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Autore: MintCar    04/04/2011    6 recensioni
"Sono una persona per natura sedentaria e pigra, il cambiamento, di qualsiasi genere mi ha sempre dato fasidio, dunque dopo aver attraversato il Pacifico potete certamente capire che il mio umore non è dei migliori in questo momento."
AU scolastica, che prende luogo in un'accademia di musica...
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Oddio, la sto davvero postando?
Posso dirvi che questa storia si svolgerà alli'interno di una scuola di musica, e...basta XD
Non è un'idea particolarmente originale, e mi vergogno come una ladra a postare una storia dopo secoli che non lo facevo e ora la smetto di annoiarvi con le mie paranoie e vi faccio leggere...
Ah, il titolo è assolutamente casuale, è la prima canzone che ho messo a random oggi.
Vi lascio, per ora....

Trauma numero uno: da Londra a New York, Union Jack salvami tu!

E' austera, imponente, quasi inquietante.
Diciamolo, fa poprio orrore.
Mi chiamo Jude Law, ho diciannove anni e ho appena lasciato l'Europa e la mia bella Londra per venire a studiare qui a New York.
Non so se si nota, ma non sono molto felice di tutto ciò.
Sono una persona per natura sedentaria e pigra, il cambiamento, di qualsiasi genere mi ha sempre dato fasidio, dunque dopo aver attraversato l'Atlantico potete certamente capire che il mio umore non è dei migliori.
Già vedere mia madre in lacrime, implorandomi di telefonarle non è stato un bello spettacolo, e se dico un'altra volta non potrei non rispondere delle mia azioni.
Accidenti, l'ho fatto di nuovo!
Tornando al punto principale, vi chiederete dove sono di preciso.
Sono davanti al Royal College of Music.
Come dicevo prima, questa scuola non brilla per bellezza.
E' costituita da un corpo centrale, pieno di grandi finestre, e due torri, di cui per ora ignoro l'utilità, il tutto fatto di mattoni rosso acceso, con delle decorazioni di marmo bianco finto neo classico.
Un pugno in un occhio in pratica.
Per strada non c'è un cane, sono solo ad osservare a naso per aria tutte quelle guglie che per i prossimi nove mesi saranno la mia casa.
Questo mi spaventa un po'.
Non fraintendetemi, io adoro suonare, adoro ascoltare il suono che il pianoforte emette quando premo un tasto, adoro la sensazione che mi lascia sulle dita un pezzo ben fatto.
Nonostante l'amore che nutro per la musica, ho paura di non riuscire a cavarmela, ci saranno sicuramente tantissimi musicisti che mi passeranno davanti con disprezzo, gettandomi addosso vergogna e povertà.
Considerando poi la mia naturale tendenza a non far niente, sarà davvero dura andare avanti.
Mi rendo conto di aver passato molto tempo a pensare solo quando sento un colpo di tosse che mi riporta alla realtà.
"Mi dispiace disturbare il filo dei tuoi pensieri, ma mi hanno nominato tua guida per un tour della scuola prima di cena. Mi chiamo Robert, piacere."
Lo fisso negli occhi mentre mi tende una mano, sorridendo.
I suoi occhi, pur essendo enormi, non spiccano per particolarità, sono infatti di un normalissimo marrone scuro.
Ma hanno una scintila, che al momento non riesco a decifrare, che li rendono bellissimi.
Faccio appena in tempo a stringergli la mano e a borbottare una risposta, che mi trascina all'interno della scuola.
Affero le valigie al volo, per non rimanere indietro.
La prima cosa che vedo appena entrato è una scalinata di metallo, e mi accorgo di quanto l'idea che mi ero fatto fosse sbagliata.
Sembra quasi di essere in Paso Adelante, almeno, lo stile è lo stesso.
Ho poco tempo per ossservare l'arredamento, perchè ho perso di vista Robert, dev'essersi infilato in quella porta.
