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Autore: Saerith    06/04/2011    1 recensioni
Uno dei momenti più sconvolgenti del gioco vissuti attraverso gli occhi di Aerith. Riuscirà la discendente dei Cetra ad evocare il potere della White Materia?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: FFVII
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Aerith non sorriderà più, non si arrabbierà più

Aerith non parlerà più, non riderà, piangerà o non si arrabbierà più...Cloud stringeva il corpo senza vita della sua amica, paralizzato dal disorientamento, sentimento che lasciò subito il posto alla rabbia quando i suoi occhi incontrarono quei due cristalli di ghiaccio che lo fissavano beffardi.

“Non dirmi che adesso anche tu hai dei sentimenti?!

Ma che ne sapeva lui? Lui che era sempre stato freddo con chiunque gli stesse vicino, lui che aveva tradito chi contava sulla sua forza, preso dal suo folle delirio di onnipotenza, deciso a vendicarsi contro il mondo per la presunta colpa di essere inferiore ad un essere “perfetto” come lui e sua “madre” Jenova.

Cloud non riuscì più a trattenersi e impugnata la spada si lanciò contro Sephiroth che veloce si levò in volo e abbandonò quel luogo lasciando cadere una sfera.

Un fascio di luce verde avvolse l’altare e, passato l’accecamento, Cloud si trovò di fronte una mostruosa emanazione dell’alieno Jenova. Gli altri corsero in aiuto del ragazzo che brandendo l’enorme Buster Sword tentava di contenere gli attacchi di quell’essere. Vincent inserì i proiettili nella sua Outsider e scaricò i colpi, mentre evitava i laser e le fiamme dell’avversario con capriole ed evoluzioni. Tifa, ancora sconvolta per la morte di Aerith, faticava a mettere a fuoco la situazione: un laser stava per colpirla, se Cloud non le si fosse parato davanti respingendo il fascio di luce con la lama della spada.

“Grazie...” mormorò. Non era il momento di lasciarsi andare, adesso doveva reagire e aiutare i suoi amici. Cercò di concentrarsi sul volto derisorio di Sephiroth e, schivando velocemente le fiamme, si scagliò contro il mostro con tutta la rabbia che aveva in corpo.

Cloud roteò la spada un paio di volte e balzò in aria, colpendo l’avversario con una pioggia di meteore. Vincent fece scattare l’otturatore e piantò un’ultima pallottola sulla fronte del mostro, che stramazzò al suolo prima di scomparire.

 

Sephiroth si era dileguato senza lasciare traccia ed ora, ciò che restava ai tre compagni era la triste realtà che avevano di fronte: Aerith giaceva in un angolo dell’altare, come piacevolmente addormentata, ma quell’enorme macchia rossa sul suo vestito sembrava voler ricordare ai suoi amici che lei non si sarebbe mai più ridestata dal quel sonno. Vincent si avvicinò al corpo della ragazza, lo guardò per un’instante, apparentemente insensibile, mentre dentro riviveva un dolore immerso nel suo misterioso passato. Scosse il mantello e si allontanò dando un ultimo sguardo a Cloud, che incredulo e immobile rimaneva a fissare Aerith, come se stesse aspettando che si alzasse da un momento all’altro. Tifa, trattenendo a stento le lacrime, si inginocchiò al suo fianco, le accarezzò la guancia sforzandosi di sorriderle. Una goccia cadde sulla mano candida di Aerith, Tifa non riuscì più a trattenersi e corse via per sfogare la sua incontenibile voglia di piangere.

Rimasto solo, Cloud, incapace di proferire parola, si inginocchiò di fronte alla ragazza.

Aerith...

 

 

Come un’eco lontana, quel suono la risvegliò dal torpore. I suoi occhi verdi si aprirono alla luce. Aveva una grande confusione in testa e faticava a capire dove si trovasse: ricordava di aver sentito una fitta lacerante come una lama che la trapassava da parte a parte, poi più nulla. La luce che la circondava si dissolse e riconobbe l’altare dove fino a pochi istanti prima(così credeva) stava pregando. Cloud era inginocchiato a piangere di fronte a...a...LEI?! Era lei quella ragazza addormentata?

