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Autore: Secret Whispers    19/03/2011    0 recensioni
Questa fanfiction è la prima classificata del contest Meeting organizzato dal Secret Whispers GDR Forum.
"si erano tutti accomodati al tavolo più grande della sala e attendevano pazientemente che il barista chiamato appositamente per quell'occasione, portasse loro ciò che avevano ordinato.
A guardarli da fuori sembravano l'accozzaglia di gente più assurda mai concepita.."
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fiction che segue si è classificata prima al contest “Meeting” indetto dal Secret Whispers nel mese di Febbraio 2011.
L'autrice, Adaralbion, ha acconsentito che la sua opera fosse esposta su questa pagina.



Titolo: Role's Eleven
Autore: Adaralbion
Fandom: Tratto dalle mie role.
Personaggi (in ordine alfabetico):
Ajar Asman Gadal
Cesar Xavièr de la Coronilla y Azevedo
Izaya Orihara
Kaito Hokugawa
Kunimasa Madarame
Lou Tian Yi
Mathias Kinghston
Mukuro Rokudo
Nicholas Wolf
Shikon
Xiao Lei
Avvertimenti: accenni di shonen-ai – yaoi – è lunga
Genere: yaoi, demenziale (almeno per me lo è), sentimentale, un po' tutti i generi
Breve introduzione: Qualcuno ha organizzato un incontro per riunire dei “vecchi amici”: lo scopo? Qualcuno pensa che vogliano organizzando un atto terroristico!
N.d.A (facoltativo): Mandare 11 pg contemporaneamente... se nei prox giorni sarò un po' meno me stessa e un po' più qualcun altro, non lamentatevi. LOL
Non è presente Haru, mio pg della role Tetsuo X Haru che ho con Dark_Knight perchè i pg si conosco da così poco che non avrei saputo come farlo interagire.

 




 

Role's Eleven

Il “Jack Rabbit Slim” era un localino alla moda, di quelli dove si è soliti fare l'aperitivo in compagnia di amici o belle donne. Chic al punto giusto, arredato nella maniera più sobria ma moderna possibile, con un bancone ampio che mostrava al pubblico tutto l'assortimento di soft drinks ed alcolici assortiti a disposizione, e una serie infinita di divanetti e tavolini foderati di pelle che costellavano come piccole isole rosse tutta la sala.

Aperto dalle 19.00 alle 3.00, tutti i giorni ad esclusione del lunedi e festivi.

O per lo meno così doveva essere nei giorni “normali”, e quello pareva non esserlo affatto.


La Signora Okhoama del 3° piano, una donna anziana che a quel punto della sua esistenza aveva poco altro da fare oltre che accudire il suo gatto Muffin, un soriano di 6 anni, e guardare tutto il giorno la serie tristemente infinita di talk show che le proponeva la tv, giurò con convinzione all'amica dall'altra parte della cornetta, la Signora Lodico, di aver visto entrare nel locale non meno di 10 ragazzi, tra i quali alcuni molto giovani.

“Ti giuro Monica, quello era sicuro un arabo, o un iracheno, uno di quelli lì insomma, un terrorista! Sto morendo di paura! Secondo te devo chiamare la polizia?” aveva chiesto con voce tremante, mentre nascosta dietro le tende a merletti che lei stessa aveva lavorato all'uncinetto più di 20 anni prima, osservava allarmata il locale dall'altro lato della strada.

L'anziana, vedendo arrivare uomini in taxi e quei ragazzini così giovani, aveva sul subito pensato ad un traffico di minori, ricordando di aver sentito una notizia a riguardo al tg della mattina: poi davanti al locale si era fermato uno di quei macchinoni immensi, bianco, lungo quasi 12 metri, una limousine dalla quale erano scesi due uomini, uno molto alto e con un turbante a fasciargli la testa, e l'altro più basso, ma con la pelle scura come il suo “compare”; aveva dunque ben pensato che in quel locale “malfamato” si stesse per organizzare un attacco terroristico e, spaventata a morte, aveva telefonato all'amica.

Per fortuna Monica, la Signora Lodico all'altro capo del telefono, l'aveva tranquillizzata dicendole che “quelle cose” mica succedevano nei quartieri per bene dove loro vivevano, ma nei paesi incivilizzati o che comunque erano popolati interamente da “quella brutta gente”, come li chiamava lei. Non doveva preoccuparsi dunque, la rassicurò, e invece di pensare a cosa accadeva là fuori che in fondo non era affar suo, era il caso che le raccontasse cosa era successo alla puntata di Uomini & Donne del giorno prima, dato che se l'era persa.

 

Intano all'interno di quel locale che doveva essere chiuso dato l'orario, e che lo sembrava in effetti, visto che le insegne erano tutto spente e i bandoni abbassati, gli uomini che erano arrivati alla spicciolata con mezzi propri o in taxi, si erano tutti accomodati al tavolo più grande della sala, e attendevano pazientemente che il barista chiamato appositamente per quell'occasione, portasse loro ciò che avevano ordinato.

A guardarli da fuori sembravano l'accozzaglia di gente più assurda mai concepita.

Oltre all'evidente differenza di età che correva tra alcuni di loro, erano proprio i modi di fare, di atteggiarsi e addirittura vestirsi che non li accomunavano in niente, e l'unico elemento che sembrava “unirli”, era il fatto che stessero tutti seduti a quello stesso tavolo come avrebbero fatto dei vecchi compagni di classe ad un raduno scolastico.

Evidentemente però, non era quello il motivo per cui erano tutti lì riuniti.

“Dunque..” mormorò uno di loro, un biondo di bell'aspetto che indossava una giacca di pelle ed era arrivato in moto “...siamo qui per...?” chiese, facendo scorrere lo sguardo su tutti, fino a fermare gli occhi azzurri sul suo “vicino”, un ragazzino sui 17-18 anni che stava cercando di fare una costruzione con i grissini.  Il ragazzino, sentendosi osservato, alzò gli occhi di colore spaiato dal proprio lavoro per puntarli nei suoi “Eh?” rispose cadendo dalle nuvole, dimostrando di non aver seguito nemmeno una parola pronunciata dall'uomo “Inutile che lo chiedi a lui..” si intromise un altro commensale, sfilandosi gli occhiali scuri per picchiettarsi con un dito la tempia sulla quale spiccava una lunga cicatrice, a far segno che il ragazzino non ci stava tutto col cervello “..è colpa sua” aggiunse, girandosi verso il bancone per puntare con il pollice un ragazzo che, capelli blu elettrico e sciarpa azzurra al collo, controllava con meticolosità che il barista ricordasse tutti gli ordini.

Calò improvvisamente il silenzio, mentre le teste dei presenti si voltavano ad osservare il ragazzo, qualcuno addirittura sporgendosi per poterlo vedere, senza preoccuparsi di essere visto a sua volta in quella ridicola posizione e di fare quindi una figuraccia.

Il ragazzo al bancone, non percependo più il chiacchiericcio sommesso che c'era stato fino a quel momento, si girò di scatto, trovandosi più di 10 paia d'occhi addosso.

All'inizio rimase immobile, come se di fronte avesse non una, ma 11 Medusa con serpenti per capelli, e fosse rimasto pietrificato, poi si liberò dell'imbarazzo iniziale e alzò una mano nella loro direzione “Ciao..” disse avvicinandosi, mentre il resto del gruppo si rimetteva composto, sempre fissandolo “..come vi sembra il posto?” chiese, appoggiando le mani sullo schienale della propria sedia vuota, mentre si guardava intorno con aria soddisfatta “Non è stato facile farlo aprire a quest'ora, però ne è valsa la pena non credete?” tornò a guardare gli altri, che ricambiarono il suo sorriso soddisfatto e allegro con una serie di sguardi dubbiosi “Mah, in realtà dove siamo o non siamo conta poco” disse in tono scocciato un ragazzo dall'accento straniero con due occhi di un verde così intenso da far male a guardarli “Potremmo essere anche sulla Luna!” continuò, incrociando le braccia al petto “Quello che mi sto chiedendo, e non solo io a quanto pare, è il perchè ci hai fatti venire tutti qui. Abbiamo anche le nostre vite sai? Che ti credi! Che solo tu, perchè sei famoso, hai degli impegni?” il tono di disprezzo con cui aveva pronunciato quella frase, ebbe l'effetto di far spegnere il sorriso sulle labbra dell'altro ragazzo, che, ancora una volta immobile, abbassò lo sguardo con aria colpevole, stringendo tra le dita il legno della sedia, in forte imbarazzo.

A quel punto fu di nuovo il biondo a prendere la parola, intromettendosi tra i due “Su su, non litighiamo subito in partenza” disse sorridente, alzandosi per avvicinarsi al ragazzo con la zazzera blu e poggiargli una mano sulla spalla, stringendola in modo quasi affettuoso. Il ragazzo alzò gli occhi nei suoi e gli sorrise di gratitudine, profondamente rincuorato da quel gesto, l'altro invece, quello che l'aveva “rimproverato”, sbuffò stizzito, guardando altrove con aria scocciata “Dai Kaito..” continuò l'uomo scrollando appena il ragazzo dai capelli blu accanto a lui “..spiegaci perchè siamo qui, e poi berremo e ci ubriacheremo tutti insieme” aggiunse ridacchiando, perchè l'eventualità di vedere tutti ubriachi e “indifesi” sembrava elettrizzarlo un bel po'.

Kaito annuì alle sue parole, ringraziandolo con lo sguardo per poi ridacchiare in modo timido a sua volta “Non credo sarebbe una buona idea che ci ubriacassimo, Nicholas” gli rispose, per poi volgere lo sguardo ad osservare il ragazzino che faceva ancora costruzioni con i grissini e, dall'altro lato del tavolo un ragazzo che se ne stava fermo immobile quasi fosse finto, gli occhi persi nel vuoto e la bocca semiaperta, come fosse in trance: l'eventualità che Mukuro, il primo, o Xiao, il secondo, finissero con l'andare “a gallina” nella stessa stanza in cui erano presenti uomini del calibro dello stesso Nicholas o come quello di Mathias, l'uomo che fino a quel momento s'era limitato a sorridere fissando entrambi, gli faceva venire i brividi.

