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Autore: Cassie chan    18/03/2011    1 recensioni
Ciao a tutti! Sono ancora io, Cassie chan! Per chi non mi conoscesse, ho pubblicato due fic su Tokyo mew mew e una su Buffy, ma questa, in ordine di tempo di scrittura, è la mia prima fanfiction! L’ho scritta su Gundam perché sinceramente è stato l’anime, che mi ha fatto esaurire di più; Heero e Relena non arrivavano mai al sodo, con quello che sveniva ogni tre puntate e quell’altra che sospirava: “Oh, Heero!” ad intervalli più o meno di cinque secondi. Per questo, siccome sono una persona molto vendicativa, mi sono presa questa piccola rivincita!… che cosa succederebbe se Heero e Duo si scoprissero contemporaneamente innamorati di Relena? Senza andare per le lunghe, Relena sceglierebbe Heero, ma quando le cose ti danno modo di cambiare completamente idea per un tragico equivoco? Un piccolo avvertimento: la fic comprende due coppie, e, come avrete intuito, sono Heero&Relena, e poi Duo&Relena! Solo che una rimane, e l’altra no! Perciò, se non vi dovesse piacere che coppia io ho scelto, non ammazzatemi!Buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heero Yui, Relena Peacecraft
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15- Against destiny

 

 

Il palazzo era tutto in fermento, pieno di gente che andava avanti e dietro, portando ceste ricolme di fiori bianchi e rosa. La servitù era sempre occupata nel rendere la Reggia quanto più bella possibile, dato che si prevedevano un gran numero di ospiti per le tre giornate del mese di maggio, che andavano dal 5 al 7. Infatti, in quei tre giorni, ci sarebbero state tre occasioni molto importanti e tutte, poi, in successione: il 5 ci sarebbe stato il battesimo della figlia della Principessa, il 6 l’ inconorazione della Principessa, che il giorno dopo, avrebbe sposato Heero Yuy. Tutti, nel piccolo Regno mitteleuropeo erano in fermento, dagli aristocratici, che avrebbero partecipato alle varie cerimonie, al popolo, che volevano ardentemente che la loro Principessa diventasse Regina, fino all’estero, che auspicava che in questa maniera, Relena Darlian Peacecraft avrebbe avuto ancora più voce in capitolo, in seno al Governo Centrale. Ma erano, soprattutto le donne, che erano in visibilio: infatti, a loro, importava molto di più, per le evidenti implicazioni, per loro esclusivamente sentimentali, del matrimonio della loro amata Principessa con il pilota di suite Heero Yuy. Perciò, ad ogni ora del giorno e della notte, c’erano migliaia di languidi sospiri, alla vista della coppia che andava ad un qualche ricevimento, e occhiatacce verso i compagni, stravaccati in poltrona a sbuffare, annoiati.

In realtà, quelle luccicanti immagini, che quelle donne amavano così tanto guardare, non erano altro che l’apparenza pura e semplice. Perché, la Principessa Relena Peacecraft, era incagliata con il pensiero, dall’altra parte del cielo. Non sapeva dove fosse Duo, e l’unica cosa che voleva era vederlo, ma, nello stesso tempo, sapeva che lui non voleva vederla e perciò, continuava ad accettare questo matrimonio, che andava vistosamente contro il suo cuore. Trascorreva le giornate in compagnia di Delia, la sua cagnolina, nel Giardino di corte, chiedendo alle amiche o alla madre o a Jeannemarie, di pensare ai preparativi per le nozze o di prendersi cura di Daphne, che vedeva solo di sera. Odiava ammetterlo, ma la vista della figlia le era ormai insostenibile: più il tempo passava, più Daphne, che ora aveva otto mesi, le sembrava una copia esatta del padre, che non era mai venuto ancora a trovarla. Duo aveva mandato un mese prima un biglietto a Laurie, in cui diceva che sarebbe venuto a vederla, dopo che Heero e Relena si fossero sposati. Hilde, che aveva intercettato il biglietto, aveva detto all’amica che Duo aveva scritto che non voleva farsi vedere prima delle nozze, perché Heero avrebbe sicuramente pensato che lui voleva impedire il matrimonio, precisando all’amico che non era assolutamente sua intenzione.

Relena avrebbe voluto vedere questo biglietto, per avere un po’ di conforto dalle sue parole, o magari per trovarvi la forza di lasciare perdere questa farsa, che sarebbe stata la sua vita, sposando Heero e fingendo di amarlo, ma, avendo saputo solo quelle piccole e brevi parole di scusa verso la figlia, a Relena montò anzi una maggiore rabbia, che non sapeva spiegare, verso Duo, anche se sapeva nella profondità del cuore, che era lei che stava sbagliando, accettando le nozze e dando un’ implicita conferma a Duo di quello che aveva sempre temuto. Per questo, il suo umore era un continuo oscillare e preferiva rimanere sola per lunghe ore alla mattina, rifugiandosi nel giardino della Reggia, mentre la notte guardava in silenzio gli occhi di Daphne, illudendosi di avere ancora accanto la persona più importante della sua vita.

Tutti a palazzo si erano accorti del suo cambiamento, ma, ormai pensavano solo che la principessa fosse stanca, e avesse bisogno di stare da sola. In fin dei conti, era sempre un essere umano, anche se conduceva una vita che era quella che solo una macchina robotizzata avrebbe potuto tollerare. Heero la cercava spesso, ma, non trovandola, pensava che avesse da fare e tornava al suo lavoro. In realtà, anche lui la vedeva molto poco, troppo poco per accorgersi della vistosa trasformazione della ragazza, che quando lo incontrava, faceva enormi sforzi per fingere di essere quello che non era.

Solo Laurie, Hilde, Chanelle, Soraya ed Annie sapevano che cosa avesse, e facevano tentativi continui per spingerla a mettersi in contatto con Duo, ma lei rispondeva che non era lui il suo problema, era solo stanca. E alla fine, loro finirono per credere a questa sua versione, sebbene Laurie continuava a fare pressioni su Duo, affinché tornasse sulla Terra. Ma Duo, che ora viveva a casa di Isabelle, la sua madre adottiva, replicava che era convinto che Relena doveva sposare Heero e non voleva che lei fosse forzata da lui, a fare una scelta diversa, da quella che aveva autonomamente fatto.

“Ma tu l’ami ancora, Duo! Come puoi permettere che lei sposi Heero?!” urlava al telefono, paonazzo, Laurie.

Duo rimaneva in silenzio qualche secondo, attorcigliando il filo del telefono tra le dita e poi, mordendosi le labbra, diceva, soffocando il dolore nel petto, schiacciato da infiniti sentimenti: “Basta Laurie! Lo sappiamo tutti che è Heero l’anima gemella di Relena… io sono stato solo una storia passeggera… e poi, anche se la amo ancora immensamente, non posso imporle una vita, che lei non vuole e non deve avere… io non ce la farei più a stare con lei… lei è troppo per me…”, poi rideva triste, straziando il cuore a Laurie: “… le Principesse sposano il loro eroe dell’adolescenza, non il poveraccio di passaggio, che permette che siano rapite…”. E, a questo punto, anche se Laurie insisteva per ore, dicendo che non era stata colpa sua se Relena era stata rapita, Duo riagganciava, dicendo che aveva da fare.

E così questa situazione eternamente bloccata, continuava ad andare avanti, fino a quando arrivò il 5 maggio. La giornata era particolarmente importante, non solo per il battesimo di Daphne, ma soprattutto perché così facendo, Relena avrebbe finalmente riconosciuto, come sua erede legittima la figlia. La cerimonia si tenne nel Parco della Reggia, dove c’erano solo pochi amici e i membri più in vista del Consiglio di Stato. Relena aveva lasciato la gestione dei preparativi a Chanelle, perciò non sapeva minimamente come fosse stata organizzata la cosa, e sinceramente neanche la interessava. Voleva solo che quei tre interminabili giorni, finissero quanto prima, in modo che tutti i suoi dubbi potessero svanire magicamente dalla sua testa, anche se temeva che allora sarebbero diventati rimpianti, e non aveva la minima idea, se fossero più o meno facili da tollerare.

Relena scese in giardino, verso le dieci, un’ora prima, che la cerimonia cominciasse e sfoggiò a tutti un meraviglioso sorriso, facendo sperare in tutti che la giovane donna stesse finalmente meglio e che ora fosse serena. Alcuni si trattenevano a stento dal chiedere che fine avesse fatto Duo, ma il viso della Principessa mostrava chiaro che Duo era scordato. Relena, che indossava un vestito corto, di seta rosa, a fantasia, sembrava il ritratto della felicità, stretta nel braccio di Heero, che la osservava raggiante. Ma, il cuore della Principessa era letteralmente straziato, e la sua tristezza aumentò, quando vide dove Chanelle aveva organizzato la cerimonia. Nel Parco, c’era un piccolo gazebo bianco, dove lei adorava stare nelle giornate di primavera e dove…

…l’aria era così dolce, calma, tranquilla… una sensazione, che non provava più da tempo e che adesso le riempiva le vene di ebbrezza, l’ebbrezza della gioia, non più del dolore, non più della colpa. Sollevò lo sguardo dalla tela, che stava dipingendo e guardò la Reggia… era così vicina, eppure così piacevolmente lontana. Le rose bianche, che crescevano rampicanti sul gazebo, le ispirarono un buon odore, un buon profumo dolce e pieno di aspettative per il futuro. Riusciva a pensare al futuro…

D’un tratto, vide una figura avvicinarsi, correndo, preceduta da un pastore tedesco. Si schermò gli occhi con il palmo della mano… il cane voltò bruscamente a sinistra, perdendosi nella boscaglia, mentre l’inseguitore

si fermava a prendere fiato, appoggiandosi su una colonna del gazebo.

“Sei qui, Relena? Non ti avevo visto…” disse Duo, la fronte imperlata di sudore e il fiato corto.

Relena arrossì nel guardarlo, poi disse lo sguardo curioso e divertito: “Che ha fatto Delia, stavolta?”.

