirsi
chiamare con qualche nomignolo affettuoso.
- Grazie padre, - non lo aveva mai chiamato così ed ancora rimase stupita di
quanta freddezza si dovesse usare alle feste. Lui dovette capire e le fece
l’occhiolino mentre le metteva un braccio attorno alla vita ed una mano sotto
la sua.
Isabella passò la serata a ballare con questo o quel tipo, a chiacchierare con
Miss Hale e Miss Brandon e
a passeggiare al fianco di sua madre o di suo padre. Incontrò nuovamente lo
sguardo del giovane ragazzo, ma furono attimi brevi che le lasciarono solo una
strana sensazione allo stomaco.
***
Era passata una settimana dal suo debutto e a quella festa ne erano seguite
molte altre. Quel pomeriggio avrebbe preso il tè con Miss Brandon
e Miss Hale, un’amichevole incontro nella dimora
della prima.
- Angela, ti prego. Non me la sento di mettermi un abito giallo, non con il
caldo che c’è fuori. – la cameriera annuì in silenzio e cambiò quel vestito con
uno blu.
- Questo vi piace, signora? Risalterebbe il colore della vostra pelle… – le posò il tessuto morbido e fresco su quello
lucido della sottoveste. Isabella si rimirò allo specchio e sorrise.
- Ottima scelta, Angela. – la donna l’aiutò ad infilarlo, stando attenta ai
lunghi capelli appena spazzolati. Quando tornò a guardarsi allo specchio, non
poté che essere d’accordo con la sua cameriera: il blu la faceva sembrare
eterea e leggera e la gonna lunga e liscia che cadeva dolcemente a terra non
faceva che risaltare le sue forme costrette nel corsetto di perline.
- Grazie, Miss Swan. Ma dobbiamo sbrigarci, abbiamo
troppo poco tempo per finire di prepararvi. Ecco, mettetevi seduta qui, devo
acconciarvi i capelli. – le sorrise e si accomodò. Il tempo passò velocemente
ed in silenzio mentre Angela faceva scattare le dita per intrecciare i ciuffi.
Poco tempo dopo, i capelli erano intrecciati e retti da due fermagli fissati
magistralmente ai lati della testa. Ormai pronta uscì dalle sue stanze, passò
per il corridoio e scese le gradinate. Salutò Renèe
ed uscì nell’aria afosa dell’estate londinese per salire sulla carrozza che
l’avrebbe portata alla tenuta di Miss Brandon.
Le strade acciottolate di Londra lasciarono il posto ai sentieri meno pratici
della campagna. Isabella, all’interno della carrozza, sopportava con pazienza
l’estenuante sobbalzare del mezzo forse grazie al buon libro che aveva in una
mano ed al ventaglio tenuto nell’altra.
Fu solo dopo un’ora che vide affacciarsi la splendida tenuta di Miss Brandon. L’abitazione per sé era assai modesta, ma la gran
parte della proprietà era costituita da bei campi verdi che sembravano invitare
a sedervisi sopra. C’erano numerosi alberi da frutto
e qualche cespuglio di rovi che però non rovinavano la presentazione del luogo.
Ai confini del possedimento s’intravedeva un boschetto che di certo ospitava
piccoli animaletti. Isabella rimase così affascinata dal paesaggio che non si
accorse che la carrozza si era fermata e che quindi era arrivato il momento di
scendere.
- Miss Swan? – la richiamò allora Masil,
il cocchiere. Lei sorrise, imbarazzata e accettò la sua mano che l’aiutava a
scendere. Dopo averla accompagnata fino al grande portone di legno, l’uomo
tornò via. Isabella, invece, tirò il cordino della campanella per annunciare ai
padroni di casa che era arrivata. Non si aspettava certo che le aprisse la
porta il bel giovane dal sorriso ammaliatore e dai capelli autunnali.
- Buon pomeriggio Miss Swan. Miss Brandon
la aspetta nel salottino. Prego, mi segua. – la ragazza notò con stupore che
oltre ad essere bello aveva anche una bella voce. Esaminò con lo sguardo i
dettagli di lui che le erano sfuggiti: gli occhi verdi come i colli delle
campagne fuori Londra, le labbra rosee piene anche se non troppo, la pelle
pallida - quasi quanto la sua - intervallata sulle guance da tre piccole
efelidi. Fu con qualche attimo di ritardo che si rese conto di una cosa: era il
maggiordomo, non avrebbe potuto esserci niente tra loro due. Non che lei fosse
di famiglia benestante, ma i suoi genitori aspiravano a molto di più che un
genero maggiordomo. E chi era lei per distruggere il loro sogno?