Nicholas ridacchiò “Questo lo dici tu..” mormorò suadente facendogli l'occhiolino, confermandogli che i suoi timori erano più che giustificati. Si sforzò di sorridergli a sua volta, mentre si chiedeva come stradiamine facesse quell'uomo ad essere totalmente ed irrecuperabilmente insaziabile, e mentre lui si rimetteva seduto tornò a guardare i presenti “Bhè... mi dispiace di avervi trascinati qui di punto in bianco” disse, rivolgendosi ovviamente a Cesar Xavièr, che col suo commento acido di poco prima, aveva fatto ben intendere che non tutti erano felici di partecipare a quell'incontro “Però era tanto tempo che non ci trovavamo tutti insieme senza i nostri partner. Pensavo che sarebbe stato carino incontrarci dopo tutto questo tempo e.. non so, dirci come va o come non va” sorrise di nuovo, gioviale e felice, perchè dal canto suo aveva un sacco di novità, a suo parere meravigliose, da raccontare e non vedeva l'ora di tirare fuori tutto e coinvolgere i suoi “compagni” nella sua indiscussa gioia.

“Bah..” commentò con fare indifferente il ragazzo dalla pelle scura che la Signora Okhoama del 3° piano aveva scambiato con un terrorista “..io non ho assolutamente niente di cui lamentarmi” sentenziò, sorridendo in maniera splendida, mostrando una fila di denti bianchissimi che faceva pandant con il prezioso e alquanto bizzarro abito di seta bianca che indossava “Ma se non batti chiodo!” commentò ridendo Mathias, che dall'altro lato del tavolo si sporse appoggiando entrambi i gomiti al tavolo, per poi incrociare le braccia. Molti altri risero o sorrisero per quel commento.

Ajar, fulminandolo con lo sguardo, alzò appena il mento “Senti chi parla..” disse, facendo scattare una serie di risate divertite da parte della maggior parte dei partecipanti. Mathias gli sorrise a sua volta “Ci sto lavorando, e a differenza tua non credo che ci metterò molto” rispose, confidente “Ah si?” si intromise un altro ragazzo biondo, che con un coltello stava sbucciando una mela tirata fuori chissà da dove: bhè, non era solo la mela a sembrare fuori luogo in quel contesto, ma lui stesso.

Vestito con abiti che potevano essere andati di moda 600 anni prima, sembrava uscito da un libro di storia, o da uno di quegli antichi dipinti che ritraggono samurai armati di spada e coraggio. L'ulteriore nota dissonante nella sua persona, se questo non bastava, era il fatto che del samurai non aveva nemmeno l'ombra: biondo e con due occhi di un azzurro così chiaro da far spavento, sembrava più che altro un norvegese a spasso nel tempo.

Riprese a parlare “E dunque ci sai fare...” chiese, ponendo quella domanda in modo così supponente, da farla sembrare più che altro un invito. Mathias volse a lui lo sguardo “Non dirmi che vuoi provare...” rispose con lo stesso tono “...ancora non hai messo le mani sul tuo bel “selvaggio”, che già cerchi conforto tra le braccia di un altro?” gli chiese, facendo ridacchiare Nicholas, che a sua volta fissava Shikon, così si chiamava lo pseudo-spadaccino dallo sguardo di ghiaccio.

Shikon ridacchiò, squadrando Mathias con aria interessata “Naa..” mugolò poco dopo “..sei un po' “moscio” per i miei gusti” disse “Senza offesa, eh?” ridacchiò, facendo poi schioccare la lingua mentre gli altri ridevano per il suo commento.

Mathias alzò le braccia in segno di resa “Scelta tua, vorrà dire che attenderò con piacere di vedere come va a finire con l'indigeno, e poi ne riparliamo” disse, ridendo a sua volta. Era un tipo che sapeva stare allo scherzo, e non se la prendeva di certo per così poco.

 

L'atmosfera nel locale era decisamente più rilassata che all'inizio, e il barista, improvvisandosi anche cameriere, cominciò a servire le ordinazioni.

Furono sistemati sul tavolo qualche pinta di birra, dei cocktail multicolore decorati con ombrellini e frutti freschi, e un enorme frappè alla ciliegia, che fece lanciare a Mukuro un gridolino tutto eccitato e contento, mentre lo afferrava con le mani osservandolo con occhi pieni d'ammirazione, nemmeno fosse una reliquia sacra.

Dall'altro capo del tavolo, un ragazzo che fino a quel momento se n'era rimasto in silenzio, sbuffò a vederlo così emozionato per un semplice frappè “Certo che voi “femmine” vi esaltate per poco..” commentò sarcastico, inarcando un sopracciglio “Femmine?” chiese l'ultimo commensale che fino ad allora non aveva avuto interesse a partecipare alla conversazione “Che intendi con, femmine?” chiese ancora, sull'irritato andante.

Mukuro dal basso li guardò timoroso, perchè quei due addosso avevano una strana aura, diversa tra loro, ma al contempo molto simile, minacciosa “Che vuoi che intenda con femmine” ribattè il primo, facendo spallucce “Le femmine sono le femmine, e lui” indicò Mukuro con un cenno della mano “è sicuramente una femmina” concluse “Io...non sono..una femmina” commentò il ragazzino da dietro il suo enorme frappè, con un filo di voce così flebile da risultare quasi impercettibile “Ovvio che non lo sei! E' lui che non ci vede bene!” lo rincuorò Izaya che, furente, aveva preso il commento di Kunimasa come un affronto personale, anche se effettivamente si era intromesso nel discorso senza entrarci un bel niente.

Gli altri commensali, sotto lo sguardo apprensivo e preoccupato di Kaito che nel frattempo si era seduto nel suo posto accanto a Nicholas, rimasero in silenzio, curiosi di vedere dove sarebbe andata a parare la cosa.

“Tsk! Non è una questione di vedere” continuò Kunimasa, portando una mano al volto “Ma di sentire, a naso” picchiettò il proprio con un dito, poi sorrise “E per quel che mi dice il mio istinto, anche tu sei una femmina...” sorrise ancora di più per quell'affermazione, mentre Izaya invece sgranava gli occhi, diventando paonazzo per la rabbia “Co...come osi...” sibilò, fulminandolo con lo sguardo prima di alzarsi in piedi e sbattere i palmi sul tavolo.

Alcuni bicchieri traballarono pericolosamente “Come osi!” urlò fremendo dalla voglia di saltargli alla gola e strozzarlo per la sua sfacciataggine “Ehy ehy, calma..” si intromise Mathias, che seduto accanto ad Izaya, lo afferrò per un polso “Lasciami andare tu! Scommetto che la pensi come lui!” gli urlò contro, divincolandosi dalla sua presa “E anche voi!” indicò Nicholas con un dito, poi guardò Ajar e Lou che lo fissarono a loro volta sorpresi di essere stati chiamati in causa “Anche voi pensate che noi siamo solo femmine..” pronunciò quella parola con tutto il disgusto di cui era capace “...pronte a prostrarci ai vostri desideri.” tremò, tendendosi tutto “Mi fate schifo! Me ne vado! Non passerò un minuti di più con voi stupidi e rozzi maschi..” rimarcò la parola con sarcasmo, guardando Kunimasa negli occhi “..dal cervello vuoto!” e fece per andarsene seriamente, mentre tutto l'uditorio rimaneva immobile a guardarlo, lievemente spiazzato da quell'uscita “No! Fermo!” fu Kaito ad alzarsi di nuovo per scivolare via velocemente dal proprio posto e raggiungerlo,   pararglisi davanti a braccia aperte, di modo che non muovesse un altro passo verso l'uscita “Togliti Kaito!” Izaya gli diede una spinta, cercando di spostarlo di lato “No, per favore aspetta, aspetta!” Kaito non era di certo uno abituato ad arrendersi per così poco, ed era intenzionato a non farlo uscire di lì “Non voglio aspettare! Quello stronzo è fuso nel cervello! E' solo un cafone!” si girò, urlando verso Kunimasa con rabbia e frustrazione “Ma ti vuoi calmare?” fu la voce di Lou a sovrastare quella di Kaito che, in un sussurro disperato cercava di far ragionare Izaya ed impedirgli di lasciare il locale.

L'uomo si alzò in piedi sovrastando i commensali con la sua statura notevole, ma non si mosse dal suo posto  “Se ti fossi fermato a pensare un secondo, prima di partire alla riscossa e renderti ridicolo, ti ricorderesti che Kunimasa non è come noi” disse, guardando il ragazzo ancora seduto, che, in tutta risposta, fece ancora spallucce mentre la sua coda maculata sferzava innervosita l'aria alle sue spalle.

 

In effetti Kunimasa, al pari di Shikon che sembrava provenire da un'altra epoca, o Ajar che sembrava uscito da una delle novelle de “Le mille e una notte”, era profondamente “diverso” dal resto dei commensali: di bell'aspetto, alto, con i capelli neri e gli occhi castani chiari, era all'apparenza un ragazzo normalissimo, non fosse stato per la sua anima madarui, quell'anima di giaguaro che lo rendeva in tutto e per tutto un “animale” vero e proprio. Questo ovviamente in date circostanze, quando la coda maculata, le orecchie feline, o i canini aguzzi si palesavano, svelando la sua vera natura.

Izaya a quelle parole sembrò calmarsi e si fermò, realizzando che Lou aveva stramaledettamente ragione, e che lui, stupidamente, aveva preso un grosso enorme granchio “Quelli della sua specie sono abituati così, e probabilmente la sua non era un'offesa, ma un complimento, anche se un po' strambo” continuò  Lou abbassando nuovamente lo sguardo su Kunimasa come a cercare conferma di ciò che aveva appena detto. Il ragazzo sospirò socchiudendo gli occhi in modo pigro “Si, non era un'offesa” confermò guardando Izaya “Voi scimmie siete troppo limitate e vi preoccupate così tanto delle etichette, che perdete di vista il punto fondamentale della situazione” Lou alla parola “scimmie” fece una mezza smorfia, ma non se ne lamentò, dopotutto aveva appena preso le sue parti e non voleva di certo contraddirsi “E quale sarebbe?” chiese curioso Shikon, masticando sorridente la sua mela sbucciata, come se tutta quella commozione che si era creata intorno a lui non lo toccasse affatto. Kunimasa volse lo sguardo a lui, assottigliandolo, e le sue pupille si restrinsero a tal punto da sembrare piccoli tagli neri che si perdevano nel giallo intenso delle sue iridi “Che se la tua femmina.. o meglio..” si corresse “...se il tuo partner non sconvolge ogni senso del tuo essere... non ne vale assolutamente la pena” disse serio, facendo calare nella sala un rinnovato silenzio.

