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Autore: Schnee91    15/04/2011    2 recensioni
“Sai, non è carino farmi arrabbiare, non ti conviene.”
“Ah no? Perché? Cosa vuoi fare? Chiamare uno dei tuoi Bodyguard?”
Non so perché, ma gli sto dicendo cose che non avrei mai voluto dirgli.
“Ops, dimenticavo, non c’è più alcun bodyguard. Non sei più d’oro Bill Kaulitz!”
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suo bicchiere di Cognac era sospeso per aria, mantenuto debolmente dalla sua mano delicata.
Lo era ancora.
Delicata.
E con quelle dita lunghe e affusolate lo scuoteva piano, mentre i ghiacci producevano un rumore quasi piacevole, apprestandosi a sfiorare quelle labbra, ancora soffici all’apparenza, che avrebbe bagnato con quel liquore amaro, strizzando gli occhi, quando il bruciore si sarebbe fatto sentire forte nel suo stomaco.
Poi, faceva passare la lingua sulle labbra, per godere pienamente di quel sapore, che gli faceva compagnia quasi ogni sera.
Infine riapriva gli occhi, spenti, ma ancora del colore dell’ambra, del miele, dell’oro.
Quegli occhi che facevano innamorare.
Posava quel bicchiere sul bancone, mentre i miei occhi notavano il solito nero delle sue unghie.
Incantata e ferma al mio tavolo, ero testimone della scena quasi sempre.
Testimone della sua delicatezza, sensualità, leggerezza, eleganza, tipiche di una donna, ma che appartenevano ancora a lui.
Bill era ancora lo stesso, dopo 10 anni.
Sorrisi amaramente a tale constatazione, perché oltre alla sua innata perfezione fisica, nulla era come prima.
Sgranai gli occhi quando per un attimo credetti di aver visto una fioca luce in quegli occhi che assottigliò leggermente, quando i cubetti di ghiaccio fecero rumore.
Forse il suo udito ingannevole gli aveva fatto sentire musica.
Forse nella sua mente stava nascendo una nuova melodia.
Forse intonava qualcosa tra sé.
Chissà, se scriveva ancora.
Chissà, se faceva uscire il dolore.
Chissà, se lo faceva cantare ad un’altra voce.
Chissà, se lo nascondeva dietro altri occhi contornati di nero come i suoi.
Lui non lo faceva più.
Aveva smesso di cantare.
Bill aveva smesso di cantare.
Bill aveva smesso di sognare.
Bill aveva strappato a noi un sogno.
Bill lo aveva trasformato in un incubo, per se stesso, per suo fratello, per i suoi amici.

Si svegliò una mattina, col solo desiderio si scomparire o di dormire per sempre.
Così avrebbe potuto sognare di nuovo.
Consumato dalla pressione, consumato dai media, non sopportava più la sua immagine dovunque.
Sfruttato, come una macchina da commercio.
Usato e poi gettato via.
Consumato, dall’insopportabile consapevolezza delle poche fans rimaste, dei pochi album venduti.
E infine, consumato da un Amore sbagliato.
Perse la testa per un’attrice americana, poco più grande di lui, che sapeva solo consumargli carte di credito.
Perdeva l’ispirazione ogni giorno di più, cadendo in depressione.
E lei allora, gettò via il suo cuore.
Bill aveva smesso di credere nell’Amore.
E tutto, si frantumò in poco tempo.
La casa discografica abbandonò i Tokio Hotel, si sciolsero  e i ragazzi, non riuscendo a sopportare il dolore quadruplicato, decisero che le loro strade si sarebbero dovute dividere.
Ognuno di loro era in una parte diversa del mondo, magari dove nessuno sapesse chi fossero, cercando di rifarsi una vita.
Anche Bill e Tom si erano divisi.
Inizialmente rimasero insieme, ma quando Bill vide il fratello consumarsi giorno dopo giorno anche a causa sua, lo obbligò ad andare via, lontano da lui, a non pensarlo più,  non cercarlo, non chiamarlo.