*
- Miss Swan, oh che delizia rivedervi! – il
cinguettio eccitato della padrona di casa l’accolse subito nella nuova stanza.
Si scambiarono un inchino formale se non per il sorriso che illuminava i loro
volti.
- Miss Brandon, il piacere è mio, - e Isabella non
mentiva. Lei e l’altra ragazza si conoscevano sin da bambine e avevano
debuttato a poche settimane l’una dall’altra. L’amica aveva lunghi capelli neri
che nonostante le sontuose acconciature parevano avere vita propria, vispi
occhi azzurri e le labbra rosse che parevano disegnate da un artista.
- Grazie Isabella di averci raggiunte, - la formalità dei saluti venne
abbandonata ed insieme si avvicinarono ad un divanetto su cui era seduta una
ragazza bionda.
- Miss Hale, buon pomeriggio. – lei rispose piegando
il capo da un lato. Era una bellezza più particolare, la signorina Hale, poco diffusa in quei tempi. I capelli dorati venivano
acconciati raramente preferendo alle trecce e ai fermagli le retine di morbido
elastico colorato, gli occhi e le labbra erano appena ricoperte da un velo di
trucco e ciò stava a dimostrare quanto bella fosse la ragazza.
- Bene, accomodiamoci. – la padrona di casa trascinò garbatamente Isabella sul
divano facendola sedere tra lei e l’altra compagna. Aspettò qualche minuto, il
tempo che permise al pendolo posto sopra al camino di suonare le cinque in
punto, prima di schioccare soddisfatta la lingua. – Oh, adoro l’ora del tè! E’
così intima che invoglia a raccontare i propri segreti…
- disse sognante. Suonò un campanellino che Miss Swan
non aveva notato ed il giovane maggiordomo accorse, impeccabile.
- Sì, Miss Brandon? – domandò cortese, facendo un
rispettoso inchino nella loro direzione.
- Oh, Edward, potresti portarci il tè? E gradirei tu la smettessi di chiamarmi
in quel modo. – chiese, come se ce ne fosse realmente bisogno, sorridendo.
- Ma certo, signorina. – Si esibì in un altro inchino e sparì dalla loro vista.
La ragazza allungò il collo per vedere se se ne fosse realmente andato e quando
ne fu sicura prese a bisbigliare concitatamente. – Un tale spreco, quel
ragazzo! E’ molto bello, vero? E’ il figlio della sorella di mia madre, un ramo
della casata un po’ decaduto. E’ per questo che lavora per la mia famiglia: i
miei genitori hanno prestato una cospicua somma di denaro ai suoi e loro, per
ricambiare il gesto, hanno mandato lui a saldare il conto. – Sospirò
teatralmente, un’attrice a tutti gli effetti. – Veramente un peccato, sì. –
Fece in tempo a terminare il suo monologo prima che Edward tornasse con tre
tazzine ed una raffinata teiera.
- Grazie, - gli disse Isabella quando le versò il tè. Lui chinò il capo in un
cenno rispettoso. In pochi attimi aveva servito tutte e tre, fece un inchino e si
congedò.
- Allora Isabella, - Miss Brandon riprese a
chiacchierare. – La festa del vostro debutto è stata un gran successo e in
molti parlano di un certo Mr Rowe
che avrebbe già chiesto la vostra mano! Allora diteci, è vero? – i suoi occhi
azzurri sembrarono ingrandirsi, a tal punto da mettere Isabella in imbarazzo.
- In effetti, - proruppe Miss Hale, - anche io ho
sentito certe voci, ma non riguardavano questo Mr Rowe quanto un rozzo paggio che avete conosciuto vicino
alle carrozze. -
- Mary Alice, non posso pensare che voi crediate a certi pettegolezzi! Ed anche
voi, Rosalie, mi date da pensare. Non sono certo quel tipo di ragazza! – si
giustificò.
- Ma certo, cara. Certo. Non volevamo intendere nulla di sconveniente. – si
difese Miss Brandon. Restarono in silenzio a bere il
tè, per smorzare la tensione. Alla fine, però, passarono un bel pomeriggio
tanto che quando Masil tornò a prendere Isabella,
questa si stupì dell’ora che si era fatta.
***
La terza volta che lo vide fu nel
pieno centro di Londra. Stava guardando dei cappellini in un negozio non troppo
alla moda quando lui le finì contro. Caddero a terra seguiti da qualcosa di
duro e spigoloso.
- Miss Swan, state bene? Oh che maldestro! Scusatemi,
non riuscivo a vedere la strada e sono inciampato in…
- guardò a terra ma oltre ai pacchetti non c’era niente. – Beh, non so
esattamente in cosa sono inciampato. Vi chiedo ancora perdono. – s’inchinò e
quando lei gli ebbe risposto con un cenno laterale del capo, prese a
raccogliere i vari pacchetti caduti a terra.
