Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Liy    03/04/2011    7 recensioni
“Puoi salvarmi dalla mia stupidità... prima che io venga ingannata da Kyuubey?”
[Spoiler ep10]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Blind
Personaggi: Madoka, Homura.
Pairing: none.
Rating: Verde,
Genere: Angst, introspettivo.
Avvertimenti: One-shot.

Note: Fanfic nata perché ho un mucchio di roba da fare, volevo iniziare a scrivere qualcosa su Madoka Magica, etc, etc... non è NULLA di originale, è solo una scena dell'anime che ho voluto scrivere da un punto di vista introspettivo - quello di Madoka, in questo caso. Quindi bah : D

Disclaimer: Quelle povere disgraziate e quel bel pezzo di gnocco di Kyuubey non mi appartengono!




Blind

 

Le gocce di pioggia erano fredde contro il suo viso, solcavano la pelle lasciando dietro di loro una scia e si nascondevano velocemente dentro i tagli che aveva in volto, prima che potessero cadere ed infrangersi contro la superficie dell'acqua in cui lei e Homura erano immerse.

C'era silenzio per la prima volta dopo quella notte e nell'aria sembrava si stesse propagando una falsa quiete che, Madoka lo sapeva, non sarebbe durata poi molto.

Perché avevano lottato invano.

Perché anche se avevano sconfitto la Notte di Walpurgis, erano comunque rimaste loro due.

Ed erano entrambe stremate, come le loro Soul Gem – ormai corrotte ed impure, che presto sarebbero diventate Grief Seed e le avrebbero trascinate in un oblio, risucchiate per sempre in un mondo in cui avrebbero saputo solo provocare dolore. Streghe per sempre, finché non fosse arrivata un'altra Ragazza Magica più potente di loro e le avrebbe sconfitte... e poi si sarebbe ripetuto tutto. Il serpente avrebbe continuato a mordersi la coda fintantoché avesse avuto la testa per poterlo fare. Per fermare quell'infinita catena di dolore e sofferenza che aveva – ed avrebbe – portato solo molte lacrime e distruzione, avrebbero dovuto sradicare il problema alla radice – recidere la testa di quel serpente velenoso che le aveva spinte a stringere il fatidico contratto senza esplicitare cosa esso comportasse.

Erano state sciocche, ingannate dalla promessa di poter ottenere un desiderio se fossero diventate Ragazze Magiche e avessero combattuto contro le streghe, per salvare il mondo, e fidandosi ciecamente, senza porre alcuna domanda. Avrebbero dovuto contemplare quell'opzione, invece di prenderla al volo e senza mezzi termini.

Ed ora, in cuor suo, Madoka sapeva che era solo colpa sua se era finita così.

Era colpa sua per esser stata così sciocca e così cieca.

Non era colpa di Kyuubey. Non le aveva mai costrette a stringere quel contratto.

La colpa era solo loro...

Eppure, mentre osservava le nuvole far spazio ad uno spento raggio di sole, non poté far altro che essere arrabbiata con quell'essere che aveva promesso loro d'avverare quei desideri che, alla fine di tutto, s'erano solo rivoltati contro chi li aveva espressi. O forse erano state loro stesse a far in modo che essi smettessero di renderle felici; forse, alla fine dei conti, la colpa di tutto era solo loro.

E poi, si voltò verso Homura, guardandola negli occhi e parlandole debolmente.

“Quindi questa è... la nostra fine?”, tono pacato, la voce un sussurro.

L'altra le sorrise, fissandola attraverso quegli occhiali ormai rotti e sporchi. Era ferita anche lei.

Avevano combattuto entrambe fino a rimanere senza forze.

“I Grief Seed...”, iniziò Homura, la speranza negli occhi, e Madoka tornò a guardare il cielo, scuotendo la testa.

Voleva salvarla, e lei non le avrebbe permesso di farlo se avesse saputo che, in realtà, ne conservava ancora uno solo.

“Giusto... Quindi che ne dici di diventare dei mostri... e di distruggere questo mondo?”, la ragazza iniziò a singhiozzare sommessamente, il petto che si alzava appena mentre quel fiume di parole le usciva a fatica dalle labbra, “In modo tale che... non rimanga nulla... di brutto o di triste. Distruggere, distruggere, distruggere ogni cosa. Non andrebbe bene comunque?”

E in quel momento Madoka prese l'ultimo Grief Seed che le era rimasto e, sorridendo, lo avvicinò alla Soul Gem della compagna, tenendolo ben stretto per non farselo sfuggire.

Homura se ne accorse subito, e la guardò stupita, spalancando gli occhi quando Madoka le mostrò un altro sorriso, ancora più amplio e sincero.

“Stavo mentendo, ne avevo ancora uno.”

“Non puoi... Perché io?”

“Perché ho qualcosa da chiederti...”

Qualcosa di difficile, che si pentì d'aver anche solo pensato.

Qualcosa che non avrebbe mai voluto veramente chiederle e che non avrebbe mai pensato d'aver abbastanza coraggio – ed egoismo – da domandarlo.

“Qualcosa che solo tu, Homura-chan, puoi fare.”

La voce un sussurro, la gola che iniziava a farle male.

“Homura-chan, tu puoi viaggiare nel tempo, non è vero? Hai detto che puoi cambiare la storia in modo tale da non farla finire così.”

E anche la sua voce iniziò a tremare, le lacrime che iniziarono ad appannarle la vista.

“Puoi salvarmi dalla mia stupidità... prima che io venga ingannata da Kyuubey?”

Sentì la mano di Homura stringere ancora di più la sua, il Grief Seed che ormai aveva portato a termine il suo compito ed aveva epurato la Soul Gem.

“Lo prometto! Ti salverò di sicuro! Non importa quante volte dovrò ripetere tutto, io ti proteggerò!”

“Sono felice...”

Egoista, si disse Madoka, prima di venir colpita da un dolore lancinante.

Si contorse a terra, digrignando i denti e urlando.

“Posso... chiederti un'altra cosa?”, un'altra richiesta egoista, l'ultima per quella notte.

Le lacrime di Homura le bagnarono il viso quando con un cenno acconsentì, abbassando appena lo sguardo.

“Non voglio... diventare una strega. Ci sono stati momenti difficili... e momenti tristi... Ma, in questo mondo... ci sono molte cose che voglio proteggere.”

“Madoka!”

Sorrise Madoka, alzando appena la mano che stringeva la sua Soul Gem.

“Homura-chan... finalmente mi hai chiamata per nome... Sono felice.”
Un ultimo sorriso, prima che Homura, urlando e piangendo, le puntasse contro la pistola.

 

   
 
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