 

L'ottica dalla quale Kunimasa osservava, o meglio, percepiva le cose poteva sembrare a molti assurda, o addirittura offensiva e ridicola dato che era dettata dal puro istinto, ma alcuni dei presenti al tavolo convennero con loro stessi, che ciò che aveva appena detto il ragazzo corrispondeva ad assoluta verità.

Lo sapeva bene Mathias, che per quanto innamorato della ex moglie, Teresa,  e pronto a creare con lei addirittura una famiglia, percepiva adesso, dopo aver conosciuto Jude, che nessuno prima di aver incontrato lui era riuscito a smuovergli dentro ogni cosa, come un piccolo terremoto. E anche gli altri, il Principe Ajar, Mukuro, che nella sua lunga carriera di uomini ne aveva conosciuti fin troppi, e Kaito, non potevano fare a meno di ritrovarsi assolutamente concordi con Kunimasa.

Qualcuno però non era proprio dello stesso avviso, se non per “sensazione”, per puro ed irragionevole orgoglio “Sciocchezze” sentenziò infatti con aria fiera, alzando il mento in segno di superiorità “Uno vale l'altro, tanto gli uomini sono solo dei bugiardi e truffatori” sentenziò serio, facendo ridacchiare Nicholas che commentò “Per me l'importante è che abbiano un bel culo” accompagnando la frase con le mani, come se tra i palmi avesse sul serio un bel culetto rotondo da toccare, per poi buttare giù un bel sorso di birra.

 “Ma non dire stronzate” intervenne di nuovo Lou, mentre Kaito convinceva Izaya a tornare a sedere ed entrambi riprendevano i loro posti al tavolo.

 “Un bel culo ok, essenziale..” disse poi Kaito sedendosi a sua volta “Ma ci deve essere quello che è “più di tutti gli altri”! Non esiste che uno viva la sua esistenza stando dietro solo a quel particolare”; era incredulo del commento di Nicholas ed allo stesso tempo convinto di ciò che invece stava dicendo lui stesso.

 “Io dietro ci sto volentieri” commentò ancora sarcastico il biondo puntando Kaito accanto a sé con la coda dell'occhio. Mathias intercettò quello sguardo e scosse la testa, e poi si rivolse a Cesar Xavièr, che aveva fatto quel rinnovato commento acido sulla natura maschile “Ancora problemi con quel tipo?” gli chiese “Morgan” precisò lui con aria greve, stizzito “Ah si, Morgan, se quello è il suo vero nome...” mormorò Mathias sorridendo beffardo.

Cesar Xavièr sbuffò “E' proprio questo il punto: mentono! Tutti gli uomini mentono solo per entrarti nelle mutande!” bofonchiò, incrociando le braccia al petto come a chiudersi e mettendo su uno sguardo lievemente triste. Di fianco a lui qualcuno rise sguaiatamente, così forte da attirare l'attenzione di tutti su di sé: era Xiao, il ragazzo che fino a quel momento era rimasto immobile, catalettico quasi, a guardare un punto imprecisato del nulla, e che adesso invece pareva essersi ripreso alla grande: la parola “mutande” nel suo cervello aveva preso una connotazione davvero esilarante “Che hai da ridere?” lo rimproverò acido Cesar, guardandolo male, ma quello non rispose e continuò a ridere fino a farsi venire le lacrime agli occhi. Mukuro staccò la bocca dal suo bicchierone di frappè, e lo fissò svampito, con tutte le labbra sporche di ciliegia “Ma sta bene?” chiese, voltandosi per guardare Nicholas seduto al suo fianco: lui gli rivolse uno sguardo divertito e al contempo “interessato” e allungò una mano verso il suo volto.

Posò delicatamente il pollice sulle sue labbra e con una lenta carezza a disegnarne il contorno, le ripulì “Non ti preoccupare” lo rassicurò con un sorriso fin troppo dolce, portando il pollice sporco di frappè alla bocca per poi succhiarlo “Buono..” aggiunse, guardando fisso Mukuro negli occhi che, a sua volta, lo guardava con le labbra ancora socchiuse e uno sguardo dubbioso.

 

Ci fu un attimo di silenzio, intenso, intimo, o così per lo meno lo interpretò Nicholas, perchè Mukuro, dopo nemmeno un secondo, sbattè le palpebre un paio di volte e parlò di nuovo “Ma come fai a dirmi di non preoccuparmi? Continua a ridere!” indicò Xiao con un dito, interrompendo il contatto visivo come se per lui non fosse mai avvenuto. Nicholas rimase spiazzato, e Mathias, seduto all'altro fianco di Mukuro, non riuscì a trattenere una risatina per quell'enorme buco nell'acqua che aveva fatto l'altro. Sinceramente si stupiva anche solo del fatto che ci avesse provato, ma poteva capirlo: Mukuro era decisamente dolce e carino, sexy al punto giusto, e con i fianchi così stretti da far invidia a qualsiasi donna del pianeta. Ciò non toglieva che fosse una “fortezza inespugnabile”, troppo “follemente” ingenuo e ancor più pazzamente preso dal suo partner. E non era l'unico lì dentro...

 

Xiao nel frattempo pareva inarrestabile nella sua risata, tanto che Lou si trovò costretto ad afferrarlo per una spalla e scuoterlo “Ehy! Riprenditi oh! Riprenditi!” cercò di dirgli, ma lui ormai era piegato su sé stesso e pendeva terribilmente verso Cesar che a sua volta, scostandosi con aria schifata, era finito del tutto addosso ad Ajar. Quest'ultimo da buon Principe al quale erano state insegnate tutte le buone maniere, non si era ritratto, ma lo aveva “accolto” sorreggendolo perchè non cadesse dalla sedia, fissando la scena allarmato “Ma che diamine a bevuto questo?” chiese ancora Lou, afferrando il bicchierino vuoto che stava davanti a Xiao.

Lo portò al naso e annusò, per poi allontanarlo velocemente facendo una smorfia disgustata “Rhum...” disse, ri-appoggiando il vetro sul tavolo “...chi cazzo beve ancora il rhum nel 2011!” sbottò, afferrando Xiao per un braccio per tirarlo su, lontano da Cesar che lo guardava come se fosse un appestato “I pirati!” urlò Xiao, aggrappandoglisi alla giacca “I pirati bevono i rhum! E io sono un pirata! E ho anche le mutande!” urlò ancora, per poi ricominciare a ridere come un matto, mentre Lou lo sorreggeva “Forse sarebbe il caso di portarlo a sciacquarsi il viso in bagno...” suggerì Kaito con aria preoccupata, perchè quel raduno che aveva organizzato sembrava degenerare ad ogni minuto che passava.

 

E dire che gli era sembrata un'idea geniale quando l'aveva avuta, ed organizzarla gli aveva messo addosso una gioia tale, che Ian era finito col rifugiarsi nella sua stanza per non doverlo ascoltare 24h su 24 mentre blaterava e blaterava e ancora blaterava su quello che doveva preparare, chi doveva chiamare, di cosa avrebbero fatto o non fatto una volta tutti insieme. E quando Kaito partiva con quelle chiacchiere.. Dio.. la fuga era l'unica possibilità di salvare udito e rapporto in un'unica botta!

 

Alla luce degli eventi che si stavano svolgendo nel locale in quel momento, però, Kaito sentiva venire meno la gioia provata, e cominciava a sentirsi decisamente in colpa per aver costretto gli altri a quell'incontro.

Forse riunirli tutti insieme nello stesso luogo, contemporaneamente, non era stata affatto una buona idea.

Lou si prese la briga di trascinare Xiao, che nel frattempo aveva smesso di ridere ma aveva cominciato a disquisire di vele e pappagalli, in bagno, ed entrambi sparirono oltre la porta qualche secondo dopo, mentre gli altri, come niente fosse accaduto, erano tornati a parlare tra loro “Mi chiedo come sia possibile che certa gente venga lasciata libera di andarsene in giro come vuole” commentò Cesar tornando a sedere al proprio posto e sbuffando ancora infastidito, mentre Ajar si sistemava il vestito che si era leggermente sgualcito sotto il suo peso “Ma perchè dici “certa gente”...?” commentò “...a me sembra che abbia solo qualche problema” aggiunse, in tono gentile “Qualche problema?” chiese l'altro, incredulo “Quello è tutto matto!” sentenziò convinto, meravigliandosi che Ajar prendesse la cosa con tale leggerezza “Non che tu sia normale, Emperador...” lo canzonò Shikon che, finita la mela, adesso giocherellava con la sua lama passandosela abilmente da una mano all'altra come fosse una semplice pallina “...uno che si eccita quando viene rincorso dai tori...” continuò supponente mentre Cesar assottigliava lo sguardo, di nuovo innervosito “...non può di certo considerarsi normale... o sbaglio?” ridacchiò divertito,  godendosi la reazione di quel bamboccio tutto impettito che era arrossito palesemente e che, aperta la bocca, stava sicuramente per urlargli qualcosa contro. Fu interrotto però da un botto, e si trovò a sussultare spaventato, come tutti gli altri, che istintivamente si girarono a guardare verso chi aveva sbattuto i palmi sul tavolo con forza, facendo nuovamente tremare i bicchieri.

 

Era Kaito, in piedi, la testa china con i capelli che gli coprivano fronte e occhi “Ora basta..” sibilò, tremando “..smettetela...smettetela di litigare!” alzò di più il tono della voce e gli altri rimasero ammutoliti ed immobili, assolutamente sorpresi da quella sua reazione “Volevo soltanto... volevo che ci divertissimo e che... che parlassimo come persone normali, e invece... invece non fate altro che darvi addosso e tirarvi frecciatine...” aveva la voce liquida, tremante, e la parte di viso non celata era diventata rosso fuoco, così come le punte delle orecchie. Prese un profondo respiro, mentre gli altri, attoniti, non osavano fiatare: nemmeno Nicholas o Kunimasa, che gli stavano entrambi seduti accanto, osarono interromperlo o avvicinarlo “Se dovete continuare così, forse è meglio che ve ne torniate tutti a casa vostra..” continuò Kaito, stringendosi nelle proprie spalle per poi singhiozzare flebilmente “...mi dispiace di avervi costretti a venire qui” si scusò, e poi senza aggiungere altro si voltò e se ne andò a passo spedito verso l'altro lato del locale, strusciandosi gli occhi col bordo di una manica.

