Maybe... I love you
Spensi il televisore e chiusi il quaderno. Mi stiracchiai con un sonoro sbadiglio e andai in bagno a farmi una bella doccia calda. Ne avevo davvero bisogno. Giustiziare criminali e far finta di essere Kira al posto di Light era più faticoso di quanto mi aspettassi. Specialmente per i miei nervi. Non ero abituata a stare chiusa tutto il giorno in casa. A causa del mio lavoro andavo sempre in giro e non rimanevo mai nello stesso posto per più di due giorni di fila. Ma per Light avrei fatto qualsiasi cosa. Qualsiasi.
Ero consapevole
del fatto che lui non mi amava davvero. Spesso gli chiedevo << Mi ami? >> e la
sua risposta era sempre << Sì, ti amo >> ma in realtà era solo una
bugia e per farmi contenta. A dir la verità mi feriva la consapevolezza che non
fosse vero ma nonostante sapessi
che Light mi usasse solo perché possedevo “gli Occhi” andava bene. L’avevo
sempre saputo e più passava il tempo più avevo la certezza che i suoi
sentimenti nei miei confronti non sarebbero andanti oltre al mio essere semplicemente, e solamente, il suo
cagnolino. Mi bastava stargli accanto. Non mi era rimasto altri che lui...
Che stupida,
eh?
Lasciai che il
getto d’acqua bollente scivolasse gentile sul mio corpo. Rilassante.
Pochi minuti
dopo chiusi il rubinetto della doccia e allungai una mano verso il mio
asciugamano di spugna per avvolgermici, dopo di che tornai in camera.
“Mi stendo solo
cinque minuti e poi finisco di asciugarmi”.
Poggiai la
testa sul cuscino e chiusi gli occhi. Improvvisamente
sentii il petto stringersi in una morsa dolorosa.
Nella mia mente
cominciarono a vorticare immagini di un mondo desolato e grigio dove a
farla da padroni erano polveri di scheletri, risate macabre e pianti disperati.
Urla di neonati, occhi rossi color sangue e il battito di un cuore che si
arrestava di colpo riempirono completamente la mia testa.
Cosa stava succedendo? Cos'era quell'angoscia che si faceva sempre più acuta e forte?
Cosa stava succedendo? Cos'era quell'angoscia che si faceva sempre più acuta e forte?
Spalancai gli
occhi.
Avevo il respiro affannato. Il cuore mi batteva
a mille. La morsa si fece ancora più dolorante.
Mi voltai
lentamente cercando di regolarizzare il respiro.
Possibile che
ci fosse Light seduto sul letto?
Mi sollevai
sulle braccia stropicciandomi gli occhi.
<<
Light…?>> chiesi sedendomi sulle ginocchia, << ... che ore sono?
>> guardai la sveglia sul mio comodino.
00:30.
Non era normale
che Light fosse già tornato. In genere non rincasava prima delle tre, <<
Come mai sei già a casa? >>
Non rispose.
Rimase fermo in
quella posizione. La schiena curva. Le mani strette a pugno sulle ginocchia.
<< Light...
>> mi sporsi per guardarlo in viso.
Rigato di lacrime.
Silenziosamente stava... piangendo?.
Teneva lo
sguardo perso nel vuoto.
Non l’avevo mai
visto piangere.
Cosa poteva essere successo? Possibile che la fitta che mi stava stringendo il cuore fosse dovuta al dolore di Light, qualsiasi fosse la causa?
Cosa poteva essere successo? Possibile che la fitta che mi stava stringendo il cuore fosse dovuta al dolore di Light, qualsiasi fosse la causa?
Feci per posare
la mano sulla sua spalla ma qualcosa mi trattenne. Probabilmente l’avrebbe solamento
infastidito. L’avrebbe scacciata malamente richiandomi di farmi gli affari miei.
Mi alzai piano
dal letto, allontanandomi di qualche passo e…
… afferrò la mia mano per fermarmi. Mi voltai a guardarlo sorpresa. Senza lasciare la sua mano tornai a
sedermi accanto a lui. Era la prima volta che aveva
bisogno di me per qualcosa di diverso dagli omicidi.
Non parlai. Non feci niente se non continuare a tenergli la mano.
Rimanemmo così,
in silenzio per qualche altro minuto.
<< Mio
padre… è… è… >> sussurrò piano senza alzare lo sguardo dal pavimento.
Goccioline
d’acqua salata si spensero sulla mia mano.
Non c’era
bisogno che continuasse.
Avevo capito.
Strinsi più
forte la sua. È vero che non volevo spingermi troppo per paura di essere
allontanata, ma questo non voleva dire che non volessi mostrarmi vicina a
lui nel modo più dolce possibile.