Duo si sedette sul gradino del gazebo, sotto quello su cui era seduta lei. Poi si voltò e disse: “Mi ha rubato una scarpa… me l’ha distrutta!”.

Relena scoppiò a ridere e così fece Duo, dopo che lei confermò che ne aveva rubata una anche al vecchio maggiordom0 di Relena.

Rimasero un po’ in silenzio, poi Duo disse, con voce di rimprovero: “Se avessi saputo, che fare il suo Comandante, Principessa, sarebbe stato così impegnativo, non avrei mai accettato…”.

Relena arrossì ancora, poi replicò: “mi dispiace Comandante Maxwell, ma sa che proteggere la Principessa Relena Peacecraft, è un incarico oneroso per tutti…”.

Duo la guardò in viso, poi le disse, dolce ma deciso: “Relena, stavo scherzando… non sei un incarico per me, sei…”, a questo punto, il giovane Comandante si fermò; sapeva di voler dire: “… la persona più importante della mia vita…”, ma era consapevole anche che non poteva dirlo. Relena era ancora così fragile e non voleva sconvolgerla confessandole il suo am0re.

Relena, il viso sempre più rosso, chiese, bisbigliando: “… sono?…”.

Lui si voltò e la guardò negli occhi. Furono solo tre secondi, prima che lui le rispondesse: “… la mia migliore amica!”, spezzando un po’ delle sue illusioni, ma furono necessari a farle capire che lo amava pazzamente e che stava ormai per cedere al bisogno quasi naturale di essere amata da lui.

La settimana dopo, il giorno del suo ventiquattresimo compleanno, Duo sarebbe entrato in camera sua con due biglietti per Parigi.

Relena, nel vedere di nuovo quel gazebo, che aveva accuratamente evitato, da quando Duo se ne era andato, ebbe un capogiro, e si resse al braccio di Heero, che le chiese: “Relena, stai male?”.

Relena, il viso pallido, la mano sul petto, mentre altri invitati si avvicinavano, rispose: “Niente… avevo chiesto che quel gazebo fosse distrutto, perché è ancora lì?!”.

Chanelle le si avvicinò e disse: “Lo so, ma mi era sembrato così bello, che ho preferito usarlo per il battesimo di Daphne… perché non ti piace?!”.

Relena si sollevò a fatica, poi sorrise a stento e disse che era stupendo. Poi si allontanò con una scusa.

Heero chiese allora a Laurie, che si era avvicinato: “Ma quel gazebo, quando lo hanno messo nel Parco? Quando c’ero ancora io, non c’era…”.

Laurie, titubante, rispose: “Lo fece costruire Relena, due anni fa… lo usava per dipingere, si rilassava lì…”.

Hilde intervenne, tirando la manica del marito: “Fino a poco tempo fa, Relena ci passava tutto il giorno… dipingeva e giocava con Delia… certe volte, dovevo trascinarla a forza da lì, quando aveva un appuntamento!”.

Anche Chanelle si intromise: “Già, quando venivo a trovarla, era sempre lì con Duo!”.

Laurie, Hilde e la stessa Chanelle si ritrassero, a disagio. Heero si voltò verso di loro e chiese: “Si fermava lì con Duo?!”.

Una voce interruppe i quattro, che si guardavano evidentemente carichi di tensione: “Di che cosa ti meravigli, Heero? Lo sai meglio di noi che Duo e Relena stavano assieme…”. Era la voce di Soraya, che accompagnata da Annie, si era avvicinata a loro.

“Dobbiamo smetterla tutti noi…” continuò la ragazza sinceramente “Relena non riesce a soffrire, non le stiamo dando questa possibilità, continuando ad evitare l’argomento Duo, o scattando come molle, quando parliamo di lui…era un nostro amico, e Relena lo ha amato davvero molto, Heero, qualunque cosa tu possa pensare… se Duo non fosse importante per lei, non avrebbero mai avuto Daphne… e credo che se continuiamo così, Relena non lascerà mai più il ricordo di Duo…”. Soraya tacque, circondata dagli sguardi bassi degli amici, mentre Heero era immobile e livido, come se avesse avuto uno schiaffo, poi si mosse per cercare Relena.

Soraya, allontanatosi Heero, riprese con gli amici: “… e non è neanche giusto verso Heero e lo sapete… loro si stanno per sposare e non possono, se Relena scatta come una molla, ogni volta che vede qualcosa che le ricorda Duo…”.

Annie intervenne, stringendosi nelle spalle sottili: “A volte, sembra quasi che Relena ami ancora Duo…”.

Soraya replicò: “Lo so, anche per me è lo stesso… lo ama ancora, ma per questa benedetta storia della Principessa, pensa che sta facendo la cosa giusta… noi siamo amici di Heero e non sarebbe bello convincere Relena a non sposare Heero e a tornare da Duo, ma credo che dobbiamo cercare di istillarle il dubbio, in modo che ci pensi davvero bene prima di sposare Heero…”.

Gli altri annuirono in silenzio, poi si accorsero che Relena era vicino al prete, che avrebbe battezzato Daphne. La cerimonia era cominciata, e si protrasse per circa un’oretta nel silenzio dei presenti, che si misero leggermente più attenti, solo quando Relena pronunciò il nome che avrebbe avuto sua figlia, da quel momento in poi.

“Come vuole che sia chiamata sua figlia, che lei ha ora riconosciuto, Principessa?” chiese il Rappresentante del Parlamento.

Relena abbassò lo sguardo, poi sorrise, la mano sul petto…

“Ah già, dimenticavo che mia figlia dovrà avere una decina di nomi…”.

Relena sollevò lo sguardo e rispose, decisa: “Daphne Isabelle Marie Maxwell Peacecraft… sarà questo il suo nome.”.

La gente era rimasta leggermente interdetta. Erano tutti convinti, che avrebbe messo alla bambina il cognome di Heero, e anche il ragazzo, anche se non teneva a queste cose, rimase confuso. Le aveva messo il cognome di Duo… credeva che non sarebbe potuto essere un padre per Daphne?

Soraya sorrise, poi disse agli amici: “Avete visto? E’ lampante… la nostra cara Principessa è ancora persa di Duo Maxwell…”.

 

 

Il giorno successivo passò velocemente per Relena, che mise a dura prova, il simulacro di sorriso, che aveva imparato da quando era Principessa di Saint Kindom. Durante la mattina, fece promessa di sposare Heero. Era arrivata in parlamento stanca e provata da una lunga notte insonne, che si era risolta, solo quando scavando tra i cassetti, aveva trovato la lettera, che le aveva scritto Duo. Quando aveva letto Per questo, non ti preoccupare: le cose dovevano andare così  le era montata addosso una rabbia pazzesca. Che diamine ne sapeva lui? Che ne sapeva che era così che doveva andare a finire? Lei non lo aveva mai voluto, ma lui aveva fatto tutto di testa sua e l’aveva lasciata, senza darle il tempo di spiegare, senza farle dire che lei lo amava, amava solo lui, e non più Heero. Ma, nonostante adesso lo avesse capito, quella consapevolezza era affondata sotto la rabbia cieca che provava verso di lui… perchè, l’aveva lasciata, perché…? E poi perché lei non aveva avuto il coraggio di fermarlo?

Ma ancora una volta, la rabbia prese il sopravvento su di lei, e, indossata la rituale tunica bianca della promessa, aveva promesso al suo paese di sposare Heero Yuy, la corona di fiori di mirto tra i capelli.

Al termine della cerimonia, indossato un lungo vestito di broccato blu, a disegni dorati, fu incoronata Regina di Saint Kindom.

Dopo, non volle vedere più nessuno e rifiutò persino la festa di addio al nubilato, che le aveva organizzato Chanelle, chiudendosi in camera sua. Guardò il suo riflesso nello specchio, e si disse: “Chi diamine sei, regina di Saint Kindom?! Chi diavolo sei, Relena Peacecraft, se non sei stata capace di fermare il corso, che stavano prendendo gli eventi? Perché non ci sono riuscita, perché… Duo, ho tanta voglia di vederti, mi manchi da morire, e adesso ti ho perso per sempre… che cosa dirò a Daphne, quando sarà grande? Che non vive con suo padre, perché io non ho avuto il coraggio di tornare da lui?”.

A questo punto, scoppiò a piangere e si gettò sul letto, toltasi la corona troppo pesante, che le ingombrava il capo. Poi, ancora tremendamente arrabbiata, prese ad urlare: “Perché diamine non sono una persona normale?! Perché non mi hai dato un motivo per tornare indietro, Duo?! Perché?!”.

Poi, si sollevò e quasi istintivamente, prese una scatola, ancora chiusa, che Milliardo le aveva portato, dopo lo sgombero, che aveva ordinato a Seaflower. La aprì delicatamente, togliendo lo scotch con le unghie. Dentro, c’erano fotografie di lei e Duo, album e tante altre cose, che aveva preso a raccogliere pazientemente, quando stavano ancora assieme. Non ebbe la forza di rovesciare interamente la scatola, ma estrasse solo la prima foto che le capitò davanti agli occhi: c’erano lei e Duo, mentre ballavano… lei aveva un vestito celeste chiaro, mentre lui indossava la divisa bianca delle Guardie di Palazzo… si ricordava quella foto, era stata la sera del giorno dopo, che era uscita dalla clinica, c’era stata una festa. Le aveva sceso la scalinata, come aveva fatto milioni di altre volte, ma stavolta, si era trovata davanti ad aspettarla Duo, che l’attendeva al termine della scala, cosa che non aveva mai fatto Heero. Le aveva teso il braccio e le aveva detto: “Siete un sogno, Principessa”, e lei era arrossita, perché aveva pensato la stessa identica cosa di lui. Poi avevano ballato e Hilde li aveva fatto una foto a sorpresa, che poi le aveva dato.

Accarezzò la fredda superficie della foto e ricominciò a piangere, poi…

Ti avrei lasciato a Heero.

…la strappò violentemente, si gettò sul cuscino e pianse, fino ad addormentarsi.

