Giochi di Ruolo > Secret Whispers GDR
Ricorda la storia  |      
Autore: Secret Whispers    19/03/2011    0 recensioni
Questa fanfiction è la prima classificata del contest Il luogo più scomodo organizzato dal Secret Whispers GDR Forum.
"Ecco, proprio ciò che Nicholas aveva temuto. Imriel forse non riusciva ad immaginare, ma davvero sarebbe stato difficile resistere ad un Joscelin implorante, con le lacrime agli occhi e il labbro sporto -Nicholaaaaaaas… per favore.. cerca Bop… non riesco più a trovarlo da nessuna parte!-"
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La fiction che segue si è classificata prima al contest “Il luogo più scomodo” indetto dal Secret Whispers nel mese di Gennaio 2011.
L'autrice, Lle, ha acconsentito che la sua opera fosse esposta su questa pagina.

 

Il Vaso di Pandora


Autore:
Lle
Fandom: tratta dalla role Nicholas x Imriel
Personaggi: Nicholas, Imriel; indirettamente Joscelin (figlio di Imriel) e.. Bop! (orsetto di pezza di Joscelin).
Raiting e avvertimenti: Arancione, contiene accenni di sesso et simili.
Genere: Yaoi

Scritta per: Secret Whispers Gdr Forum, contest “Luogo più scomodo”.
Breve introduzione: Una serata come tante in casa Van Aalten.. o forse no.
Ambientata in un futuro prossimo, dove Nicholas e Imriel sono andati a convivere insieme nell’abitazione di Imriel.





Imriel sedeva davanti al tavolo della cucina, le dita della mano destra a tamburellare nervosamente sopra al legno, una gamba accavallata sull’altra e l’aria di essere decisamente irritato. In effetti era così, visto che Nicholas aveva preteso la sua massima attenzione: non era valso niente ripetergli che aveva poco tempo a disposizione e così tante cose da fare che fermarsi per ascoltarlo era l’ultima delle sue preoccupazioni.

Il giorno dopo avrebbe dovuto prendere un aereo con gli altri ufficiali della sua caserma, viaggiare per tre ore circa e ritrovarsi insieme ai capi dell’esercito per una di quelle noiosissime conferenze sui piani strategici: su come organizzare scontri e guerre ne sapeva già abbastanza da poter fare di testa sua e molto spesso ottenere un risultato migliore di quanto previsto sulle carte.

Ciò nonostante era suo dovere presentarsi e dire la sua: un obbligo a cui semplicemente un Capitano non poteva sottrarsi.

In quei tre anni aveva tagliato di molto i tempi di anzianità nella gavetta militare per vari meriti ottenuti in scontri armati: da Sergente Maggiore era stato promosso Tenente e poi Capitano, saltando così i gradi intermedi tra le due fasce.

Un titolo che comunque, tenendo conto dell’età e dell’accademia militare frequentata per diventare ufficiale, gli avrebbero dovuto assegnare tempo prima: ciò non era successo per colpa della guerra scoppiata improvvisamente quando lui era ancora un allievo e della pausa presa per accudire il suo piccolo bambino.

Aveva già preparato tutti i bagagli, ma alle nove di sera gli rimaneva ancora da pulire la sala e soprattutto la cucina in cui erano, completamente lercia per colpa di Nicholas: in accordo con Joscelin, aveva deciso di pensare lui alla cena (cosa che raramente faceva) per “salutare come si deve papà”.

Aveva trovato l’idea carina e, leggermente emozionato, aveva deciso per una volta di lasciargli campo.. pessima idea.

Che cosa si sarebbe potuto davvero aspettare da quei due, se non un “cibo-schifezza”?

“Dai Imri, per una volta che mangi fritto non è che muori..” gli aveva detto Nicholas sorridendo, per poi mettergli davanti un piatto pieno di patatine fritte, con contorno di ketchup, maionese e strillini contenti di Joscelin.

Aveva mugugnato un “grazie a denti stretti, anche se in cuor suo avrebbe sul serio voluto insultarlo: dopo tre anni di convivenza però, aveva imparato ad essere più paziente con lui, specialmente nei suoi momenti di “generosità”.

E del resto aveva dovuto davvero far appello a tutta la sua pazienza per riuscire a trattenere un gridolino disperato nel vedere in che stato Nicholas aveva ridotto la sua cucina!

