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Autore: visbs88    31/03/2011    6 recensioni
Continuo di "Fever".
Jakotsu sta ancora male, Bankotsu ha passato la notte da lui per accudirlo. Il loro risveglio sarà molto diverso dal solito.
Scritta per l'iniziativa "Un prompt al giorno", prompt "Unico".
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Bankotsu/Jakotsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Bankotsu x Jakotsu'
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Bankotsu si svegliò senza un motivo preciso, quella mattina. Inizialmente si domandò del perché avesse indosso un pigiama diverso dal proprio, perché si trovasse in un letto matrimoniale e soprattutto chi fosse la persona con lui. Quindi, la sua mente si rischiarò di colpo, facendogli ricordare tutto ciò che era avvenuto il giorno prima e quella notte.
Era rimasto a casa di Jakotsu, anche per dormire. Il ragazzo castano stava davvero male.
Dopo una prima parentesi di pace, nella quale la febbre era scesa e si erano divertiti a provare a scrivere qualcosa insieme, l’influenza aveva di nuovo preso il sopravvento. Jakotsu era a stento riuscito a mangiare un pezzo di mela, e poi aveva chiesto disperatamente di tornare a letto. Bankotsu non aveva avuto il cuore di lasciarlo solo in uno stato del genere, e così aveva deciso di rimanere con lui. Aveva dovuto addirittura aiutarlo a mettersi il pigiama, tanto i giramenti di testa del padrone di casa erano violenti. Erano passate ben due ore prima che riuscissero ad addormentarsi, nelle quali Jakotsu aveva continuato a girarsi e rigirarsi, lamentandosi, senza che Bankotsu potesse fare altro che accarezzarlo e cercare di calmarlo. Non poteva imbottirlo di medicine, specialmente finché mangiava così poco. Alle tre di notte il ragazzo con la treccia era stato svegliato da un tonfo. Jakotsu aveva provato a raggiungere il bagno cadendo per terra, in preda a una nausea fortissima. Così, Bankotsu aveva pure dovuto guardarlo vomitare quel microscopico pezzo di mela e acqua, tenendogli i capelli. L’aveva riportato a letto, e finalmente si erano riaddormentati abbastanza calmi.
Ora che si era svegliato di nuovo, il ragazzo dagli occhi blu rimase immobile. Jakotsu dormiva ancora, accoccolato sul suo petto, il volto tranquillo. Non voleva disturbarlo, che almeno stesse in pace il più possibile. Si mise ad osservarlo con attenzione, anche se ormai conosceva ogni particolare di lui. Eppure, sembrava sempre ci fosse qualcosa di nuovo. La sua pelle bianca, così morbida e vellutata, le sue labbra sottili lievemente dischiuse in un’espressione beata e tenera. I lunghi capelli castani erano sciolti, e Bankotsu poté notare i riccioli che Jakotsu odiava e che tentava di lisciare pettinandoli con furia ma che a lui piacevano tanto. Le mani piuttosto piccole, dalle dita sottili, appoggiate sul suo petto come in un’involontaria carezza. Era difficile che si svegliasse con Jakotsu senza che fossero entrambi nudi e reduci da una nottata di fuoco, ma quando invece succedeva si sentiva sempre invaso da una dolcezza infinita, dalla voglia di coccolare il fidanzato trasmettendogli tutto il proprio amore.
Si mosse appena, sporgendosi a guardare l’ora sulla sveglia di Jakotsu. Erano le nove, un’ora buona per alzarsi, ma non ne aveva voglia. Si risistemò, ma lo fece in modo un po’ troppo brusco.
Con un mugolio assonnato, il ragazzo castano aprì gli occhi neri, sbatté un paio di volte le palpebre, quindi alzò lo sguardo. Bankotsu notò che era molto meno lucido della sera prima.
- Bankotsu – mormorò Jakotsu, prima di appoggiare di nuovo il volto sul petto del fidanzato – Bankotsu…
- Ehi, amore. Piccolo, come stai? – sussurrò il ragazzo con la treccia con tutta la dolcezza di cui era capace.