 

 

Heero era nella sua camera e stava giocando con una matita, mentre la mente era chiaramente anni luce da lì. Non riusciva a togliersi dalla mente Relena; sì, era vero, il giorno dopo, sarebbero finalmente diventati marito e moglie, ma c’era qualcosa in lei che oramai non capiva. Relena era cambiata molto, non sapeva se in bene o in male… era molto più sicura di sé, camminava persino in modo diverso. Era diventata una donna. Ma, allo stesso tempo, non erano stati solo quei quattro anni a cambiarla, ma anche la persona, con cui li aveva vissuti: Duo. Lei traspariva la sua presenza in ogni cosa, anche se lui chiaramente non era con loro, e sembrava sempre che ogni cosa, anche la minima sciocchezza, lei la guardasse con occhi diversi, annoiati, perché o l’aveva già fatta con Duo, o magari perché la voleva dividere con lui… era quella per esempio, la sua espressione, la mattina precedente, quando era andata in giardino e aveva visto quel gazebo, ricoperto di fiori rosa, quando si era stretta il cuore… ma, allo stesso tempo, Heero aveva scritto nel suo cuore e nella sua mente, che Relena amava lui, lui soltanto, che avesse sbagliato d innamorarsi di Duo, e che era stato lui a spingerla a tradirlo, e fuori da questa idea, niente, assolutamente niente era contemplato.

Si alzò dal letto, dove era disteso, e decise di andare a trovare Relena. Erano giorni, che non le parlava direttamente e voleva vederla, in modo da ricacciare quelle fastidiose domande, che si accavallavano nella sua testa. Uscì dalla sua camera e percorse il corridoio degli appartamenti dei soldati, poi salii ai piani superiori, dopo aver attraversato la grande sala di rappresentanza, che era vuota e buia, ad eccezione di alcune candele. Percorse il corridoio, che era presenziato da alcune guardie e chiese di poter entrare negli appartamenti della Regina. Le guardie, ovviamente, acconsentirono, dandosi di gomito e dicendosi: “Mi sa che questa è la volta buona… al Comandante Yuy, non è mai andato giù che la Regina si sia concessa a Maxwell!”. E forse, si diceva Heero, mentre apriva la porta della camera di Relena silenziosamente, avendo ascoltato il discorso delle due guardie, è proprio per questo, che sono qui. Difatti, sebbene non lo facesse vedere praticamente mai, era ossessionato dal pensiero che la prima volta di Relena fosse stata con Duo… e poi, se almeno non ci fosse stata Daphne, quel peso, sebbene abbastanza intuibile, sarebbe stato più tollerabile. Invece, quella bambina era la prova concreta che l’attrazione che quei due provavano vicendevolmente, si era spinta fino al concepimento di Daphne.

Entrò in silenzio nella camera, che era buia, e si accorse che Relena dormiva, stesa sul letto.  Non vi si era infilata dentro, ma dormiva sul copriletto di seta rossa, una mano sotto la testa. Si avvicinò lentamente a lei; anche in quel momento, che indossava solo il pigiama, le sembrò comunque bellissima. Si sedette sul letto e prese ad accarezzarle dolcemente i capelli, mentre lei continuava a dormire profondamente.

Ad un tratto, alla luce della luna, che entrava dalla finestra, si accorse che qualcosa nella camera non andava. Relena, che era di solito, così ordinata, aveva gettato distrattamente il suo vestito, su una poltrona, con la corona, che le era stata data quella sera stessa. Poi, sul letto, c’era una scatola, piena di chissà che cosa e che lei aveva lasciato lì aperta. Non seppe mai perché, ma preferì non guardare in quella scatola, che nella luce fioca della stanza, le sembrava un immenso buco nero. Ma, al contempo, notò che sul cuscino, accanto a Relena, c’era uno tralcio di fotografia, che la ritraeva abbracciata a chissà chi, completamente ignara che qualcuno le stesse scattando una foto. Aveva un bel vestito celeste chiaro e i capelli, tirati su, e sorrideva, sorrideva, come non l’aveva vista mai fare, mai. Quel suo sorriso era strano: caldo, dolce, ma pieno di emozione, esplodeva e quasi le devastava il viso di gioia e di un sentimento, che non sapeva spiegare verso la persona, che aveva di fronte.

… un sentimento, che non sapeva spiegare… amore, c’era amore, puro, fortissimo, in quel suo sguardo.

Rimase per qualche minuto, con quella foto tra le mani, chiedendosi se l’altra persona fosse Duo, o fosse lui. Non voleva rispondersi, non voleva saperlo, e così, lasciò la stanza di Relena, dopo averle rubato un bacio, mentre non sapeva che, tanti anni prima, un’altra persona le aveva rubato un bacio, quando Relena non era ancora sua, ma che, mentre Heero la baciava, riposava nei suoi sogni.

Heero lasciò la stanza, pronto ora a tornare a dormire, non accorgendosi che Relena stringeva tra le dita, l’altro pezzo di quella foto, il frammento mancante che gli avrebbe fatto capire quale era la verità.

 

 

Era mattina e Relena era seduta, dietro la finestra, mentre alcune donne di servizio le sistemavano i capelli, annodandoglieli sul capo, e ponendole la corona, sempre sulla testa. Lei evitava di guardarsi allo specchio, perché, se lo avesse fatto, avrebbe visto il suo riflesso, cinto da quell’abito da sposa, e avrebbe certamente ricominciato a piangere. Non voleva farlo, anche perché si era ormai convinta che aveva preso la decisione giusta. Sebbene amasse Duo e sebbene lo avrebbe amato per tutta la vita, doveva sposare Heero, lo aveva ormai promesso al suo Paese e anche a lui stesso. Se non era stata capace di dire la verità, di essere onesta, e di impedire che Duo andasse via, ora ne doveva pagare tutte le conseguenze. Avrebbe sposato Heero, e, così facendo, quella storia si sarebbe conclusa. Sarebbe tutto finalmente finito, come aveva voluto Duo.

Una delle donne, le disse che era pronta e che, da lì a qualche minuto, sarebbe arrivata la tradizionale carrozza a prenderla per portarla nella Cattedrale, dove si sarebbe celebrato il matrimonio. Lei annuì leggermente e le pregò di lasciarla sola. Le donne uscirono, e lei si mise dietro la finestra, la mano sul petto, cercando, per quella che sarebbe stata l’ultima volta, di vedere ancora Seaflower, il luogo, dove era stata più felice in tutta la sua vita. Ma, non essendoci riuscita neanche stavolta, distolse la vista dalla finestra.

Ad un tratto, sentii la porta bussare.

“Avanti” disse, sedutasi di nuovo sulla poltrona, dietro la finestra.

Nella stanza, entrò Soraya, che aveva in mano qualcosa. La ragazza, che aveva i capelli castani legati in una crocchia elegante sul capo, la salutò, poi si sedette accanto a lei.

“Allora, è arrivato il grande giorno” disse Soraya “Scommetto che non stai più nella pelle!”.

Relena annuì, sorridendo, con quel falso sorriso, che la fiaccava sempre psicologicamente.

Soraya sospirò di nascosto, capendo chiaramente che l’amica stava ancora ed inequivocabilmente fingendo. Poi le prese la mano e le disse: “Senti, Relena, noi siamo amiche da tanti anni, e tu lo sai che io ti voglio un bene dell’anima. Se tu stai male, anch’io ne soffro…”:

”Non capisco che cosa vuoi dire” disse Relena, che, come al solito, si era rinchiusa freddamente nel suo guscio.

“Ascoltami, Relena, voglio farti una domanda…chiamami stupida o anche impicciona, ma vorrei che, per favore, tu mi rispondessi…” iniziò Soraya.

“Dimmi”

“Perché vuoi sposare Heero?” sussurrò Soraya.

Relena si voltò a guardare l’amica, la fronte corrugata per la sorpresa della sua domanda, poi si calmò e rispose, senza tenerezza nelle parole: “Perché sono innamorata di lui”.

Soraya disse, la voce decisa: “Allora non ti importa niente di questa…” e mostrò a Relena quello che teneva in mano: una busta, piccola e bianca.

“Che cosa è?” chiese, senza effettivo interesse.

“Una lettera di Duo” replicò Soraya “L’ha scritta a Laurie…”.

Relena si scosse dal suo torpore, poi guardò Soraya, il viso in fiamme e il cuore in gola. Una lettera di Duo…

Gli occhi le si annebbiarono, pieni di lacrime e disse: “Ti prego, Soraya, se mi vuoi bene, portala via…”.

Invece Soraya gliela pose in grembo, e disse, prima di lasciarla sola: “E invece proprio perché ti voglio bene, voglio che tu la legga…”.

Relena, rimasta sola, la lettera sulle gambe, che emergeva candida, sul vestito panna, la soppesò a lungo con lo sguardo. Poi, la prese tra le mani e la scartò lentamente. Stese il foglio, davanti a sé, poi, sospirando per darsi forza, iniziò a leggere.