Olio schizzato dovunque e ormai secco, ditate sulle ante, gas completamente unto!

Lui probabilmente aveva intravisto il panico nei suoi occhi, così si era affrettato a dire “ehi, non ci pensare! Tu stasera non devi fare niente, pulisco tutto io!”

Ma a quel punto anche la sua pazienza aveva ceduto, così era sbottato con un secco e imperativo “non credo proprio: tu stasera la mia cucina non la tocchi più” talmente calmo ma glaciale che Nicholas era stato costretto ad annuire. Sapeva bene cosa quel tono significasse e non era il caso di osare di più.

Del resto Imriel era ormai arrivato a conoscere piuttosto bene i campi in cui Nicholas eccelleva e in quelli dove era meglio nemmeno ci provasse: ad esempio, le faccende domestiche.

Essersi trovato con diverse camicie verdi, gialle, arancioni anziché bianche, con una marea di schiuma di detersivo per tutto il corridoio e con il legno di un mobile delicato completamente rovinato per lo strofinare troppo energico.. gli era bastato.

Così un giorno aveva decretato: “tu occupati della stanza da letto, io farò il resto” e con quella frase intendeva proprio il senso più allusivo, l’unico vero campo dove Nicholas era sul serio il migliore.

Ora, dopo aver lavato i piatti, dato la buonanotte a Joscelin e lucidato parte della credenza togliendo l’unto, stava seduto lì sulla sedia, guardando Nicholas in cagnesco perché lo stava rallentando, oltre che avergli aggiunto proprio lui quel lavoro.

Non aveva badato al suo Imriel devo parlarti” né al Imriel, devo sul serio parlarti!”, se non che alla terza volta l’aveva visto seriamente preoccupato e quel “uff.. per favore Imriel.. non te lo chiederei se non fosse importanteera riuscito a convincerlo abbastanza.

 

- D’accordo, hai la mia attenzione ora. Mi sono seduto, ti ascolto. Che c’è?! -

Nicholas non si sedette a sua volta; semplicemente, incrociò le braccia e si appoggiò con il sedere al bordo del lavandino.

Guardava in basso, quasi fosse incapace di iniziare l’argomento o più che altro, di trovare le parole giuste per farlo.

- Ohy?! Ora stai zitto? -

Fece per alzarsi, ma lui lo bloccò con un gesto della mano. Sbuffò ma tornò a sedersi composto, in attesa.

Nicholas sospirò. Chiuse gli occhi per qualche secondo, poi li riaprì; alzò la testa e lo fissò negli occhi, intensamente.

- E’ da un po’ di tempo che volevo dirtelo.. solo che non ho mai trovato l’occasione giusta e.. non sapevo come fare in realtà.. -

- Dirmi cosa? -

Di colpo tutta il nervoso per essere in ritardo nella tabella di marcia si era dissolto, lasciandolo con un spiacevole senso di angoscia.

Che cosa doveva dirgli Nicholas “da un po’ di tempo”? Che cosa di così grave da “non sapere come fare”?!

E perché aveva aspettato proprio quella sera per trovare il coraggio e svuotare il sacco?!

Ma lui parve leggergli nel pensiero.

- Pensavo di parlartene dopo il tuo viaggio per non farti preoccupare, però.. mi rendo conto che non so come comportarmi con lui in questi giorni, se non chiedo a te -

- Joscelin? Che succede?! -

Scattò in piedi, non riuscì davvero a stare calmo: quando si parlava di suo figlio, le reazioni erano sempre quelle. L’unica vera cosa che contasse nella sua vita, l’unica per cui si sarebbe disfatto con le sue stesse mani.. no. Non era vero. Non più.. l’unica.

Ora c’era anche lui.. Nicholas.. che in quel momento lo guardava colpevole e non capiva perché.

- Nicholas?! Che succede! -

- Non ti agitare! Niente di grave! Solo che.. mh.. siediti. Non mi riesce di parlare finché stai in piedi così. -

- Adesso ho bisogno di stare in piedi. Smettila di perdere tempo! -

Lui fu costretto a distogliere lo sguardo e ad annuire, obbediente.

Imriel si accorse che stava stringendo i denti solo quando li sentì stridere in bocca: rilasciò la tensione.

Nicholas iniziò il racconto.

 

Sapeva sarebbe arrivato quel momento.

