Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: UlquiorraSegundaEtapa    22/03/2011    2 recensioni
Ed ecco il mio personale riadattamento di Percy Jackson, con vari spunti presi da God of War.
Kaito Deadend, un ragazzo di 15 anni, si vede stravolta la sua vita nel momento in cui la sua supplente si trasforma in una Furia davanti ai suoi occhi. Kaito non è un umano, bensì un semidio figlio di uno dei Tre Pezzi Grossi dell'Olimpo:ma la questione non è solo questa. La Folgore Olimpica, custodita nell'arma più forte dell'universo, è stata rubata:ciò potrebbe portare a un conflitto divino che sconvolgerebbe il mondo intero. Poichè gli dei esistono, e sono a New York, più vivi e litigiosi che mai. Kaito così giunge al Campo Mezzosangue, dove conoscerà gli altri semidei, e dove si troverà coinvolto in una situazione senza precedenti:è la prima volta che tutti i figli dei Tre giungono al campo. Dovranno essere loro, insieme ad un ristretto gruppo di semidei, ad andare a caccia della Folgore, e riportarla entro un mese al Divino Padre, per evitare che Kaito sia punito per un crimine non commesso. Ma soprattutto, per evitare un evento destinato a porre fine al glorioso regno degli Olimpici:il risveglio dei Titani, comandati da Crono, padre di Zeus.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Cross-over, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PROLOGO:LA MIA AVVENTURA COMINCIA CON UNA GITA

 

 

 

Salve a tutti coloro che mi accompagneranno in questa avventura. Io sono Kaito, figlio di Miranda Wesler e...be scoprirete più tardi chi è mio padre.

Sono sempre stato un ragazzo diverso dagli altri:a volte non vedo bene, sembra che le parole mi si confondano e le lettere assumino forme diverse, vedo cose strane e mi sembra di sentire delle voci, bla, bla, bla...

Insomma, cose che capitano a tutti i ragazzi:io non direi. Fortunatamente, sono riuscito a trovare la causa di questi strani avvenimenti, ed è proprio su questo che si snoda la mia storia. Credete di sapere tutto sulla mitologia greca e sulle sue divinità?

Finite di leggere e vi ricrederete.

 

***

La nuova arrivata, e da quel che potei giudicare era una donna circa sulla quarantina d'anni,afferrò un gesso e scrisse con velocità immane il suo nome sulla lavagna.

-Io sono Megara Hundein, buongiorno ragazzi! -esclamò, e lanciò il gessetto nel contenitore. Era una donna di media statura, i capelli castani tenuti fermi da un nastro nero dietro alla nuca, due occhi verdi che sembravano quelli di un serpente e vestiti beige che...be, insomma avete capito il tipo:classica professoressa maniaca della precisione e dello studio.

Detto in poche, concise parole, non la persona che mi stesse più simpatica. La prof. se ne stava lì a fissarci, immobile, solo i suoi orrendi occhi si muovevano per tutta la classe, scrutandoci uno ad uno:sembrava soffermarsi particolarmente su di me.

Forse le nostre borse a tracolla e marsupi vari non le avevano fatto una buona impressione:ma il fatto era che quel giorno, essendo l'ultimo beneamato giorno di scuola, era in programma una visita al museo di storia e mitologia greca, organizzata con la nostra insegnante di greco e il nostro professore di storia, il professor. Brunner.

Solo che, quel giorno, al posto della nostra insegnante ci ritrovammo quella tipa. -Bene ragazzi-si decise finalmente a parlare. -So che oggi era stata programmata una gita al museo di storia greca:la vostra insegnante si è ammalata, e mi ha chiesto di sostituirla.

Ma non disperate:avete la sfortuna di avere gia i vostri zaini, e quei sorrisi da ebete che avete stampati su quelle vostre faccie mi obbligano a portarvi. E poi, il professor. Brunner è un bocconcino così tenero-disse acida.

