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Autore: crimsontriforce    05/04/2011    0 recensioni
Come in tutte le cose, Gehn va a memoria e, quando non ricorda, inventa. Questa gli è andata meglio di molte altre.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Gehn
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '2. In cerchio attorno a una voragine di stelle'
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...ma a qualcuno interessa leggere di Gehn adolescente e di quell'altra stordita? Io mi son divertita a scriverli, ma... XD








Voti a spanne





Gehn si tolse l'ultimo filo di perline dal petto e sentì di poter ricominciare a respirare. Avrebbe abbandonato per terra quegli addobbi degni di un barbaro, ma sotto lo sguardo della sua futura sposa ritenne più saggio ripiegarle con cura prima di riporle nella scatola che Keta aveva sottratto a suo padre. Sperò che non intendesse ritornare in casa per restituirle o la loro fuga avrebbe rischiato di venire scoperta proprio al suo culmine: smesse le vesti Amad per lo scambio frettoloso di voti che era la loro tradizione, avrebbero terminato il rito D'ni che stavano portando avanti in segreto da giorni, sfidando gli sguardi dell'intero villaggio. Nessuno si era accorto di nulla. Una volta sciolti tutti i legami che obbligavano Keta alla sua famiglia, l'avrebbe potuta legittimamente condurre alle porte della sua vera vita, nella sua vera casa. Quando le raccontava di D'ni si beava del suo sguardo rapito, dei suoi grandi occhi scuri concentrati solo su di lui e non c'era ricordo che avesse più caro dopo i tempi felici della prima infanzia. Aveva fantasticato a lungo sull'espressione splendida che si sarebbe formata sul suo viso quando avesse intravisto per la prima volta l'Arco di Kerath.
“Keta”, la chiamò, soddisfatto. Il suo nome in D'ni era semplice e aggraziato quanto lei, con i suoi lunghi capelli castani e il corpo già adulto, da donna. Averla vicino calmava
Promessa sposa. Come titolo, lo spaventava. Addosso a lei suonava giusto: 'taygahn' , si ripeté, 'l'amore della mente'.

“Sei sicuro che facciamo bene?”
“No, i giorni sono giusti. Ricordo che Anna me lo raccontava – c'è prima il regalo e te l'ho dato. Accettato quello, si iniziano a contare i giorni. Giorno numero uno, da passare con la famiglia. Io non ce l'ho, una famiglia”, borbottò voltandosi nella direzione della Fenditura, che poi era anche la direzione di D'ni e poteva essere arrabbiato per entrambe le cose insieme con un singolo gesto sprezzante. “Quindi sono stato da te. Il secondo giorno è per gli amici.”
“Cioè me”, gli sorrise Keta. Gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Cioè te”, annuì Gehn torturandosi le dita con cui stava tenendo il conto dei giorni. Alla fine decise di ricambiare il gesto con circospezione. Bastava a esprimere quello che provava per lei? “La mia una e unica. Il terzo giorno è per stare con i genitori della sposa.”
“E il quarto, lo sposo?”
“No, io con i genitori della sposa, tu dello sposo. I come si chiamano.”
“Non lo so dire con tua lingua. Noi diciamo...”
“Non importa, perché tu non puoi stare dai miei e io sono stato dai tuoi. Vedi? Abbiamo seguito le tradizioni. Il che ci porta a oggi, cioè al matrimonio vero e proprio”, disse con una nota di anticipazione nella voce. “Hai detto che hai trovato un posto adatto?”
“Seguimi!”

Si scambiarono i voti nella lingua delle Ere in un anfratto della scarpata sopra il villaggio, dove Keta aveva scoperto una roccia che assomigliava al podio triangolare dei racconti del suo compagno. Vi si avvicinarono dai lati opposti, strisciando contro la parete rocciosa, e giunti al centro Gehn si slacciò il bracciale dell'infanzia che aveva tenuto al polso fin dalla sua fuga. Lo porse in dono alla sua sposa, donandole così la sua infanzia: “Abbine cura, è prezioso”, sussurrò. Non aveva ancora il secondo braccialetto, quello dell'età adulta, ma non se ne curò: l'avrebbero raggiunta insieme.
Insieme, abbracciati stretti per non cadere, si portarono ognuno al lato dell'altro e recitarono un giuramento che Gehn aveva scritto un vailee prima, quando le aveva chiesto si sposarlo.
Infine Keta prese da una tasca due bracciali che aveva intagliato lei stessa e ne legò uno al polso sinistro di Gehn, offrendogli il braccio destro affinché lui potesse fare lo stesso. Con una lunga corda, e un po' d'inventiva in mancanza di un officiante esterno, terminarono la cerimonia legando insieme le loro mani come simbolo dell'unione che avevano appena sancito, come anche delle difficoltà che ogni unione porta con sé.
Per tradizione, oltre che per essersi dimenticati un coltello con cui tagliare i nodi, avrebbero dovuto tenere le mani legate fino all'indomani: non sarebbero mai riusciti a tornare in pianura. Si sedettero al margine della sporgenza, scalciando con i piedi nel vuoto, e scoppiarono a ridere. A come tornare avrebbero pensato più tardi. Insieme, avevano il tempo di tutti i mondi.

























Note:
“Matrimonio” @ COW-T e poi mi mancava ancora Keta per fanfic100 e veramente non avrei mai saputo scriverla in altre situazioni che non questa... non ho altro da dire XD Sono due cretini e mi dissocio, il fatto che siano palesemente taaaaaaaaanto innaaaamoooorati non giustifica che facciano tre neuroni in due. Mamma mia Gehn adolescente, che brutto pensiero. Passiamo oltre, va'... :p
Ah già, il rito del matrimonio per i D'ni è brutalmente ripreso dal quadernetto sul tetto di Tokotah, tutte le differenze sono colpa di Gehn che ricorda male o del fatto che sono due citrulli pieni di buone intenzioni che cercano di fare tutto da sé.

   
 
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