Normale nella vita di ogni individuo, maschio o femmina in ugual misura.

Per ognuno con tempi e modalità diverse, ma pur sempre un processo inevitabile, previsto per tutti, naturale.

Anche per Joscelin sarebbe dunque accaduto e sì, si era ritenuto pronto ad affrontare quel passaggio nella vita di suo figlio, abbastanza forte e maturo da insegnargli, spiegargli, condurlo come era previsto un padre facesse.

Ma..

Ora che Nicholas gli aveva rivelato tutto, con voce grave e più roca del solito, bè.. non sapeva se aveva più voglia di strozzare lui che non glielo aveva detto prima, Joscelin che si era “svegliato” troppo presto per i suoi gusti o.. quel maledetto orso! BOP!

Mai più avrebbe potuto immaginare che quel suo stesso regalo che gli aveva fatto a due anni, si sarebbe rivelato “l’arma del delitto”, l’oggetto della vergogna.

“Normale, è normale Imriel!” continuava ora a ripetersi, eppure non poteva far altro che stringere i pugni e costringersi a stare fermo, invece che scattare come una molla ed andare a chiedere spiegazioni ad un bambino che comunque non gli avrebbe saputo motivare quelle sue stesse azioni.

- Imriel.. - la voce calda di Nicholas che cercava di tranquillizzarlo, quando proprio lui invece sembrava essere fin troppo scosso dall’accaduto - del resto ha ormai otto anni.. è normale che il suo corpo cominci a provare.. ehm.. piacere..

Normale. Di nuovo quella parola.

No, no cazzo! Non ci trovava niente di normale! Non se quella cosa riguardava Joscelin, il suo Joscelin!

Comunque sbottò un irritato - Lo so da me! - , perché Nicholas non aveva certo niente da insegnargli su come i bambini scoprissero del tutto casualmente il piacere di “toccarselo”, per poi finire a ricercare quella soddisfazione ancora e ancora e ancora.

Gli venne un tick nervoso, cominciò a sbattere più forte le palpebre.

Solo che.. no, non così presto! No NO NO!

Aveva creduto che Joscelin si sarebbe accorto di quella cosa nell’età giusta, nel momento giusto.. e per il suo cervello, quell’evento era sempre stato automaticamente previsto come “cosa che Josc farà sui tredici anni circa”.

Invece.. otto. O - T - T - O !!

Persino lui, che non poteva certo vantare una vita da chierichetto, aveva cominciato ad accarezzarsi intorno agli undici anni, per pura coincidenza: non ricordava nemmeno più come fosse arrivato ad avere l’idea di stringerselo nel pugno. L’aveva fatto, gli era piaciuto, aveva continuato ed era venuto.

Una sensazione così forte come non ne aveva mai provate prima di allora.

Si era sentito tutti i nervi tendere, la percezione di migliaia di piccoli fuochi d’artificio a scoppiargli lungo tutto il corpo, per poi lasciarlo stordito, con gli occhi chiusi, la fronte sudata e la bocca aperta, ansimante.

Ne aveva avuto paura. Aveva creduto di aver fatto scoccare un meccanismo sbagliato nel suo corpo e che quello l’avrebbe portato a delle brutte conseguenze.

Il giorno dopo non era successo niente di strano; così come quello dopo ancora.

Al terzo, aveva rifatto la stessa cosa, per la necessità di capire e comprendere. Di nuovo fuochi d’artificio .. piacere.. e.. niente di grave.

Da quel momento, senza poter contare certo su alcuna spiegazione da parte dei suoi genitori (un’irriprensibile professoressa di lingue e un severissimo Generale dell’esercito, che cosa potevano davvero dirgli a riguardo? Non aveva avuto il coraggio di rivelare nulla a loro..), aveva ritentato ogni notte per un mese intero, scoprendo tutto da solo.

Non poteva giurare che Joscelin fosse arrivato a provare davvero un orgasmo, ma sicuramente piano piano si sarebbe sempre più avvicinato.. e poi che avrebbe fatto? Sarebbe finito per confessarsi a qualcuno per la stessa paura che aveva sperimentato lui? Oppure avrebbe mantenuto il segreto, così come stava facendo tutt’ora? E dire che non si era mai imposto con Joscelin come suo padre aveva sempre fatto con lui, unico collegamento tra di loro una serie di regole che NON potevano essere infrante, la “bibbia di casa Van Aalten”, come era solito sempre definirle Mavros Van Aalten.