Laurie,

ho deciso di risponderti, solo perché alle volte, il peso che porto nel cuore, è così insostenibile, che non ce la faccio neanche a respirare. Perché, se fossi davvero una persona coerente, non avrei dovuto neanche leggere la tua lettera. Non ce l’ho con te, credimi, ma è solo che non capisco come mai tutti voi continuate ad affannarvi tanto. Non lo negherò mai, è vero, neanche in punto di morte, di amare ancora Relena, di amarla ancora come quella volta, che la vidi sulle scale della Reggia, quando mi accolse, in quella fredda sera autunnale. Ero stanco e non sapevo neanche perchè ero venuto da lei. Non ero venuto da Heero, anche allora lo sapevo, ero venuto da quella Principessa, che avevo sempre visto di sfuggita, durante la Guerra. Ero venuto da lei, perché, attratto da una forza, che ora non saprei neanche chiamare, sia il caso, o il destino, o magari, ancora più semplicemente, l’amavo già allora, quando pensai di venire da lei. Ma anche allora, sbagliai, Laurie, ho sbagliato sempre con lei, sempre. Lei era la donna di Heero, lo sapevo, eppure l’ho amata, e la amo ancora, come non dovrei. Lei ha sempre meritato Heero, che non ha mai permesso che l’accadesse niente, che l’ha sempre difesa, come io non sono stato capace di fare. Non credere che questa mia scelta sia per me facile, sto impazzendo ora che la vedo in televisione, accanto ad Heero, mentre battezza Daphne, ma non posso tornare. Non posso, anche se mai come ora, vorrei che lei tornasse da me, ma io non posso ancora tornare da lei, sapendo che lei non amerà mai me, quanto ama Heero. E poi, Laurie, lei lo ha scelto da sola, lei, senza di me, ha deciso di sposarlo dopodomani.Vedi? Ha scelto da sola, e, nel caso abbia ancora dubbi, ora so che lei lo ama. Ti prego Laurie, capiscimi e lasciami in pace. Non ho più voglia di parlare di questa storia. Amerò per sempre la mia Principessina, così come Daphne, e sarò contento che lei sarà felice, con Heero, anche se non credo che potrò sopportare a lungo il fatto che sia sposata con lui. Comunque, nel caso che tu abbia un giorno bisogno di me, volevo dirti che ora abito a casa di mia madre Isabelle, nella colonia D- 5648 in Fredeiman Avenue 55/a. Quando avrò tempo, verrò trovare Daphne. Se puoi, dì a Relena che le faccio tanti auguri e che ho ancora un suo orecchino di perle, che ho trovato tra le mie cose.

                                                                                                                                                     DUO

 

 

Relena rimase, come inebetita, di fronte a quella lettera, e, anche quando la vennero a chiamare, per andare in chiesa, obbedì come un’ automa. Aveva infilato la lettera in tasca, non riuscendo a smettere di pensare a ciò che vi era scritto…

Duo l’amava ancora, Duo l’amava ancora e non aveva mai smesso di farlo… adesso, era seduta, nella carrozza, dove tanti anni prima, anche sua madre si era mossa per sposare suo padre. Chissà, se lei lo amava in quel momento, le venne da pensare. Era come narcotizzata da quella lettera che la bruciava calda sul cuore, e che le percuoteva la testa, con un ritmo quasi assordante, non vedeva il mare di gente, che si accalcava accanto a lei, e non si accorse neanche che il tragitto per arrivare in chiesa fosse stato brevissimo e che era ormai già arrivata.

Scese dalla carrozza, lo sguardo perso nel vuoto, mentre migliaia di flash scintillavano attorno a lei. Raggiunse Milliardo, che l’attendeva per condurla all’altare. Il fratello le sorrise e le disse qualcosa, ma lei non capì e neanche rispose.

All’altare, Heero la stava aspettando. Gli occhi di Relena ripresero improvvisamente contatto con la realtà e si riempirono di lacrime. In quella visione sfuocata, le sembrava quasi che Heero così compunto e fermo vicino all’altare, fosse Duo… ma non è lui, non  è il mio Duo, non è lui… ma che cosa sto facendo???!!! Si disse, crudelmente, mentre il fratello la trascinava verso l’altare.

Si guardò attorno e vide il mare di suoi amici e di suoi parenti, che magari in cuor loro, avevano sempre desiderato che quel giorno arrivasse. C’era Wufei, con accanto Patrick, poi c’erano Rareba e Dorothy, con il loro figlioletto Danny, Trowa, Noin che teneva in braccio Elisa, mentre Jeannemarie reggeva Daphne… la persona che però la colpì di più fu Catherine, con il suo nuovo ragazzo… lei era felice, raggiante, stretta nel abbraccio del suo amore … lei ha lasciato Trowa, è andata contro tutto quello che sembrava che le avessero imposto gli altri e il destino delle anime gemelle… perché, io non posso? Perché io non posso tornare da Duo, ora che so che lui mi ama e che mi ha lasciato solo perché aveva paura, tanta quanta ne avevo io?

“Perché, io sono la Regina del regno di Saint Kindom” le richiamò alla mente la presenza del fratello, accanto a sé. Mosse altri passi, verso l’altare, mentre si chiedeva: Che cosa significa essere una Regina?

Avere in mano i destini degli altri

E il mio? Chi ce l’ha in mano il mio???

Nessuno e tutti. Nessuno può dirti che cosa sia la cosa giusta da fare, sei solo tu che lo puoi e lo devi decidere, ma, intanto, devi sempre tenere conto che ogni tuo gesto debba essere giusto e conveniente per il tuo paese. Non è conveniente che una Regina torni indietro sulle sue scelte, che rompa le promesse, che abbia paura, che sbagli… la Regina non può permettersi niente del genere.

Ma Relena Darlian, invece?

Relena, invece, ha avuto Daphne, senza essere sposata, e poi… e poi Relena ama un’altra persona, mentre si accinge a sposare un altro…

Relena Darlian non è andata contro il destino delle anime gemelle? Non l’ha fatto, forse?

Sì, Relena ha amato e ama un uomo, che non è la sua anima gemella… Heero Yuy è la mia anima gemella, è lui, ma io amo Duo Maxwell…

Dunque, hai lasciato il tuo eterno e grande amore per Duo Maxwell?

Sì, l’ho fatto… anche se non volevo, io l’ho fatto. L’ho rotto il mio destino di anima gemella di Heero Yuy, e sono uscita da quella storia già scritta… la mia vita mi ha cambiato, o magari un altro destino ha rotto quello precedente… il destino che ha scelto il mio cuore.

Lo sai o no, che la Regina non potrà accettare tutto ciò? Lo sai, vero?

Sì, lo so, ma la Regina non esiste già più in me… non voglio che esista più, non voglio! Perché, è più importante Relena, è lei più importante, è il mio cuore più importante e lui, come la mia anima, ama solo e soltanto Duo Maxwell… e Relena non può, ancora, accondiscendere alla Regina, non può più rinunciare alla persona che ama per questo suo destino, che le è stato cucito addosso, non può e basta!

Si fermò, mentre stava per arrivare all’altare.

“Che hai Relena?” le chiese Milliardo, mentre migliaia di sguardi le perforavano il viso.

“Milliardo, io non posso!” disse la voce, rotta dalle lacrime, poi sentii la voce di Heero chiederle: “…che cosa non puoi fare?!”. La sua voce le fece un male atroce, la sua voce, che ora le sembrava brutale, come quella prima volta, che lo aveva visto… com’era dolce la voce di Duo, quel giorno che le aveva detto: “Non ti lascerò mai, mia dolce principessa…non lo farò mai, perché ti amo da morire…”. Lei non aveva risposto quel giorno, quando lui le aveva detto quelle parole, ma ora sapeva che, quella sera, mentre rispondeva al suo bacio, lei si era legata a lui con una tacita e silenziosa promessa, mille volte più forte e solida, di quella evanescente e stupida, che aveva urlato al suo Paese il giorno prima. E non avrebbe più permesso più a nessuno di soffocare quella promessa, che aveva fatto, e che aveva voluto cancellare a forza dal suo cuore e dalla sua anima, straziata dalla paura e dal timore.

Disse, sollevando lo sguardo, ancora pieno di lacrime, verso Heero: “Heero, io non posso… mi dispiace, ma ho fatto una promessa che non posso rompere”.

“Quale promessa?!” le disse Heero, scuotendola per le spalle “A chi hai fatto una promessa?!”.

Lei rispose, sussurrando, senza essere sentita da nessuno: “Alla mia anima gemella”, poi si liberò della stretta di Heero e in lacrime, corse verso una stanzetta attigua alla chiesa, dove si rinchiuse a chiave. Non voleva veder nessuno, nessuno… tutte quelle facce, agghindate e vestite a festa, le ricordavano quanto fosse stata stupida.

Dopo essersi chiusa la porta alle spalle, fece qualche passo, poi inciampò nel lungo strascico del vestito, e cadde per terra. Rimase immobile qualche secondo, la faccia premuta sul marmo freddo, poi si sollevò e si mise seduta. Vide il suo riflesso nel marmo del pavimento. Aveva il viso di una regina, aveva il viso di sua madre; prima di uscire, aveva visto una foto del loro matrimonio. Aveva persino gli stessi occhi arrossati di pianto, che aveva lei…

Anche mia madre ha pianto quel giorno… chissà se ha pianto di gioia o di dolore… forse, aveva anche lei un’anima gemella, che si era imposta di lasciare dietro di sé… forse, è stata lei a farmi fermare…

“Grazie mamma”  mormorò tra le lacrime.

Si alzò in piedi e poi, lentamente, si tolse la corona, che aveva ancora sul capo e la adagiò su una sedia lì vicino. Si tolse anche gli orecchini, i bracciali e la collana di diamanti, che le avevano imposto di mettere.

Si sciolse i capelli e solo allora, si riconobbe come sé stessa.

Ad un tratto, sentii la porta bussare.

“Chi è?” chiese, sollevandosi in piedi, ormai forte, che niente e nessuno, l’avrebbe ancora costretta a mentire al suo cuore.

“Relena, sono io, sono Heero… per favore, fammi entrare”. La voce di lui si era addolcita. Chissà, magari lo avevano tranquillizzato, dicendogli che la sua futura moglie aveva avuto solo una giustificabile crisi prematrimoniale… di certo, non pensavano che quelle nozze non si sarebbero tenute, né allora, né mai più…

“Che cosa vuoi?” chiese Relena, lontana dalla porta.

“Voglio parlarti… per favore, fammi entrare”

“No, parlami da fuori” rispose, fredda.

Heero sospirò, poi le chiese: “Che cosa ti è successo? Sei stanca? Vuoi rimandare la cerimonia?”.

“Heero, io non posso sposarti, non posso fare a me stessa questo” rispose, le lacrime agli occhi, poi proseguì, più calma e con la voce leggermente addolcita “E non posso neanche farlo a te… tu sei una persona meravigliosa, credimi, e io ti voglio un bene dell’anima, ma non posso mentirti, come ho fatto, fino a questo momento…”.