 

I commensali, col fiato sospeso, si guardarono gli uni con gli altri, tutti con aria colpevole, e alcuni di loro chinarono il capo, incapaci di sostenere gli sguardi, sentendosi male per come erano precipitate le cose. Nicholas sospirò e si alzò, facendo strusciare rumorosamente la sedia sul pavimento “Te ne vai?” chiese con una vocina timorosa Mukuro, guardandolo dal basso “No” rispose lui sorridendogli, e Mathias da dietro il ragazzino gli fece di no con la testa, come a dirgli di non farlo, perchè aveva ben intese le sue intenzioni, e sapeva che era una pessima, pessimissima idea, una mossa veramente azzardata, e Kaito un muro così solido che ci sarebbe sfracellato contro  con una violenza tale, da uscirne fuori distrutto. Nicholas però gli fece l'occhiolino, e allontanandosi dal tavolo andò a cercare Kaito che era sparito oltre il bar.

“Che intenzioni ha?” chiese curioso Ajar, osservandolo mentre si destreggiava tra i tavolini e i divanetti “Non buone temo...” sospirò Izaya accanto a lui, tornando ad osservare il proprio cocktail “..comunque non è né affar tuo né mio. Né di nessun altro a dire il vero..” continuò facendo spallucce “...se vuole morire è solo affar suo” e ridacchiò, portando la cannuccia alle labbra per bere. Mathias non potè che annuire, e poi appoggiò il mento sul palmo di una mano “Comunque, siamo qui per parlare di “come va o non va”.. era questa l'intenzione di Kaito, no? Quindi magari possiamo cominciare a raccontare un po' mentre Nicholas si occupa di lui” disse, lasciando scorrere lo sguardo su ognuno dei presenti per fermarsi a quello seduto alla sua destra “Izaya?” lo interrogò, perchè fosse lui a dare inizio alle danze.

 

Il ragazzo poggiò il cocktail e si umettò le labbra “In realtà ho ben poco da raccontare.” cominciò, giocherellando con l'ombrellino nel suo bicchiere “Ci siamo conosciuti adesso praticamente, però..” sorrise soddisfatto “..mi piace. Mi piace un bel po'” ridacchiò, guardando gli altri con aria furbetta “E dunque pensi di fartelo?” chiese sempre Mathias, spudorato ed interessato al tempo stesso “Oh no.. no.. per carità di dio!” esclamò l'altro “Spero che lui si faccia me!” concluse, ridendo insieme agli altri per quella sua uscita “Io invece sono super felicissimo!” si intromise Mukuro, tirandosi su dalla sedia per salirci con le ginocchia e sporgersi sul tavolo, sdraiandocisi quasi “Io e Yuki siamo fidanzati, quasi ci sposiamo!” disse ancora, tutto gongolante “E mi ha regalato questo!” aggiunse, alzando la manica del golfino nero che indossava per mostrare a tutti il suo strabiliante braccialetto, regalo di Yuki e suo più prezioso tesoro.

Cesar l'osservò con aria interessata “Ah..beato te..” commentò malinconico, prendendogli il polso tra le dita per farglielo girare ed osservare meglio il gioiello “Il mio.. oh bhè, dire mio è un eufemismo.. bhè lui, credo che si prenda solo gioco di me..” sorrise triste, evitando accuratamente di guardare gli altri mentre parlava “E' premuroso e molto..ehm..focoso..” arrossì dicendolo, e in quel modo i suoi occhi verdi risaltarono ancora di più “...però non penso sia una cosa seria... e non durerà..” alzò lo sguardo solo in quel momento, sentendosi un gran cretino per aver rilevato i suoi timori in quel modo, ma erano dubbi che gli bruciavano dentro al pari del desiderio che sentiva infiammargli il corpo ogni volta che aveva Morgan vicino, ed era davvero difficile tenerli nascosti, segreti, quando l'unica cosa che desiderava era che fossero dissipati una volta per tutte.

Ajar però, seduto accanto a lui, gli poggiò delicatamente una mano sulla spalla “Non dire così, sicuramente ti sbagli” lo rincuorò, sorridendogli dolcemente “Non è facile stare con qualcuno, io lo so bene. Koji è timido e schivo e giovane.. e lo sono anche io.. e sono pure inesperto, come lo sei tu... però...” fece una pausa, gonfiando il petto tutto orgoglioso “..siamo fatti per stare insieme” sentenziò sicuro, e a suo parere quell'affermazione non poteva essere più vera.

Dopotutto con Koji s'era incontrato per caso, per un suo personale capriccio, e sempre per capriccio l'aveva coinvolto in una cosa veramente egoista ed assurda, però adesso le cose erano ben diverse, il loro rapporto stava andando alla grande, e lui ne era seriamente orgoglioso.

 

Nel frattempo, in bagno, Lou aveva sistemato Xiao a sedere in terra e, imbevute delle salviette con l'acqua, gli aveva bagnato viso e testa come meglio poteva, cercando di farlo calmare e riprendere. Conosceva poco di lui, come probabilmente la maggior parte delle persone sedute al tavolo di là in sala, ma sapeva perfettamente che era stato in un ospedale psichiatrico e ne era fuggito, finendo arruolato come mozzo sulla nave di un tipo che, pazzo il doppio di lui, si credeva un pirata.

Mentre si occupava pazientemente di lui, si chiese tra sé quanto Valentine avrebbe riso se l'avesse visto lì, inginocchiato in un bagno a far da baby-sitter ad uno svitato “Ti senti meglio?” gli chiese premuroso, passandogli la salvietta sulla fronte. Xiao ad occhi chiusi sospirò un “Si..grazie...” e poi gli fermò la mano, afferrandola con una delle sue “...smettila per favore..” chiese “...sono a posto” e Lou allora lanciò la carta nel lavandino e si mise seduto a sua volta “Non dovresti bere se ti fa questo effetto” gli disse, sfilando dal taschino della giacca una sigaretta per poi accenderla “Non è l'alcool” rispose Xiao “E' il mio cervello.. e credimi, l'alcool mi aiuta e basta” sorrise, aprendo appena gli occhi “L'ho notato” commentò sarcastico Lou, ridacchiando, per poi fare un tiro e guardare verso la porta, chiedendosi cosa stessero facendo gli altri “Se vuoi andare, sentiti libero di uscire, non c'è bisogno che stai qui a farmi da balia. Sto bene adesso, sul serio” disse Xiao, intuendo i suoi pensieri “Non ti preoccupare” rispose lui tornando a guardarlo “Tanto mi ero già rotto di sentirli litigare. Era per questo che non volevo venire, ma Kaito ha insistito così tanto, e quel ragazzino sa essere dannatamente rompi palle quando si mette in testa una cosa, che per farlo smettere di farmi telefonare tutte le notti, ho dovuto promettergli che non sarei mancato” ridacchiò di nuovo, scrollando la cenere “E' il tuo tipo come l'ha presa?” chiese Xiao “Intendo, uno che ti chiama insistentemente tutte le notti... non si è insospettito? Non ha fatto storie?” chiese ancora, mettendosi più comodo contro la  parete “Ma no.. ci è abituato, con la vita che faccio non è una novità che mi chiamino nel bel mezzo della notte o peggio, di una scopata” rise amaramente, e anche Xiao rise con lui “Ridi eh? Ma è snervante credimi! Stai lì che sei in paradiso tra le cosce dell'uomo più meraviglioso che tu abbia mai incontrato e BAM! Squilla il cellulare e in 5 minuti devi essere fuori di casa perchè altrimenti il Boss poi in paradiso ti ci fa andare sul serio, sparandoti un colpo in testa però!” mimò il gesto, portando la mano alla tempia e piegando le dita come a simulare una pistola poi sospirò “Ma comunque è la mia vita, non mi lamento e Val sapeva a cosa andava in contro fin dall'inizio, quindi non penso che gli pesi così tanto” fece spallucce e tirò dalla sigaretta “Io invece penso che gli pesi..” commentò Xiao “..a me pesava, sai, quando ero nella SWAT.. pesava sapere che Darrel rischiava la vita ogni minuto, e lui lo faceva autorizzato dalla legge, quindi figurati il tuo uomo come può stare a saperti là fuori, tra i malviventi della peggior specie..” calò il silenzio, mentre Lou lo guardava fisso negli occhi, come a cercar di capire da dove venissero fuori tutte quelle perle di saggezza, dato che il ragazzo di fronte a lui aveva appena dichiarato d'avere il cervello totalmente fuso. Sbuffò e guardò altrove “Bhà, non posso farci niente, non ora almeno. Adesso la dobbiamo vivere così, poi in futuro si vedrà dove ci porterà il vento” mormorò, pensoso “Il vento!” esclamò subito dopo Xiao, alzandosi in piedi alla velocità della luce “Ammainate le vele! A tribordo! Giunge la tempesta!” urlò, indicando il nulla e sbracciandosi come un dannato, mentre Lou dal basso lo fissava stralunato per quel repentino cambio d'umore. Sbuffò di nuovo, e poi lanciò la sigaretta nel cesso attraverso la porta del cubicolo aperto e si mise in piedi “Si si marinaio..” disse, riprendendo Xiao, assecondandolo “Marinaio? GIAMMAI!” rispose lui indignato “Io sono un pirata! Il mozzo di un pirata!” sentenziò tronfio, e Lou non potè far altro che roteare gli occhi e chiedersi perchè diamine dovevano capitare tutte a lui.

 

In sala gli altri continuavano a parlare tra loro, sorseggiando i loro drink senza preoccuparsi di che fine avessero fatto Lou e Xiao o Nicholas e Kaito.

Era sempre Mukuro che raccontava di quanto lui e Yuki erano felici, e di quante volte lo facevano, come-dove-perchè e persino le posizioni adottate. Un ragazzino senza ritegno alcuno, pensò Mathias, ma simpatico e sicuramente allegro, molto differente da Jude, con la sua pudica ed inesperta visione del sesso: glieli avesse fatti lui quei discorsi... ma no, no non era possibile, una cosa del genere se la poteva sognare. Fondamentalmente però, gli andava bene così: desiderava scoprirlo piano piano, come un fiore, una margherita alla quale si tolgono petali via via, finchè non rimane nuda... completamente nuda...