Se non fosse stato per Nicholas, non l’avrebbe saputo chissà fino a quando.. Josc si era sentito così a disagio? Così tanto da ritenere opportuno stare zitto con lui? Forse era comunque troppo severo?

Quella consapevolezza non fece che aumentargli il senso di vertigine, di rabbia.

Un momento così delicato di suo figlio e “non c’era”! Per di più, non si era accorto di niente! Niente!

Mentre Nicholas.. Nicholas..

Nicholas addirittura l’aveva visto. Più volte, come gli aveva confessato.

La prima l’aveva scorto per caso attraverso lo spioncino della porta, a notte fonda: di ritorno dal bagno, aveva sentito dei mugugni strani provenire dalla stanza di Joscelin ed era andato a vedere per assicurarsi il bambino stesse bene.

Si era bloccato di colpo, vedendo ondeggiare la schiena di Josc sotto le coperte, intuendo che tipo di movimento stesse facendo con il bacino: non era riuscito ad intervenire.

Sgomento, era tornato a letto vicino ad Imriel profondamente addormentato, incapace di prendere sonno a sua volta, gli occhi fissi nel buio della stanza, il cuore in tumulto e subito un unico pensiero “come lo dico a suo padre ora?”.

Alla fine si era auto convinto con tutte le forze che ciò che era visto era un movimento involontario, fatto probabilmente durante il primo sogno eccitante del bambino.

Da quel momento però, non era riuscito a stare veramente sereno e l’aveva tenuto sott’occhio, per poi beccarlo nuovamente una seconda volta, ed infine una terza.

La modalità sempre la stessa: Joscelin a girarsi a pancia in sotto nel suo letto, Bop altezza inguine per.. strusciarsi sopra, ritmicamente, mugugnando appena.

La descrizione di Nicholas lo aveva portato a credere che Josc non sapesse ancora bene come fare per aumentare il piacere e quindi che non fosse ancora arrivato davvero al culmine.

Un pensiero che doveva consolarlo e che invece finiva per metterlo il triplo sotto pressione.

Era questione di tempo! Merda! Di tempo! Poco tempo prima che arrivasse ad intuire.. !

 

- Perché non l’hai fermato?!!! -

Nicholas lo fissò amareggiato, le sopracciglia aggrottate.

- E come avrei potuto farlo, Imriel? Mh? Andare lì e chiedergli “che fai?”, oppure bloccarlo direttamente senza dargli una spiegazione?! -

Sgranò gli occhi, perché effettivamente - bè.. potevi.. - ci pensò su, i tick nervosi che aumentavano, ora sbatteva anche un piede per terra, velocemente, a ritmo dei secondi dettati dall’orologio a muro - potevi dirgli “ehi, Joscelin, vieni, ho qualcosa da farti vedere!!”, senza entrare nella stanza, urlandoglielo da fuori!! -

Nicholas sorrise, come fosse semplicemente assurda quell’idea - qualcosa da fargli vedere alle tre di notte? -

- L’hai beccato alle tre di notte?!!! - spalancò la bocca, sbigottito.

Lui annuì, rassegnato - aspetta sempre di farlo a notte fonda, forse per essere sicuro che io e te dormiamo e non avere quindi nessuno che gli urli da fuori “ehi, Joscelin, vieni, ho qualcosa da farti vedere!” - e a quel punto ridacchiò, divertito.

- AH AH! - lo rimbeccò, guardandolo storto - che divertente! Bè, avresti comunque potuto fare qualcosa! -

Gli rodeva confessarlo a lui, ma in realtà sì: fosse stato al posto di Nicholas, si sarebbe comportato nello stesso modo.

Sarebbe rimasto fisso a guardare, sconvolto, il desiderio di fermare Joscelin ma incapace persino di fare un passo avanti o indietro.

- Cazzo. Cazzo cazzo cazzo!!! - si portò le mani fra i capelli, per poi sedersi, stravolto.

I gomiti appoggiati alle ginocchia, la testa verso il basso, lo sguardo fisso sulle sue ciabatte di pelle.

Quella novità l’aveva sfiancato più di un qualsiasi viaggio di lavoro che tra l’altro avrebbe fatto di lì a poche ore.