<< Lui
era un uomo buono. Era il mio riferimento di giustizia. Da sempre. Perché è
dovuto morire? Perché non ha scritto il nome di quel bastardo di Mello sul
Death Note?! Perché? Perché? Perché è stato così idiota da morire? Perché mi ha
lasciato solo? Lui era la giustizia! Kira agiva per far sì che persone come mio
padre potessero vivere in pace e nella tranquillità! Perché, perché, mi ha lasciato solo?
>>
Capivo come si
sentiva. Sapevo cosa voleva dire perdere i propri genitori. Forse di tutti
quelli che conosceva ero l’unica a poterlo capire davvero. Però nonostante
sapessi che mi considerasse poco più di un animale domestico, quelle parole mi
ferirono.
Possibile che non vedesse che non era solo? C’ero io! Ero davvero così… invisibile?
Possibile che non vedesse che non era solo? C’ero io! Ero davvero così… invisibile?
Lentamente
allentai la stretta della sua mano non riuscendo a rimanergli accanto. Era
egoista da parte mia quel tipo di atteggiamento ma non
riuscivo a stargli vicino. Feci per alzarmi e avviarmi verso il bagno
quando lui mi afferrò nuovamente per il polso e affondando il volto nel mio petto coperto solo
dalla morbida spugna dell’asciugamano.
<< Non
lasciarmi solo anche tu, Misa! >> gridò con la voce tremante, << ti
prego. Almeno tu non ... lasciarmi solo… >>
Non avrei
mai sognato di sentir pronunciare da lui parole come quelle. Non sapevo cosa fare.
O meglio, lo sapevo, ma avevo paura che mi avrebbe respinta come suo solito.
“Al diavolo,
Misa! Al limite ti caccia!”
Lentamente lo
abbracciai lasciandolo poggiare sul mio seno cominciando ad accarezzare dolcemente con una mano la sua schiena e
con l’altra i capelli morbidi e lisci. Non mi scansò, anzi, si strinse
ancora di più piangendo come un bambino.
Non immaginavo che Kira potesse piangere. Per lo meno non davanti a me.
Lo lasciai sfogare. Non era certo mia intenzione interromperlo. Non mi sarei mai e poi mai stancata di tenerlo tra le mie braccia e dargli tutto il mio conforto, per quello che poteva valere.
Non immaginavo che Kira potesse piangere. Per lo meno non davanti a me.
Lo lasciai sfogare. Non era certo mia intenzione interromperlo. Non mi sarei mai e poi mai stancata di tenerlo tra le mie braccia e dargli tutto il mio conforto, per quello che poteva valere.
Rimanemmo così
per molto tempo.
I miei capelli,
ormai completamente asciutti, accarezzavano ribelli il bel viso di Light che
sotto le mie carezze piano, piano aveva smesso di piangere.
<< Come
mai non dici nulla? >> chiese sempre rimanendo con la testa appoggiata
sul mio seno, << Mi aspettavo qualcosa come un “mi dispiace” o roba
simile >>
<< Sono solo
parole scontate e vuote >> mormorai
smettendo di accarezzarlo, << frasi fatte che, se possibile, mandano
in bestia. “Condoglianze”, “mi dispiace”… a che servono? Non certo a placare quel
dolore che con fatica cerca di rimarginarsi. Un abbraccio, una carezza… sono meglio di tante
parole che…>>
<< Soffri
ancora per la morte dei tuoi genitori, Misa? >>
Non risposi
subito. Non era un argomento che amavo particolarmente. Lo sentivo mio,
personale. Non ne avevo mai parlato con nessuno.
<< Ogni
giorno. Ogni minuto. Ogni istante. Ma la vita va avanti e io devo essere forte
come loro mi avrebbero voluta e mi vogliono. Devo montare la maschera “Misa
Misa” ogni giorno per cercare di resistere. Devo essere allegra e scema, sennò
penso che tenterei di scrivere il mio nome sul Death Note. Troppo spesso penso che sarei dovuta morire quel giorno in
cui mi salvò Jealous. L’avrei preferito davvero, almeno sarei andata subito da
loro e… >>
Le labbra di
Light premettero dolcemente sulle mie. Erano ancora umide e salate di pianto ma
morbidissime. Non fu un bacio né lungo, né appassionato. Non era neanche uno di
quei baci che spesso mi dava per farmi stare zitta. Era un semplice bacio.
Mi passò una
mano sulla guancia accennando un sorriso.