Che donna incredibile:orribile era un complimento per lei. Si era rivolta a noi-maschi e femmine indistintamente-in un tono così maleducato che avrei avuto voglia di lanciarle il mio marsupio:ma se l'avessi fatto sarei stato espluso, di nuovo.

I miei compagni dimenticarono la cosa lanciando urla di approvazione, ma l'insegnate ci richiamò al silenzio. -Bene, prendete tutte le vostre cose, ed evitate di lasciare oggetti:non farete ritorno in questa classe fino a settembre.

Siete pregati di formare una fila composta. E ora andiamo.

La prospettiva di lasciare quell'aula non mi dispiaceva affatto:finalmente iniziavano i miei tre mesi preferiti. Niente più obbligo di svergliarmi presto la mattina, di andare a scuola o di fare i compiti. Solo sole, mare e divertimento.

Però la prof. continuava a darmi una strana sensazione:camminava in testa al nostro gruppo, che in quel momento stava lasciando l'istituto, ma ogni tanto, mi pareva che si girasse verso di me, e mi lanciasse certe occhiatacce che avrebbero fatto gelare il sangue nelle vene persino a una vedova nera.

Gelide occhiate che mi portarono a interrogare me stesso su cosa diamine potevo averle fatto di male:e dire che la conoscevo solo da pochi minuti. Ma avevo gia capito che non era un gran che di persona:il suo nome, Megara, l oavevo gia sentito, sol oche in quel momento non riuscivo a ricordarmi dove.

Ma mi ricordavo che apparteneva alla mitologia greca, e ritenevo che non fosse un caso che un'insegnante con un simile nome fosse venuta da noi proprio il giorno della visita. Comunque abbandonai in fretta il pensiero, e pensai a divertirmi:mi sarebbe venuto in mente più tardi, e poi, eravamo arrivati.

Il professor. Brunner. ci salutò con la mano:era un uomo abbastanza anziano, con capelli castani, occhi scuri e una barba abbastanza folta che gli copriva il mento. Si muoveva sulla sedia a rotelle, ma non aveva mai voluto dirci che tipo d'incidente aveva avuto:in fondo però, m isembra giusto che ognuno si faccia i propri affari, e io per primo non sono il tipo che va a ficcanasare nelle faccende altrui.

Una mia compagna di classe, Anne, mi afferò per un braccio e mi disse:-Kaito, ma non ti sembra che la prof ci stia osservando fin da quando siamo usciti.

Più che dirmelo, me lo sussurrò:forse anche lei aveva paura che quella vipera dalle umane sembianze potesse ascoltarci. -Chissà perchè, Anne, mi ha fatto la stessa impressione-le risposi io, ma mi voltai appena in tempo che il professor. Bunner ci rivolse la parola:era l'insegnante più cordiale dell'istituto.

-Buongiorno, ragazzi:in quest'ultima giornata di studio, come gia ben sapete, visiteremo il museo di storia e mitologia greca. Vorrei che prendeste appunti, e che prestaste molta attenzione alle immagini e a tutto ciò che troverete qui dentro.

Bene, direi che possiamo andare. -disse il professore, e si girò, mentre tutti noi lo seguimmo all'interno della struttura, ma io sempre con la consapevolezza di due occhi gelidi che mi fissavano:quanto odiavo quella supplente!

***

Poche ore prima, New York, Empire State Building, ore 24:00

In quell'afosa serata estiva, scoccò la mezzanotte anche a New York, dove la gente, presa dall'insopportabile caluria, si rilassava sulle panchine di Central Park, o si riversava per le strade fra le vetrine dei negozi.

In mezzo a quel caos di luci e suoni, l'Empire State Building si ergeva, imponente sentinella, sopra i grattacieli. Vicino ad esso, le luci di Ground Zero, luogo della memoria, puntavano verso il cielo.