Come poteva ora prendere l’aereo e finire a parlare di situazioni militari con quel tarlo in testa?!

Nicholas si staccò dal bordo del lavandino, fece qualche passo avanti e si piegò sulle gambe, per potergli prendere il viso fra le mani, alzarglielo quel tanto basta da potersi guardare negli occhi.

- Ehy.. Imri.. - un veloce, casto bacio, le loro labbra a sfiorarsi per pochi secondi, dolcemente.

Gli venne istintivo chiudere gli occhi, lasciarsi andare il tempo di quel contatto caldo fra loro.

Quando Nicholas si staccò e lui riaprì gli occhi, nel suo sguardo ci vide solo profonda comprensione e.. amore. Avvolgente.

Era quello che aveva permesso ad entrambi di sopravvivere l’uno con l’altro, di andare avanti, di superare man mano le difficoltà.

Ricordava ancora nitidamente il loro primo, adrenalinico incontro e ancora si chiedeva come diavolo avevano fatto ad incastrarsi così bene, nonostante tutto.

- Mh? -

- Troveremo una soluzione ok? Una buona strategia per parlare con Joscelin e.. aiutarlo a capire, ma senza intrometterci troppo.. purtroppo e per fortuna, questa è una cosa che va sperimentata da soli.. -

Annuì. Nicholas aveva ragione.

Non poteva impedire a suo figlio di imparare dal suo corpo, ma non poteva neppure rimanere con le mani in mano: trovare una strada per il dialogo era la cosa migliore da fare.

Odiava doverlo ammettere, ma in quelle cose Nicholas era la persona più giusta su cui fare affidamento: lui e Joscelin avevano sempre trovato facile parlare, ridere e scherzare insieme.

Forse per Josc sarebbe stato più semplice confidarsi a lui piuttosto che a suo padre.. ovvio che la cosa lo faceva comunque soffrire profondamente.

Ogni volta che succedevano episodi simili, non poteva che finire per ritenersi un misero quanto incapace padre, non abbastanza bravo da ispirare illimitata fiducia in suo figlio.

Probabilmente Nicholas sarebbe stato per Josc un padre migliore di quanto lo era poi lui, alla fin fine.

- E’ meglio che ci parli tu.. - sospirò depresso, con quella serie di pensieri in testa.

Ma si ritrovò le dita della sua mano bollente fra i capelli, a scostargli la frangia troppo lunga dalla fronte.

Sgranò leggermente gli occhi, socchiuse le labbra.

- Parleremo con Joscelin insieme. - e questa volta era il tono di Nicholas ad essere perentorio, anche se dolce al tempo stesso.

Rimase a fissarlo, stupito; ma poi sorrise e scosse la testa.

Come faceva quell’uomo a leggergli nell’anima così a fondo?! A conoscerlo così bene, a vedere i suoi pensieri come fossero i propri, per poi comportarsi di conseguenza, rassicurandolo sempre e comunque?

- Ok.. - mormorò. Nonostante tutto, credeva ancora che per Joscelin risultasse troppo difficile parlare di ciò che sentiva, davanti a suo padre.

- In questi due giorni penserò a come affrontare l’argomento.. - sussurrò, per poi alzarsi e tornare ad afferrare la spugna, spruzzare lo sgrassatore sul cassetto delle posate e detergerlo.

Nicholas si era alzato a sua volta, arrivandogli vicino, poggiando il fianco contro il frigorifero; in viso un’espressione dubbiosa e pensierosa.

- Che c’è? - passò ancora una volta la spugna bagnata sul cassetto e lo asciugò con un panno pulito.

- Mh.. e che ancora non so bene cosa fare se la situazione ricapita. -

Quella frase ebbe il potere di farlo saltare sul posto, come se qualcuno gli avesse infilato uno spillo nel sedere.

Vero!

Vero, vero, ci arrivava solo in quel momento!

Se in quei due giorni Joscelin avesse scoperto che strofinandosi più forte e con più intensità.. il risultato era.. !!!!! E fosse finito per chiedere informazioni a Nicholas, mentre lui invece perdeva tempo con ufficiali e mappe geografiche?!

Tutto il piano di “parlare insieme” sarebbe andato miserabilmente a puttane! E ancora una volta Joscelin avrebbe trovato un punto di riferimento non in lui, ma in Nicholas.

Nicholas che per il bambino era sempre presente, mentre invece il padre era più tra fucili e campi di allenamento che altro.