Che pretese assurde da un gemello.
Che pretese impossibili.
Ma l’Amore verso Tom era forse l’unica cosa di vivo e forte che era rimasta in lui.
Per questo doveva lasciarlo andare.
Lui non riusciva ancora a rialzarsi, ma forse Tom ci sarebbe riuscito, lontano da lui, si sarebbe rifatto una vita, lui era più forte.
Ma dovette essere lui a lasciare la loro casa, perché Tom non sembrava intenzionato a mollarlo lì.
Quanto amava suo fratello, l’unico amore vero della sua vita.
Probabilmente senza di lui si sarebbe lasciato morire, ma doveva farlo, doveva salvare almeno lui.
E così, nel cuore della notte, baciò suo fratello sulla fronte, lasciò una lettera e abbandonò Los Angeles per sempre, partendo con un jet privato.
Volle tornare in Germania.
Forse sperava di sentirsi meglio, a casa, protetto in un certo senso.
Quella terra dove era stato sempre se stesso, sperando di trovare comprensione negli occhi della gente, se mai sarebbe uscito di casa, se mai avesse avuto il coraggio di affrontare di nuovo gli occhi della gente.
Comprò una villetta in un piccolo paesino tranquillo al Nord della Germania, lontano anche da sua madre e il patrigno.
Magari quella pace gli avrebbe fatto tornare l’ispirazione.
Tom d’altra parte, cercava di farsi sentire,anche attraverso i giornali, per fargli capire che non avrebbe smesso di cercarlo, andando anche in capo al mondo.
Da quella notte sono passati cinque anni.
Ora Bill ne ha trentaquattro.
Sembra che il tempo si sia fermato a dieci anni fa, quando lo vidi in concerto per l’ultima volta.
E’ sempre così perfetto ed incantevole.
I jeans scuri con una catenella, la camicia nera, il suo collarino nero col teschio, le scarpe a punta e l’immancabile giacca di pelle.
E’ tornato un po’ alle origini.
Ha lasciato crescere di nuovo i capelli e ora cadono lisci e bellissimi sulle spalle.
Solo il viso è più scarno.
Si dice che abbia iniziato a soffrire anche di anoressia e che fortunatamente ne sia uscito presto.
Bill è precipitato nel vuoto, che colma solo con alcool e fumo.
Non è mai stato visto in strani locali, né in compagnia di belle donne.
O è bravo a nascondere, oppure non ha mai pensato ad avventure di una sola notte.
Questa seconda opzione mi fa sorridere, perché mi riporta indietro nel tempo, perché se fosse vera vorrebbe dire che non è cambiato.
Ma soprattutto, che non ci ha mai mentito.
A lui non sono mai interessate le one - night- stands e non credo ci penserebbe in un momento come questo.
Un momento che purtroppo dura da troppo tempo e così, dopo serate intere a questo tavolo ad assistere al suo masochismo senza far nulla, per la paura di invadere la sua privacy, di guardarlo di nuovo negli occhi oppure per la paura di toccare la sua vita “normale”, decido che non posso più stare a guardare.
Sfiorerò la sua esistenza, dopo averlo desiderato e sognato per sedici anni.
Non avrei mai voluto farlo in una situazione del genere, ma mi ero sempre detta, che se un giorno lui fosse caduto, io sarei voluta essergli accanto, per aiutarlo a rialzarsi.
Io ero tra quelle poche fans rimaste, tra quelle che lo amavano ancora.
Oggi, ho trentadue anni e posso dire con certezza che l’amo ancora, che ho continuato a stargli accanto da lontano e che credo ancora in lui.
Lo vedo chiedere un altro po’ di alcool.
E’ il momento giusto per intervenire e porre fine a questo spettacolo che mi spezza il cuore.
Mi alzo piano e inizio a camminare verso di lui, i tacchi fanno non poco rumore e il cuore inizia a battermi più forte.