Tutt'a un tratto, ci fu una folata d'aria più calda:proprio davanti all'Empire, la strada si squarciò, rivelando una voragine ardente di fiamme, dalla quale provenivano grida inumane. Le auto frenarono appena prima di caderci dentro, gli uomini e le donne scapparono spaventati o restarono a distanza di sicurezza.

Dal buco, sotto gli occhi di tutti, sbucò un uomo:elegante, ben curato, con un look alla Mike Jaggers, capelli neri, vestito con uno smoking di colore scuro, pantaloni e scarpe del medesimo colore e un bastone da passeggio in legno di mogano.

Come se sbucare fuori da un gayser fiammeggiante fosse la cosa più normale del mondo, l'uomo si avviò tranquillamente verso l'edificio, mentre la strada si richiudeva alle sue spalle. Entrò e prese l'ascensore per il tetto:quando fu arrivato, la calda folata lo investì in pieno viso.

Sbuffò, poi s'incamminò sul tetto, il bastone che picchiettava il terreno. C'era un uomo, vestito come lui ma con i capleli biondi, che osservava la tentacolare città sotto di lui con le mani appoggiate alla ringhiera.

-Zeus-disse tranquillamente il nuovo arrivato. Quello si volto, e ammiccò un sorriso.

-Ade.

-E' bello rivederti fratello, ma che è successo a Poseidone-chiese Ade, e indicò un uomo lala sua destra, vestito da pescatore, che russava con il volto appoggiato a un tridente.

-Oh, nulla di che:Dioniso ci ha invitati a bere qualcosa da lui. E tu sai che effetto fa il vino a Poseidone-spiegò Zeus. Ade annuì, po sussultò per un istante.

-Aspetta, Dioniso? Siete stati al Campo? -chiese. Zeus annuì.

-Si, ed in parte è anche per questo che ti ho invitato.

Ade non capiva l'urgenza di quella convocazione. -Se me lo avessi detto, avrei portato un ottimo cognac infernale, o magari qualche piatto cucinato da mia moglie...-disse, ma il fratello lo interruppe con un gesto della mano.

-Lascia perdere, Ade:non è una riunione di piacere questa, a mio malgrado. -disse Zeus con una punta di amarezza. Ade si rabbuiò, fatto non alquanto singolare per il Signore degli Inferi.

Il fratello gli fece cenno con un dito:-Avvicinati, e dimmi cosa vedi?

Zeus non ebbe bisogno di specificare il luogo, Ade sapeva gia dove guardare:alzò gli occhi al cielo, il regno di suo fratello, e vide che perfino in quella calda serata, nere nubi oscuravano le stelle.

-E' in arrivo un temporale, il tuo fenomeno atmosferico preferito fratello-gli rispose Ade. Zeus annuì, serio.

-Ma senza fulmini-aggiunse malinconico. Ade sgranò gli occhi, si girò verso il fratello, e capì:capì che ciò che era successo era un crimine più grave di qualunque altro, capì che se il cielo non risplendeva nuovamente di fulmini, voleva dire che i due mondi erano condannati.

-Vuoi dire che la Folgore è stata rubata?! -chiese Ade gridando. Zeus non rispose subito. -Non è tanto la Folgore il problema, ma l'arma in cui era rinchiusa. Per questo ti ho convocato qui-disse. Riusciva a nascondere la sua preoccupazione in maniera quasi perfetta.

Si, Ade la ricordava:ricordava l'arma in cui era custodita. La Folgore Olimpica è l'arma più potente dell'Universo. Poi però Ade ripensò alle parole del fratello:-Aspetta un attimo, mi hai detto che mi hai convocato per la Folgore, per il furto, ma non hai mai accennato a un mio aiuto:non mi starai forse accusando di averla rubata?

Zeus non rispose, gli occhi bassi sulla città. Ade esplose:-Oh, andiamo Zeus, è assurdo:non puoi accusarmi di aver rubato l'arma che pose fine alla guerra contro i Titani! E poi io che vantaggio ci avrei guadagnato rubandoti l'arma:si, va bene, ammetto che tu e l'Olimpo mi stavate sulle scatole, tempo addietro, ma ora è tutto passato!

