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Autore: maryusa    03/04/2011    17 recensioni
Dopo un paio di settimane decise di non andare più al Crown.
Che senso aveva ormai andare in quel posto?
Con chi si sarebbe arrabbiato?
Chi avrebbe preso in giro?
Si rese subito conto che era solo per lei che andava in quel locale.
Per sorbirsi le sue urla e i suoi spintoni.
Per vederla.
Per innamorarsi di lei.
Dio quanto le mancava! E non l’avrebbe più rivista.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ti rendi conto dell’importanza di una persona solo dopo averla persa

TI RENDI CONTO DELL’IMPORTANZA DI UNA PERSONA SOLO DOPO AVERLA PERSA

 

 

Ti rendi conto dell’importanza di una persona solo dopo averla persa.

Non aveva mai creduto in quel detto.

Essere solo fin da piccolo lo aveva fatto diventare molto selettivo sulle persone che avrebbero contato veramente. Le persone, quelle importanti, le aveva sempre sapute riconoscere ed apprezzare fin da subito.

C’era la signorina Kaori dell’orfanotrofio. Gli voleva molto bene, e ricordava che quando aveva otto anni si era follemente innamorato di lei.

Il professor Kuno, il suo insegnante del liceo. Una persona brillane e generosa; gli era stato vicino durante il suo percorso di studi. Più che un mentore, per lui era stato quasi il padre che non aveva avuto. Non lo avrebbe ringraziato mai abbastanza per il suo sostegno.

Motoki, come non citare il primo, vero, il migliore amico che avesse mai avuto. Con lui aveva riso, si era sfogato, aveva parlato di ragazze. Lui ci sarebbe sempre stato ad aiutarlo.

Ed infine c’era lei. Una ragazzina insolente e dispettosa.

Si era reso conto di quanto fosse importante per lui solo quando aveva capito che non l’avrebbe mai più rivista. Quando si era reso conto di amarla era ormai troppo tardi.

La loro ultima conversazione fu veramente orribile; non ricordava neanche cosa si dissero, ma si era comportato come il solito bastardo senza cuore. E quando poi lei se né andò aveva pensato che fosse una vera liberazione, ma mentiva.

Ogni volta che andava alla sala giochi aspettava di sentire la sua voce e di vederla comparire all’improvviso, ma niente, non l’avrebbe più rivista.

Dopo un paio di settimane decise di non andare più al Crown.

Che senso aveva ormai andare in quel posto?

Con chi si sarebbe arrabbiato?

Chi avrebbe preso in giro?

Si rese subito conto che era solo per lei che andava in quel locale.

Per sorbirsi le sue urla e i suoi spintoni.

Per vederla.

Per innamorarsi di lei.

Dio quanto le mancava! E non l’avrebbe più rivista.

Diventò un barbone nel suo stesso appartamento. Non usciva quasi mai, se non per frequentare le lezioni universitarie, e diventò un vero fanatico del cibo a domicilio. Il latte era scaduto da giorni, ma lo lasciava ammuffire nel frigo.

Ti rendi conto dell’importanza di una persona solo dopo averla persa.

Mai un detto era stato così azzeccato.

Che cieco che era stato, troppo preso da se stesso, non si era accorto che lei era quella più importante. Quella che gli dava la forza di farsi la barba, di uscire di casa, che lo rendeva inconsciamente felice.

E non l’avrebbe mai più rivista.

Quando iniziò a fare uso di antidepressivi cominciò a sentire la voce di lei, quella voce unica e cristallina. Baka Baka, lo chiamava col solito appellativo. Lo sapeva che era solo nella sua mente, e molto probabilmente era causa dei farmaci, ma non cercava di frenarla, e col passare del tempo aspettava sempre più impaziente l’arrivo di quella voce sublime. Come se non bastasse, dopo un po’ iniziò addirittura a vederla in giro per casa. Ok, stava proprio impazzendo, ma era contento così.

Era bello poterla vedere di nuovo, anche se era solo la sua immaginazione.

Baka! Con quella barba sembri ancora di più ad un Baka! Era proprio lei, con quei modi sfacciati.

Dopo un mese si fece per la prima volta la barba, e solo perché lo aveva detto lei, neppure Motoki era riuscito a convincerlo nonostante le suppliche. Non aveva mai avuto il coraggio di parlare apertamente a Motoki; l’amico non aveva mai capito cosa gli stesse succedendo realmente, e tutt’ora pensa che sia stata una fase triste della sua vita.

Baka! Non ti vergogni di stare tutto il giorno in pigiama? Era bastata una voce inventata e un riflesso della sua mente a farlo precipitare nella doccia. Non si mise il pigiama, ma indossò gli abiti che metteva di solito per uscire di casa.

Adesso sì che ti riconosco Baka! Però scommetto che non sei capace di prendermi.

Non se lo fece ripetere due volte e fece uno scatto in avanti e con il braccio teso cercò di afferrarla, ma toccò solo aria e lei si dissolse nel nulla.

Ha ha non è così facile, Baka! Era riapparsa dietro di lui, voleva giocare.

Si scaraventò su di lei ma quella si dissolse nuovamente tra le sue dita. Era così frustrante.

Non ci siamo Baka, puoi fare di meglio. Sparì oltre la porta d’ingresso.

Si precipitò sul pianerottolo e la vide vicino alle scale. Sorrideva. Prendimi Baka!