Mi sento una ragazzina.
Chissà come reagirà.
Ho paura.
Ma nello stesso tempo sento una grande forza che mi spinge a fermarlo.
Non ho neanche pensato a cosa dirgli.
Credo che le parole non servano tanto, vorrei solo regalargli un sorriso di speranza e abbracciarlo, per trasmettergli calore, comprensione, protezione,sicurezza.
E magari Amore.
Sorrido ancora tra me.
Sono gli stessi desideri che passavano nella mia testa anche sedici anni fa.
Ed eccomi a meno di dieci centimetri da lui, allungo il braccio verso il suo e gli sfilo il bicchiere dalla mano, prima che il suo fegato continui a logorarsi.
La mia mano quasi trema e il mio cuore fa mille capriole appena vedo il suo viso girarsi dalla mia parte.
E così, affogo nei suoi occhi, come la prima volta, tanti anni fa; quando mi accorsi che  non erano così scuri come sembravano nelle foto e ora li ritrovo qui davanti a me, che mi guardano spenti ed indagatori.
Devo riprendermi e parlare, anche se vorrei non risalire dal mare d’oro di quelle pagliuzze.
Prendo fiato e mi faccio coraggio.
“Ora basta, stai esagerando, Bill.
Mi fissa perplesso, alzando quel sopracciglio, come faceva sempre.
“E tu chi sei?”
“Nessuno, ma devi ascoltarmi.”
“Ahahah nessuno può dirmi cosa devo fare, né tantomeno una sconosciuta.”
Sconosciuta.
Non so perché, ma questa parola mi fa male.
Vorrei gridargli in faccia che non è vero.
Che non lo sono.
Che qualcosa di grande, immenso, ci ha uniti molto tempo fa, anche a distanza di kilometri.
Chissà, magari si è dimenticato del legame che ci univa.
Magari si è dimenticato dell’Amore che provavamo.
Magari ha dimenticato le emozioni che ci faceva provare e che noi facevamo provare a lui, a Loro.
Decido di farlo.
Decido di parlare, di chiederglielo, non ho nulla da perdere.
“Hai già dimenticato il legame che ci univa, Bill?”
Si mette a ridere.
“Non so di cosa tu stia parlando.”
“Certo che lo sai, basta a fingere Bill, smettila di farti male, di isolarti..Noi siamo ancora qui, non sei solo.Non ti abbiamo mai mollato.”
Aveva ragione.
Sono una sconosciuta, in fondo.
E mi sento anche un po’ stupida a dirgli queste cose, ma lo faccio perché so che in realtà non è così.
Il legame che unisce un artista ai fans, è vero ed eterno.
“Stai farneticando bella, ma chi ti credi di essere per dirmi queste cose?”
“Sono semplicemente una delle tue Aliens, Bill”
Diretta e decisa.
Non ha alcuna reazione, ma rimane in silenzio per un po’, aveva già capito chi fossi.
“Ridammi il bicchiere.”
“No.”
Ridacchia e si alza in piedi, avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
Sento il cuore che ricomincia a battere più forte, non riesco quasi a reggere il suo sguardo.
Dio, i suoi occhi..
Ma non devo cedere, reggo il suo sguardo, per sfidarlo.
“Ho detto dammi il bicchiere.”
La sua voce è calda e sensuale.
“Ed io ho detto di no.”
Ride di nuovo, ancora ad un palmo dal mio viso.
Mi accorgo che il suo sguardo cade sulle mie labbra e inizio a sudare freddo.
“Sai, non è carino farmi arrabbiare, non ti conviene.”
“Ah no? Perché? Cosa vuoi fare? Chiamare uno dei tuoi Bodyguard?”
Non so perché, ma gli sto dicendo cose che non avrei mai voluto dirgli.
“Ops, dimenticavo, non c’è più alcun bodyguard. Non sei più d’oro Bill Kaulitz!”
Questa non sono io che parlo, che diamine mi prende?
