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Autore: Lizzie_Siddal    26/03/2011    9 recensioni
[Resident Evil - Extinction]
Quel fuoco è un'abitudine necessaria.
Una di quelle cose assieme a piegare i vestiti, sistemare e pulire le armi fino a renderle lucide, sgranchirsi i muscoli la mattina, di cui non ha bisogno realmente se non per ricordare a se stessa di essere stata umana, una volta.
Anche se per la maggior parte del tempo, Alice non si sente neppure viva.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: This fire burns, always
Fandom: Resident Evil – Extinction
Personaggi/Pairing(s): Alice, Carlos/Alice
Genere: Introspettivo, Angst
Avvertimenti: flashfic, het, movieverse
Conteggio parole: 680 (fdp)
Challenge/Prompt: scritta per il team fucking!Angels del COW-T @maridichallenge, missione#2 della V settimana (prompt angst)
Credits: titolo gentilmente zigato ai Killswitch Engage.
Note iniziali: È striminzita e orribile, lo so, ed è il mio primo tentativo su questo fandom. Ma adoro i film – per quanto siano trash – e, non so per quale motivo, sul prompt angst, mi si è flashata subito Alice nel deserto. Ho dovuto scriverla. Comunque, spero di non averla resa troppo OOC, con il pensiero finale per Carlos. Ma...bè, sono canon e lei è così puccina e sorridente, con lui.
*piange sui suoi doom!pairings che vengono sempre stroncati*




This fire burns, always



Il fuoco sta per spegnersi.


Alice si riscuote dal fissarne le braci rosse e si alza per attizzarlo con qualche altro ramo secco.
Non che le serva davvero, tenerlo acceso.
È notte fonda, in quel deserto sperduto che, forse, qualche mese prima era una distesa rigogliosa di erba e piante, ma Alice può vedere anche senza luce.
Sa percepire all'istante il pericolo, quando loro sono vicini.
Non con la vista, non con l'udito, ma semplicemente se lo sente sulla pelle, nelle vene.
Uno dei vantaggi di essere stata infettata dal virus T, con tanti ringraziamenti alla Umbrella Corporation.
Ad Alice sfugge un ghigno che non ha nulla di allegro, è solo un taglio inquietante e spezzato lungo il viso.


Alimentato da nuova legna, il falò lentamente riprende a bruciare più alto, ma non scalda il corpo della donna.
Non sul serio.
Quando il vento, la pioggia, il sole o l'umidità le sferzano la pelle, il suo corpo reagisce di conseguenza, con brividi o sudore, ma assorbe la sensazione, come se la divorasse, e Alice non sente nulla.
Allora, a cosa serve ostinarsi ad accendere le fiamme ogni sera, non appena il sole tramonta?
Apparentemente non ha senso.
Sempre se ci sia rimasto ancora qualcosa che ne abbia, nel mondo.
Ma Alice ha sempre avuto una mente razionale, perfino prima, perciò la risposta la sa benissimo.
Quel fuoco è un'abitudine necessaria.
Una di quelle cose assieme a piegare i vestiti, sistemare e pulire le armi fino a renderle lucide, sgranchirsi i muscoli la mattina, di cui non ha bisogno realmente se non per ricordare a se stessa di essere stata umana, una volta.
Anche se per la maggior parte del tempo, Alice non si sente neppure viva.


Vorrebbe poter dormire, ogni tanto.
Oh, non ha qualche pretesa particolare, riguardo alla comodità di un giaciglio o alla durata del riposo. Le piacerebbe solo poterlo fare e basta.
Andrebbe bene tutto, anche semplicemente addormentarsi per pochi minuti e cadere in un incubo meno reale di quello in cui già si trova.
Le farebbe capire che può farne ancora, che anche a lei è concesso qualcosa di normale.
Ma ogni volta che chiude gli occhi e il suo corpo dorme, Alice è sveglia.
Un attacco o un contatto con il satellite dell'Umbrella – è nel suo DNA recepirlo all'istante.
All'erta, cosciente, pronta a scattare, combattere e fuggire di nuovo.
Alice è così sempre.
Ogni giorno uccide, taglia e squarta quegli esseri per cui e in cui la razza umana s'è estinta, e il sangue le zampilla addosso da teste aperte o mozzate.
Ogni giorno cerca e abbatte corpi marci e lacerati che si trascinano lenti verso di lei, con il loro puzzo di carne in putrefazione, le facce e i vestiti a brandelli.
Lo fa con precisione violenta, colpi netti e calibrati di armi bianche – non è il caso di sprecare proiettili se non è davvero necessario – e facendolo si ostina a cercare di provare qualcosa.
Qualunque cosa.
Non serve.
Alice non prova niente, nemmeno paura – e dire dire che ha rischiato di morire ben più di una volta.
Come il freddo, come il caldo, come i sogni, è un pezzo di sé che le manca.
E anche quello, come il resto, è solo un atto meccanico di chi cerca di dare un senso al nulla che lo circonda.
Ripetuto, sempre uguale.


Quando finirà?
Alice non saprebbe dirlo.
Deve ancora trovare un modo per sottrarsi al controllo del satellite e fermare la Umbrella – così da poter poi riunirsi ai propri compagni, che ha abbandonato per proteggere.
Claire, L.J. , Carlos.
Involontariamente, Alice indugia di più su quest'ultimo, e per la prima volta dopo giorni, sente una cosa tiepida e umana invaderle il petto – lì dove non credeva ci fosse movimento, né spazio per un qualsivoglia tipo di calore.
Carlos.
La verità è che, più di tutto, più di tutte le cose che ha perso della propria umanità, le manca lui, che fin dall'inizio l'ha fatta sentire una persona e mai il mostro che è.
Alice si stringe più forte che può a quel pensiero, per non impazzire, per non arrendersi, per sentire, per aggrapparsi alla speranza debole, ma esistente, che un giorno quell'apocalisse finirà sul serio e loro, i pochi superstiti, potranno ricominciare a respirare per davvero.


Il fuoco brucia ancora.

   
 
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