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Autore: Fuuma    22/03/2011    2 recensioni
Una nuova mattina per New York, una nuova mattina per il duo Burke & Caffrey.
O almeno così credeva Peter che, pronto ad affrontare il solito sorrisetto sfacciato dell'ex truffatore, bussa alla porta dell'appartamento di June, completamente ignaro dell'orribile sorpresa che si cela all'interno.
[Crossover: White Collar + ?]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Neal Caffrey, Peter Burke
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Family Reunion

Serie: White Collar + ??? (Crossover)

Capitolo: 2/4

Rating: PG

Genre: General

Characters: Neal Caffrey, Peter Burke, Surprise

Pairing: PeterxNeal (pre-slash)

Conteggio Parole: 847

Note: Con questo secondo breve capitolo si scoprono anche gli altarini su chi sia questo fantomatico fratello gemello del destino XD. Prego, per le uova marce, mirare il mio avvocato *_*" *fugge*

Disclaimers: La fic prende spunto dal capitolo Lovely Brothers del fanbook 2 Miles di Sashimi.

Tutti i personaggi qui inseriti appartengono agli aventi diritto.

 

[Family Reunion]

2°Capitolo - Peter

 

Tra le mani una bottiglia di birra, sul volto un broncio irritato.

Era stata una mattina come le altre, un pomeriggio corso via tra noiose scartoffie, le lamentele di Neal a riguardo e le battute di Jones e Diana; infine era arrivata la sera e tutti a casa. A casa del truffatore, dove avevano lasciato qualcuno di troppo che Peter continuava a fissare come un cane indispettito dalla presenza di un rivale con cui dover condividere le attenzioni del proprio padrone.

Se ne stava seduto sul divano del salotto, con gli occhi piantati oltre la portafinestra del terrazzo, dove i due gemelli parlavano di cose da fratelli riuscendo, anche in questo, a sembrare sospetti di una chissà quale truffa perfettamente architettata.


 

«Andrà avanti così ancora per molto?» Borbottò l'Altro. Quello che, chiaramente -o forse non così tanto- non era Neal. Aveva già avuto modo di presentarsi all'agente dell'FBI, aveva avuto la pazienza di fargli vedere la propria pistola dalla matricola cancellata e anche il tesserino d'identificazione -uno falso, ovviamente- e dal momento in cui Peter aveva scoperto che si trattava di un'agente speciale sotto copertura della CIA, l'astio, che prima era solo intuibile, era diventato tangibile e pesante. Insopportabile.

«Credo sia il suo modo di essere... uhm... protettivo.» Azzardò Neal, con un sorriso verso l'agente e tanto di occhiolino. Peter arrossì e, per qualche lungo istante, distolse lo sguardo iniziando a borbottare tra sé.

«Io avrei detto “psicopatico”, ma non vorrei ferire i suoi sentimenti.» la giovane Spia piegò le labbra in un mezzo ghigno e, per quanto i suoi ghigni fossero simili a quelli del truffatore, avevano sempre tracce di una provocazione che non era maliziosa, quanto più intimidatoria.

«O i tuoi.» concluse, sibillino, portando la schiena contro il terrazzo per poggiarvi entrambi i gomiti sopra, mentre tra le dita agitava lentamente un bicchiere di vino rosso, di una costosa bottiglia d'annata che aveva portato in regalo al fratello.

Neal non commentò, cambiò discorso, piegandosi in avanti, con le mani al bordo e lo sguardo verso la città notturna.

«Non mi hai ancora spiegato che cosa ci fai qui.» affermò, ruotando il capo verso di lui.

«Voler passare un po' di tempo con il mio fratellino non è un buon motivo per essere qui?»

«Ti credevo morto.»

La frase arrivò dritta, come una freccia scoccata in fronte. Inaspettata, ma forse, neppure così tanto.

Passò qualche secondo di silenzio prima che il fratello riprendesse a parlare, stringendosi nelle spalle e sminuendo la propria morte apparente. Era una triste normale amministrazione.

«A dire il vero non eri l'unico.» spiegò, criptico.

«Possiamo evitare di parlare in codice per una volta tanto o devo continuare a non capirci niente?»

«Eddai fratellino, un tempo ti piaceva.» rise, portandogli la mano libera tra i capelli, scompigliandoglieli affettuosamente e avvicinandone il capo a sé, prima di notare con la coda dell'occhio lo scatto di Peter, alzatosi in piedi di colpo, con le labbra serrate in un cipiglio di impazienza e fastidio «E guarda come si agita il tuo amichetto dell'FBI. Ma che gli hai fatto?»

Neal sospirò, scrollando le spalle.

«Sono sotto la sua custodia...» confessò dopo parecchio, tirandosi in piedi e stringendo le dita intorno alla stoffa dei pantaloni, per sollevarne una gamba e mostrare la cavigliera nera in cui il led verde brillava colpevole.

«Cristo, Neal, non dirmi che è quello che penso io!»

«Dipende, stai pensando ad una cavigliera che sistema gps di rintracciamento?»

L'altro mostrò una smorfia per nulla divertita dal suo tentativo di sdrammatizzare.

«Pensavo fossi un uomo libero ormai!» sbottò «Che diavolo significa che sei sotto la sua custodia?»

«E' una... lunga storia?» tentò di chiudere il discorso, ma era ovvio che suo fratello non ne aveva alcuna intenzione ed anzi, con un gesto secco sbatté il bicchiere sul tavolino del terrazzo, abbandonandolo lì.

«Allora facciamo che questa storia si conclude qui.» Sibilò, con quel sinistro luccichio nell'occhio destro che Neal, aveva imparato, significava guai, pistole puntate alla tempia, fughe hollywoodiane, brutti ceffi vestiti in nero e “Perchè diamine un tale Agente Casey dovrebbe aver sparato a mio fratello?!”. Era così che, a grandi linee, si era immaginato la morte di suo fratello, quasi un anno prima, abbastanza perché Kate ed il suo bisogno di trovarla divenissero la propria nuova ossessione.

Lo guardò avviarsi verso la portafinestra, puntando dritto verso Peter che lo guardava di rimando con i muscoli del volto contratti e le dita pericolosamente vicine alla fondina.

«Ehi! Ma che... non ti metterai a sparare in casa mia?» Lo richiamò «Bryce, torna qui!»

Ma Bryce, Bryce Larkin, era già rientrato in salotto e si era già piazzato di fronte all'uomo, facendogli cenno di uscire a fare una sua passeggiata.

«Io e te?» indagò diffidente l'agente dell'FBI.

«E' quello che ho detto.» soffiò la spia, indicandogli la porta «Prego, dopo di lei, Agente Burke.»

Neal non ci provò nemmeno a fermarli, portò soltanto la mano alla fronte, scuotendo il capo. Aveva dimenticato quanto suo fratello fosse bravo a non ascoltarlo e fare solo ciò che voleva. Stupidi vizi di famiglia...

«Sarà una lunga nottata...»

 

.2° CAPITOLO - END.

   
 
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