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Autore: allegretto    17/03/2011    6 recensioni
Jensen e Jared si rendono conto che nutrono qualcosa di più di una semplice amicizia. Entrambi, però, realizzano che non possono confessare all'altro i propri sentimenti, perchè provocherebbero danni seri al loro splendido rapporto. Finchè un giorno Jensen non si ammala....
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BRUTTO MOMENTO

 

Jensen si svegliò, sbattendo le palpebre. La flebile luce del primo mattino stava filtrando parzialmente dalle tende ma quello non era ciò che lo aveva svegliato. Aveva il naso intasato e poteva respirare solo attraverso la bocca aperta e questo gli faceva bruciare la gola. C'era anche del muco che gli ostruiva la laringe e deglutire era doloroso.

Gemette e si stropicciò gli occhi incrostati. Era sabato e lui era malato. Una lunga settimana di lavoro, a sgobbare nei boschi e praticamente ad affoggare nella pioggia canadese e questo era quello che ci aveva guadagnato. Una bronchite o magari un virus influenzale! Poi dicevano che gli attori non facevano niente!

Jared lo avrebbe ucciso!

Avrebbero dovuto uscire oggi, fare la spesa, mettere a posto in casa e giocare con i cani. Jared aveva menzionato una festa con i tecnici del set per quella sera. Mangiare hamburger e bere birra. Divertirsi, insomma.

Tutto quello che voleva fare Jensen in quel momento era stare a letto. Rabbrividì e si strinse di più sotto le coperte. Un dolore lo colpì lungo la spina dorsale quando si raggomitolò in posizione fetale, cercando di trovare una posizione confortevole e un po' di caldo.

Jensen”, Jared bussò alla porta e gridò il nome e aggiunse: “Alzati, pigrone, il sole è alto, non piove, un bel caffè nero fumante ti aspetta in cucina assieme alla colazione!”

Jared!”, cercò Jensen, con una flebile vocina, di richiamare l'attenzione del suo amico ma trasalì quando venne fuori un suono indistinto. Il tono era basso e gracchiante. Provò di nuovo, cercando di tirare fuori tutta l'energia possibile: “Jared!”

La porta si aprì lentamente e Jared infilò la testa tra la porta e lo stipite e un cipiglio apparve sul suo viso.

Jen? La tua voce è messa male”, esclamò preoccupato. Entrò poi nella camera, si avvicinò al letto e si sedettte sul bordo, chiedendo: “Stai male?”

Jensen annuì e cercò di allontanarsi da Jared. “Non così vicino, Jay”, rantolò, gola in fiamme e voce distorta. “Non voglio che ti ammali anche tu”

Jared sembrò non averlo sentito. Si avvicinò a lui, piazzando il palmo della sua mano contro la fronte di Jensen. “Dannazione”, bofonchiò “Sei caldo!”

Davvero?”, chiese Jensen confuso. “Sto gelando!”

Prendo un termometro e una coperta”, Jared disse, alzamdosi in piedi. “Torno subito”

No!”, Jensen protestò, irrazionalmente voleva che Jared restasse. Solo averlo vicino lo faceva sentire meglio. Si sentì avvampare. A Jensen piaceva sentire Jared vicino a lui tutto il tempo. Si sentiva al sicuro e protetto, ache se negli ultimi tempi sentiva qualcosa d'altro per lui. Inconfessabile, purtroppo. Jared non si era accorto di nulla, per fortuna e Jensen era riuscito a tenere sopito questo sentimento, ben sapendo che Jared non lo avrebbe né accettato né compreso, rovinando una splendida amicizia e probabilmente mandando all'aria anche il lavoro.

Quel giorno, però, Jensen era malato e le sue difese erano deboli.

Jared si avvicinò e mise una mano sul retro della testa di Jensen, facendola scendere fino al collo e accarezzandogli le spalle gentilmente.

Hey, è tutto a posto. Non ci metto tanto, Jen. Tranquillo”

Avvampò un'altra volta Jensen, al sentire la mano di Jared sulla sua schiena e pregò che il suo amico lo attribuisse alla crescente febbre.

Uh, voglio dire”, cercò di spiegare Jensen “non devi fare questo. Posso arrangiarmi da solo, Jared. Tu vai e fai quello che avevi programmato. Non devi starmi a dietro. Ci sono abituato!”, concluse Jensen con troppa enfasi, inghiottendo troppa aria e provocandosi uno spasmo che sfociò in un colpo di tosse.