Sbatte lo straccio dentro il lavandino, con violenza.

Lui sussultò, non si era aspettato di certo quella reazione.

- Non deve farlo in questi due giorni!! -

Aveva gli occhi lucidi, la bocca serrata stretta, l’osso della mandibola in evidenza per la pressione con cui schiacciava i denti gli uni sugli altri.

- E.. come pensi di impedirglielo? -

Costringere Nicholas a fargli da guardia sarebbe stato inutile: anche ammesso che lui potesse controllarlo 24h su 24h, cosa impossibile, che poteva pretendere da lui? Rischiava di far precipitare tutto se Nicholas affrontava direttamente Joscelin, ed ottenere proprio ciò che non voleva.

L’unica soluzione possibile..

- Bop. Deve sparire. -

Lui lo guardò stralunato, poi si lasciò andare ad una risata sinceramente divertita - per due giorni? Così che a lui non venga l’istinto di strusciarsi sopra? -

- Bravo. -

Ma quello non sembrò certo calmare la risata di Nicholas.

- Imriel, non si può fare! -

Lo fulminò con un’occhiata che non lasciava adito a dubbi: “perché diavolo non si può fare, sentiamo?”, quello dicevano i suoi occhi.

- Lo sai anche tu, Joscelin sclera se non ha Bop vicino. Figurati di notte, figurati per due giorni! Mi condanni all’inferno. -

- Allora così sia. -

Nicholas perse il sorriso. Lo guardò serio, poi sospirò. Imriel quando ci metteva era sul serio irragionevole!

E lo conosceva abbastanza da sapere cosa sarebbe successo: a quel punto niente poteva smuovere Imriel dal fare esattamente ciò che aveva in testa, ovvero.. nascondere Bop da qualche parte.

- Come riuscirò a farlo dormire senza quell’orso?!! -

- Può dormire con te, dalla mia parte di letto. Sono sicuro starà tranquillo se ci sei tu vicino. -

Nicholas scosse la testa, non ne era per niente convinto.

- E di giorno? Non vorrà far altro che cercarlo! -

- Smettila di trovare scuse! Piuttosto ingegnati per trovare un luogo perfetto dove nascondere Bop. -

Ecco, proprio ciò che Nicholas aveva temuto.

Imriel forse non riusciva ad immaginare, ma davvero sarebbe stato difficile resistere ad un Joscelin implorante, con le lacrime agli occhi e il labbro sporto “Nicholaaaaaaas… per favore.. cerca Bop… non riesco più a trovarlo da nessuna parte!”

Se a cinque anni era facile convincerlo che ogni tanto l’orso andava “a fare un mini viaggio per i sette mari” quando invece Bop finiva dritto in lavatrice perché sempre troppo sporco per i gusti maniaci di Imriel, ora ad otto anni era decisamente più difficile trovare delle scuse convincenti.

Per di più, con il tempo il bambino era diventato sempre più morbosamente attaccato a quell’orso di pezza: una cosa che cominciava a risultare strana sia a lui che ad Imriel, preoccupato che Joscelin finisse per isolarsi troppo in un mondo di fantasia tutto suo, ignorando invece i contatti sociali con i suoi coetanei, indispensabili per la sua età.

- Intanto vado a prenderlo.. -

Imriel sparì oltre il corridoio, lasciando Nicholas in cucina da solo a riflettere per qualche minuto.

Passi silenziosi. Lo vide tornare con l’orso in braccio.

- Eccolo qui. -

- Joscelin? -

- Dorme profondamente, oggi è stata una giornata pesante. -

Visto che per due giorni non sarebbero stati insieme, aveva organizzato una giornata al parco non troppo distante dalla città, dove avevano passato l’intero pomeriggio a giocare per poi tornare a casa e preparare valigie lui, patatine fritte loro.

Imriel fissò Bop intensamente, come se l’ispirazione su dove nasconderlo gli venisse direttamente da lui.

- Se lo nascondo qui? Nella credenza? - chiese a Nicholas.