Aerith...Cloud chinò il capo sconfitto “non sono stato in grado di salvarti...”.

La ragazza si avvicinò e tentò di abbracciarlo, ma le sue mani gli passarono attraverso. Non aveva ancora compreso la sua situazione. Sconsolata vide Cloud prenderla tra le braccia, o almeno, ciò che rimaneva di lei e portarla via.

Sulla sponda del lago, Tifa con il viso nascosto tra le mani piangeva disperata, mentre Vincent al suo fianco fissava la superficie dell’acqua increspata dai movimenti di Cloud che delicatamente stava trasportando il corpo della ragazza al centro dello specchio d’acqua.

Avrebbe voluto poter rassicurare gli amici, manifestare in qualche modo la sua presenza, ma nessuno di loro riusciva a vederla né sentirla.

“Tifa, non piangere, io sono qui, qui con voi, non vi voglio lasciare!” Gridava in una dimensione in cui lei era l’unica a poter udire.

“Vincent...” si rivolse all’uomo che volse lo sguardo altrove, poiché la scena era troppo straziante anche per lui.

Cloud lasciò che le profondità del lago accogliessero il corpo di Aerith, rimase ancora un istante a contemplare il dolce viso della ragazza confondersi con l’azzurro dell’acqua, poi si trascinò verso la riva per raggiungere gli altri.

Cloud!” gli si fece incontro, ma il ragazzo, non potendo vederla, le passò attraverso e come se un fulmine l’avesse folgorata, Aerith avvertì tutto il dolore che l’amico stava provando: un sentimento tanto opprimente che le cedettero le gambe.

Cloud, ti prego, non è colpa tua!”

I tre compagni si stavano allontanando ed Aerith, caparbiamente, si rialzò e iniziò a correre per raggiungerli, ma una forza misteriosa la stava trattenendo e, infine, la risucchiò in uno squarcio luminoso. Si parò il volto con le braccia, poi, quando aprì gli occhi, si guardò attorno. Ora le voci che sentiva da bambina si erano fatte più nitide, intorno a lei onde di luce verde si muovevano sinuose come nastri di seta.

“Il Pianeta...il Pianeta mi ha richiamata a sé? Ma io...” c’erano tante altre cose che avrebbe voluto e dovuto fare.

Si portò le mani al volto rigato da due silenziose lacrime scivolate dai suoi occhi verdi. Cosa avrebbero fatto i suoi amici senza di lei, ma soprattutto, come avrebbe potuto stare senza di loro, senza Cloud, quel ragazzo all’apparenza ruvido, ma che si era mostrato così dolce e gentile. Ripensò alle lacrime di Tifa, sapeva che erano sincere, nonostante l’inevitabile rivalità tra loro due, alle parole di Cloud...no, era ancora troppo vulnerabile, doveva aiutarlo, spingerlo a non lasciarsi sopraffare dal dolore e dal senso di colpa.

“Ma come posso farlo se sono qui?!” gridò tra le lacrime.

A..ithpercepìA..ith”. Qualcuno la stava chiamando?

Cercò di capire da che direzione provenisse quel suono così flebile, ma che si era distinto nella confusione delle voci che si intrecciavano nel Lifestream.

“A...ith” come guidata dall’istinto, si voltò nella direzione alle sue spalle.

“V..ni .a ..e”

Con passo incerto, Aerith si diresse come guidata da un filo invisibile.

“Vieni da me” riuscì ad udire più chiaramente.

“Sto arrivando” sussurrò.

Quella voce le sembrava famigliare, anche se non sapeva dire quando l’avesse sentita o a chi appartenesse.

Ad un tratto si fermò e la voce, ormai chiara le disse: “Eccoti qui, mia piccola Aerith.”

Il Lifestream si incrociò formando una spirale e dalla luce emerse la figura di Ifalna. La donna sorrise all’incredula figlia che, passato lo stupore iniziale, corse tra le braccia della madre.

“Mamma, io...non posso, non posso stare qui. I miei amici hanno bisogno di me, se Sephiroth utilizza la Black Materia, tutti gli abitanti del Pianeta non avranno scampo!

Aerith...” cercò di intervenire Ifalna.

“Io voglio...voglio solo...” ma non riuscì a completare la frase.