- Bankotsu – rispose mugolando il ragazzo castano – Bankotsu. Ti amo…
- Sì, ti amo anch’io – mormorò l’altro, stringendolo forte.
- Ho tanto mal di testa…
- Shh, dormi ancora, se vuoi – bisbigliò piano Bankotsu, accarezzandogli i capelli morbidi.
- Chi ha detto che voglio dormire? – borbottò Jakotsu, e l’altro rimase abbastanza stupito nel risentire finalmente una nota un po’ ironica nella sua voce. Il ragazzo castano alzò gli occhi, guardandolo con aria assonnata ma piuttosto tranquilla.
- Ho mal di testa, ma mi sento benino. Non ho nausea, né malessere generale.
- Quindi stai un po’ meglio, amore?
- Sì, abbastanza…
- Vuoi misurare la febbre?
- E’ meglio.
Bankotsu si sollevò e si sporse per prendere il termometro, lo accese e aiutò il fidanzato a infilarlo sotto il braccio. Si allontanò un po’ da lui, non voleva influire sul giudizio dello strumento, che non tardò molto a trillare.
- 37 e mezzo, sono due linee – mormorò Jakotsu.
- E’ scesa, per fortuna – disse Bankotsu, accarezzandogli una guancia.
- Già. Amore…
- Dimmi, piccolo.
- Grazie.
Il giovane dai capelli castani sussurrò quella parola con una tenerezza che mai l’altro avrebbe creduto che possedesse. Dov’era finito quel Jakotsu spregiudicato, beffardo, ironico, pervertito di tutti i giorni? La febbre stava avendo proprio effetti strani. Non che il ragazzo dagli occhi neri non fosse mai dolce, ma mai lo era stato così tanto.
- Bankotsu… grazie davvero. Ti amo, ti amo tantissimo.
- Jakotsu… anche io.
- Baciami.
Il ragazzo con la treccia obbedì, sfiorando con delicatezza le labbra dell’altro con le proprie, quasi avesse paura di fargli del male, e sorrise quando sentì la lingua di Jakotsu entrare insolitamente timida dentro la sua bocca, muoversi piano.
- Bankotsu. Sai, hai un nome bellissimo.
- Grazie. Anche il tuo è bello, Jakotsu. Sono simili.
- Già. Destino, credo.
- Sì.
Il moro si sentì quasi a disagio quando gli occhi dell’altro si puntarono decisi su quelli blu del ragazzo.
- Bankotsu. Sei unico, sai? So che è stupido, ma stanotte sono stato talmente male che mi è venuta paura di morire.
- Jakotsu, non dire mai più una cosa del genere! – lo rimproverò l’altro, colpito.
- Lo so, lo so, è solo febbre. Ma stavo delirando, non so se hai notato.
- Sì, amore, ma…
- Niente ma – lo interruppe Jakotsu, riprendendo un po’ della sua solita decisione – Sai perché soprattutto ero terrorizzato?
- No.
- Perché ci sono tante cose che devo dirti e avevo paura di non poterlo fare.
- Jakotsu, tesoro, non è successo nulla…
- Lo so, ti ho detto. Ma… sai, ti amo tantissimo. Sei bellissimo, ma questo c’entra poco. È la cosa che prima salta all’occhio, che mi ha affascinato. Sei splendido. Ma… sei di più.
I volti dei due erano incredibilmente vicini, i loro fiati si mescolavano. Bankotsu ascoltava l’altro parlare senza muoversi.
- Sei unico. Sono certo che qualsiasi altro fidanzato avessi potuto avere in questi giorni non sarebbe di certo qui con me. Mi avrebbe fatto una telefonata del tipo “Ciao Jako come stai? Ok spero tu guarisca” e tanti saluti. Tu sei qui.
- Sì,  perché ti amo, tesoro…
- Sei dolcissimo, sei un amore di ragazzo. Mi prendi sempre in giro, ma sei così tenero e rassicurante che mi fai battere sempre forte il cuore. Ti amo. Sai, a volte ho tanta paura che tu non capisca.