“Tu non mi hai mentito, mai” rispose il ragazzo la voce ferma e decisa “Sei sempre stata onesta con me”

“Forse prima, forse quando eravamo più piccoli” replicò lei, il cuore che chiedeva di dire tutto quanto prima possibile, ma che, allo stesso tempo, aveva ancora paura di farlo “Da quando tu sei tornato, non ho avuto il coraggio di dirti una cosa che, per me, era troppo importante, ma che volevo nascondermi, perché ne avevo troppa paura. Ho finto che non esistesse, ma, invece, era troppo forte in me, e oggi non ce l’ho fatta più a tenerla nascosta. Mi è scoppiata nel cuore, Heero…”.

“Che cosa non mi hai mai detto?” chiese Heero, in un sussurro. Per la prima volta nella sua vita, aveva paura. Una paura matta della risposta, che sarebbe venuta dall’altra parte di quella porta, e che non voleva neanche pensare o provare ad immaginare.

Relena sospirò a lungo, poi disse, in un bisbiglio: “Heero, io sono innamorata di Duo e, se il mio senso del dovere e di colpa, potrebbero sposarti e lo stavano per fare, il mio cuore non può. Io amo Duo…”.

Heero sentii la vista annebbiarsi. Era quella la risposta, che temeva più di tutte.

Qualsiasi cosa, tranne questa! Qualsiasi cosa, tranne questa! Tutte, tranne questa! Che mi dica che mi odia, che non mi sopporta, ma per favore, non che quello che prova per lui, è più forte di quello che prova per me…

Iniziò a battere i pugni sulla porta, urlando: “Relena, tu sei solo spaventata! E’ solo questo, amore mio, credimi! Apri questa porta! Ti prego, apri questa porta!”.

Relena si avvicinò alla porta, poi disse: “Heero, io non so come spiegarti, ma credimi mi dispiace, mi dispiace tanto! Ho mentito a me stessa per tutto questo tempo, ma io lo amo ancora, e avevo troppa paura ad ammettere che quello che provavo per te fosse finito, e non fosse eterno, come avevo sempre pensato! So che forse Duo non vorrà più saperne niente di me, ma io non potevo mentirti ancora così, solo per la mia sciocca paura! Che cosa dirò un giorno a mia figlia? Le dirò che amavo da morire suo padre, ma che l’ho lasciato andare via?!”.

Heero smise di battere pugni sulla porta e le chiese: “Perché lui, Relena? Perché lui?!”.

Lei rispose:” Non lo so perché, Heero, e, a volte, vorrei saperlo… vorrei darti una spiegazione, qualsiasi cosa meglio di questo, ma non ci riesco, non ci riesco, Heero! Io so solo che lo amo e che non potevo continuare ad andare avanti così…”.

Heero, per un po’, non rispose. Aveva decine di sguardi addosso, ma non gli importava niente, niente di niente. Che dicessero quello che volevano… si sentiva vuoto, come lo era stato prima di conoscere quella meravigliosa persona, che ora era barricata dietro quella porta materiale, ma da cui era ormai irrimediabilmente lontano per via di quel suo sentimento, che lui non era più in grado di fermare e di combattere… per la prima volta nella sua vita, non voleva combattere, e neanche, pensandoci, poteva… aveva sempre avuto davanti a sé nemici fisici, persone che detestava o che rappresentavano un ostacolo per l’adempimento delle sue missioni. Ma, stavolta, aveva avanti quello, che doveva essere il senso della sua vita, la persona, che amava di più al mondo, e a cui non avrebbe mai potuto fare del male. L’ostacolo tra lui e quella persona era rappresentato da un’altra persona, che ora non c’era, ma che anche se ci fosse stata, non avrebbe mai potuto neanche sfiorare. Relena ne sarebbe rimasta straziata, se lui fosse morto, e poi, anche se lo avesse effettivamente ucciso, il loro amore non sarebbe finito.

Lentamente si rivolse alla porta chiusa e disse: “ Vorrei dirti che stai sbagliando, Relena, ma ti conosco troppo bene, e so che, se decidi qualcosa, è quella e non c’è niente da fare. Vorrei poterti dire tutto quello che sto provando in questo momento, ma sento solo un grande vuoto e so che forse le mie parole ti convincerebbero a mentirmi ancora e so che non potrei più sopportarlo…. avere il tuo corpo, ma non il tuo cuore, come è successo, da quando sono tornato… non puoi immaginare, come vorrei tornare indietro, e cambiare quanto è successo, non essere partito ed essere rimasto, ma so che pensarci ora è inutile… in fondo, l’ho sempre saputo che tu non dovevi stare con me, ma con qualcuno che ti facesse scordare chi sei, come sta facendo adesso, anche se a distanza, Duo… e tu con me non hai mai scordato per un solo secondo chi eri, Relena…”.

Heero tacque, il cuore sempre più schiacciato. Ormai non c’era più niente, più niente da cui tornare. La porta lentamente, si aprì e Relena uscì. Era sempre bellissima, ma ora era anche irraggiungibile. Anzi, ed era una cosa stranissima, era più bella di quanto non lo fosse mai stata; mai, come in quel istante, voleva averla, ma quello era forse l’unico momento della sua vita, in cui era cosciente che Relena non era più sua, non lo era più, e questo lo lasciava tramortito, come se ne fosse completamente devastato. Era un uragano e non poteva fermare quell’ombra scura, che si stava rapprendendo sulla sua anima, quell’ombra, che Relena aveva dissipato, ma che ora stava tornando. E faceva male, cavolo quanto faceva male, un dolore acuto e sordo, che pensava che non sarebbe mai morto. Ne sarebbe morto prima lui, ne era certo…  solo ora, si rendeva conto che  a renderla così bella era quello stesso sguardo che aveva la prima volta, che l’aveva rivista… ecco, quale era stato il suo errore: rimanere ottuso e non capire che lei era di Duo, anche quando aveva accettato di sposarlo, e lo aveva baciato. Era stato quello il suo sbaglio, il chiudersi per non capire, per non vedere, per non stare male, per non convincersi e sapersi dire che l’aveva già persa, e che aveva fatto male a tornare sulla Terra. Era chiaro che lei doveva essere cambiata, era chiaro… solo lui era rimasto bloccato nella dimensione del tempo mai passato, solo lui. Ma lei no . Era chiaro che lei doveva andare avanti… assolutamente sgradite, gli tornarono in mente le parole di Duo, di tanto tempo prima…

… ora tu mi vieni a dire che lei sarebbe dovuta morire per te, ma restarti fedele per sempre?!…

Relena lo guardò in viso, le lacrime che scendevano lungo le sue guance: “Heero, io non so che cosa dire… io, io non posso lasciarti così… tu non mi perdonerai mai, mi odierai per sempre, Heero…”.

Il ragazzo le disse, secco: “Ascoltami, Relena… ho capito che cosa è successo e so che tu non potevi andare contro il tuo cuore, e non ti biasimo per questo… ma ti prego, so che è solo questo il momento, in cui potrei farti andare via, poi non ce la farò più… parlare di perdono è inutile, ora, e so che adesso è il tuo ultimo pensiero… vai da lui… vai da Duo”.

Relena nascose il viso tra le mani, e scoppiò in singhiozzi più forti. Poi, si mosse verso di lui e lo abbracciò velocemente, mormorando: “Scusami Heero!”, poi corse via.

Heero rimase immobile per un po’, poi lasciò la chiesa, diretto verso lo spazio. In fondo, Relena gli aveva insegnato che si doveva sempre continuare a vivere, sempre. E lui, aveva una persona, da cui tornare, anche se non era quella che doveva essere e avrebbe voluto che fosse.

Mentre era in taxi per raggiungere l’aeroporto, uscì dalla tasca il cellulare e compose un numero.

“Pronto?” rispose una squillante voce femminile.

“Angie, sono io, sono Eddie… sto tornando a casa” rispose con un sorriso melanconico, pensando che non la vedeva da almeno un anno.

“Si può sapere dove sei stato?!” chiese lei, trafelata.

“A cercare il mio passato…” rispose sconsolatamente.

“E l’hai trovato, almeno?”

“No, sono ancora Eddie Thompson” rispose deciso, più che mai a non farle sapere niente di quello che era successo.

“Smettila Heero” disse dolcemente Angie “So benissimo chi sei…credi che non ti abbia visto in televisione?!”

“Scommetto che non vuoi più che torni a casa…”.

“Non dire sciocchezze… muoviti e basta! Ti sto aspettando da un anno, e poi devi conoscere Alex…”.

“E chi è Alex?!” chiese curioso.

“Tuo figlio… e, se non fossi partito così all’improvviso, avresti saputo che ero incinta…”.

Heero rimase immobile, un tenue sorriso sul volto. Aveva anche lui un figlio. In fondo, anche lui era in quel tempo, che credeva di non possedere più.

 

 

Duo si era appena alzato da dormire. Guardò l’orologio sul comodino e vide che erano le 11. Aveva dormito malissimo quella notte, guardando sempre l’orologio, assolutamente incapace di addormentarsi. La lancetta delle ore camminava lentamente, e, ad ogni ora, mormorava: “Tra dieci ore, Relena sposerà Heero, tra otto ore…”. La notte era passata  e all’alba, lui si era addormentato, esausto. Erano ormai giorni, che non dormiva. Ma che cavolo diceva?! Erano mesi, che non chiudeva occhio, da quando aveva lasciato la Terra, e la sua insonnia era decisamente peggiorata, da quando Relena aveva deciso di sposare Heero. Era stata sua madre a dirglielo, accompagnando la notizia con un commento acido: “ E tu, un pilota di Gundam, permetterai che la tua fidanzata sposi Heero?!”. Lui, il cuore che si era compresso tra i polmoni, aveva risposto che non era più la sua fidanzata. Al che, la madre aveva risposto: “Ma è sempre la madre di tua figlia? Vuoi dirmi che di lei non ti importa più niente?!”. Lui aveva annuito, poi era uscito ed era andato a farsi un giro. Era arrivato in un bar, e aveva bevuto parecchio. Era stato Trowa a venirlo a ripescare e a portarlo a casa. Lui si era disteso sul divano e, sotto l’effetto dell’alcool, si era messo a piangere, come un bambino. Poi, quando la sbornia era passata, aveva cominciato a pensare più razionalmente. Non voleva, non voleva per alcuna ragione, che Relena sposasse Heero, ma la sua mente, la sua paura di quello che era il sentimento che ancora provava per lei, e che temeva che non l’avrebbe mai più lasciato, e il senso di colpa, per aver permesso che lei fosse rapita, lo bloccavano. E i giorni passavano lenti, e, nonostante le lettere e le telefonate incessanti di Laurie ed Hilde, aveva deciso che non sarebbe mai tornato indietro. Mai. Relena aveva deciso da sola di sposare Heero, lui non le aveva imposto niente, e non voleva che, tornando, lei si volgesse indietro, spinta solo dal tenue affetto, che provava per lui, e, soprattutto, per bene di Daphne.