“Tu puoi fare ancora molto: sei riuscita ad attivare la White Materia, hai lasciato ai tuoi amici la più grande speranza e tu non li lascerai mai soli.”

Aerith non capiva come avrebbe potuto star loro vicina.

“Il Lifestream può arrivare in qualsiasi angolo del Pianeta, puoi sentire quello che sentono i tuoi amici e puoi arrivare a parlare al loro cuore, devi solo imparare a farlo.” le spiegò la madre.

“Ricorda che nemmeno tu sarai mai sola, la forza dei loro sentimenti ti giungerà attraverso il Pianeta e io sarò sempre accanto a te.”

Ifalna posò un bacio sulla guancia della figlia e si allontanò confondendosi nella luce verde del Lifestream.

 

Le parole di sua madre le avevano ridato coraggio. Aerith iniziò a vagare liberamente in quel mare di luce, finché un pensiero non la sfiorò.

“Se sono riuscita a rivedere mia madre, allora...”, ma non poté terminare la frase, perché un boato si udì in lontananza e attorno a lei il flusso si agitò come impazzito. Il cuore le bussò forte nel petto e concentrandosi, tentò di capire cosa il Pianeta stesse cercando di dirle.

Nella sua mente l’immagine di un minaccioso ammasso infuocato prese forma: Sephiroth era riuscito nel suo intento.

Non era il momento di pensare al passato, il suo compito era di fare in modo che Holy difendesse il pianeta da quella minaccia.

Aerith congiunse le mani e chiuse gli occhi, si concentrò per stabilire un contatto con la White Materia. Nella sua mente, le immagini di tutti i luoghi che aveva visto si sovrapposero, finché, ecco, finalmente riuscì ad arrivare alla città degli Antichi.

 

Deve essere ancora qui...

 

La sua mente ripercorse la strada che l’aveva condotta alla morte. Si bloccò quando arrivò al lago: le sue spoglie mortali erano custodite nelle sue profondità. Tutto le sembrava così irreale, così inaccettabile...

 

Aerith, tu sapevi a cosa andavi incontro.

 

La sua mente vagò fino ad arrivare all’altare, la White Materia le era caduta dalle mani, questo era tutto ciò che ricordava. Fece un ulteriore sforzo per percepire la presenza del prezioso oggetto nell’area circostante. Una brezza scosse il velo dell’acqua tutto intorno all’altare e la mente di Aerith si tuffò in quel tenue azzurro. Non lontano un punto brillava di un’intensa luce verde.

 

Eccola!

 

La luce pulsava insistente, ciò poteva solo significare che la sua preghiera aveva attivato la materia, ma il potere magico rimaneva racchiuso al suo interno.

 

Perché?!

 

Aerith fece appello a tutto il suo potere, strinse gli occhi, finché una fonte di luce esterna non la portò ad aprirli. Sopra la sua testa il tremolio dell’acqua rendeva incerti i contorni dell’altare: ci era riuscita. Allungò una mano per raggiungere la White Materia, ma si ritrovò sbalzata nel Lifestream da cui era provenuta.

“Non è possibile!” gridò. Il suo stesso potere, l’eredità degli Antichi, l’aveva rifiutata. Come avrebbe fatto a sprigionare l’Holy? Il Pianeta e tutti i suoi abitanti erano condannati alla distruzione?

 

Non seppe dire quanto tempo era passato, in quel mare di anime, spazio e tempo non esistevano più. Aveva riflettuto a lungo su ciò che era accaduto, cercando di capire, perché la sua magia non stesse funzionando come si aspettava. Ogni volta che riviveva quei momenti, un viso le appariva costantemente: i freddi occhi di ghiaccio la guardavano come se fosse un misero essere e la bocca era piegata in un ghigno malefico. Perché Sephiroth continuava a tormentarla?

 

Che sia lui la causa?

 

Aerith rifiutò questa ipotesi, sentimenti confusi verso quell’uomo la portavano a rivederlo nei suoi pensieri. Rabbia, ma soprattutto paura, non per se stessa, ma per i suoi amici e per quello che avrebbero dovuto ancora subire a causa della follia di quell’uomo.