- Rischio di farglielo vedere ogni volta che devo prendere olio, sale o biscotti. -

- Mh.. vero. -

- Imri.. che ne pensi del mobile nel salotto? Quello a cui Joscelin non presta mai attenzione.. -

- La libreria?! -

Nicholas scosse la testa - no, quello dove ci sono adesso le foto, ha una spazio sotto -

- Sarebbe anche una buona idea, peccato che è troppo piccolo per Bop.. non ci entra di sicuro.. - e alzò davanti a loro l’orso, per far notare anche a Nicholas le dimensioni effettive di quel peluche.

Accanto a Joscelin sembrava enorme, ma in realtà non era esageratamente grande, sui 75 cm circa.

Ciò nonostante, era davvero troppo voluminoso per essere nascosto nel vano del mobile.

- Nella lavatric.. mh, no, sarebbe il primo posto che controllerebbe, visto che ormai sa che quando sparisce è perché l’ho messo a lavare.. -

- Sotto il divano? -

- E se finisce sotto qualcosa e lo devi spostare per forza davanti a lui? Cerchiamo un posto che possa essere sicuro al 90%. -

Pensarono per dieci minuti buoni, continuando a proporre posti e a scartarli, tutti inadatti: troppo scontati, troppo facili da raggiungere, troppo poco sicuri.

Due uomini sui trent’anni a riflettere su dove mettere un dannato orso di pezza alle dieci di sera. Erano ridicoli!

Ad un certo punto Nicholas fece schioccare le dita.

- In camera nostra! Nell’armadio.. sotto ai tuoi vestiti, o ai miei. -

- No. Se ti devi cambiare mentre lui è vicino a te? Rischi di alzare la maglia sbagliata e di farglielo vedere. E’ piuttosto attento quando si tratta di Bop, si accorgerebbe che è nascosto lì sotto anche se ne vede soltanto un millimetro, per caso. -

Imriel sospirò, abbassò la testa per fissare il muso dell’orso, ormai un po’ consumato: sei anni di utilizzo continuo e lavaggi frequenti.. era già bello fosse ancora in quello stato, tutto sommato abbastanza buono.

- Ripeto, cerchiamo un posto che sia sicuro. -

Finirono per sedersi, uno davanti all’altro, con Bop sdraiato sul tavolo.

Nicholas con un polpaccio sul ginocchio dell’altra gamba, le braccia dietro allo schienale della sedia; Imriel con un gomito appoggiato al tavolo, il mento sopra la mano e l’aria di una persona rassegnata a non poter lasciare la casa linda come avrebbe voluto fare.

La mania della pulizia non gli era mai passata con gli anni, anzi: proprio come successo a Joscelin con Bop, si era trasformata in ossessione, specialmente dopo il trasferimento di Nicholas nella loro casa che non era certo mister-pulito-lascio-tutto-in-perfetto-ordine.

Così doveva provvedere a sistemare anche i piccoli, grandi disastri che Nicholas faceva, la maggior parte delle volte senza nemmeno rendersene conto.

- Imriel.. - alzò la testa per ascoltarlo - mh? -.

- Pensavo.. non serve nascondere Bop, perché se io lo faccio dormire con me per queste due not.. -

Lo fermò subito - potrebbe farlo di giorno, mentre tu prepari il pranzo? O mentre ti fai una doccia? Non voglio che succeda mentre non ci sono! Ed è quasi probabile se quest’orso rimane con lui! E’ un bambino troppo curioso.. e penso tu sia d’accordo con me: quando scopri quanto è piacevole farlo.. -

- Non ti fermi più.. -

Annuì e sorrisero entrambi.

- Uff.. non credevo sarebbe successo così presto.. -

- A chi lo dici.. -

Nicholas si passò una mano sul collo, cercando di rilassarne la tensione - avevo dieci anni quando mi sono toccato per la prima volta.. lo ricordo come fosse ieri. Tu? -

- Undici. -

Lui ridacchiò, quasi fosse orgoglioso ed era così in effetti - Joscelin ci ha battuto sul tempo.. si prospetta una vita interessante per lui! -

- Spero non solo a base di seghe. -

A quel punto risero entrambi, di gusto. Quella situazione era talmente assurda e inaspettata che in quel momento ridere aiutava entrambi a sdrammatizzare e a vedere tutto in un’ottica più serena.