Corse per le scale come un pazzo rischiando di cadere rovinosamente per ben due volte, non credeva di possedere ancora tanta energia. Giunto al piano terra si guardò intorno per cercarla e finalmente eccola oltre i vetri del portone d’ingresso. Ci sei quasi Baka!

Uscì e si avvicinò sempre più. Lei restava ferma, immobile, ed lui era pronto ad afferrarla al minimo movimento, ma lei non si mosse.

Ce l’hai fatta Baka. Adesso sei pronto per dimenticarmi.

Ma non poteva dimenticarla, non avrebbe mai potuto farlo.

Senza toccarla la vide svanire lentamente.

In quel momento capì che non era lei, ma se stesso. Lui doveva riprendere in mano la sua vita, e la sua mente sapeva che solo lei poteva dargli la forza di rimettersi in sesto ed uscire di casa.

Era una bella giornata di sole; decise di andare al Crown.

Quando Motoki lo vide, sembrava si trovasse di fronte ad un fantasma. Gli fece veramente bene parlare con lui, era da tanto che non aveva una conversazione con qualcuno.

Pian piano stava andando avanti.

Ritornando a casa passò sotto quella che era la casa di lei. Chissà cosa stava facendo nella nuova città.

Conoscendola era sicuro che si era fatta già tanti nuovi amici e forse qualcun altro si stava innamorando di lei.

Era la persona più positiva e ottimista che conoscesse, doveva prendere esempio da lei.

Era giunto il momento di smetterla di deprimersi e di andare avanti.

Ognuno ha i suoi tempi, e a lui ci vollero esattamente due mesi per giungere a quella riflessione e capire che era il momento di voltare pagina.

Smise di prendere farmaci e le allucinazioni divennero solo un dolce ricordo.

Credeva che col passare del tempo sarebbe stato più facile sopportare la sua mancanza e dimenticarla, ma si sbagliava. Ma in fondo non voleva farlo, anzi, spesso si ritrovava a passare per casa sua, oppure a fare una partita al suo video game preferito, o a mangiare una mega coppa di gelato, solo perché aveva voglia di pensare a lei. Custodiva tanti bei ricordi e non li avrebbe cancellati per niente al mondo.

E poi, un giorno come se niente fosse, se la ritrovò davanti. Era un sabato pomeriggio ed una fermata al Crown era d’obbligo. Varcata la soglia due lunghissimi codini biondi catturarono la sua attenzione. Era lei.

Dopo poco più di un anno l’aveva finalmente rivista, e questa volta non era un’allucinazione!

La tentazione di correre da lei e stringerla a sé era forte, ma si limitò ad alzare la mano: Ciao! Gli mancava il respiro.

Lei gli sorrise, un sorriso dolce e allo stesso tempo triste.

Gli andò in contro e lo abbracciò. Speravo di incontrarti. Mi sei mancato tanto.

Era ritornata. Suo padre aveva ottenuto un nuovo trasferimento a Tokyo. Era ritornata e non se ne sarebbe più andata.

Era felice.

Aveva deciso che non poteva tenersi tutto dentro e così le parlò. Erano seduti ad una panchina del parco mentre il sole si preparava a tramontare.

Le raccontò dei due mesi dopo la sua partenza. Di come era stato male e di quanto le mancasse.

Di come in fondo le aveva sempre voluto bene anche se sembrava il contrario. Di come era riuscito ad andare avanti e delle allucinazioni. Le disse tutto.

Le disse che non c’era stato giorno in cui non avesse pensato a lei.

Le disse che l’amava.

Le aprì il suo cuore e poco importava se lei lo avesse deriso. Doveva dirglielo.

Fu in quel momento che seppe cosa era successo.

Dopo il trasferimento lei non era mai riuscita ad integrarsi nella nuova città, non si era fatta neanche un amica. Usciva di casa solo per andare a scuola, e poi non fece neanche più quello. Si era ammalata, mangiava poco ed era dimagrita visibilmente. I suoi assunsero un insegnate privato affinché non restasse indietro con gli studi. Quella che dapprima sembrava una semplice apatia, divenne ben presto una forma depressiva. Era stata addirittura ricoverata in ospedale per un po’ di tempo. Il suo male aveva un nome: nostalgia.

Le mancava la sua città, la sua scuola, le sue amiche, e poi le mancava lui. Sì, lui le era mancato più di ogni altra cosa.

La guardò negli occhi e si rese conto che mentre lui aveva impiegato due mesi per riprendersi, lei non si era ancora ripresa. Ognuno ha i suoi tempi. D’ora in poi starai meglio. Te lo prometto.

Lei si strinse forte nel suo abbraccio e pianse. Era un pianto liberatorio, finalmente poteva andare avanti con la sua vita e lasciarsi dietro quei mesi bui.

Mentre il tramonto segnava la chiusura di quel triste capitolo, lei alzò lo sguardo e ammirò i suoi occhi. Ti rendi conto dell’importanza di una persona solo dopo averla persa.

Lui annuì. Mai un detto era stato così vero.

 

Fine

 

 

Ciao a tutti …

Mentre stavo lavorando all’ultimo capitolo di “quando la terra inizia a tremare” mi è venuta in mente questa one-shot.

In realtà l’avevo già in mente da un po’ di giorni (dopo aver visto una puntata di Heidi, quella in cui sta male perché ha nostalgia delle sue montagne) … non ho proprio potuto fare a meno di scriverla.

Chiedo scusa a tutti per la mia assenza, sia come lettrice che come autore …….. presto tornerò a seguire le fic e a scrivere con più regolarità.

Un bacio grande

Maria ^_^

 

 

   
 
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