- Addio Miss Swan, - la salutò, inchinandosi
nuovamente e abbracciando le confezioni.
- Addio, Mr Edward. – gli sorrise e lui le rispose.
Quando si girò per tornare a scegliere i cappellini, le sembrò che nessuno di
essi fosse abbastanza.
***
Isabella tornò
numerose altre volte alla tenuta dei Brandon, ma la
più significativa fu quella agli inizi di ottobre. L’umidità aveva lasciato il
posto alle piogge fredde e pungenti e la calda brezza era stata sostituita da
un vento freddo. Era stata organizzata una festa in maschera e Mary Alice aveva
permesso anche a suo cugino Edward di travestirsi e partecipare ai balli.
Isabella, per l’occasione, indossò un semplice abito bianco a maniche lunghe
fermato in vita da un nastro ricavato dalle briglie sciupate del suo cavallo ed
in piede aveva dei sandali chiusi. Con dei nastri di raso giallo Angela aveva
riprodotto un cerchio perfetto da metterle in testa, tutto ornato di perline.
La maschera, bianca e dorata, nascondeva il suo viso dalla fronte agli zigomi
pronunciati mettendo in mostra le labbra e la linea delicata del mento. Era un
angelo, minuto ed etereo.
Mentre beveva una limonata, un ragazzo – fu ciò che la corporatura acerba fece
intendere – le si avvicinò, una mano chiara tesa verso di lei. Un invito a
ballare ed un sorriso abbagliante sotto la maschera blu e argento. Aveva solo
quella parte di costume, gli abiti erano scuri e ordinari. Accettò, comunque,
di buon grado.
Ballarono una quadriglia in modo sublime, tra loro c’era intesa e nonostante la
goffaggine di Miss Swan evitarono brutte figure in
pubblico. Terminata la danza si appartarono sulla terrazza, un po’ affannati
dopo tanto movimento.
- Grazie, siete stato gentile ad invitarmi. Mi rammarico di non essere una
buona ballerina e di avervi pestato i piedi. – gli disse e lui sorrise
scoprendo una fila di denti dritti. Riconobbe quel sorriso dato che molto
l’aveva fatta sospirare, di notte. La perseguitava nei suoi sogni, durante il
giorno, nei pomeriggi da Mary Alice e anche alle feste. – Ed-uhm. Mr Edward, siete voi? – la situazione e l’etichetta, le
imponevano di assumere un certo comportamento.
- Miss Swan, - la salutò e sorrise. – Vi prego di
scusare la mia maleducazione, ma ho preferito non attirare su di noi
l’attenzione durante il ballo. Per questo motivo non mi sono tolto la maschera,
come voi. – la sua voce dolce e calda le spedì mille e più brividi giù per la
schiena.
- Non preoccupatevi di questo. Ma ora, vorreste togliervi la maschera? – lui
obbedì e con un gesto rapido ed elegante si tolse quella piccola parte di
costume. I loro occhi si incontrarono e quasi ci fosse un filo ad avvicinarli
si avvicinarono sempre di più, finché le loro labbra furono le une contro le
altre. Pochi secondi di incertezza e le loro labbra entrarono in contatto,
dapprima in modo casto poi sempre più passionale. Le bocche si aprirono e le
lingue si cercarono, i respiri si fusero e i denti cozzarono. Si staccarono
poco dopo, affannati. Isabella aprì lentamente gli occhi e scorse la madre che
chiacchierava poco lontano. Con un passo mise distanza tra di loro, poi si
voltò e corse via da Mr Edward e dalle sue dolci e
morbide labbra.
***
Miss Swan si chiuse in un ostinato silenzio. Un silenzio che
durò vari giorni e che fu causa di grande turbamento nel cuore di Mr e Mrs Swan.
Preoccupati per la salute della figlia chiamarono un medico, ma egli si limitò
a rispondere:
- Il mal d’amore, miei cari amici, non è curabile. – al ché, i due sposi,
pensarono che un’amica avrebbe potuto risolvere il problema. Chiamarono,
quindi, Miss Brandon.
- Mary Alice, - iniziò a dire Isabella, al sicuro tra le pareti del suo
salottino privato. – Mary Alice, credo di essermi innamorata. – La ragazza
sospirò estatica prima di darsi un contegno.
- Sono felicissima per voi, Isabella. E ditemi: chi è il giovane fortunato? –
si sporse verso di lei, lo sguardo accesso di curiosità.