Dentro di me cresce la rabbia.
Perché ha mollato tutto.
Perché ci ha abbandonate.
Perché mi ha chiamata “sconosciuta”.
Perché ha tradito il suo sogno.
Vedo che la rabbia cresce anche in lui, ma non gli do tempo di farla uscire fuori.
Gli do una spinta e lui mi guarda ancora più rabbioso, avvicinandosi di nuovo a me.
“Ma come ti permetti?”
Io lo spingo ancora lontano da me.
“Ti rode eh? Forza Bill, falla uscire, la rabbia.. Tutta.. Il dolore, urlalo.. E quando fa male, urla più forte.”
Sgrana gli occhi e per un momento  credo di aver percepito che tremasse.
Chiude gli occhi. Forte, stringe i pugni.
Bill non è mai stato impulsivo.
Bill non è mai stato uno che arriverebbe alle mani, ma io voglio scuoterlo un po’.
“Si può sapere cosa vuoi da me? La vita è mia posso fare ciò che voglio! Ridammi il bicchiere!”
Allunga il braccio verso il bicchiere che stringo ancora tra le mani, ma lo allontano ancora e gli do un’altra spinta, facendolo sedere di nuovo al bancone.
“No!”
Vedo che mi guarda con occhi stanchi e sento un altro paio d’occhi su di me.
Il barman assiste alla scena senza dire niente e per fortuna è l’unico, perché il locale è vuoto, è quasi mezzanotte.
Bill sbuffa e poggia i gomiti sul bancone, tenendosi la testa tra le mani.
Si sta lasciando ancora andare, mi innervosisco di più, non posso più guardarlo così, sto trattenendo una crisi di pianto.
Si rigira verso di me deciso.
“Cosa vuoi davvero da me?”
Voglio salvarti Bill.”
“Salvarmi? Ma io sto bene.”
Mi sorride falsamente, uccidendomi.
Ed io continuo, non ho niente da perdere.
“Non mi sembra.”
“Solo perché una sera  decido di bere un po’, non vuol dire che ho bisogno d’aiuto, né tantomeno del tuo.Quindi se non ti dispiace, vorrei continuare la mia serata in pace.”
Si rigira verso il barman e chiede un altro bicchiere.
Cristo quanto è cocciuto!
E allora lo faccio, ciò che avrei voluto fare da sempre.
Perché non reggo più, le mie lacrime non riescono a contenersi.
Mi avvicino a lui veloce, gli strappo dalle mani quel bicchiere, gettandolo per terra, provocando un forte rumore che lo fa girare verso di me e mentre io lo guardo con la rabbia nelle lacrime dei miei occhi, lui mi guarda quasi spaventato.
“Smettila porca miseria!”
E così, annullo finalmente la distanza e lo abbraccio forte tremando, scoppiando a piangere, tenendogli la testa sul mio petto, accarezzandogli i capelli, baciandoglieli e poi scivolando su di lui, mantenendomi alla sua maglietta, bagnandola di lacrime, gemendo ancora più forte.
E lui scivola con me, con le ginocchia per terra, lo sento tremare e sento il suo cuore battere forte.
“Basta Bill ti prego,non farti più del male, torna in te, perché.. Perché hai tradito il tuo sogno? Perché ci hai strappate via da voi, da te? Noi non vi abbiamo mai abbandonato, ci siamo ancora, io ci sono.. Sono qui per te, lasciati aiutare Bill ti prego.. lasciati amare di nuovo.. fai uscire il dolore, liberatene una volta per tutte, non soffocarlo..Amore mio, piangi su di me..ricomincia da capo .. ed io ti parlerò d’Amore..”
Continuo a stringerlo forte, liberandomi del mio dolore, cercando di trasmettergli il mio calore e il mio amore.
Lo sento ancora tremare..e singhiozzare.
E ora è lui a cedere il suo peso su di me, sento le sue braccia attorno alla mia schiena e piange, piange sulla mia spalla.