Certo però che anche tu, a farti rubare l'arma così, su due piedi...-e battè un pugno sul corrimano per far calare la tensione. Il re dell'Olimpo rimaneva impassibile.

-E poi...-aggiunse Ade. -...anche se avessi voluto rubartela, non avrei potuto:agli dei è proibito rubarsi a vicenda i poteri. Credo che l'onnipotenza ti abbia dato alla testa, fratello:rubarci i poteri? Pf, a noi è proibito! -commentò.

-Ma non ai nostri figli-rispose Zeus con tono fermo, sicuro e deciso.

-Se ti azzardi a toccare mio figlio, Zeus! -urlò Ade, puntandogli alla gola il bastone da passeggio. -Ti giuro che affronterai la più dura battaglia della tua vita.

Zeus restava perfettamente calmo, consapevole della veridicità delle sue parole. Non appena aveva sentito nominare il nome-anche se indiretto-di suo figlio, Ade era esploso:non poteva sopportare che gli venisse fatto del male.

Il re degli dei, alquanto scocciato, abbassò con un gesto della mano il bastone di Ade, poi lo superò e si diresse verso l'ascensore. Un attimo prima di entrarvi, si bloccò, voltò la testa verso il fratello e disse:-Tuo figlio ha un mese di tempo per restituirmi la Folgore. Altrimenti sarà guerra. -ed entrò nell'ascensore, scomparendo in una colonna di luce per fare ritorno sull'Olimpo. Ade imprecò a denti stretti:-Non prendertela, Ade. -fece in quel momento una voce alle sue spalle.

Poseidone, dio dei mari, si era svegliato. -Ti sei preso una bella sbornia, eh? -ironizzò Ade. L'altro rise:-Lascia perdere:Dioniso è soltanto un ubriacone. Non pensa ad altro che non sia bere, mangiare o dormire.

Ade era comunque giu di morale. -Non prendertela, fratello:lo so che non è stato tuo figlio. Zeus ha preso un granchio-lo rassicurò Poseidone.

-Sono anni che non vedo mio figlio:e ora dovrei credere che sia un ladro! -esclamò Ade. -Tranquillo:se tuo figlio è innocente, allora sono sicuro che riuscirà a dimostrarlo, e ritroverà la Folgore-disse il fratello.

-Il problema è che lui non sa ancora di essere ciò che è. E non avrei mai voluto che lo capisse.

-Non so, Ade:forse lo ha gia capito, forse è ignaro di tutto. Nessuno può dirlo. La stessa cosa vale per me:sono ormai dieci anni che non vedo mia figlia, e mi manca terribilmente. -affermò il dio dei cavalli.

-Livia è diventata una bella ragazza:sei fortunato, fratello. l'ho vista, dagli Inferi. Ha i tuoi stessi occhi. -disse Ade. Poseidone sorrise:-Be, ti ringrazio della notizia, fratello. Purtroppo, è ora di andare:mi auguro che tuo figlio riesca ad evitare una guerra.

E detto questo fece ritorno anche lui sull'Olimpo. Ade, rimasto nuovamente solo, come milleni addietro, sul tetto dell'edificio, sospirò:-Figlio mio, abbi cura di te-disse in un soffio, prima di scomparire in una vampata e fare ritorno agli inferi.

***

E qui si conclude il prologo della mia storia. Megara non è un nome molto comune, e se qui c'è qualcuno di buona memoria, si ricorderà sicuramente dove compare nella mitologia epica. Oltrettutto, un dialogo tra i tre principali dei dell'Olimpo svolto sulla cima dell'Empire non è cosa da tutti i giorni.

Fra poco vi sarà chiara ogni cosa. A presto!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: UlquiorraSegundaEtapa