Ma quella mattina, quando si alzò, e guardò per l’ennesima volta quell’orologio, pensò, sebbene non volesse: “Relena sta per sposare Heero… manca ormai mezz’ora…”, e sentii una fitta al cuore, fortissima, che lo fece piegare in due sul letto. Non poteva, non poteva permettere che accadesse… non poteva! Non poteva! Doveva tornare, doveva fermare tutto, doveva, altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato… doveva dire a Relena che lui l’amava, che l’amava ancora, da morire, come il primo giorno. Che gli importava , per quale motivo, lei sarebbe potuta tornare da lui, basta che lo facesse… basta che tornasse a stare accanto a lui, a farlo sentire vivo, a fargli sentire che voleva vivere ogni giorno, come se fosse l’ultimo…

Si alzò di corsa dal letto, e si vestì velocemente. Poi si precipitò giù per le scale in cucina, salutò la madre e corse verso l’aeroporto. La strada sembrava non finire mai, non finiva mai quella maledetta strada… girò l’angolo, l’occhio sull’orologio… le 11, 15, non ce l’avrebbe mai fatta, ma, intanto prese a correre ancora più forte, una fitta lancinante nel fianco, che gli mozzava il respiro.

Si ricordò che cosa gli avevano detto i suoi addestratori, tanti e tanti anni fa: “Quando una cosa ti sembra impossibile, concentrati sul perché la vuoi fare… vedrai che, se ci tieni davvero, riuscirai a superare tutte le leggi dello spazio, del tempo e della possibilità…”.

“Io devo andare da Relena, io devo andare da lei… devo dirle che io la amo, che non l’ho dimenticata, devo spiegarle bene perché ho avuto paura e l’ho lasciata…” si costrinse a pensare, mentre le gambe trovavano ancora dell’energia residua.

Arrivò all’aeroporto, che erano le 11, 25. Doveva prendere uno di quegli aerei superveloci per portarlo sulla Terra, che ci impiegano una decina di minuti, e sperare che ci fosse un collegamento, diretto per Saint Kindom.

Ma, quando entrò nell’aeroporto, vide un sacco di gente, che sostava alle uscite e alle entrate, con delle valigie, che attendevano, evidentemente stanchi.

Gli venne un terribile sospetto…

“Scusa” chiese ad un uomo, che era lì vicino “Ma gli aerei non partono?!”.

L’uomo rispose: ”C’è uno sciopero… non parte nessun aereo, fino all’una…”.

Duo si sentii mancare, poi, pallido, chiese: “Ne sei sicuro?! Nessun aereo?!”.

L’uomo rispose: “Sì, nessuno… io dovevo andare a Saint Kindom per il matrimonio della Regina Relena, ma mi sa tanto che lo perderò…”.

Duo chiese, sperando con tutte le sue forze: “Non c’è una linea privata, o qualcosa del genere?! IO DEVO ANDARE A SAINT KINDOM AD OGNI COSTO!!!”.

L’uomo, visibilmente spaventato dalla reazione del ragazzo, disse amichevolmente: “Mi dispiace, ma non c’è alcuna linea privata, niente di niente… anch’io devo andare a Saint Kindom, ma tutti gli aerei sono fermi…”.

Duo si mise le mani tra i capelli, assolutamente incapace di dire e anche di pensare qualcosa. Perché diamine aveva aspettato fino ad allora, per capire che doveva tornare da Relena? Adesso era troppo tardi…

Sollevò distrattamente lo sguardo, e vide uno schermo, su cui stavano trasmettendo il matrimonio di Relena. Molta gente guardava quelle luccicanti immagini di magnificenza e splendore, gli occhi un po’ sognanti e un po’ invidiosi. Duo si avvicinò a quella gente e guardò anche lui verso lo schermo della televisione.

La voce di un’annunciatrice stava commentando: “Ed ecco, la neo- incoronata Regina Relena Eleanor Peacecraft, che fa il suo ingresso nella Cattedrale di Saint Kindom…”. Duo fu completamente rapito dalla visione di Relena in televisione. Mai, come allora, quando sapeva di non poterla avere, la voleva accanto a sé, con tutto sé stesso. Lei indossava un lungo vestito da sposa, di colore avorio, con un corpetto, con ricami, che splendevano luminosi. Dietro di sé, portava un lunghissimo strascico, fissato con delle rose bianche di seta trasparente. Sul capo, aveva la corona dei Peacecraft, quella corona di diamanti brown, che lei non aveva mai voluto indossare, ma che ora stava portando, con tanta eleganza e disinvoltura; anche il suo sguardo, era cambiato, era fisso nel vuoto, come se sapesse esattamente a che cosa stesse andando incontro. 

Duo si allontanò velocemente e non udì neanche le persone che mormoravano: “Guardate, la regina si è fermata!” e lasciò la sala dell’aeroporto.

Quando fu fuori, gli sembrò che l’aria si fosse fatta più fredda. Stringendosi nelle spalle, si disse, guardando il cielo, che crudele, lo separava dalla sua Relena: “Era già troppo tardi…”.

 

 

Relena era stata intercettata, prima che uscisse dalla chiesa, completamente presenziata dai giornalisti, dalle sue amiche e da Jeannemarie, che l’avevano condotta in una stanzetta.

Jeannemarie le aveva sorriso, poi le aveva dato un pizzicotto sulla guancia e le aveva detto: “Certo che lei è un continuo spasso, Relena! Ha avuto il coraggio di lasciarlo, proprio sull’altare!”.

Relena aveva sorriso malinconicamente, poi aveva risposto: “Non volevo farlo, ma non potevo neanche sposarlo, ora che ho capito che sono innamorata di Duo…”.

Jeannemarie aveva annuito, con il capo più seria, e le aveva risposto che aveva fatto bene.

A quel punto, Relena disse alle amiche: “Volevo ringraziarvi… tutte voi mi avete aiutato a non commettere il più grande errore della mia vita…”.

Le quattro amiche sorrisero, poi aguzzarono le orecchie alle altre parole di Relena: “Ascoltatemi, io devo assolutamente andare da Duo… ora so anche dov’è, e non posso più sopportare di stare lontana da lui… ma non ce la farò mai a lasciare questo posto… ci sono troppi giornalisti, per non parlare degli invitati e dei Membri del Parlamento!”.

Chanelle scosse la chioma bionda e disse: “Già, è un bel problema!”.

“Ma non del tutto irrisolvibile!” disse, a quel punto, Hilde “Mi è venuta un’idea!”.

“Che genere di idea?” chiese Relena, preoccupata. Quegli scatti di Hilde, gli conosceva fin troppo bene; una ne faceva e cento ne pensava.

“Bene, il mio piano si articola in varie fasi” cominciò Hilde con aria da cospiratrice “Avrò bisogno della collaborazione di tutte voi…”.

Dopo qualche minuto, i giornalisti videro uscire dall’ingresso secondario della chiesa, una sagoma, avvolta da un vestito bianco, accompagnata da altre due figure. Una giornalista, avvolta in un tailleur verde smeraldo, urlò: “Ma quella non è la Regina?!”.

Gli altri si volsero a guardarla e videro che, in effetti, la figura, che ora stava entrando in una auto con vetri neri, non poteva essere altro che la Regina. Tutti si armarono dei mezzi, con cui erano arrivati, e si posero all’inseguimento dell’auto, lasciando il piazzale della chiesa completamente vuoto.

Nell’auto, Hilde sorrise, seduta accanto a Laurie: “Certo, che sono proprio degli imbranati! Non hanno neanche sospettato che Relena è molto più magra di questa pseudo-Regina, che abbiamo usato…”.

Chanelle, alla sua destra, borbottò, contorcendosi nel vestito da sposa di Relena, per lei effettivamente un po’ stretto: “E’ normale che sia più magra di Relena! Lei, con quel lavoro ingrato che fa, non mangia praticamente mai!”.

Laurie le disse amichevolmente: “Se continui a mangiare così, non troverai mai un ragazzo, sorellina!”.

Chanelle si lamentò, colpita nel vivo dalle parole del fratello, poi li incitò a chiamare Annie e Soraya, per dire che la prima parte del piano era andata a buon fine. Annie, sentendo il suo cellulare, squillare, disse: “Ok, ce l’hanno fatta!”.

Relena sospirò di sollievo. Non era stata molto convinta dal piano di Hilde, ma adesso si sentiva sollevata dall’avere delle amiche, così speciali, come loro. Sperava che, anche il resto procedesse bene… voleva raggiungere Duo quanto prima.

Soraya si alzò dalla sedia, dove era seduta e disse: “Bene, adesso tocca a me…”.

Annie la ammonì, con lo sguardo: “Mi raccomando, cerca di metterci un po’ di emozione in quello che dici!”.

Soraya replicò freddamente: “ E tu cerca di non far precipitare lo shuttle!”.

Annie non rispose, mentre l’amica usciva dalla stanza.

“Adesso, dobbiamo solo aspettare che Soraya distragga quelle vecchie mummie dei parlamentari e dei consiglieri, e poi andremo da Duo” disse decisa Annie a Relena.