“E di te che ci dici?” lo interpellò Ajar, vedendo che s'era distratto “Di me?” chiese lui, riemergendo dai propri pensieri mentre gli altri si voltavano a guardarlo, felici che finalmente Mukuro avesse chiuso quella sua graziosa boccuccia traboccante di parole “Bhè..non molto..” disse, portando una mano sul retro del collo per massaggiarlo “..in realtà anche io ho conosciuto Jude da poco e..bhè..è giovane e inesperto come il tuo ragazzo...” disse ad Ajar “...quindi sai com'è, non è facile sbilanciarsi troppo con lui” sorrise, poi poggiò le mani sul tavolo, una sopra l'altra “A quanto ne so io...” commentò Shikon, guardandolo con aria complice “...ti sei sbilanciato un bel po' invece” una risatina seguì le sue parole, e Mathias scosse la testa “Ho azzardato, e non mi è andata bene, anche se.. facciamo progressi” nella sua voce c'era una nota d'orgoglio che non passò inosservata, e Shikon allora gli fece l'occhiolino “Lo sapevo io. Vedi che sei fortunato? Giovane, inesperto e da istruire...” fece una pausa, ridacchiando “..al mio più che istruirlo sarebbe da addestrarlo, ma temo che non sarà facile” sospirò, conficcando il pugnale nel legno del tavolo con tutta la non-chalance del mondo. I presenti al tavolo capirono subito a cosa si riferisse: sapevano che Shikon e Zuma non parlavano la stessa lingua e che, addirittura, appartenevano a due culture totalmente diverse, per di più quest'ultimo era anche un “pezzo grosso” nella società alla quale apparteneva, e invece Shikon non era niente se non un prigioniero dall'aspetto strambo sospettato di essere un demone.

Shikon però sembrava prenderla con molta filosofia, ed infatti estraendo il coltello dal tavolo, sorrise “Di certo non mi darò per vinto così facilmente” disse guardando gli altri con aria di sfida “Non siamo che all'inizio, e penso che ci sarà un bel po' da divertirsi” rise di nuovo, e poi tornò a giocherellare con la sua lama, fischiettando una melodia allegra.

 

Dall'altro lato della sala, nascosto dal banco del bar, Kaito si era seduto su un divanetto e, asciugate le lacrime, stava adesso digitando frenetico sul suo cellulare di ultima generazione. Si sentiva totalmente ed irrimediabilmente disperato ed inutile, e con quel corto sms cercava il conforto che gli serviva, l'unico che in realtà gli servisse e che, indiscutibilmente, avrebbe potuto aiutarlo.

Con entrambe le mani quindi scrisse qualcosa come “E' stato un completo fallimento. Un tremendo sbaglio. Vorrei che fossi qui con me... Kaito” che Nicholas, sopraggiunto nell'istante in cui Kaito aveva finito di digitare il suo nome, riuscì a leggere solo il parte.

Sorrise per l'ingenua ma dolce stupidità con la quale il ragazzo cercava di risolvere la questione affidandosi a qualcuno che nemmeno era lì e che, molto probabilmente, neanche pensava o era interessato a ciò che stava accadendo in quel locale, o a lui, e senza dir nulla si mise seduto al suo fianco, pronto a far da spalla consolatoria.

Chi meglio di lui che era lì, vivo e presente, vicino, poteva farlo? Nessun altro a quel tavolo avrebbe mai potuto essere all'altezza, o così per lo meno lui stesso pensava “Che vuoi?” fu la domanda roca che Kaito gli rivolse, stringendo il cellulare con entrambe le mani, lo sguardo basso su di esse, come se riaprendole vi potesse trovare chissà quale miracolo per risolvere tutto quanto “Nulla in realtà, ma sono preoccupato per te” rispose Nicholas affabile, gentile, dolce, con quel suo modo di fare rassicurante e caldo, guardandolo in volto senza perdersi nessuna delle sue espressioni.

Kaito chiuse gli occhi un istante e poi li riaprì, senza guardarlo “Non è niente..” disse, stringendosi un po' più nelle spalle, perchè tutta quella gentile attenzione che l'altro gli dimostrava lo metteva a disagio e lo rassicurava al tempo stesso, cosa che invece avrebbe desiderato arrivasse da altrove, magari dalla risposta al suo sms “..non c'è bisogno che ti preoccupi” aggiunse, intendendo con quella frase chiudere il discorso.

Non aveva però fatto i conti con l'altro, che sospirando si lasciò andare contro lo schienale del divanetto, aprendo le gambe e allargando le braccia per poggiarle sopra lo stesso schienale “Non fare il duro con me Kaito, ti conosco troppo bene per bermi il tuo “non è niente”. Ti si legge in faccia che sei così giù che se scendi ancora un po' finisci sotto il pavimento” ridacchiò, ma non in modo scortese o strafottente.

Kaito sospirò a sua volta “Ah si? Mi conosci bene? E allora che speri di ottenere facendo il “bravo ragazzo” con me?” si girò a guardarlo, fissandolo negli occhi azzurri con i suoi di quel blu intenso di fronte al quale il colore della sua capigliatura impallidiva. Nicholas non si scompose “Non spero di ottenere niente dolcezza..” disse “..almeno che tu non voglia concedermi qualcosa” e dicendo quello si sporse verso di lui, arrivandogli a pochi centimetri dal volto “Sai...” disse in un sussurro “...sarebbe interessante, sarebbe sconvolgente, sarebbe inimmaginabile, qualcosa di così proibito che chiunque rimarrebbe a bocca aperta al solo immaginarlo...” continuò, lasciando scorrere lo sguardo su ogni lineamento del suo volto, concordando ancora una volta con sé stesso che lì dentro, lui, Kaito, era quello che lo eccitava di più. E non tanto per l'aspetto fisico, e oh si, aveva un culo da favola, qualcosa che si vedeva raramente in un uomo, un sederino di un tondo sconvolgente, sicuramente soffice al tatto e sodo al punto giusto da poterci passare le mani per ore, per modellarlo a piacimento, e vederlo sempre tornare alla sua meravigliosa forma perfetta.

Era l'idea.

L'idea di scoparsi il più fottuto pazzo innamorato presente in quel locale. L'idea di prenderlo sapendo di aver abbattuto tutti i suoi desideri, di aver deviato e convogliato quell'amore incondizionato che provava per Ian, verso di sé.

 

Gli sarebbe bastata una volta, una sola volta, e ne sarebbe valsa assolutamente la pena.

 

“Allora che ne dici?” propose, allungando una mano per toccargli distrattamente un ginocchio “Non dirmi che non ci hai mai pensato. Io e te, un letto, o un divanetto come in questo caso, e il resto a perdersi nell'estasi di una grandiosa scopata” sorrise, sicuro di aver colpito, sicuro di riuscire, troppo, decisamente troppo sicuro di sé.

Kaito impassibile lo guardò per qualche secondo, poi mosse anche lui una mano ed intercettò la sua, poggiando i polpastrelli sul dorso. Nicholas abbassò lo sguardo un secondo per seguirne il percorso, soddisfatto di quel contatto, che a suo avviso era l'invito più palese che avrebbe mai potuto rivolgergli. Ma si sbagliava, perchè Kaito portate le dita sulla sua mano, acchiappò con forza tra indice e pollice un po' di pelle, e la torse così forte da fargli un dolorosissimo pizzico “Ahio! Cazzo!” urlò Nicholas, ritraendo la mano velocemente, per osservarla, rossa e pulsante “Ma sei scemo?” gli chiese, dolorante.

Fu Kaito stavolta a sorridere “Oh no, io non sono scemo, sei tu che sei una gran testa di cazzo” gli disse “Ma ti senti? Ma ti rendi conto cosa mi stai chiedendo?” chiese, ma non aspettò che lui aprisse bocca per rispondergli “Quel pizzico era per svegliarti Nicholas, perchè te stai sognando ma questa è la realtà! Io e te.. mai! Hai capito? EMME A I!” gli disse, serio ma non furioso, solo profondamente indignato, tanto che Nicholas si spostò indietro, per allontanarglisi, ad un tratto intimorito da come lo stava guardando “Ohy..non ti scaldare..” mormorò, colpevole “Ma come!” ribattè Kaito, fingendo sorpresa “Non mi vuoi caldo e pronto come piace a te? Non mi devo scaldare? Sai che sei proprio ridicolo? Sì, ridicolo! Non fare quella faccia!” imbeccò, puntandogli un dito al petto per punzecchiarlo ancora. Nicholas tentò di divincolarsi, sconvolto di sentirsi dare del ridicolo da puffo-cantante lì, con la sua zazzera blu, i miliardi nel cassetto, e l'orso Yogi a casa ad aspettarlo “Kaito non ti allargare..” lo minacciò, ma senza risultare troppo convincente, al che Kaito rise “Oh no io sono stretto, molto stretto, non ti preoccupare!”  rincarò, rispondendogli per quelle rime che era solito lui stesso usare, e che sapeva, perchè anche lui lo conosceva piuttosto bene, essere un po' il suo punto debole “Ma tu non lo saprai mai!” lo canzonò, piazzandogli nel mezzo ad una risatina, anche una bella linguaccia.