Iniziò così a tossire sempre più violentemente. Cercò di tirarsi su, afferrando strettamente le coperte per mettersi seduto fino a farsi sbiancare le nocche per lo sforzo di tenere sotto controllo la tosse e respirare allo stesso tempo. Con gli occhi pieni di lacrime e il torace in fiamme, impiegò un minuto ad accorgersi che Jared si era seduto accanto a lui. Allora Jensen, sopraffatto dallo sforzo, appoggiò la testa sul petto di Jared.

Una mano enorme si posò sul suo stomaco e prese a massaggiarlo con delicatezza.

Andiamo, Jensen. Respira!”, esclamò, preoccupato il suo amico, mentre con l'altra mano gli dava colpetti sulla schiena.

Jensen afferrò la maglietta a maniche corte di Jared e cercò di respirare. Gradualmente, la tosse si calmò e l'aria iniziò a riempire i polmoni di Jensen, il quale era quasi cianotico.

Calma, Jen. Andrà tutto bene. Devi solo respirare!”, disse Jared, con il cuore a mille, vedendo Jensen stare così male.

Jensen si abbandonò totalmente tra le braccia di Jared, esausto: “ Oddio, credevo di morire!”, mormorò poi.

Lo so, baby”, Jared sussurrò poi. “Mi hai spaventato a morte. Ne verremo fuori presto!”

Spero”, replicò Jensen, avventurandosi a sostenere respiri più lunghi ma poi il fiato si blocccò improvvisamente quando si rese conto di come lo aveva chiamato Jared.

Cosa? Baby?”, sussurrò poi, con una vocina flebile.

Jared si spostò un po', sia per sostenere il peso dì Jensen che si era girato, rimanendo però appoggiato al suo torace e con la testa fra le sue braccia, sia perchè imbarazzato.

Da quell'angolazione, Jensen potè vedere il sottile sorriso sul viso di Jared e la leggera apprensione che riempiva gli occhi color nocciola di Jared.

Mi dispiace”, disse il suo amico, passando un pollice lungo una guancia di Jensen, rimuovendo le lacrime che ancora scendevano dagli occhi di Jensen.

Bene, alla fine non sono proprio dispiaciuto che sia andata a finire così. Certo, il momento è decisamente sbagliato!”

Momento sbagliato?”, Jensen ripetè, improvvisamente pensando di aver perso o dimenticato qualcosa, perchè non capiva cosa stava avvenendo.

Hey”, Jared disse, ormai calmo, visto che il danno era compiuto e indietro non si poteva andare. “Forse sarebbe meglio che non parlassi, magari riprendi a tossire”

Jensen afferrò un lembo della maglietta di Jared per tirarsi su e schiarendosi la gola in fiamme, gracchiò: “Cosa stai dicendo, Jared?”

Mi sono innamorato di te!”, Jared rispose, sconsolato. “Ho cercato un modo per dirtelo ma non sapevo come”, rise poi un attimo. “Ora tu sei malato e io non sono riuscito a mantenermi neutrale. Come ho detto prima, momento sbagliato”

Jensen chiuse gli occhi e si prese la base del naso con due dita, schiacciandolo un momento. Si stava formando un bel mal di testa e sapeva, per esperienza, che quella sarebbe stata l'ultima coerente conversazione che avrebbe potuto sostenere prima che la sua testa esplodesse dal male.

Jen?”, chiese ansiosamente Jared, preoccupato dal fatto che l'altro non reagiva e sentendo una crescente paura per la sua risposta. “Hey, lo so, ho mandato a puttane la nostra amicizia, non è vero? Non devi preoccuparti. E' un mio sentimento che non interferirà né con il nostro lavoro né con quello che è alla base del nostro rapporto. Fai finta che non ti abbia detto niente. Ok?”, esclamò Jared, in crescendo.

Jensen aprì gli occhi. Si spostò un po' tra le braccia di Jared, non per togliersi da lì ma perchè gli faceva male la schiena.

Non è solo un tuo sentimento ma è anche il mio”, mormorò poi con quella poca voce che gli era rimasta.

Gli occhi di Jared si spalancarano per la sorpresa. “Davvero?”, chiese, speranzoso.

Jensen annuì e si leccò le labbra secche. “Anche io sono innamorato di te”, cercò poi di dire qualcosa ma fu colto di nuovo dalla tosse. Appena questa passò, esclamò: “Posso baciarti?”

Jared, forse, per la prima volta nella sua vita non seppe cosa dire. Non sapeva se ridere, gridare, piangere o ballare. Poi gli sorrise con tenerezza e rispose: “Quando starai meglio”. Poi si sporse verso Jensen, baciandolo sulla fronte.

Jensen sospirò. Tutta la sua forza se n'era andata, il suo corpo gli doleva ovunque, la sua gola era in fiamme, il naso era chiuso, mal di testa lancinante e avrebbe dormito per una settimana intera ma era felice come non mai. Cercò di parlare ma non ci riuscì.