All’improvviso qualcosa interferì con il normale corso del Lifestream, le voci gridavano terrorizzate.

Sentì una forte energia scuotere il flusso e come se un sesto senso la stesse guidando, si precipitò verso quella fonte che ne stava corrompendo l’equilibrio.   

Dei fasci di luce l’attirarono ed Aerith si ritrovò a fluttuare in un luogo mai visto. Immagini di Cloud si moltiplicavano, mentre al centro Tifa vagava confusa. La ragazza avrebbe voluto chiamarli, parlare con loro, ma qualcosa le impediva anche di muoversi, avvertiva un forte sentimento, un profondo dolore, il dolore di Cloud.

“Tifa, ti prego, aiutalo!”

Non sapeva dire se Tifa avesse udito le sue parole, ma vide la sua amica alzarsi e iniziare a percorrere un viaggio nei ricordi sopiti del ragazzo. Aerith fu testimone della ricomposizione di quel mosaico, poté rivivere l’infanzia di Cloud e Tifa, il ritorno alla città natale, la follia di Sephiroth, la sofferenza di quei quattro anni di prigionia all’interno della Shin-Ra Mansion e la fuga da Nibelheim, fino al tragico epilogo.

Zack...” sospirò tra le lacrime. Sapeva che il suo primo amore era morto, lo aveva percepito, mentre stava curando i suoi preziosi fiori, il suo cuore era stato chiuso in una morsa per qualche istante e aveva capito subito che non lo avrebbe mai più rivisto. Ricordò che le sue lacrime si erano confuse con la pioggia che improvvisa era caduta dal cielo attraverso il soffitto danneggiato della chiesa. Aveva rivissuto la stessa sofferenza quando lei e Cloud erano arrivati a Gongaga: per lei era stato più facile far finta di nulla con i genitori di Zack, perché non sarebbe riuscita a parlare di lui senza rivelare a sua madre il triste destino che lo aveva colto anni addietro. Ora che sapeva come era andata davvero, si sentiva sollevata, il suo ragazzo era morto sereno, coronando il suo sogno di essere un eroe.

 

Il flusso stava diventando più stabile ed Aerith vide Cloud e Tifa risalire in superficie, per tornare dagli altri a Mideel.

 

Buona fortuna, amici.

 

Si rese conto di esser di nuovo sola nell’immenso mare di anime, ma stranamente felice, perché finalmente tutto aveva un senso e Cloud, grazie all’aiuto di Tifa, era pronto per il compito a cui sarebbe stato chiamato. Loro non si erano arresi, non lo avrebbe fatto nemmeno lei.

 

Decisa a non mollare, Aerith si diresse nel luogo dove l’energia mako fluiva in tutta la sua potenza, una cicatrice del passato che racchiudeva in sé l’enorme potenziale del Lifestream. In parte temeva inconsciamente quel luogo, perché sapeva che il vero corpo di Sephiroth vi era custodito, ma ora non era più il tempo di avere paura. Doveva andare fino in fondo e terminare ciò che era cominciato con il suo sacrificio alla città degli Antichi.

 

L’energia era talmente forte da risultare quasi opprimente, l’aria era cupa, permeata di angoscia. La presenza di Sephiroth corrompeva l’aria a causa delle cellule di Jenova racchiuse nel suo corpo. Rimanere in quel luogo la metteva a disagio, ma non aveva scelta. Si inginocchiò e concentrandosi cercò di tornare nel luogo in cui la White Materia attendeva di sprigionare il suo potere.

Udì delle voci e riuscì a distinguere quelle di Cloud e Tifa, ma non erano soli: Bugenhagen stava interrogando gli Antichi per svelare il mistero dietro la morte di Aerith. Non tutto era perduto, prima di morire era riuscita ad attivare la White Materia, ma la magia Holy non veniva sprigionata, perché Sephiroth ne stava ostacolando l’evocazione.

 

Allora è vero...

 

Ciò che le restava era sperare che i suoi amici sconfiggessero quel demone per permetterle di portare a termine il suo compito. Doveva avere fiducia in loro e aspettare. La sua mente si ricompose e decise di allontanarsi il più possibile da quel luogo malsano, ma una forza aliena la stava trattenendo.

