Desclaimers: La serie appartiene interamente a Hidekazu Himaruya, l’album citato nelle fan fiction appartiene invece agli Alter Bridge, che ne detengono tutti i diritti.
Personaggi: Arthur Kirkland, Francis
Bonnefoy.
Rating:
Giallo
Avvertimenti: What if,
Shonen ai, forse lieve OOC
Slip
to the void
(The moment you let love go)
“Peel back the skin
Close your eyes
Hell is born
To the abyss, but be warned
You fear what you've become
My God what have you done?
You don't belong here
But it's all in the way
You touch and you will pay
Denial”
L’alcool
che era riuscito a rigettare per qualche momento lo
aveva preoccupato.
Non c’era niente di meglio che sentire la testa leggera,
farfugliare
senza senso e cantare qualcosa saldamente legati alla propria bottiglia
di
Rhum.
Era il capitano della sua splendida nave, non che questo gli
avesse portato enormi privilegi, ma il solo poter assaporare
l’ottimo Rhum
senza che qualcuno dei suoi compagni ci mettesse le mani sopra, anche
solo
quello, poteva considerarsi una fortuna lì in mezzo al blu più profondo.
Quel
giorno i suoi uomini avevano di cosa festeggiare, una
grossa nave spagnola aveva sconvolto i piani del torrido pomeriggio,
Arthur
aveva sentito il sangue bollire nelle vene.
Avventura, azione, libertà, erano solo
quelle le cose che voleva veramente. Voleva dimenticarsi del resto,
illudersi
per un secondo soltanto che la vita che aveva davanti era la sua vita,
lì tra
quei delinquenti violenti e sporchi, lì tra quei volti
bruciati dalla salsedine
che gridavano libertà.
Assaltando navi quando possibile e delle volte
anche senza criterio, aveva scoperto che il brivido della paura poteva
scuotere
anche le sue vene. La bandiera pirata aveva brillato sempre
più maestosa giorno
dopo giorno, assalto dopo assalto, ‘per la
libertà, per il regno!”urlava
qualcuno ogni volta.
Lui non si trovava a pensare a niente, se non ad
andare avanti, insistere, godere appieno di ogni singolo istante della
sua
normalità. Si sentiva vuoto, tristemente e forzatamente
vuoto, disperatamente
perso nell’illusione di una forza che non aveva, di una
libertà soltanto
momentaneamente conquistata.
La
scintilla vispa nei suoi occhi si era spenta.
Non
era stanco di combattere, era la sua vita.
Non era stanco dei morti, perché per quanto macabro, sapeva
che uccidere era il
suo modo di conquistarsi il posto su quella nave, lontano dai palazzi,
lontano
dalla corte, lontano dalla corona.
Arthur non era più Inghilterra, era il
sanguinario, terribile e scurrile Capitano Kirkland.
La furfanteria sapeva di vita.
Eppure
qualcosa era sbagliato.
Se
ne rendeva conto quando vedeva che l’avventatezza,
il desiderio dello scontro superavano qualsiasi logica razionale,
superavano la
coerenza e la prudenza, superavano la sua umanità,
rendendolo un ammasso di
sensazioni contrastanti, tutte troppo forti.
Si rendeva conto della bestia, annidata sotto
stracci e carne, che si allargava nel suo cuore, se ne rendeva conto
quando
cominciava a domandarsi: era così necessario uccidere? Era
così necessario
eliminare tutti? Erano davvero tutti ostacoli alla sua
libertà?
La risposta alle sue domande non aveva fatto
nient’altro che far aumentare la follia. Ed ogni notte mentre
si rigirava sull’amaca
arrivava la frustrazione: Cosa ho fatto? Sono un mostro, ci dobbiamo
fermare.
All’alba
l’oceano si apriva ai suoi piedi e la
creatura ruggiva per saziarsi ancora.
Una
nave francese e la loro bandiera bianca.
Francis
che chiedeva di parlare con lui,
sembrava fuori posto sulle navi, con i suoi completi eleganti e le
piume del
cappello.
Era bello Francis e sembrava dannatamente troppo
regale per stare lì, in mezzo al loro.
Gli occhi color del cielo erano cupi, quando
entrarono nella sua cabina, uno dei pochi privilegi che si era
ritagliato.
Francis si era guardato attorno, le labbra leggermente increspate in
una smorfia
di disgusto, si era seduto al tavolo in silenzio, cominciando a parlare
soltanto quando rimasero da soli.
“Ho
sempre pensato che fossi una persona dallo
scarso gusto chérie, ma fino a questo punto…
”l’inglese non batté ciglio, lo fissava
vuoto, mentre si versava
il Rhum dentro un bicchiere impolverato. “Cosa sei venuto a
fare qui Francis?
Deve essere importante se ti ha scomodato dalla tua Paris” il
francese non si negò
uno sbuffo quando sentì il nome della sua capitale
pronunciato dall’altro. “Sono
venuto per te mon petit, non credi sia un motivo abbastanza
importante?” chiese
ed il suo accento troppo francese fece irritare più Arthur,
che buttò giù d’un
fiato il bicchiere che si era messo davanti. “Preoccupato di
cosa frog, non
sono io quello che se la passa male, fosse in te riserverei
più attenzioni al
tuo prezioso Antonio…” ed un ghigno gli si
aprì sulla bocca sottile, mentre
Francis lo osservava impietoso.