"Su Jude, è tardi e ho un sacco di cose da farti vedere!"
E invece spunta dal piano di sopra e per raggiungerlo devo fare i gradini due a due.
Clichè numero uno, che ci crediate o no, inciampo.
So che sembra la scena di un pessimo romanzo rosa, ma lui mi afferra per la vita evitandomi un dolorosso incontro frontale con il pavimento.
Arrossisco fino alla punta dei capelli sentendo la sua pella calda a contatto con la mia.
Lo allontano bruscamente, risistemandomi ad occhi bassi.
Balbetto un grazie, e lui si limita a ridacchiare, mentre mi porge le valigie che nello slancio avevo fatto volare in avanti.
"Possiamo continuarlo domani il giro, mi sembri decisamente stanco..."
Nel pronunciare questa frase ha cambiato comlpetamente espressione, da quella sinceramente divertita di prima è passato a quella preoccupata di ora.
Mi fissa con talmente tanta intensità che faccio fatica a reggere il suo sguardo.
"Forse è meglio di sì" rispondo a stento.
Che cosa mai mi abbia stancato così è un mistero, l'unica cosa certa è che quella che ho accanto non è una persona comune, si potrebbe capire anche solo osservandogli i capelli, così terribilmente disordinati ma allo stesso tempo perfetti.
Il suo viso non ha quella che si può chiamare bellezza canonica, i lineamenti sono marcati e spigolosi, non hanno niente di armonioso, tuttavia sono tanto affascinanti quanto il suo sguardo.
E' un ritratto pieno di contraddizioni, me ne rendo conto, ma esprime esattamente la sensazione che mi da guardarlo.
"Vorrai sapere dove stiamo andando, no?"
Sinceramente non mi ponevo neanche il problema.
"Non sarebbe male effettivamente..."
"Stiamo andando verso l'ala ovest, dove ci sono i dormitori.
Ah, mi ero dimenticato di dirti che siamo compagni di stanza!"
Mi sorride di nuovo, mostrando una fila di denti bianchissimi.
Dio, toglie il fiato.
"Oh, perfetto." rispondo, nascondendo una vena di nervosità.
Deve essersene accorto, perchè mi rivolge uno sguardo interrogativo.
Lo ammetto, mi sento un pochino in imbarazzo, e deve accorgersi anche di questo, infatti distoglie subito lo sguardo, scusate la ripetizione.
"Studiavi musica anche a Londra?"
Ok, come fa a saperlo? Sono informazioni riservate cavolo!
"Posso sapere come fai a sapere che vengo da Londra?" chiedo con una punta di irritazione.
Lui, come prima, ridacchia, e indica una delle mie valigie.
"Il cartellino, ma soprattutto l'accento, si nota sai? Ora hai intenzione di rispondere alla mia domanda o è troppo personale?"
risponde in tono canzonatorio.
Comincia a darmi sui nervi questo suo atteggiamento.
"Prendevo lezioni private, ma non ho mai frequentato una scuola.
Tu?"
"Non ricordo un momento nella mia vita senza il violino, ma questo è il mio primo anno di accademia"
Sento una nota di eccitazione nella sua voce, il sarcastico di prima si è trasformato in un bambino il giorno di Natale.
Cala il silenzio, e io mi prendo il mio tempo per osservarlo.
Ha detto che questo sarà il suo primo anno di accademia, ma conosce la scuola come le sue tasche, qualcosa non torna.
"Come conosci così bene la scuola allora?"
I suoi occhi si intristiscono, e abbassa la testa.
Mi sa che ho toccato un tasto dolente.
"Diciamo che ci sono cresciuto" mi risponde con un sorriso forzato.
Appunto mentale: stare molto attenti agli sbalzi di umore.



to be continued (hopefully)


*si nasconde*

Posso fare una dedicuccia, piccola piccola?

Dedico 'sta roba a Kobito,che legge i miei svisionamenti, e a Chiara, l'unica che è disposta ad ingrassare su di un divano con tre film di Robert per sei ore di fila senza cenare XD

Detto questo, se recensite mi fate una donna felice.

  
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