Relena, che ora indossava un paio di pantaloni bianchi, corti sotto il ginocchio, e una camicia celeste smanicata, rispose, la mano sul cuore: “Non vedo l’ora…”.

Jeannemarie, che teneva in braccio Daphne, chiese preoccupata ad Annie: “Ma tu sei sicura di saper guidare uno shuttle?!”.

Annie, leggermente offesa, rispose: “Ma certo che lo so fare! Ho preso la licenza, ben tre mesi fa… e poi abbiamo ben poca scelta, c’è uno sciopero degli aerei, e Relena deve vedere Duo quanto prima possibile. Se non ti fidi di me, non venire, no?!”.

Jeannemarie replicò leggermente offesa, anche lei: “No, ci vengo, chi se la sente la madre di Relena, se le succedesse qualcosa?! E poi, scommetto che Duo, per prima cosa, vorrà vedere la sua bambina, in fin dei conti non l’ha mai vista!”.

Relena annuì con dolcezza, il dito stretto nel pugnetto di Daphne.

Dopo qualche minuto, sentirono la voce di Soraya, che iniziava a leggere il discorso che Relena aveva scritto, per comunicare la sua decisione di rompere la promessa e di rinunciare al Trono, in favore di suo fratello.

Le tre donne lasciarono furtivamente la stanza, costeggiando silenziosamente il muro della chiesa. Lentamente, riuscirono ad uscire dalla chiesa. Relena respirò ancora di sollievo: nessuno si era accorto di loro. Li avrebbe voluti salutare meglio, ma sapeva benissimo che, se lo avesse fatto, non l’avrebbero fatta più andare via. Invece, lei doveva andarsene, doveva andare da Duo. Non le importava più che cosa sarebbe successo dopo, basta che avesse avuto lui. Le tre entrarono nella macchina di Annie e, in capo a qualche minuto, raggiunsero l’aeroporto, che come prevedeva Annie, era presidiato dai manifestanti. Relena si mise un cappello in testa e un paio di occhiali scuri per non essere riconosciuta, poi raggiunsero gli hangar privati della Famiglia Reale. Relena si sedette con Daphne, sulle ginocchia, accarezzando i capelli biondi della bimba e mormorando: “Tra poco, vedrai il tuo papà, Daphne… speriamo che lui voglia ancora stare con noi…”, mentre Jeannemarie, seduta accanto a lei, era praticamente incollata al sedile.

Sebbene il volo fosse stato abbastanza turbolento, le tre giunsero in un’oretta sulla colonia D- 5648.

Uscirono dall’aeroporto, dove Relena riconobbe, imponendogli però di stare zitto, un suo vecchio amico del liceo, che sembrava morire dalla voglia di sapere perché aveva mollato sull’altare Heero Yuy, ma lei gli impose con lo sguardo di tacere.

“Scusami, Mark” chiese Relena, visibilmente di fretta “Sai, per caso, dove si trova Fredeiman Avenue?”.

Mark si grattò distrattamente, sotto il mento, poi disse: “Credo che sia a tre isolati di qui… ma non ne sono del tutto sicuro… comunque, vorrei chiederti solo una cosa: il tuo matrimonio non si fa più? Così, me ne vado a casa…”.

Relena, rispose, seccata: “Te ne puoi andare a casa, Mark… non ci sarà nessun matrimonio oggi”.

Mark disse, divertito: “Meno male, sai… mi ero scocciato di aspettare… peccato, per quel tipo che doveva andare a Saint Kindom con tanta urgenza…”.

Relena, il cuore in gola, chiese: “Quale, quale tipo che doveva andare a Saint Kindom urgentemente?!”.

“Non lo so” rispose Mark “Mi sembrava di conoscerlo di vista, ma non ne ricordo il nome… comunque, era alto, i capelli castano chiaro e gli occhi blu… perché, lo conosci?”.

Relena mormorò, sorridendo: “Spero di sì… hai visto dove è andato?”.

Mark rispose che lo aveva visto uscire, ma che non sapeva dove fosse andato.

Relena lo salutò e lo ringraziò, poi si mise alla ricerca di Fredeiman Avenue.

 

 

Duo era tornato a casa da qualche minuto, ed aveva chiesto alla madre di non passargli nessuno al telefono e neanche, se fosse venuto qualcuno per lui, di farlo venire. Aveva rifiutato di mangiare, e si era chiuso nella sua camera, steso sul letto, lo sguardo incatenato sul soffitto bianco.

Si sentiva una nullità, uno stupido… era stato capace di perdere, di nuovo, Relena. Lo sapeva che era brutto pensarlo, ma Heero aveva vinto, aveva vinto di nuovo, e stavolta, non se la sentiva neanche di biasimarlo. Era stato, in fondo, lui a lasciargli campo aperto, che altro avrebbe pensato che potesse accadere, se avesse cessato di combattere come Heero aveva sempre, invece, fatto? Era stato lui a voler perdere Relena, solo lui, per la sua sciocca paura, perché non voleva rischiare di rimanere ferito, era stata colpa sua… e adesso, doveva cominciare ad imparare che avrebbe dovuto, per sempre, convivere con quella costante croce: non aver sconfitto il destino, che, se si era messo contro di lui, non avrebbe mai e poi mai vinto… sì, come no, adesso si metteva anche a fare il fatalista. Il destino siamo solo noi a costruirlo, e lui ce l’aveva messa tutta per distruggere quello meraviglioso, che si poteva conquistare.

Ad un tratto, sentii la porta bussare e la voce della madre chiamarlo.

“Che c’è mamma? Ti ho detto, non ho fame…” rispose, scocciato.

Isabelle disse: “Duo, c’è una persona che vuole vederti… puoi uscire per favore?”.

Duo le rispose bruscamente: “Mamma, chiunque sia, mandalo via… non voglio vedere nessuno, ok?”.

Per tutta risposta, la madre aprì la porta. Duo sospirò, sollevandosi dal letto, poi disse ancora burberamente: “Si può sapere chi diamine è, mamma?!”.

Isabelle fece cenno alla misteriosa persona di entrare. Duo, per poco, non cadde dal letto. Era lei, era Relena… non poteva crederci, era lì, era davanti a lui, che si stringeva nelle spalle sottili, e lo salutava. Era ancora più bella, di come se la ricordava e di come l’aveva vista quella mattina, in televisione… il suo sguardo, inoltre, sembrava che si fosse rasserenato. Avrebbe voluto abbracciarla e baciarla, per quanto fosse grande la gioia di ritrovarla, dopo più di un anno, che non si vedevano. Lei non sembrava eccessivamente cambiata, anche se l’ultima volta, che lui l’aveva vista, quella fredda sera, in quell’hangar deserto, era ancora incinta di Daphne e ora, invece, aveva già partorito. Si pentì di non esserle stato vicino, in quei mesi… sebbene, non è che fosse molto cambiata, aveva un’espressione nuova, più dolce e tranquilla, e gli sembrò abbastanza chiaro che era perché era diventata mamma.

Ma, allo stesso tempo, non poté impedirsi di pensare: “O magari, sta così bene, perché è diventata la moglie di Heero…”,  il cuore che saltellava tra i suoi polmoni. La sua espressione felice e sorpresa, si rabbui all’istante.

Relena non si accorse di questo suo cambiamento di espressione, dato che aveva lo sguardo piantato per terra. Appena era entrata, dopo aver lasciato Daphne con Jeannemarie ed Annie, al piano terra, si era sentita quasi svenire, quando aveva rivisto Duo. Lui era anche più attraente, di come se lo ricordava. Indossava quella camicia grigio scuro, che lei gli aveva regalato per il suo compleanno, e un paio di pantaloni chiari; non era cambiato, anche se era un po’ dimagrito. Appena lo aveva visto, si era sentita il viso in fiamme, ma anche molto tranquilla e, dopo averlo salutato, aveva taciuto. Non riusciva più a ricordarsi nessuna di quelle belle frasi, che si era preparata in aereo, e quando lui le chiese che cosa volesse, non fu capace di rispondere altro, che: “Il mio orecchino… quello che hai preso per sbaglio…lo sai che ci tengo molto” sussurrò, sentendosi un idiota.

Duo disse triste: “Già, il tuo orecchino… aspetta, devo averlo messo da qualche parte…”.

Mentre rovistava tra la sua roba, riuscendo finalmente a trovare il piccolo fiore di perline, si disse: “Non potevo certamente illudermi che una donna, ormai, sposata, potesse volere qualche altra cosa…”, anche se non riusciva ancora a capire perché lei se lo fosse venuto a riprendere proprio allora.

Si voltò verso di lei e le tese la mano, con l’orecchino dentro. Lei, che ancora non riusciva a guardarlo in faccia, tese la sua mano, lo sguardo basso, dove lui le fece cadere l’orecchino. Le loro mani si sfiorarono solo per un attimo, ma fu sufficiente a far tornare Relena in sé.

“Accidenti, Relena” si disse, scuotendo la testa “Non sei mica venuta per questo stupido orecchino!! Lo vuoi perdere di nuovo?! Muoviti, parla!”.

Si fece forza e alzò finalmente il capo, verso di lui, mentre sentiva i loro occhi uniti, da un filo invisibile.

Duo arrossii visibilmente, mentre cercava di ripetersi: “Non guardarla, così, Duo… è una donna sposata adesso, e poi è pur sempre la moglie di Heero… smettila!”, ma, anche se lo continuava a ripetere, non riusciva a smettere di fissarla, mentre il desiderio di stringerla si faceva lancinante nel suo cuore.

Relena, dopo qualche attimo, in cui non era stata ancora capace di parlare, persa nel loro silenzioso sguardo, disse: “Ascolta, Duo… non sono qui per l’orecchino… io, io ho bisogno di parlarti…”.

“E’ successo qualcosa a Daphne?” chiese, preoccupato, mentre si ricordava che non aveva ancora visto la sua bambina.