- Che c’è di male! Io ho dato parecchio di mano.. - Nicholas alzò un braccio e mimò il gesto ad altissima velocità - più di una volta ho fatto anche scintille! -

Scosse la testa, sorridendo - mhh.. io poco.. sono passato alla “fase successiva” molto presto.. -

Nicholas si alzò dalla sedia e gli si avvicinò, piegando il busto quel tanto basta da raggiungergli l’orecchio e sussurrargli - Mh.. Capitano Maialino.. - , per poi appoggiargli le labbra al collo e schiuderle sopra alla vena, regalandogli un bacio bagnato che lo riempì di brividi caldi in tutto il corpo.

- Smettila… dobbiamo pensare ad un posto per Bop.. -

- Ci sto pensando, ci sto pensando.. intanto ti bacio..- chiuse gli occhi, lasciandosi fare. Lui gli sussurrò roco - E’ tutto il giorno che voglio farlo, non mi hai lasciato... -  

Mugugnò scocciato - eravamo al parco! -, altro bacio di Nicholas - e allora? Potrei baciarti dovunque sai, non mi faccio problemi.. -

- Lo so fin troppo bene.. - lo disse con acidità, ma in realtà stava sorridendo, sempre ad occhi chiusi.

- E poi non ti potrò toccare per due giorni.. non puoi pretendere che ora non ti faccia niente.. -

Socchiuse gli occhi - e chi l’ha mai preteso - ridacchiò, dandogli così il “via libera” a tutto quello che aveva in mente di fare.. - solo.. dopo che nascondiamo Bop… - lo sguardo fisso per caso sul vaso di fiori sopra al tavol.. - .. NEL VASO! -

Nicholas si staccò di colpo, guardandolo confuso - nel vaso? -

- Sì, in bagno! Il vaso decorativo che c’è nell’angolo, quello alto con la base larga!! -

Lui annui, sorridendo - già.. potrebbe starci.. -

- Certo che ci sta, è grande abbastanza! E sopra ci sono i girasoli finti, a Joscelin non verrà mai in mente di guardare lì dentro! Aspettami qui! - scattò in piedi.

Prese Bop e corse verso il bagno, tornando solo una decina di minuti dopo, soddisfatto.

- Ora è tutto nelle tue mani, cerca di non farglielo trovare! -

Lui annuì, lo sguardo che voleva dire “proverò”.

- Sei riuscito a nasconderlo completamente? -

- Si.. ma ho dovuto piegare Bop su sé stesso per farlo entrare in quel dannato vaso! Spero non si rovini troppo a star lì due giorni.. -

Nicholas sorrise - non so come ti è venuta questa idea, ma di certo quel vaso è il luogo più scomodo per nascondere un orso di peluche! -

- Non mi sembra tu abbia pensato a niente di meglio, quindi stai zitto. -

Lui tornò a ridacchiare, malizioso - io adesso sto solo pensando a come scoparti a dovere.. -

Imriel si alzò dalla sedia.

Lo prese per un braccio e senza dire niente se lo portò dietro fino alla camera da letto, per poi richiudere dietro di loro la porta..

 

Ora era davvero più tranquillo, abbastanza per non pensarci più e dedicarsi totalmente a Nicholas.

Sapeva, Joscelin avrebbe potuto trovare un modo alternativo per darsi piacere senza l’orso: ma la preoccupazione di non avere Bop vicino e di non sapere dove fosse sarebbe stato un deterrente sufficiente a togliergli qualsiasi pensiero di testa che non fosse: “devo ritrovarlo, dove potrebbe essere andato?”.

Non avrebbe voluto farlo stare male e mettere Nicholas in quella situazione, ma non poteva permettere che il bambino scoprisse qualcosa di così importante senza avere la presenza di suo padre vicino: magari non gli avrebbe detto comunque niente, ma era la vicinanza ciò che più importava. Voleva essere al suo fianco, sempre, a tutti i costi.

Con quella serenità, dopo un soddisfacente rapporto con il suo uomo, finì per addormentarsi all’una di notte.

 

 

 

3. 35 am.

 

Passi veloci, rimbombanti, fatti a piedi nudi.

Un respiro affannoso.

La porta della camera da letto di Imriel e Nicholas che si apre.. e una piccola figura esile a comparire, illuminata dalla luce del corridoio dietro.

Un visino sconvolto, la voce acuta e tremolante per un pianto disperato che di lì a poco sarebbe scoppiato.

“Papà! Nicholaaaaaaaas!! Svegliatevi!! E’ sparito Bop!!!!

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Secret Whispers GDR / Vai alla pagina dell'autore: Secret Whispers