Shhh”, Jared disse, “Non parlare, Jensen. Hai bisogno di medicine e riposo”

Poi cercò di spostare Jensen, in modo che lui riuscisse ad alzarsi. Riuscì a raddrizzare il corpo del suo 'ex' amico e a rimetterlo giù, con la testa sul cuscino. Poi ne prese un altro e glielo mise dietro le spalle per farlo respirare meglio. Poi, con tocchi leggeri, iniziò a massaggiargli le tempie.

Il mal di testa di Jensen iniziò a diradarsi e lui inizò a rilassarsi.

Bene, Tranquillo”, esclamò Jared alzandosi in piedi, tirando su le coperte sulle spalle di Jensen. “Vado a prendere le pastiglie e il succo di frutta. Arrivo subito”

Jensen lo guardò sparire dietro la porta. Si sentì perso. Da una parte, era un uomo adulto che poteva benissimo curarsi da solo. Dall'altra parte gli piaceva che Jared si prendesse cura di lui. Poi, cavolo, c'era quello che gli aveva detto Jared prima. Se l'avesse saputo prima, avrebbe evitato di struggersi per tutto quel tempo e impazzire per tenere quel sentimento il più nascosto possibile. Poi un altro pensiero lo colpì. Non sarebbe stato semplice. Se per loro due poteva andare bene una relazione di quel tipo, per il mondo esterno non sarebbe stato tollerato. I pensieri scorrevano veloci nella mente di Jensen e non si rese conto che si era seduto sul letto e stava per scendere, quando una voce imperiosa lo fece tornare alla realtà.

Non osare scendere dal letto!”, Jared ordinò, entrando in camera. Le sue braccia erano stracolme di medicine, una bottiglia di succo e una di acqua. C'era, inoltre, una scatola di fazzoletti in precario equilibrio in cima a tutto.

Se devi andare in bagno, bene, se no stai a letto, Jensen. Capito?”

Jensen lo guardò meravigliato e poi annuì debolmente.

Jared organizzò il comodino come una piccola farmacia. Mise poi due pillole nella sua mano e poi gli passò un bicchiere di succo d'arancia. “Prendi queste. E' paracetamolo. Per la febbre”

Jensen ingoiò le pastiglie con grande fatica e quando riuscì a terminare l'operazione, gracchiò un doloroso “Grazie!”.

Non parlare, Jen”, Jared lo ammonì e gli passò un cucchiaio colmo di sciroppo per la tosse. “Questo dovrebbe scioglierti il catarro”

Jensen cercò di afferrare il cucchiaio ma le mani gli tremavano, allora Jared gli fece segno che lo avrebbe imboccato lui.

Jensen ingoiò quel liquido viscoso color porpora con una serie di smorfie, culminando con un gorgoglìo tipo orso grizly svegliato di soprassalto.

Si, lo so. Ha un gusto orribile”, Jared esclamò, ridendo poi, vedendo le facce di Jensen.

Bleah!”, Jensen biascicò

Bleah?”, Jared scoppiò a ridere. “Quanti anni hai? Cinque?”

Jensen incrociò le braccia e lo guardò fisso, mettendo il broncio.

Ah, piccolo, sei così carino quando sei malato!”, Jared esclamò con tenerezza.

Jensen spalancò gli occhi e aprì la bocca per controbattere che lui non era carino solo quando era malato.

Non parlare, Jen. Hai ragione. Non sei carino. Sei bellissimo e non solo quando sei malato. Ora, però, mi viene voglia solo di coccolarti”, esclama Jared, spingendo delicatamente l'altro veso il cuscino e aiutandolo a infilarsi a letto.

Jensen si fece manovrare da Jared e ben presto si ritrovò sotto le coperte al caldo. Si girò sul fianco e sospirò al pensiero che sarebbero passate ore se non giorni fino a quando avrebbe potuto stare di nuovo con Jared.

Era quasi mezzo addormentato quando sentì il corpo caldo e muscoloso di Jared che si stendeva dietro di lui. Poi le braccia lo avvolsero in un grande e stretto abbraccio. Jensen pensò che avrebbe dovuto essere spaventato e imbarazzato ma l'unico sentimento che provava era sicurezza e protezione. Si lasciò avvolgere da quell'abbraccio e si rilassò completamente.

Bravo. Direi che così va bene”, sussurrò Jared nel suo orecchio.

Più che bene”, disse Jensen, con gli occhi chiusi.

Dormi, cucciolo!”, Jared lo abbracciò. “Dormi!”.

Jensen si addormentò.

  
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