 

Nicholas lì per lì non seppe come reagire: avrebbe voluto saltargli addosso, strappargli i vestiti, e fargli vedere quanto “lui non avrebbe mai saputo”, ma quello era un istinto che non gli apparteneva, non gli era mai appartenuto, quindi si limitò a dargli una spinta per allontanarselo di dosso “Prendi anche per il culo adesso?” chiese, abbastanza innervosito “Ti ho solo fatto una proposta. Che credi, che tornato a casa mia non abbia un culo altrettanto stretto, anzi più stretto del tuo, ad aspettarmi?” gli chiese, sfidandolo palesemente, e lì Kaito divenne serio, tragicamente serio “E' per questo che sei ridicolo Nicholas” gli disse gelido “Perchè ti riferisci ad Imriel come un “culo” e non come il tuo partner e padre di un bambino che so che adori...” Nicholas si pietrificò a quelle parole, freddato proprio, immobile e senza fiato “...dovresti rivedere un po' le tue priorità caro il mio sconvolgente-inimmaginabile-proibito! Nella vita non ci sono solo le scopate, non c'è solo il tuo cazzo al mondo e i numerosi buchi in cui vorresti cacciarlo! Prima te ne accorgi meglio è, fidati!” disse in tono di rimprovero, per poi alzarsi e rimettere il cellulare nella tasca “Ma senti da che pulpito!” ribattè Nicholas alzandosi a sua volta, sovrastandolo in altezza e corporatura “Con questi ragionamenti che mi stai propinando che diamine hai ottenuto? Un ubriacone di 40 anni che non è nemmeno la metà di quello che sei tu. Meriteresti di meglio, mille volte meglio! Un uomo alla tua altezza, non lui! Ti stai solo accontentando in nome di cosa? Eh?” sentenziò, alzando la voce, facendo ridere Kaito di gusto “Tu non hai idea di quello che stai dicendo, tu non ti rendi conto... oppure fai finta di non capire. Credo più la seconda..” disse, girandosi per stargli faccia a faccia “Ti ostini a far finta che non ti interessi, e che tutti noi poveri coglioni siamo sprecati solo perchè ci concediamo ad una sola persona, perchè  amiamo una sola persona, e in realtà sei tu quello che ci è più dentro di tutti, e hai solo paura. Hai PAURA perchè sai che se ammettessi a te stesso di tenere ad Imriel più di qualsiasi altra cosa alla quale tu abbia tenuto in vita tua, nel momento in cui lui si stancasse di te, ne soffriresti così tanto da diventare pazzo, così tanto da distruggerti e perdere tutto quello che sei” Kaito sorrise, dolce, comprensivo, ma anche vittorioso, perchè l'espressione di vergogna che Nicholas aveva dipinta in viso, gli confermava che quanto aveva detto corrispondeva alla pura verità “Io amo Ian,  Nicholas. E non mi vergogno ad ammetterlo, non mi vergogno che abbia 40 anni, che non si curi molto della sua salute, che non sia il David di Michelangelo o l'uomo più dolce del pianeta. Lo amo per quello che è, e ne sono immensamente felice. Questo mi permette di vivermi il presente, ora, adesso e con lui, e di non avere alcun desiderio, nonostante tu sia effettivamente un bell'uomo, attraente,  sconvolgente e sì, anche proibito, di volerti in nessun modo se non come amico.” e detto quello si voltò, per tornare dagli altri, perchè sentiva di aver detto tutto ed era pienamente soddisfatto.

Nicholas invece era sconvolto, ad un tratto assolutamente conscio di tutto ciò che gli bruciava dentro, delle proprie paura, anzi, di quell'unica enorme paura che era la base della sua natura famelica e divoratrice. E dire che si era sbilanciato con Imriel, sì, lo aveva fatto, gli aveva detto di amarlo con convinzione e sincerità, ma era lui il primo a non crederci. Non perchè non fosse vero, non perchè per lui non provasse qualcosa che non aveva mai provato per nessun altro in vita sua, ma solo perchè se poneva dentro di sé quell'enorme macigno con tutta la sua consapevolezza, avrebbe gettato le fondamenta di un rapporto serio.

Della monogamia.

Della sua vita con lui.

Prima che Kaito s'allontanasse troppo, colpa l'orgoglio ferito e l'indiscutibile tendenza a voler sempre avere l'ultima parola, per non sentirsi del tutto sconfitto gli urlò dietro “Ma come ti è saltato in mente di farmi questa paternale, ragazzino?” il tono strafottente, sforzandosi di mettere su un ghigno alla “non-mi-tocca-affati-quello-che-hai-detto” per niente convincente. Kaito si fermò a quelle parole, e si voltò verso di lui, sorridendogli gentile “Perchè nessuno l'ha mai fatto” rispose “E ne avevi un gran bisogno” concluse e s'allontanò, lasciandolo solo.

 

Tornato al tavolo fu accolto da una serie di sguardi curiosi, a tratti lievemente preoccupati, soprattutto da parte di chi aveva intese le intenzioni ben poco nobili di Nicholas e che, vedendo Kaito tornare senza di lui, si stava domandando cosa fosse accaduto.

Nessuno però fece domande né aprì bocca e il ragazzo rispose a quegli sguardi con un sorriso “Scusatemi per come mi sono comportato” disse guardandoli e poi sedendosi al proprio posto “Non desidero che ve ne andiate..” continuò, fissando ad uno ad uno i presenti “..ma che questa sia davvero una bella giornata per tutti e... a proposito...” si guardò in giro, perplesso “...ma Lou e Xiao?” chiese, e solo a quel punto anche gli altri notarono l'assenza decisamente prolungata dei due.

Mukuro si sporse sulla sedia sulla quale era ancora in ginocchio, come un bambino che, troppo basso, non riusciva ad arrivare al tavolo, e puntò il suo occhio blu e l'altro rosso verso il bagno “Sono andati in bagno da tanto...” disse con aria dubbiosa “..non è che anche Lou sta male?” chiese preoccupato “Ma non dire stupidaggini...” rispose Izaya mentre controllava l'ora al cellulare “.. forse però è meglio andare a controllare?” chiese a sua volta, guardando gli altri con l'aria di chi proprio non aveva voglia di alzarsi di lì e aspettava che qualcun altro lo facesse.

Quel qualcuno fu Shikon “Vado io” si propose, rinfoderando il coltello per poi mettersi in piedi e andare verso il bagno con calma, prendendosi tutto il tempo di guardarsi intorno.

Gli altri tornarono ai propri discorsi “Abbiamo parlato un po'...” disse Mathias per ragguagliare Kaito sui loro progressi “...ma per ora è venuto fuori poco. Io, Ajar, Cesar, Izaya siamo un po' sulla stessa barca, anche Shikon. Chi in un modo chi in un altro, per farla breve non si batte chiodo” ridacchiò, mentre quelli che erano stati citati nel suo riassunto si guardavano tra loro con compassione e comprensione “L'unico che per ora ci ha dato una buona notizia è Mukuro” disse, indicando il ragazzino che, tutto sorridente, a quelle parole si sentì piuttosto importante “Ah si?” chiese Kaito incuriosito, rivolgendo quella domanda proprio a lui che annuì, tutto felice “Quasi mi sposo” disse con una vocina gongolante tutta orgogliosa, passando le dita sul proprio braccialetto luccicante.

 

Anche gli altri sorrisero, dopotutto, anche se invidiosi della sua fortuna e ormai sfiniti dal sentirlo parlare di “Io e Yuki di qua, io e Yuki di là”, erano comunque felici per lui: conoscendo il suo passato, concordavano sul fatto che un po' di serenità se la meritasse tutta.

“E tu?” Kaito si rivolse a Kunimasa che, quasi del tutto indifferente, faceva roteare il proprio bicchiere sul tavolo, muovendolo distrattamente con la punta delle dita. Il ragazzo alzò gli occhi nei suoi, e poi si mise più comodo a sedere, capendo che non poteva sfuggire oltre al famoso quesito del “come va come non va”, tematica principale di quell'incontro “Ci sono dei problemi..” cominciò, guardando di fronte a sé come a voler ignorare gli sguardi degli altri “..non sono problemi enormi...” sottolineò, perchè ci teneva a precisare che non stava messo così male come alcuni di loro “...però sommati tutti insieme, diciamo che frenano un bel po' il rapporto, e per quanto mi riguarda non sono abituato ad andare con calma, quindi faccio un po' fatica a gestire la cosa a livello psicologico” aveva parlato con voce calma, posata, quasi cercasse di convincere più sé stesso che i presenti “E di che natura sono questi problemi?” gli chiese Ajar curioso, perchè anche per quanto lo riguardava i problemi erano molti, ma di sicuro non insuperabili.

Kunimasa sospirò “Parti dal presupposto..” disse, col tono dell'insegnante che sta per iniziare una lezione ai suoi studenti “..che non tutti i madarui sanno di esserlo. E Allen non lo sa..” si interruppe un secondo, pensoso “..non lo sa perchè nessuno glielo ha mai detto, ma questo non toglie che lo sia comunque, e che quindi... come dire... segua il suo istinto al di là della propria ragione, al di là della convinzione di essere normale” proseguì, sempre in tono calmo “Non è cosciente della sua anima, ma questa prende comunque il sopravvento come fa con ognuno di noi: la differenza sta nel fatto che noi, quelli che sono cresciuti come madarui consapevoli di esserlo, siamo abituati e riusciamo a controllarci. Lui invece... è una bomba ad orologeria che non sai mai quando può esplodere. E da qui il problema numero due.” si interruppe di nuovo, e l'espressione che fino a quel momento era rimasta comunque rilassata, mutò, palesando il nervosismo che aveva dentro “Pare che Allen non sia solo attratto da me... ma anche da mio fratello, Hidekuni” disse, serrando i denti subito dopo, perchè parlare di quel fatto gli metteva addosso una gran rabbia.

 

Molte bocche al tavolo si spalancarono, sorprese ed incredule allo stesso tempo “E questo di tuo fratello non lo consideri un problema enorme? Diamine! E' più che enorme!” disse Cesar quasi indignato, perchè per lui, come per molti degli altri, pensare che il proprio partner potesse essere attratto non da un altro in generale, ma uno della propria famiglia, era inconcepibile. Kunimasa si lasciò sfuggire un “Mmmhhh” innervosito, e la sua coda spuntò di nuovo alle sue spalle, sferzando l'aria più agitata che mai “Non è enorme perchè per noi è normale avere più partner. Siamo una specie a rischio di estinzione, e la riproduzione è così importante che anche io e i miei fratelli abbiamo almeno un genitore diverso dagli altri.” spiegò, ricordando a sé stesso che quelle scimmie sedute al tavolo non potevano sapere certe cose “La cosa però sembra che ti dia un bel po' fastidio...” ipotizzò Mathias, guardandolo, e Kunimasa lo fissò per un istante, fulminandolo con uno sguardo gelido e poi sbuffò “Mi manda in bestia!” sentenziò con vigore “Perchè l'ho trovato io! E' mio! Deve avere dei cuccioli con me! Non con lui!” ruggì con rabbia, tanto da far tremare i bicchieri e le casse toraciche dei commensali.

L'ennesimo, esteso silenzio, calò al tavolo come una coltre spessa e pesante, e tutti parvero per qualche istante riflettere intensamente a ciò che aveva appena detto Kunimasa. Quel discorso portava alla luce quello che per molti di loro era qualcosa di segretamente desiderato ma di impossibile realizzazione: avere dei figli col proprio partner.

Un traguardo quasi di “rito” per la maggior parte delle coppie, e che a loro invece era precluso. Un tasto dolente, che esonerava però Kunimasa.