“Non puoi più ostacolarmi...” la voce tagliente di Sephiroth attraversò la sua mente . La ragazza cercò di resistere, ma più si muoveva più si sentiva stringere da catene invisibili. Non poteva piegarsi ancora al potere di quell’essere malvagio.

All’improvviso la forza che la tratteneva iniziò a cedere ed Aerith fu nuovamente libera di muoversi.

“Corri!”

La ragazza non esitò un istante e corse via lontano dal potere maligno del super soldier. La sua anima si confuse con le scie di energia mako che vorticavano tutto intorno e quando, finalmente, poté ritenersi al sicuro si fermò. Il suo sguardo si volse indietro. La voce che aveva sentito poteva appartenere ad una persona sola. Una lacrima di commozione le scivolò lungo la guancia: a quanto pare nemmeno lui si era mai scordato di lei.

 

Grazie...

 

Ora restava solo lo scontro finale.

 

Sephiroth era stato sconfitto, Holy si era sprigionato in tutta la sua potenza, ma non era sufficiente ad evitare il disastro. Toccava ad Aerith salvare il Pianeta dalla distruzione: mettendosi in contatto con tutte le anime, la ragazza evocò il loro potere per dirigerlo contro Meteor. Il flusso fuoriuscì da ogni parte del pianeta e come un miriade di nastri si avvolse attorno al punto dell’impatto.

Dall’Highwind Tifa e Cloud poterono ammirare quello spettacolo luminoso. Il ragazzo sospirò e si congedò tornando alla cabina di pilotaggio, Tifa stava per seguirlo, ma l’istinto la spinse a volgere lo sguardo al cielo. Sorrise al volto dolce dell’amica perduta e lesse il messaggio dal movimento delle sue labbra.

“Lo farò, Aerith, mi prenderò cura di Cloud.” Si portò la punta delle dita alle labbra e soffiò un bacio verso la figura che stava piano piano scomparendo nel Lifestream.

 

La giovane Cetra aveva esaurito il suo compito, i suoi amici, ma soprattutto il pianeta con i suoi abitanti erano salvi. Poteva, adesso, lasciarsi trasportare tra le anime del Lifestream per l’eternità.

 

Well she's walking through the clouds
With a circus mind that's running round
Butterflies and zebras
And moonbeams and fairy tales
That's all she ever thinks about
Riding with the wind.

When I'm sad, she comes to me
With a thousand smiles, she gives to me free
It's alright she says it's alright
Take anything you want from me,
Anything.

Fly on little wing,
Yeah yeah, yeah, little wing¹

 

Aerith si lasciava guidare leggera come una piuma, libera da ogni preoccupazione e da ogni obbligo. Chiuse gli occhi, per poi riaprirli su uno sterminato campo fiorito, attorno a lei un mare di luce. In lontananza poté scorgere una figura, che stava emergendo dal candore luminoso. Aerith protese il braccio verso quel miraggio e avvicinandosi, vide che esso tendeva la mano fasciata nel guanto nero. Riuscì finalmente a distinguere lo sguardo, sempre un po’ sfacciato, di quegli occhi densi di energia mako. La ragazza annullò la distanza tra loro e si buttò tra le braccia del ragazzo e, finalmente, capì che era così che doveva andare, quello era il suo posto.

 

 

 ¹Little Wing, Jimi Hendrix.

 

 

 

 

 

Mi sono lanciata a scrivere questa fanfiction, perché mi sono totalmente innamorata dell’universo di FFVII. Ne ho adorato i personaggi e pianto come una bambina quando alcuni di loro sono morti. Proprio ieri ho finito di giocare a “Dirge of Cerberus”, concludendo così tutto il giocabile di questa saga meravigliosa. Lo spunto mi è venuto leggendo il romanzo “The maiden who travels the planet” di Benny Matsuyama, che non ho apprezzato molto, perché le sue caratterizzazioni mi hanno fatto ampiamente storcere il naso. Quindi ho deciso di partire dallo stesso spunto, ma con un’idea tutta mia. La canzone “Little Wing” è stata scritta da Jimi Hendrix, però io l’ho conosciuta e apprezzata attraverso la cover di The Corrs.

Dedico questa one-shot a tutti i fan della saga.

  
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