<< Sai
>> cominciò senza smettere di accarezzarmi la
guancia, <<
ho sempre pensato che tu fossi solamente una ragazza superficiale
e stupida. Non ti ho mai considerata
abbastanza
intelligente però forse, se solo ti avessi dato la possibilità di
mostrarti per quella che sei relamente, se avessi capito prima quello
che porti dentro di te, avrei scoperto prima che non sei affatto come
pensavo >> mi strinse forte a sé proprio come il giorno
che ci eravamo
conosciuti, ma questa volta in maniera più vera. Sembrava quasi
un altro Light,
forse... quello che era prima d’impossessarsi del Death Note?
<< Potrei davvero innamorarmi di te o... infondo già lo sono.>>
A quelle parole
il mio cuore perse qualche battito.
Light forse
poteva…
Mi portò
all’altezza dei suoi occhi per qualche istante per poi baciarmi di nuovo. Questa
volta però fu diverso. Era intenso.
Vero.
Voleva trasmettermi ciò che stava provando con quel contatto di labbra e sembrava volesse incitare me a fare lo stesso.
Vero.
Voleva trasmettermi ciò che stava provando con quel contatto di labbra e sembrava volesse incitare me a fare lo stesso.
E io non chiedevo
altro. Da tempo volevo mostrare a Light la vera Misa.
In quel bacio c’era tutto. Tutto davvero.
In quel bacio c’era tutto. Tutto davvero.
Mi stese
delicatamente sul letto continuando a baciarmi senza sosta, facendo scorrere
sotto le sue dita forti il leggero asciugamano di spugna.
Quella notte io e Light ci amammo tante volte. Non facemmo il solito squallidissimo sesso di sfogo da pochi minuti e via. Quella notte facemmo l’amore. Per la prima volta Light mi amò sul serio. Poteva anche essere l'unica volta in cui provò quel sentimento nei miei confronti, a me andava bene così.
Quella notte io e Light ci amammo tante volte. Non facemmo il solito squallidissimo sesso di sfogo da pochi minuti e via. Quella notte facemmo l’amore. Per la prima volta Light mi amò sul serio. Poteva anche essere l'unica volta in cui provò quel sentimento nei miei confronti, a me andava bene così.
Eravamo tornati
in Giappone da qualche giorno.
Light era…
sempre Light.
Rincasava tardi
continuando a indagare su se stesso. Mi chiedevo spesso se fosse sbagliato quello che
stavamo facendo. Uccidere le persone… in fondo non eravamo Dio per poter fare
una cosa del genere, che diritto avevamo? Ma più ci pensavo, più mi tornava in
mente il viso del ladro che aveva ucciso i miei genitori.
Feccia.
Persone come
lui dovevano morire, non meritavano altro... no?
Guardai fuori dalla
finestra. Il cielo era sereno.
Improvvisamente
presi i primi vestiti che trovai, una maglietta con stampata una croce gotica
dell’hard rock café di Roma e un paio di jeans stretti neri, fermai i capelli nei soliti codini, dopo di
ché salii al piano di sopra e bussai.
<< Misa
Misa che ci fai già alzata? dovresti essere a… >>
<< Posso
parlare un secondo con Light, Matsui? >>
<< Bé
veramente… >>
<<
Grazie, faccio in un attimo >> senza aspettare la risposta, di certo
negativa, entrai sotto lo sguardo allibito di tutto il quartier generale.
<< Light, io esco >>
<< Dove
vai? >>
Risposta
meccanica. La sua attenzione era tutta rivolta al monitor sul quale stava
lavorando.
<< Esco.
Vado a farmi un giro. Se faccio tardi non preoccuparti per me >>
Senza aspettare
la sua risposta, salutai gli uomini presenti con la mano e andai via.
Non volevo
prendere la macchina. Era un giorno…
speciale. Meglio l’autobus. Pagai il biglietto e mi
sedetti.
L’autobus
arrivava dritto ad Aoyama, proprio dove dovevo andare io.
Dopo circa un mezz'ora scesi e
percorsi un tratto di strada a piedi non molto lungo.
Guardai la
grande insegna all'ingresso e per un attimo tremai. Scossi la testa ed entrai. C’era un
fioraio. Presi delle rose rosse e dei girasoli, pagai e continuai a
passeggiare. Quel viale era sacro. Sì, sacro.
Finalmente
arrivai. Non mi ricordavo neanche perché li avevamo portati ad Aoyama. Forse
perché i nonni abitavano lì? Può darsi.
Mi fermai.
Non c’erano
fiori.
Adagiai quelli che avevo comprato sul
prato.
Alzai gli occhi.
I miei genitori
erano bellissimi: il sorriso di mamma era smagliante tra le braccia di papà.
Papà con lo sguardo protettivo e gentile allo stesso tempo e anche lui con uno quei sorrisi stampato in volto che riservava solo quando c’era lei.