- Oh, beh… Vedete Mary Alice, credo di essermi innamorata
di vostro cugino. – la ragazza rimase per un po’ con lo sguardo vitreo, poi si
riprese.
- Oh, l’ho pensato da subito che sareste finiti assieme! Voi e mio cugino
sarete una coppia bellissima, degli sposi perfetti! – cinguettò allegramente. Isabella
ne rimase stupita: si aspettava qualche giudizio, qualche rimprovero, non di
certo una tale esplosione di gioia.
- Non è un problema per voi, Mary Alice? – chiese quindi.
- Ma certo che no, mia cara Isabella! E non vi preoccupate, se vi dovesse servire
un appoggio nel dirlo ai vostri genitori, potrete contare su di me. – le
sorrise e si sentì in colpa per aver quasi
pensato male della sua amica.
- Oh, grazie. Potreste allora farmi un grande favore, parlare con vostro
cugino? Mi sentirei più tranquilla nel sapere cosa prova lui. Mi capite, no? –
arrossì e una mano fresca le si posò su una guancia.
- Ma certo, mia cara. – cinguettò. Isabella, in quel momento, pensò che non si
sarebbe mai abituata a quelle ondate di entusiasmo.
***
Due giorni dopo,
alla porta della residenza Swan, si presentò un
giovane ragazzo dai capelli color delle foglie secche autunnali e gli occhi
verdi come i colli delle campagne fuori Londra. Venne ricevuto nel salotto
dedito alle feste ed esaminato dallo sguardo indagatore di Mr
Swan. Le porte dietro di lui si chiusero per
garantire al padrone di casa e all’ospite l’intimità necessaria per affrontare
argomenti di una certa importanza.
Per Isabella e Renèe le ore passarono lentamente, in
silenzio. La donna cercava di indagare ma la figlia era restia a scucirsi. Angela
gravitava attorno ad Isabella quando per aggiustarle lo scialle sulle spalle,
quando per sistemarle l’acconciatura. Tutto ciò non faceva che aumentare la
tensione di Miss Swan. Stava per dirle di lasciarla
stare quando la porta del salotto si aprì.
Edward sembrava leggermente turbato, confuso. Mr Swan, invece, era la quintessenza della tranquillità. Fu
difficile per Isabella capire l’esito della discussione ma capì che non poteva
essere troppo negativo.
- Miss Swan, - la richiamò il giovane. – Potreste
guidarmi all’esterno? Avrei bisogno di una bella passeggiata all’aria aperta. –
la ragazza annuì e svelta lo condusse sul porticato e poi nel giardino che
circondava l’abitazione.
- Miss Swan,- iniziò a dire il ragazzo, ma lei lo
interruppe.
- Isabella, Mr Edward. – lui le sorrise.
- Isabella, ho chiesto a vostro padre il permesso di sposarvi. So che avete
parlato con mia cugina, Mary Alice, e so anche che non siete sicura di ciò che
provo io. Ebbene, mia cara Isabella, posso solo dirvi che da che vi ho vista ho
sempre pensato a voi. Siete così bella e così diversa dalle altre! – qui
arrossì violentemente. – Vedete, molte volte siete venuta alla tenuta dei Brandon e, mi vergogno a dirlo, spesso ho udito le
conversazioni tra voi. Proprio il sentirvi parlare, però, mi ha convinto dei
miei sentimenti, mi ha convinto a parlare con mia cugina e, successivamente,
con vostro padre. – si ammutolì di botto prima di sospirare.
- Sono esterrefatta, Mr Edward. Non pensavo, non
credevo che… - gli angoli della bocca del ragazzo si
sollevarono. Allungò una mano per prendere le sue e stringerle.
- Vostro padre mi ha detto che la decisione spetta a voi. Quindi vi chiedo:
Isabella Marie Swan, volete- venne nuovamente
interrotto.
- Come avete scoperto il mio secondo nome, Mr Edward?
– si allontanò da lui di un passo.
- Vostro padre. Ora, per favore, vi chiedo di farmi continuare. – sorrise e le
riprese le mani. – Isabella Marie Swan, volete
sposarmi e quindi affiancarmi per la vita? Siete disposta a sposarmi e a darmi
degli eredi? Desiderate sposarmi nonostante la mia condizione sociale? Dite sì,
vi prego. – il tono supplice, gli occhi luminosi e quel sorriso ammaliante non
le diedero modo di rifiutare.
- Sì, mio signore. – Lui le passò un braccio dietro la vita ed un altro dietro
il collo. Avvicinò le loro labbra e le fece congiungere in un bacio delicato,
un bacio che segnò l’inizio di una nuova vita per entrambi.
Fine
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