Stendo le gambe, poggiandomi con la schiena sul bancone, trascinando Bill con me e stringendolo ancora al mio petto, cullandolo, come se fosse il mio bambino.
In questo momento è tornato il Bill che conoscevo da sempre, che ha semplicemente bisogno di crollare piangendo tra delle braccia comprensive e affettuose,che non giudicano.
Mi sento anche io una ragazzina, ma in questo momento la nostra età anagrafica non conta.
Lo accarezzo e continuo a parlargli.
“Ti voglio bene Bill, ti voglio bene..”
Lui sembra calmarsi e si distacca piano da me, ci guardiamo negli occhi ed io gli asciugo le lacrime accarezzandogli le guance, sorridendogli.
Lui poi fa lo stesso, sfiorandomi anche le labbra.
“..e che loro soffrano per me, è la cosa peggiore.”
Quante volte ha detto questa frase nelle interviste..
Mi sorride ed inizio ad emozionarmi.
“Te le ricordi ancora, quelle parole? Quelle frasi meravigliose che dicevi per noi?”
Mi guarda dolcemente e mi prende le mani, stringendole alle sue.
“Mi stai chiedendo se ricordo ancora del nostro legame?”
Annuisco.
“Certo che me lo ricordo. Anzi, lo sento ancora, non ho mai smesso di farlo. Anche se vi ho abbandonate, perdonatemi, vi prego.”
Porto la sua mano verso di me, verso il mio viso e gliela bacio.
“Certo Bill.”
Lui mi sorride e apre la sua mano, accarezzandomi una guancia.
“Grazie.. Non so neanche come ti chiami, ma mi sembra di conoscerti da una vita. Sei appena entrata nella mia e sai già tutto di me, sai di cosa ho bisogno, sei riuscita a toccarmi il cuore. È strano chiedertelo.. Come ti chiami?”
“Hope, mi chiamo Hope..”
Il suo viso si rilassa di più, regalandomi un dolcissimo e disarmante sorriso.
Mi sento così bene.
E’ come se tutto il dolore fosse sparito.
Il mio.
Il suo.
Il nostro.
“Posso chiederti una cosa?”
“Tutto quello che vuoi Bill..”
“Posso baciarti, Hope?”
Non penso a niente, sembra tutto così naturale.
“Si..”
Mi tira a sé, facendomi accoccolare sul suo petto e le sue gambe.
Mi avvolge col suo braccio e con l’altra mano libera mi accarezza ancora il viso, alzandomelo dal mento.
Avvicina il suo e chiudiamo contemporaneamente gli occhi.
Sento finalmente le sue morbide labbra sulle mie, le muove piano, lente, con una dolcezza e delicatezza che appartengono solo a lui.
Il suo bacio è divino.
Poi sento che bagna le mie labbra con la sua lingua.
E’ il suo modo per chiedere il permesso.
Glielo concedo e le nostre lingue iniziano a cercarsi, toccarsi, giocare dolcemente.
E sento il suo piercing, mi fa perdere la testa, è elettrizzante.
Com’è bello baciarlo, bellissimo.
E lui non è mai lussurioso, non mi fa mai male.
Potrei continuare a baciarlo all’infinito.
E’ disarmante.
Continua anche ad accarezzarmi la guancia e mi sento morire.
Mi sento praticamente senza forze, sognante tra le stelle.
Ma non sto sognando, Bill mi sta baciando davvero.
E’ il bacio più bello che avessi mai potuto immaginare.
Lentamente divide le sue labbra dalle mie, ma rimane ancora vicino al mio viso, guardandomi negli occhi con dolcezza.
“Sei la mia Speranza allora da oggi..?”
“Sono la tua Speranza..”
Ci sorridiamo.
“Vuoi esserlo per sempre?”
“Si, lo voglio..”
Per sempre.”
Bill chiude di nuovo gli occhi e mi bacia ancora, sigillando la sua promessa, sulle mie labbra. 
  
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