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Autore: xZivaDavid    08/04/2011    2 recensioni
Aveva sbagliato a giudicarlo.
Lui non era nemmeno carino... Era bellissimo.
il visetto piccolo era incorniciato da capelli color champagne, il nasino all'insù e gli occhi espressivi rendevano il suo aspetto pari a quello di un angelo.
Improvvisamente, Sharon sorrise, quasi spinta da una forza non sua.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Sono la F e per la prima volta posto una Fanfiction nella sezione di Criminal Minds...Che dire?
Spero infinitamente che vi piaccia,
anche se è solo un prologo,fatemi sapere che ne  pensate!
Vi lascio alla storia! Baci!


Prologo - Seduta qua

 

Erano ore ormai che aspettava una qualche, piccola notizia del suo ex fidanzato, nella Hall alquanto inospitale dell'ospedale di Manhattan.

Affollata ed insolita.

L'avevano lasciata lì, con un "non preoccuparti" noncurante, le sue migliori amiche….se così poteva definirle.

Ma loro non erano come lei, a Sharon non importava essere considerata, all'università, lei aveva solo bisogno di passare gli ultimi esami del suo ultimo anno con dei 30 ed una volta ottenuta una laurea in filosofia, probabilmente si sarebbe dedicata alle lettere moderne. 

Poi avrebbe potuto pensare alla sua natura artistica e magari frequentare dei corsi serali al conservatorio.

Non le importava essere notata dai ragazzi, nonostante vestisse alla moda, odiava le discoteche e qualsiasi locale caotico, la sua parte di stanza sempre in perfetto ordine.

Era diversa da tutte le altre giovani donne in attesa di carriera, non aspettava aiuti da nessuno, faceva tutto da sola, s'impegnava senza distrazioni, mettendo il 101% di sè stessa in tutte le sue attività. Ogni mattina, prima delle lezioni, faceva una corsa intorno all'isolato, preparava la colazione per le amiche, una doccia fredda e via al college, sempre in anticipo.

Al termine delle lezioni, si avvicinava ad una piccola libreria un pò antiquata e sceglieva alcuni libri di psicologia, altra strada che avrebbe potuto seguire.

Tornava a casa con una scorta di consigli di Freud, sotto gli sguardi increduli delle coinquiline.
Quando il tempo lo permetteva, si rifugiava a central Park, sotto il suo albero preferito, a leggere il buon libro appena acquistato.

L'unica volta che vi si era recata con le amiche, quello era diventato un set fotografico, preda delle manie di Destiny.

Ma nonostante ciò, non tutte le ragazze impegnate a fondo nello studio talmente tanto da non riuscire ad apprezzare alcun aspetto della vita giovanile sono delle racchie.

Sharon era una rosa in boccio.

Mostrava fiera il suo corpo perfetto, snello e longilineo, era alta 1,80 m, la carnagione chiarissima, una chioma folta e mossa, color del cioccolato, scendeva sino a metà schiena, amabilmente scalata.

Vi passò una mano, tremante, per rassicurarsi.

Gli occhi da cerbiatta, verde intenso, leggevano silenziosamente una di quelle riviste di gossip di cui non andava matta ma che la aiutavano a non pensare.

Incrociò le gambe, chiuse in un abito di cui aveva fatto sfoggio quella serata che non si era conclusa come sperava.

Era la prima volta che si faceva convincere da quelle pazze delle sue amiche a passare la notte a divertirsi, nella discoteca più "in" di NYC.

Illusa, a pensare che sarebbe andato tutto bene.

Fiera, comunque, di non aver accettato bevande da nessuno, anche se ora sentiva il bisogno di bere qualcosa, abbandonata in quegli scomodi divanetti.

Buttò da parte il giornale e alzò il capo.

Si guardò intorno, improvvisamente le parve tutto spento, buio.

Perché le avevano chiamate?

Già, perché Eric, il ragazzo con cui era uscita per due settimane a malapena, aveva avuto un incidente.

Passò una mano sugli occhi, noncurante.

Poi la guardò, alcuni residui del pesante trucco architettato dalle amiche brillavano tra le sue dita.

Il resto resisteva ancora.

Scosse la testa, nervosamente, quando lo squillo del suo cellulare la fece sobbalzare.

"é nella 606. Raggiungici, è cosciente e vorrebbe parlarti. G"

Sorrise, alzandosi.

é cosciente, aveva scritto Gwen, quindi non era nulla di grave.

Non si preoccupò del suo "Vorrebbe parlarti", tanto in qualunque modo non sarebbe tornata con quel cretino patentato, no?

Si diresse verso un'infermiera, il corpo, racchiuso in quello scomodo abitino da discoteca, verde paillettato.

Sharon non riusciva a smettere di sentirsi ridicola.

-Cerco la stanza 606, feriti gravi da incidenti..- la ragazza sorrise.

-Quinto piano, secondo corridoio a destra. Si è appena svegliato….prego-

Sharon sorrise a sua volta, cortese. -non si preoccupi, non mi tratterrò molto.- 

Si diresse verso l'ascensore, fare cinque rampe di scale con delle décolleté è un lavoro da esperte, ed era sicura di non aver mai indossato delle scarpe così scomode  in tutta la sua vita, anche se cercava di sembrare indifferente.

Lui sta peggio, si ripeteva, ed in fondo aveva tanta, tanta ragione.

 

Fine prologo.

   
 
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