“No” disse Relena, negando con il capo, poi, mentre cercava di trovare le parole, disse: “E’ qualcosa che riguarda me e… e te…”.

“Noi due?!” chiese Duo, senza capire, poi, leggermente seccato, disse: “Non vedo che ci sia ancora da dire, Relena… mi sembra chiaro che tra me e te, sia finita, se è di questo che poi, vuoi parlare…”.

Relena si sentii morire. Era davvero finita, allora per lui? Le venne da piangere, e si sentii persa. Lui non la voleva più, lui pensava che fosse ormai finita… ma poi sospirò e si fece forza. Che altro, in fin dei conti, poteva aspettarsi da lui, per come lo aveva trattato, per non averlo mai cercato, che altro si poteva aspettare, che lui tornasse da lei, anche se era l’unica cosa che ora voleva. Ma poi, pensò che, in fin dei conti, non importava che per lui fosse finita, non importava… la cosa più importante era dirgli che lei lo amava ancora, e che era stato per quello, che non aveva sposato Heero… doveva essere finalmente sincera, e voleva cominciare ad esserlo con la persona più importante della sua vita.

Relena disse, la voce ferma e sicura: “Sono contenta che, per te, sia tutto finito e, credimi, non vorrei turbare la tua serenità, ma per me, invece, non lo è, e non posso più negarlo a me stessa… “.

Duo le sussurrò, non riuscendo ancora a capire: “Che cosa vuoi dire?”.

Lei respirò profondamente e poi disse: “Duo, io ti amo ancora e, anzi, ti amo molto di più di quanto ti amassi prima… era questo, che volevo dire … se, per te, è finita, per me non lo è… e non crederò che riuscirò mai a smettere di amarti…”. Relena alzò ancora lo sguardo, incatenandolo a quello sorpreso di Duo. Avrebbe ancora voluto stringerla e non lasciarla più, ma, continuava a ripetersi che Relena ora era la moglie di Heero, e che non poteva più tradirlo così.

Perché diamine, non era venuta prima da lui, prima di sposare Heero, se davvero lo amava? Adesso lo sapeva, era troppo tardi, e, se prima aveva sbagliato, adesso la questione era molto più seria. Amava da morire Relena, era ovvio, ma non poteva e neanche voleva che lei lasciasse, allo stadio attuale delle cose, Heero per lui; pensare, poi, di proseguire, poi, la loro relazione clandestinamente, con lei ancora sposata, era più che mai impossibile. Non avrebbe mai avuto la forza e la sfacciataggine di farlo.

Si riscosse lentamente dalle sue riflessioni e si rivolse a Relena, che lo guardava in attesa di una risposta. La sua voce era dura e decisa, sebbene, nel profondo, non avrebbe mai voluto dire quelle cose: “Ascolta, Relena, credo che sarebbe inutile mentirti, quando tu sei stata così onesta con me… la realtà è che io e te non stiamo più assieme da un anno, e, se non ci fosse ancora Daphne ad unirci, tra me e te, non ci sarebbe chiaramente più nulla… so bene che il sentimento che ci lega è qualcosa di ancora molto, e anche troppo, forte, ma le cose sono cambiate, Relena, è tutto cambiato e non credo che potremmo andare avanti, come prima… ci sarebbe sempre il pensiero di Heero a straziarmi, quando starei con te…”.

Relena, che si aspettava una risposta del genere, gli disse, la voce leggermente più alta: ” Lascia fuori Heero, da questa questione, Duo, per una volta tanto! Io sto parlando di te e di me, ed Heero non c’entra niente! L’ultima volta che ci siamo visti, abbiamo litigato proprio per lui, e, se quel giorno non fosse accaduto niente, le cose sarebbero andate molto diversamente…”

“Intanto, tu non saresti stata rapita…” replicò Duo, chiaramente in colpa.

“Lascia stare anche il mo rapimento, adesso, Duo!” continuò lei, la voce sempre più alta “Io sarei stata rapita comunque, te lo posso assicurare… se non fosse stato quel giorno, sarebbe stato un altro… e poi, credi che Heero avrebbe saputo proteggermi meglio, visto che io ho sempre l’abitudine di fare di testa mia? I rapitori avrebbero avuto altre occasioni, stanne certo… e poi, se proprio vuoi saperlo, a parte la paura, il rapimento è stato utile per farmi capire molte cose, e adesso so anche meglio come devo lavorare…”, poi si interruppe, e riprese più silenziosamente: “… solo che non potrò mai riprendere a lavorare, se non avrò te, accanto a me… non ci sono riuscita in questi mesi, e credo che non ci potrò mai riuscire… Duo, io ho bisogno di te perché ti amo…”.

Duo, che stentava a credere alle sue orecchie, era in procinto di cedere, poi ancora si ricordò che Relena era la moglie di Heero, era sua moglie, adesso, e anche, se lei diceva che il suo cuore apparteneva a lui, la sua vita era di Heero.

Al che, replicò decisamente stizzito: “E Heero, invece? Lo ami, perché hai bisogno di lui? E’ un amore diverso, quello che provi per Heero?!”.

Relena, ancora più arrabbiata e convinta sempre che lui sapesse che aveva rinunciato alle nozze con Heero, disse: “Ma mi vuoi spiegare perché metti sempre in mezzo, Heero, diamine?! Heero non c’entra, io …”, poi si bloccò e disse decisa, fissandolo negli occhi: “Duo, mi ami ancora, sì o no? Io sono qui per sapere solo questo, altrimenti me ne vado, e non sentirai più parlare di me. Allora?!”.

Duo era chiaramente alle strette, che cosa poteva dirle? Era palese che lui era ancora perso di lei, ma che cosa sarebbe successo, se glielo avesse detto? Ma, poi si disse: “Devo dirglielo… lei almeno, è stata onesta con me… lei mi ama ancora e voglio che sappia che anch’io la amo… ma non potremmo mai più stare assieme, perché lei è la moglie di Heero…”

Alzò lentamente lo sguardo e le disse, lo sguardo fisso nei suoi occhi: “Mi sembra chiaro che ti amo ancora da morire, ma, Relena, non possiamo, non possiamo, tu sei la moglie di Heero, ora, e non potrei più tradirlo così!”.

Aveva parlato tutto di un fiato, e quando la guardò ancora, la vide sorridere. Che bel sorriso, che aveva, l’avrebbe ricordato per tutta la vita, quell’attimo. Lei continuò a sorridergli, poi gli si avvicinò e gli disse, sussurrando: “Era questo, il problema, Duo? Che io sono la moglie di Heero?”.

Lui, che aveva cominciato ad arrossire, dopo che si era avvicinata a lui, disse, balbettando: “E ti, ti sembra poco?!”.

Lei si avvicinò ancora a lui, poi si mise in punta di piedi, ad un centimetro dal suo viso, e disse dolce: “Duo, io non sono la moglie di Heero, e neanche lo sono mai stata… ho rotto la promessa questa mattina… e l’ho fatto, perchè potrei essere la moglie solo di una persona… e quella persona, ora, è di fronte a me…”.

Duo si sentii sollevare da terra, come se migliaia di angeli lo stessero portando al centro esatto dell’Empireo. Lei non aveva sposato Heero, lei non è la moglie di Heero, non lo è… continuava a recitare la sua mente E non lo è, perchè mi ama, perché vuole essere mia moglie…

Preso dalla gioia, la prese in braccio e la fece volteggiare, attorno alla stanza. Lei scoppiò a ridere, poi appena la mise per terra, lo baciò con trasporto, stringendo forte le sue braccia, attorno al suo capo, mentre si sentiva, di nuovo viva. Lui la strinse forte tra le sue braccia, cosciente di sentirsi rinato al mondo. Solo un bacio, solo uno stupido sfiorarsi di labbra, li aveva liberati del dolore e della sofferenza di un anno intero, solo quell’ancestrale gesto era stato in grado di risvegliarli dal torpore della colpa e della paura, che un destino, scritto da altri, li stava imponendo di vivere. Ma, il loro cuore, aveva rotto quell’incantesimo, che, però tanti decidono di accettare, allettati dalla possibilità di cingere una Corona, o di non rischiare di farsi male.

Dopo qualche minuto, Relena lo prese per mano e, dopo avergli detto che lo amava anche più di prima e sentitasi risposta la stessa cosa, gli disse dolcemente: “Vieni, c’è una persona, che scalcia dalla voglia di conoscerti…”.

Duo, che aveva capito di chi si trattava, scese velocemente le scale, trascinandosi dietro Relena, che urlava, ridendo: “Duo, stai attento, mi stai per far cadere! Adesso la spaventerai!”.

Arrivarono in salotto, dove Daphne era seduta in braccio ad Isabelle, che sorrise nel guardarli, stretti, mano nella mano.

Duo lasciò Relena e si diresse verso la figlia, che lo guardò attentamente, come se lo stesse studiando, gli occhi blu, vigili. Duo si inginocchiò e disse, prendendole un ditino nella mano: “Ciao piccolina! Sono il tuo papà…”.

La bimba lo scrutò per un attimo, poi disse, la voce incerta: “Pa- pa- papà!” e fece segno chiaro di volergli andare in braccio. Duo la prese e se la strinse, dicendo: “Ciao principessina! Scusami se non ti sono venuto a trovare, ma io e la tua mamma eravamo troppo occupati a comportarci da bambini!”.

Relena gli si avvicinò e disse dolcemente: “Per dire il mio di nome, ci ha impiegato mesi… immagino che non mi chiamerai più Principessa!” concluse, ridendo.

“Non credo” disse, sorridendo e stringendo contemporaneamente Daphne e Relena “Sarete entrambe le Principesse del mio cuore, anche se non lo sarete più di un Regno per colpa mia … “

Relena si strinse a lui e disse: “Principessa di un cuore… è mille volte meglio, che essere la Principessa che ero… e se il mio regno, sarà il tuo cuore, non ne gioirò mai abbastanza…”.

Si baciarono ancora una volta, mentre stringevano la loro bambina, figlia del destino, che avevano plasmato con i loro cuori.

 

   
 
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