Sporsi
leggermente la mano per accarezzare i volti della fotografia.
“Peccato che
sia solo la foto della loro…”
Mi piegai in
ginocchio sulla tomba dei miei genitori. “Rivederli” dopo tanto tempo faceva
male. Vedere quei volti così vivi su quella fredda, grigia, lapide…
Impugnai l’erba tra le mani così forte da strapparla.
Impugnai l’erba tra le mani così forte da strapparla.
“Perché,
perché, perché… PERCHE’???”
Cominciai a
piangere come una bambina rimanendo ferma in quella posizione.
Avevo solo
venticinque anni, li avevo persi troppo presto… e troppo tardi. Ero grande ma
non abbastanza. Avevo bisogno di loro. Quel bastardo me li aveva portati via.
Continuai a
piangere per molto, molto tempo fin quando un paio di braccia
forti mi strinsero in un caldo abbraccio.
Continuai a
singhiozzare stringendomi maggiormente a quelle braccia.
Avevo solo
bisogno di piangere… tanto…
<< Sei
bella come tua madre >> mi sussurrò la voce all’orecchio, << hai il
suo sorriso, ma gli occhi sono quelli di tuo padre >>
Mi voltai verso
la voce con gli occhi pieni di lacrime per fiondarmi immediatamente tra le sue
braccia nascondendo il viso nel suo petto.
<< Mi
mancano >> singhiozzai nel suo petto, << mi mancano da morire, Light…
>>
Mi strinse a se con
maggiore forza dandomi dei piccoli e leggeri baci sulla testa.
<< Lo so
>> mormorò piano, << lo so… >>
<< Come
hai fatto a capire che ero qui? >> chiesi senza lasciare la presa,
<< non ti ho detto dove andavo >>
<< Ti ho
seguita >> rispose semplicemente lui, << avevi una voce strana. Troppo seria. Ho visto che eri in jeans e qualcosa non quadrava.Non è te
>>
<< Hai
lasciato perdere il lavoro… per seguirmi? >>
<< Bé, penso
che per un giorno posso anche smettere di dare la caccia a me stesso,
no? E poi ho lasciato indicazioni al quartier generale>>
Sorrisi appena
senza smettere di rimanere stretta a lui.
<< Allora
mi ami davvero, Light? >> domandai alzando appena gli occhi per guardarlo.
Non rispose
subito. Lanciò uno sguardo alla foto sulla lapide per poi stringermi ancora di più
a sé.
<< Forse
sì, Misa. >> disse con un dolce sorriso, << Forse sì… >>
Per la prima volta mi guardò con lo stesso sguardo con cui mio padre guardava mia madre.
Per la prima volta mi guardò con lo stesso sguardo con cui mio padre guardava mia madre.
The End
Ok,
non mi chiedete da quale parte del cervello malsano è uscita
questa ff perchè non so proprio cosa rispondervi! xD No, dai,
scherzi a parte, da romanticona quale sono ho sempre sperato di vendere
un atteggiamento dolce e quasi protettivo
da parte di Light nei confronti di Misa, un po' perchè ho
anche sempre pensato che un minimo (anche solo un granellino) Light sia
innamorato di Misa, un po' perchè mi sarebbero piaciuti come
coppia così. Sicuramente mi sbaglio, ma la speranza è l'ultima a morire, no?
In questa ff volevo soprattutto mostrare COME si possa sentire la bella biondina: spesso troppe persone dimenticano che questa ragazza ha perso i genitori perchè gli sono stati uccisi; secondo voi come potrebbe sentirisi e cosa farebbe ciascuno di noi al posto suo? Io un po' la capisco perchè mi è successa una cosa simile e forse è per questo che mi sembra di comprenderla in tutti i suoi atteggiamenti, spesso scemi, che in realtà vogliono solamente celare un dolore davvero troppo profondo e inguaribile. Pensateci ;)
Dopo questo mio lungo discorso un grazie a chi leggerà e specialmente a chi commenterà! Grazie a tutti!;)
Marty
In questa ff volevo soprattutto mostrare COME si possa sentire la bella biondina: spesso troppe persone dimenticano che questa ragazza ha perso i genitori perchè gli sono stati uccisi; secondo voi come potrebbe sentirisi e cosa farebbe ciascuno di noi al posto suo? Io un po' la capisco perchè mi è successa una cosa simile e forse è per questo che mi sembra di comprenderla in tutti i suoi atteggiamenti, spesso scemi, che in realtà vogliono solamente celare un dolore davvero troppo profondo e inguaribile. Pensateci ;)
Dopo questo mio lungo discorso un grazie a chi leggerà e specialmente a chi commenterà! Grazie a tutti!;)
Marty