“Cuccioli?” Mukuro s'interessò subito a quel termine, curioso e con gli occhi luccicanti di emozione, a alla sua domanda quell'aria pesante che si era creata sembrò svanire magicamente “Fate i cuccioli voi?” chiese ancora, sporgendosi verso Kunimasa, prendendo il posto accanto a Kaito che Nicholas aveva lasciato libero. Kunimasa a vederlo così eccitato alla sola idea, ridacchiò “Si cuccioli..” confermò con un tono quasi dolce, intenerito “E...e che tipo? Che cuccioli fate? Come sono? Posso averne uno?” Mukuro era partito in quarta, frenetico, perchè era da tanto che voleva un gattino, e magari Kunimasa poteva dargliene uno. Il ragazzo però scoppiò a ridere, e la sua voce profonda rimbombò “No..no mi dispiace, non puoi averne uno...” spiegò “...sarebbero i nostri figli, anzi, saranno i nostri figli, mica dei semplici animali domestici” rise ancora, e Mukuro sporse il labbro inferiore, rabbuiandosi perchè ci aveva sperato sul serio, almeno un pochino “Come verranno fuori è un mistero anche per me” continuò Kunimasa “Ma essendo io giaguaro e  Allen uno scoiattolo, molto probabilmente per la maggior parte saranno giaguari. Gli scoiattoli sono veramente rari...” precisò, perchè quell'informazione secondo lui era di vitale importanza “La maggior parte?” chiese stupito Cesar, colpito più dalla potenziale quantità dei cuccioli che dal fatto che uno scoiattolo e un giaguaro potessero effettivamente accoppiarsi “E quanti avete intenzione di farne?” chiese ancora “Bhè, gli scoiattoli anche se rari sono molto proliferi, di solito fanno dai 3 ai 5 cuccioli. Io spero siano 5.” aggiunse con aria speranzosa e soddisfatta, orgoglioso perchè farsi una famiglia con Allen, ed allevare una prole insieme, era qualcosa che lo mandava su di giri, come un micione di fronte ad un pennacchio colorato attaccato da un filo che viene trascinato da una mano invisibile.

 

Nel bagno intanto Shikon si era appoggiato al muro, ridacchiando perchè Lou, ormai diventato a pieno titolo parte della ciurma immaginaria di Xiao, era stato costretto ad aiutarlo a farsi una bandana con la carta igienica “Smettila di ridere...” lo minacciò, fulminandolo con lo sguardo mentre l'altro, con aria spocchiosa, guardava Xiao che si rimirava nello specchio “Non posso farne a meno. Questa cosa è più assurda dei Nitrorui che vanno in giro con le maschere nemmeno fossero a carnevale!” commentò Shikon, e Lou sbuffò “Andiamo Xiao...torniamo di là su...” disse sfinito, prendendo il ragazzo per le spalle e trascinandolo verso la porta “Vieni anche tu?” chiese poi a Shikon che, scossa la testa, puntò con un gesto del mento uno dei cubicoli dei bagni “Svuoto e rientro” disse, e mentre i due uscivano si staccò dal muro. Nel tramite entrò Nicholas, che quasi non andò a sbattere contro Xiao che gli urlò dietro qualcosa come “Marrano ti sfido a duello!” tutto indignato per quello che gli era sembrato un terribile affronto.

Shikon ancora rise, osservando Nicholas che faceva un gesto col braccio come a mandare a quel paese sia il mozzo pazzo che il suo accompagnatore “Nervosetto?” gli chiese sarcastico, vedendo che di quel sorrisino strafottente che aveva perennemente dipinto in volto, non c'era più traccia. Nicholas fece schioccare la lingua, avvicinandosi ai lavandini per poi dargli le spalle mentre apriva l'acqua e si specchiava, guardandosi negli occhi “No, ho avuto una mezza discussione con Kaito..” disse, chinandosi per sciacquarsi il viso. Shikon nel tramite entrò nel cubicolo senza premurarsi di chiudere la porta e, dando le spalle a Nicholas, si mise ad orinare “Una discussione con Kaito? Wow... ce ne vuole per farlo incazzare a quello..” ridacchiò “..che gli hai fatto?” chiese, girando solo la testa per guardare il suo volto riflesso, bagnato e gocciolante. Nicholas lo squadrò da capo a piedi “Una semplice proposta che non ha accettato..” disse in tono quasi distratto, continuando ad osservare la silouette dell'altro in modo palesemente interessato.

Shikon se ne accorse e accennò un mezzo sorrisino, senza far nulla per nascondersi al suo sguardo “E che tipo di proposta?” gli chiese, sistemandosi per poi tirare lo sciacquone e uscire per raggiungerlo ai lavandini, mettendo le mani direttamente sotto il getto d'acqua del suo lavandino già aperto. Nicholas lo guardò meglio, ora che ce l'aveva così vicino, notando per prima cosa la strana luce che gli illuminava gli occhi, e subito dopo il sorrisino che aveva dipinto sulle labbra “Sei curioso di saperlo?” gli chiese, abbassando il tono della voce, provocandolo “Ammetto” disse l'altro senza scomporsi “Se la facessi a me e mi piacesse... magari potrei accettare” aggiunse, chiudendo il rubinetto con una semplice pressione della mano per poi poggiarsi al lavandino e fissare Nicholas dritto negli occhi. Lui a sua volta lo fissò intensamente, cercando di capire che intenzioni avesse, quando poteva rischiare e, soprattutto, se voleva farlo: perchè il malumore che aveva addosso non era dovuto alla discussione con Kaito, no, era dovuto al rendersi conto che quel ragazzino ridicolo aveva ragione, e ora si ritrovava così colpito da quella realtà, che la sua mente gli proponeva il volto di Imriel di fonte agli occhi, la sua risata nelle orecchie, i suoi sospiri, i fremiti, gli abbracci.. “Lascia stare” disse dopo quei secondi interminabili, in cui, pur guardando Shikon, in realtà non lo aveva realmente visto “Era una cosa stupida” aggiunse, per poi spostarsi e prendere delle salviette di carta con cui asciugarsi mani e viso.

Shikon nuovamente non fece una piega, e lo imitò, gettando poi la carta nel cestino e, senza dire nient'altro, uscire dal bagno insieme a lui per tornare al tavolo.

 

Vedendoli tornare Izaya lì indicò “Eccoli...” annunciò, perchè si stava parlando proprio di loro “Ci domandavamo dove foste finiti” commentò sarcastico Mathias, squadrando entrambi per cercare di capire se tra loro fosse successo qualcosa “Nemmeno il tempo di pisciare che già stavate organizzando una squadra di soccorso?” rispose Shikon, tornando al suo posto, facendo ridere Lou, Cesar, Ajar e anche Mathias stesso, che con un gesto della mano lo mandò cortesemente a quel paese.

Nicholas dal canto suo non fece spostare Mukuro dal proprio posto che aveva preso in sua assenza, preferendo invece sedersi accanto a Mathias e lontano da Kaito il quale, notando quel comportamento, lo guardò preoccupato “Dunque, ora che ci siamo tutti... chi deve ancora raccontare?” chiese Izaya “Credo Lou, Nicholas e Kaito, giusto?” chiese a sua volta Ajar seduto accanto a lui, guardando i tre.

Lou sospirò “Io non ho niente da dire” commentò con aria indifferente “La mia vita privata preferisco che rimanga tale, anche e soprattutto a voi, dato che vi piace tanto farvi gli affari altrui” e dicendo quella frase guardò Kaito che l'aveva assillato con quelle telefonate notturne “Ho detto che avrei partecipato” si rivolse a lui sorridendogli “Non che avrei parlato dei fatti miei” concluse, rimettendo gli occhiali scuri che si era sfilato ad inizio giornata. Kaito scosse la testa, ma non se la sentì d'insistere, come anche gli altri che sapevano quanto Lou potesse essere determinato nelle sue scelte e, se costretto, potesse anche diventare molto molto pericoloso.

“Allora raccontaci tu!” disse esaltato Mukuro rivolgendosi a Nicholas, che sentendosi osservato anche da tutti gli altri, prese un profondo respiro “Io e Imriel andiamo alla grande” sentenziò, volendo sbrigare quella che vedeva come una semplice “pratica”, il più velocemente possibile “Abbiamo i nostri problemi, ma chi di voi non li ha?” chiese, guardando tutti, che di certo non potevano vantare vite di coppia tutte rosa e fiori, e quindi non lo contraddissero “Comunque nonostante questo, credo che siamo decisamente compatibili sotto molti aspetti, soprattutto quello sessuale” dicendo quella frase sorrise orgoglioso, stimolando l'invidia di molti che, riguardo al sesso col partner erano praticamente “digiuni”, ma di questo avevano già parlato a lungo “Imriel non ha un figlio?” gli chiese Mathias, pensando a ragion veduta che quell'elemento fosse importante nel loro rapporto “Si” rispose tranquillo Nicholas “Un'adorabile peste di 5 anni, Joscelin...” sorrise, un sorriso immenso e felice “...lo adoro, giuro. Anche lui è fondamentale nel nostro rapporto: smussa quegli angoli dei nostri caratteri che andrebbero inevitabilmente in contrasto se non ci fossero i suoi sorrisi... è una vera salvezza a volte” concluse, per poi recuperare la birra che aveva lasciato lì fin troppo e berla con gusto. Non aveva altro da aggiungere.

“Tu si che hai un gran culo, mi si perdoni il francesismo” disse Izaya, e Nicholas sorrise da dietro il boccale, guardandolo “E fai il cascamorto con tutti? Sei un coglione!” aggiunse, per poi ridere insieme agli altri “Non ha tutti i torti” convenne Ajar, con il suo solito modo di fare molto regale ma al contempo confidenziale “Gliel'ho detto anche io..” si intromise Kaito, che aveva riso insieme agli altri e Nicholas, posando il boccale per poi pulirsi le labbra con un dito, lo fissò intensamente con uno sguardo indecifrabile.

Kaito sul subito temette di beccarsi una qualche frase offensiva, ed anche gli altri si aspettarono di vedere Nicholas reagire in qualche modo poco cortese nei suoi confronti, ma lui invece si limitò ad accennare un sorriso e a distogliere lo sguardo “Questo è tutto quello che ho da dire sulla mia situazione” annunciò “Per il resto, si vedrà” concluse, chiudendo il discorso.