“Antonio
non passa in mare la sua vita Arthur,
non lascia la sua nazione, non si diverte a massacrare tutte le navi
che gli
passano di fianco” cominciò sottovoce, mentre
l’inglese si versava un altro
bicchiere. “Arthur, sappiamo entrambi che la tua missione
è finita
da tempo, la tua regina non vuole che
tu torni a casa? Guardati un po’, sarai anche stupendo in
questa divisa da
pirata, ma sei più lercio dei tuoi sottoposti”
l’inglese sbuffò una risata,
capendo che non si stesse davvero riferendo al suo odore, ne tantomeno
alla sua
igiene. “Sono commosso dal tuo interesse, ma non mi serve
l’interesse di uno
stupido francese, tornerò a casa
quando…” ma Francis non lo stette a sentire,
si alzò, avvicinandosi all’oblò della
nave. “Lo sai vero che non morirai tu, ma
soltanto loro, che tu continuerai ad esistere, che i tuoi doveri ti
schiacceranno prima o poi, non sei libero Arthur, qui dentro sei
più in gabbia
che mai” prese una pausa, mentre un’onda
più forte fece dondolare la nave. “La
tua nazione ahimè, sta crescendo, sei più utile
lì, non qui a tingerti di rosso
le mani, l’era dei corsari è finita e lo sai bene,
torna a casa Arthur” e si
voltò a guardarlo, mentre l’inglese ancora una
volta si riempiva il bicchiere e
lo fissava semplicemente vuoto. “Morire tra le onde o vivere
strisciando” disse
all’improvviso, l’espressione così vacua
da farlo sembrare già ubriaco. “Tu
dici che non è libertà, io ne ho
bisogno”il Francese negò con la testa, appoggiando le
mani sul tavolo con un piccolo tonfo. “Tu hai bisogno di
ricominciare a sentire qualcosa Arthur, hai bisogno di un senso, io ti
conosco
da sempre, noi ci siamo sempre stati” il sorrisetto seducente
del francese non
fece breccia nelle sue mura, ma Arthur si rese conto che Francis lo
aveva
capito anche troppo, fastidiosamente troppo.
“C’è vita oltre questo, la tua
vita, ci sono io” l’inglese per poco non
scoppiò a ridere. “Shut up stupid frog
e non credere di essere così importante” il
francese sospirò, mentre alzava le
spalle ridacchiando. “Sono sempre io ed almeno ci
provo…” Arthur annuì, mentre si
alzava. “Ho perso tempo a parlare con te, va via e sia ben
chiaro, non fare più
una cosa simile, la prossima volta ti affondo” disse il
corsaro, mentre il
francese rideva, una risata così femminea da fare
imbarazzare il capitano. “Se
poi mi fai anche prigioniero potrei pensarci…” ed
Arthur lo fissò scioccato per
poco. “Scendi da questa nave maniaco, prima che decida di
accontentare le tue
richieste” Francis rise ancora, mentre usciva dalla cabina.
“TI Aspetto a Dover
mon chérie, Calais non è mai
stata tanto accogliente”e mentre i soldati
smettevano di puntare le armi contro dei corsari fin troppo divertiti,
Francis
si imbarcò, continuando ad urlare qualcosa sulle celle, la
prigionia e del buon
vino, mentre Arthur guardava la nave allontanarsi, seguendo soltanto la
sua
scia bianca.
“Signori,
cambiamo la rotta”
Disse un giorno, l’ennesima nave spagnola
assaltata, l’elsa della spada sporca di sangue, il ghigno
ferino affascinante,
ma non folle.
Morire tra le onde o vivere strisciando.
Tu hai bisogno di ricominciare a
sentire qualcosa Arthur, hai
bisogno di un senso, io ti conosco da sempre, noi ci siamo sempre stati!
Non
credere di essere così importante.
“Cosa
facciamo dei prigionieri?”
“Li
portiamo con noi”
“Dove
stiamo andando capitano?”
“Ammainate
il Jolly Roger ed issate la bandiera”
“Capitano?”
“Sì
nostromo, si torna a casa”
Ed
il soffio nel suo cuore cominciò a sparire,
una strana leggerezza gli galleggiava nello stomaco. Sarebbero tirati
dritti
dalla regina a mostrare e donare i loro tesori. I suoi compagni
avrebbero
deciso se fermarsi per sempre, diventare marinai o riprendere le rotte
inesplorate.
Lui
aveva finito, sarebbe tornato di gran fretta
a casa.
Certo,
se avesse visto una stupida nave
francese, con un damerino dal cappello piumato sopra, forse la gran
fretta
sarebbe venuta meno.
L’aveva
detto Francis che voleva essere un
prigioniero…
Commento:
Ciao a tutti, è la prima volta che mi trovo a scrivere sul Fandom di Hetalia e vi confesso che sono estremamente agitata. Dopo aver letto splendide fan fiction, unirmi a questo gruppo mi sembrava impresa ardua ed infatti l’unica cosa decente è stato questo centesimo tentativo di fan fiction.
Poche presentazioni, io adoro il FrXUk smodatamente, quindi tutto questo sarà un lavoro incentrato su di loro, qualche volta più storico, altre volte come in questo caso, con una lieve licenza d’autore, se mi permetterete. I capitoli sono tutti ispirati dall’album degli Alter bridge (ABIII) che consiglio a tutti di sentire, essendo che io adoro smodatamente anche loro.
Cosa dire, il lavoro mi sembra chiaro da solo, soltanto chiedo venia se i personaggi hanno sfiorato deliberatamente l’OOC, prometto che la prossima volta farò decisamente più attenzione.
Detto questo, spero vivamente in vostri commenti,non si smette mai di crescere e qualche linea guida e soprattutto critica è fondamentale.
Vi ringrazio tutti in anticipo, alla prossima!