{Quelle Giornate.
Ci sono quelle giornate in cui fuori è
bello, hai un vestito nuovo addosso, tutti ti sorridono, ma, perché in
quelle giornate il ma è caratteristico.
Ma l’atmosfera è pesante.
Ma sei stanco.
Ma non ti va di sorridere.
Ma vorresti una nuvola.
[Ma qualcosa non va.]
Puoi scervellarti quanto vuoi, puoi
cercare il pelo nell’uovo, però alla fine il tuo dito punterà in un'unica
direzione.
[Te stesso.]
Ci sono quelle giornate in cui sei in
un locale, in pieno centro, in famiglia, tra amici.
Ma ti senti solo.
Solo in una marea di gente.
Gente che magari conosci, o magari no.
[Eppure è così diversa da te.]
Non è colpa loro, infondo fanno solo
quella che la loro indole li spinge a fare.
[Eppure tu non ce la fai.]
Con qualche scusa scappi.
Magari un mal di pancia.
Ci sono quelle giornate in cui in
cielo è blu, le persone scherzano, gli animali scodinzolano e le piante
ondeggiano.
Invece tu sei chiuso in camera tua a
guardare fuori dalla finestra e a sospirare.
Metti su un po’ di musica triste e ti sdrai
sul letto.
Non sei annoiato, sei solo…
pensieroso.
O almeno è quello che hai detto alle
persone che ti hanno rivolto quella fatidica domanda.
“Tutto bene?”
[Come rispondere?]
Si, no, bo.
Tu odi le domande perché sai benissimo
di non poter rispondere come vorresti.
Vorresti urlargli in faccia che, no,
non va tutto bene.
Vorresti gridagli che vivi in un mondo
di merda e la tua vita sta andando giù per il cesso.
Ma non puoi.
[Non vuoi.]
Si creerebbero altre fottutissime
domande.
Quelle domande che potrebbero far
crollare quel muro di mattoni che non permette a nessuno di conoscerti
veramente.
[La porta del tuo cuore.]
Quindi sorridi, alza le spalle, fai
una faccia stupida e corri a rinchiuderti in camera tua.
[L’unico mondo che ti appartiene.]
Accendi la tv e guardi passivo il sole
splendere.
Cerchi di perderti nella pubblicità,
ma niente ti toglie quelle sensazioni di dosso.
Il cellulare squilla e ti invitano a
uscire insieme.
Quattro, otto, dodici birre in
compagnia.
Peccato non puoi.
[Hai mal di pancia.]
Ti sdrai sul letto, sospiri e chiudi
gli occhi.
Vorresti tanto dormire, ma i pensieri
ti vorticano per la testa senza lasciarti tregua.
[È stancante, veramente stancante.]
Perché non puoi essere come gli altri?
Perché non puoi fottertene di tutto e
vivere alla cazzo?!
[Sarebbe tutto più semplice.]
Giornate come quelle non esisterebbero, la solitudine non
esisterebbe.
Saresti felice.
Ma ne sei veramente sicuro?
Sbuffi e ti metti a pancia in giù,
cercando di soffocare nel cuscino i tuoi pensieri, i tuoi ma.
Ad un certo punto senti un rumore.
Come del metallo tintinnare.
Lanci uno sguardo all’orologio.
Le 8:09.
Il tuo cuore aumenta improvvisamente
il battito.
Hai le labbra secche e improvvisamente
la mente ti si svuota.
-Jude, sono a casa!-
Ecco, lo sapevi.
Chiudi gli occhi e appoggi la fronte
sulle ginocchia rannicchiate.
È lui.
[È arrivato.]
Robert è qui.
Ma vuoi che lui ti veda?
-Judsie, dove ti sei cacciato?-
Non rispondi.
Torni a guardare fuori dalla finestra
cercando di perderti nei tuoi pensieri.
Ma la sua voce ha occupato tutta la tua
mente.
-So che ci sei.-
A queste parole ti riscuoti.
[Come fa? Come fa?!]
Come fa a conoscerti così bene?
Come fa a capirti?
Come fa a stare con te?
-Ma eccoti! Dovevo immaginare che
fossi qui!-
La porta si apre e la luce penetra
nella tua stanza buia.
[Come fa ad annullare così il tuo
mondo?]
Lui ti sorride a mezza bocca e tu non
puoi fare altro che abbassare lo sguardo.
-Ehy, tutto bene?-
Si avvicina a te.
Tu stringi più forte a te le ginocchia
e ti rinchiudi in te stesso.
[Basta con le domande.]
-Judsie…-
Lui ti appoggia una mano sulla spalla,
ma tu la scuoti.
Lo scacci.
[Basta con i soprannomi stupidi.]
-Guardami.-
Si è allontanato da te, ma ha alzato
la voce.
Tra il preoccupato e l’arrabbiato.
[Basta con gli obblighi.]
-Jude!-
Colto
dall’esasperazione ti prende per le braccia e ti scuote.
Come se tu
fossi un fantoccio.
[Basta.
Basta. Basta. Basta.]
-Basta…-
mormori senza voce.
Lui lascia
la presa e si accascia accanto a te.
Sospira e
guarda l’ultimo raggio di sole che fa capolino nella stanza.
Rimanete in
silenzio.
Un silenzio
che ti svuota l’anima.
[Eppure ne
avresti di cose da gridare.]
-Dillo.-
A quella
parola tu apri gli occhi e ti volti di scatto.
Lui è lì con
te, per te.
-Gridalo.-
ripete guardandoti serio.
[Che… che
lui sappia?]
Tu lo guardi
con gli occhi spalancati e deglutisci a vuoto.
-Fa schifo,
gridalo forte!-
[Robert…]
Ti trema il
labbro mentre lui si alza per andare a mettere il volume della musica a palla.
-Urlalo!- ti
incita guardandoti con un fuoco nuovo negli occhi.
E tu senti
una nuova energia dentro.
Al diavolo i
timpani.
Al diavolo i
vicini.
Al diavolo il mondo!
E lo fai.
E lo urli.
Come non
avevi mai fatto.
[Come mai
più farai.]
Piove.
Diluvia.
[Fuori e
dentro te.]
Due ragazzi.
Due voci.
Un urlo.
[Unico.]
***Angolino del cambia colore***
Anche qui non ho molto da dire. Il Pov è quello di Jude in una di quelle giornate (no, so che ci avete
fatto un pensierino ma no, non è mestruato).
È una cosa senza pretese che ho scritto l’estate scorsa, quando mi
trovavo esattamente nella stessa situazione di Jude, peccato che poi io non
abbia avuto il mio Robert, sgrunt!
Come al solito mi diletto nel ignorare qualsiasi regola e mi diverto con
il layout. Perché sì, sono una persona molto teatrale e do inflessioni anche
alle parole scritte u.u
Allora, non è slash anche se, diciamocelo, quei due hanno un insegna
luminosa sopra la testa che urla “SLASH SLASH SLASH”, in più mi sembra ovvio cosa sia lo schifo e cosa Jude
voglia urlare.
Basta, la smetto di tediarvi.
Ringrazio solo tutti quelli che hanno
letto/seguito/ricordato/preferito/commentato la mia scorsa RDJude I miracoli non
hanno biglietti da visita e
la mia ultima Holmes/Watson Un lento
buongiorno
Grazie ancora.