Gli altri convennero che era abbastanza e quindi evitarono di fare altri commenti, volgendo lo sguardo a Kaito, l'unico che, anche se aveva parlato così tanto, in realtà non aveva detto niente su come gli stavano andando le cose.

Il ragazzo, anche se non gli fu posta nessuna reale domanda, intese gli sguardi dei suoi compagni, e arrossì subito, abbassando gli occhi sul tavolo e sul cocktail che non aveva ancora toccato “Io...” mormorò con voce così flebile che dal lato più lontano del tavolo, qualcuno lo intimò dicendo “Voce!” come si fa nei teatri nei quali gli attori recitano senza microfono. Kaito sorrise, qualcuno fece “Shhh!” a mò di rimprovero, e fu di nuovo silenzio “Io..” ripetè poi Kaito, alzando un po' di più la voce “...io ho tutto quello che desidero” continuò, sempre senza guardare nessuno, ma scrutando distrattamente le goccioline di condensa che scivolavano pigre sulla superficie del bicchiere, andando a creare una piccola pozza sul tavolo “Ho davvero tutto... non posso lamentarmi di niente... non mi manca niente” lo diceva con sincerità, e con tutta la spontaneità di cui era capace, tanto da far sembrare che, sul serio, non avesse niente di cui lamentarsi del suo rapporto.

Gli altri, o meglio, alcuni degli altri, sapevano però che non era così, e dato che erano lì per colpa/merito suo, non ci stavano proprio a lasciare che il ragazzo se la cavasse con così poco “Non ci credo” disse Lou, che da lui si era sorbito le continue telefonate “Nemmeno io” si accodò Nicholas, che s'era preso una bella ramanzina “Io nemmeno” fece eco loro Mukuro, che però non aveva niente di cui lamentarsi su Kaito, e l'aveva detto solo perchè l'avevano fatto gli altri.

Kaito a quella diffidenza rispose nel modo più sbagliato possibile, ovvero, si strinse nelle spalle, dando conferma agli altri che sul serio, anche la sua vita di coppia non era certo rosa e fiori “Su, sputa il rospo Kaito!” lo intimò Shikon “A noi ci hai fatto raccontare tutto, anche tu devi dire la verità!” gli diede man forte Cesar “Ma se non vuole parlare, perchè costringerlo? Anche Lou non ha detto niente..” disse Ajar, schierandosi dalla sua parte “No, perchè Lou è stato coinvolto suo malgrado, lui invece è quello che l'ha organizzata questa cosa, ce lo deve!” lo zittì Izaya “Per me, se non vuole parlare, sono fatti suoi” anche Kunimasa si schierò dalla sua parte, ma più che altro intendeva essere totalmente neutrale in quella questione che, sinceramente, poco gli importava “Dai Kaito...” disse Mathias, sporgendosi per vederlo meglio, dato che tra loro stavano seduti Nicholas e Mukuro “...siamo curiosi, proprio come lo sei tu, e magari se ce lo dici possiamo consigliarti qualcosa, no?” lo chiese in modo dolce e comprensivo, sapendo che se tutti si limitavano a volergli cavare fuori di bocca le cose con la forza, non sarebbero andati da nessuna parte.

Kaito alle sue parole fece una smorfia “E che consiglio vuoi darmi...” mugolò, alzando gli occhi per guardare gli altri “...sapete come fare a far dire a qualcuno che vi ama?” chiese, lasciando tutti alquanto sorpresi “No, perchè se lo sapete allora ditemelo, perchè io non so proprio come fare” disse, e poi sorrise e sospirò, perchè tutti i suoi problemi erano racchiusi in quel piccolo neo del suo rapporto, davvero piccolo in confronto ai ben più grossi problemi che dovevano affrontare gli altri con i rispettivi partners.

Ciò non toglieva che per lui fosse lo scoglio più enorme e che se ne sentisse oppresso nonostante avesse imparato a fingere indifferenza, soprattutto con Ian.

 

I commensali rimasero per qualche minuto in silenzio, tutti presi a pensare a cosa consigliare al povero Kaito che li aveva messi di fronte ad un problema assolutamente particolare: non c'è modo di “costringere” qualcuno a dichiarare il proprio amore, pensavano tutti, e se poi anche ci fosse riuscito, gli sarebbe andato bene sapendo che era il risultato di una costrizione?

Dire “Ti amo” è una cosa che viene dal profondo, nemmeno dal cuore, ma da più in là, forse direttamente dall'anima, e uno lo fa solo e quando lo sente veramente: non lo puoi stabilire il momento, né controllarlo. Alcuni di loro l'avevano detto nei momenti giusti, altri in quelli totalmente meno opportuni: era venuto e basta... spontaneamente, ed era stato speciale ed unico.

Conoscendo però un po' tutti Ian, o meglio, la sua fama e la sua storia, erano d'accordo nel pensare che, un tipo come lui, anche l'avesse sentito, con tutta probabilità non l'avrebbe mai detto, e questo Kaito lo sapeva anche da solo “Non credo ci sia un modo” disse dopo un po' Mathias, decidendo di interrompere quel pesante silenzio che aveva avvolto tutti quanti “Mi dispiace, so che ci tieni ma... se non ti viene di dirlo non lo dici.” Kaito lo guardò sconsolato, perchè aveva sperato che lui, il più grande del gruppo per età, sposato e poi divorziato, avesse qualche suggerimento da dargli, e invece né lui né gli altri avevano niente di utile da dire a riguardo.

Sospirò di nuovo “Va bene, vi ringrazio comunque” disse, cercando di tirarsi su e di tornare a sorridere, perchè dopotutto era una cosa con cui ormai conviveva, anche se non proprio serenamente, ma ci aveva fatto il callo, ed era quasi convinto che prima o poi ci si sarebbe pure abituato, tanto da non sentirne più il bisogno. Forse...

 

Sembrava essere giunta la fine di quella “rimpatriata”, già che tutti avevano raccontato, chi più e chi meno, come le loro vite insieme ai partners erano evolute nel tempo, e dunque molti cominciarono a guardare l'ora e controllare i cellulari “Penso sia il caso di chiamare qualche taxi” disse Lou, componendo il numero “Quanti?” chiese agli altri, mentre la chiamata partiva “Credo 5” gli rispose Izaya, contando sulla punta delle dita, le persone che ne avevano bisogno “Noi quindi ci avviamo” disse Mathias che, alzandosi, sistemò la giacca. Fu seguito da Kunimasa e Nicholas i quali, insieme a lui e Lou, erano arrivati con mezzi propri “Io chiamo Hamir, ma credo sarà rimasto qui fuori ad aspettarmi tutto il tempo, anche se ho fatto parcheggiare la limousine ad un paio di isolati di distanza” disse Ajar alzandosi a sua volta, seguito da Kaito che, da buon “padrone di casa”, voleva salutarli tutti prima che se ne andassero “Grazie di essere venuti” disse a tutti, per poi stringere la mano ad Ajar, Kuminasa, Mathias “Grazie a te” gli sussurrò lui, sorridendogli, per poi salutare tutti come fecero gli altri due ed avviarsi all'uscita insieme a loro.

 

Nicholas si era alzato, ma era rimasto lì in piedi, con l'intenzione di non andarsene prima degli altri “I taxi arrivano in 3 minuti, sarà il caso che li aspettiate fuori” disse ancora Lou, rimettendo il cellulare in tasca “Io aspetto con voi... e lui” aggiunse, afferrando Xiao per un braccio per tirarlo su, dato che era tornato in uno stato semi-catalettico “Grazie anche a voi di aver partecipato” di nuovo Kaito salutò quelli che si alzavano per andarsene: Mukuro, che lo abbracciò così forte che quasi rischiò di strozzarlo, Cesar, che gli diede una bella stretta di mano molto salda, Izaya, Xiao che si limitò a fissarlo, Lou che gli diede un'altra occhiatina minacciosa perchè non s'azzardasse più ad assillarlo con le telefonate, e Shikon che gli diede una pacca bonaria sulla spalla, per poi seguire gli altri all'esterno del locale che rimase vuoto, ed esclusione del barista, di Kaito e... di Nicholas.

Fu quest'ultimo che Kaito guardò dubbioso “Che vuoi ancora?” gli chiese con aria un po' snervata, preoccupato che ci provasse ancora o che, peggio, volesse vendicarsi anche se non vedeva perchè avrebbe dovuto; l'altro però gli fece solo un sorriso e scosse la testa, come a far intendere che non gli serviva altro, che andava bene così, che tutto era stato perfetto, e poi gli si avvicinò per sorpassarlo ed avviarsi all'uscita, lasciandolo lì dubbioso su quel comportamento strano che aveva appena assunto.

 

Lo fissò allontanarsi, poi fermarsi e girarsi un'ultima volta, e rimase lì immobile a guardarlo, curioso “Non ti devi preoccupare..” gli disse Nicholas “Riguardo a che cosa?” chiese Kaito “..anche se non te lo dice, anche se non te lo dirà mai, ti ama. Non ci sono dubbi.” e detto quello, prima che Kaito potesse replicare, chiedergli come faceva a saperlo, farsi dare una qualsiasi spiegazione, Nicholas alzò una mano in cenno di saluto ed uscì, lasciandolo veramente solo stavolta, mentre il cellulare che aveva in tasca vibrava e squillava, avvertendolo che aveva ricevuto un nuovo sms.

 

 

Disclaimer:

 

-Il Jack Rabbit Slim è, nell'originale, un ristorante fittizio parto della mente di Quentin Tarantino che appare nel film Pulp Fiction. L'ho riportato qui perchè adoro il film, amo il nome del locale e via discorrendo, ma preciso che il locale di questa ff non ha niente a che vedere da quello che si trova nel film. Ne prende dunque il nome ma non l'aspetto.

- Il titolo della fiction Role's Eleven è volutamente ripreso dal titolo del film Ocean's Eleven.

- La Signora Okhoama, la vecchietta che all'inizio della storia vede gli 11 personaggi entrare nel locale, è un personaggio ORIGINALE di mia invenzione, creato appositamente per la fiction.

- La Signora Lodico invece, è un personaggio ORIGINALE che appartiene alla role Ian X Kaito ed è stato creato da Lle.

- A parte i miei personaggi, di cui trovate una lista ad inizio fiction, Hamir, che è personaggio secondario della Ajar X Koji, e Darrel, personaggio presente nel background di Xiao, tutti gli altri personaggi citati, appartengono ai rispettivi autori: Lle, +Kira86+, Light66.

  
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