- Cosa non dovrei capire?
- Che tu per me sei molto di più di un bel ragazzo da portare a letto.
- Ma certo, Jakotsu…
- Ho paura che tu pensi che io ti sfrutti solo perché mi piace fare l’amore con te, e che mi diverta a fare il pervertito solo perché lo sono di natura, ma non è vero, lo sapevi?
- Sì, certo, amore…
- Non nego che il sesso mi piaccia e che voglio essere eccitato quando lo faccio, ma voglio anche invogliarti a entrare dentro di me, perché ti ho già detto che vorrei non staccarmi mai da te. E quando facciamo l’amore siamo un corpo solo, e sento di amarti sempre di più.
Jakotsu non gli aveva mai parlato con quel tono, mai con tanta serietà e convinzione. La febbre doveva aver scatenato qualcosa dentro di lui.
- Sei unico, sei il mio Bankotsu, vero? E anche se sei pigro, a volte infantile, ti vergogni di me e sei bisessuale non me ne importa.
- Sono questi i miei difetti?
- Sì.
- Non mi vergogno di te.
- Sì invece. Credi che non me ne accorga, di come esiti a darmi la mano quando siamo fuori? Come qualche giorno fa al parco. Ti vergogni di dire che sei gay e ti imbarazzo perché io invece ne sono fiero.
- E’ vero, ma sono felice di averti accanto. Ti prometto che la smetterò di essere così, se ciò ti dispiace.
- Visto? Sei unico, Bankotsu.
- Anche tu sei unico, Jakotsu.
- Dimmi cosa pensi di me.
- Penso… che ti amo. E che non mi dispiace affatto il tuo modo di essere così audace. Che anche se mi sento in imbarazzo all’inizio non vorrei mai e poi mai che smettessi di esserlo, e ammetto che i tuoi giochi erotici e tutto il resto mi piacciono, ma sono troppo timido per farli io stesso, così ti lascio il lavoro sporco e godo. Quindi, metti pure approfittatore fra i miei difetti.
- Davvero ti piace come mi comporto?
- Sì. Anche essere legato mi è piaciuto, un po’ troppo umiliante, ma mi è piaciuto.
- Ti amo.
Si baciarono ancora.
- Stai con me oggi, vero?
- Certo. Non potrei lasciarti solo così.
- Non sei obbligato.
- Invece sì, è un obbligo che mi pongo io da solo.
- Mi piace, questo obbligo.
- Anche a me.
Bankotsu strinse forte il fidanzato. L’influenza aveva portato qualcosa di positivo, mai aveva avuto un discorso simile con Jakotsu. Tuttavia, dentro di sé rivoleva indietro il vero Jakotsu, quello accattivante e ironico di tutti i giorni. Quella parentesi era stata piacevole, ma amava il suo Jakotsu, con tutti i suoi imbarazzanti difetti.

 
Ciao ragazze, premetto: periodo assolutamente merdoso per quanto riguarda la scrittura, domani sono pure in gita e non so se riuscirò a scrivere -.- questa shot non è un granché e non è divertente, ma è un po’ più dolce e profonda. Credo. Ho reso Jakotsu similissimo a me, anche io quando prendo la febbre sono in quelle condizioni, arrivo a vomitare acqua perché non ho niente nello stomaco -.- ma non ho un Bankotsu da cui farmi coccolare…
Mi scuso tantissimo, so di non aver ancora risposto alle recensioni per “Fever”, ma intanto ringrazio moltissimo eien91yurei, Alys93, Hana Angel e Matiux per aver commentato, la seconda per aver preferito e iron_misi per averla messa nelle seguite. Mi scuso ancora, anche perché sono in ritardassimo con recensioni e anche scrittura, ma temo domani e oggi che non mi sentirete molto…
Scusatemi ancora tantissimo!
Visbs88
P.S.: il prompt di oggi era per l’appunto “Unico”, ma stavolta l’ho usato seriamente, tant’è che Jakotsu manco ha nominato il pronto. Perdonate la scarsissima allegria, ma sono morta.
   
 
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