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Autore: Sakurina    15/04/2011    3 recensioni
Un anno dopo la battaglia finale dei Cybodies, i componenti dell'ex brigata Kiraboshi Juuji e il Bel Ragazzo Galattico si ritrovano a dover affrontare il futuro e la loro giovinezza.
Ma sarà difficile affrontare i fantasmi del passato, i dolori del presente e le incertezze del futuro.
Cap #1: Filament.
Cap #2: Adult Bank.
Cap #3: Bougainvilleae.
Cap #4: Science Guild.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Bougainvillae

Mau yuki wahoshi no kakera.

[The fluttering snowflakes are pieces of the stars.]

tentai ni te wo nobashite

[If you reach out to the skies.]

ikigau negai kanjiteiru ne

[You feel wishes come and go.]

subete wa ima monocrome no naka.

[All caught in a Monochrome.]

 

« Bougainvilleae«

 

Chiuse gli occhi e sorrise.

Quel canto lontano, che si perdeva nella dolcezza delle nubi infuocate del tramonto… non le era affatto nuovo.

L’aveva già sentito, tanto tempo fa. Ed era sinceramente sorpresa nel sentirlo riecheggiare nuovamente per le frastagliate coste e le deserte spiagge di quell’isola. Della sua amata isola…?

La voce della sacerdotessa che udiva cantare il suo ritorno non era quella che si aspettava.

Non era la canzone del Sud, bensì quella del Nord.

Come al solito, le mie previsioni si sono rivelate errate.

Sospirò profondamente fra sé e sé la ragazza dalla lunga coda corvina, sistemandosi gli occhiali sul naso, lanciando uno sguardo malinconico al mare di fronte a sé, quella frazione d’isola che trovandosi più a est veniva inghiottita per prima dalle tenebre notturne in arrivo.

Quel luogo dove un tempo sorgeva il tempio dell’Est, il suo tempio.

Forse dovrei smetterla di farmi strane idee, presupponendo che la vita altrui sia così scontata.

Rimuginò ancora nella sua mente, lasciando dondolare mollemente le lunghe bianche candide giù per quella sottospecie di penisola che era rimasta al ricordare l’antico santuario.

Restò in silenzio per molto tempo, imponendo al suo cervello di zittirsi, e in effetto per un po’ vi riuscì. Dimenticò i pensieri, i ricordi, i rancori, le paure, le speranze, le gioie.

Lasciò scivolare via tutto dalla sua testa, riempiendola solo con la risacca del mare e il canto dei gabbiani.

E l’avvicinarsi di passi, dei suoi passi, una camminata così ben distinta e riconoscibile per lei.

…come aveva fatto la Sacerdotessa del Sud a lasciarsi alle spalle quei passi?

E quando udì quella voce – la sua voce, bella, calda, profonda – pensò di odiare ancora di più la Sacerdotessa del Sud. Perché lei poteva avere quella voce, l’avrebbe avuta se solo avesse voluto, ma l’aveva rifiutata e abbandonata.

E lei, che si era illusa di averla ma che in realtà non le era mai appartenuta, viveva perduta in un limbo desolato fra sogno e realtà che da un anno a quella parte faticava a lasciarsi alle spalle.

“Ti stavo cercando, Keito.”

La ragazza aprì gli occhi, strappandosi a fatica dal silenzio sovrumano in cui si era calata durante quelle lunghe ore di meditazione.

“Davvero, Sugata-kun?” gli sorrise lei, voltandosi verso il bel ragazzo che sostava alle sue spalle, mani in tasca, volto sorridente.

“Certo. Non vorrai saltare la festa di addio ai senpai, vero?” le domandò Sugata, accomodandosi sul molo di pietra a fianco dell’amica d’infanzia.

“No. Non mi perderei l’addio di Benio-senpai per nulla al mondo. Mi domandavo già quale scenata assurda avrebbe fatto. Asserì impassibile Keito, sistemandosi meglio la montatura degli occhiali.

Era strano. Davvero strano. Quella sensazione di tranquillità che ora provava al fianco di Sugata… la turbava più di quanto non la turbasse un anno fa lo stato emozionale di batticuore e confusione causati dalla sua sola presenza.

“Certo che le persone cambiano davvero velocemente. Asserì Keito, esprimendo il suo pensiero ad alta voce.

“Immagino che tu non ti riferisca a Benio-senpai, o sbaglio?” sorrise lievemente lui.

“Sai bene a chi mi riferivo. Lei… non è tornata.

Mh… no. L’ho sentita per telefono e pare che durante questo periodo facciano delle audizioni molto importanti all’Accademia di Musica, e non ha proprio potuto saltarle.”

“Capisco.”

“Mi ha detto di averti scritto, sai?”

Mpf. Già, lo ha fatto. E immagino che l’idea di invitarmi a Tokyo a studiare all’Accademia di Musica non sia stata partorita solo dalla sua testolina bacata.

Cosa le risponderai?”

Keito non gli rispose. Dall’altronde, cosa poteva dirgli? Non era di certo il caso di sputar fuori gli insulti velenosi rivolti a Wako che in quel momento le tempestavano la mente.

“Vuoi davvero che me ne vada via dall’isola, Sugata-kun? Non sei stanco di esser abbandonato in continuazione? O forse sei più stanco della mia presenza?” sussurrò allora la ragazza, stringendosi le ginocchia al petto e affondandovi parzialmente il viso in un momento di debolezza psicologica.

“Non è questo, Keito. Mi mancherai, tanto quanto mi manca Wako. Però sai io… vorrei davvero che anche tu possa essere felice.” Le disse Sugata, lasciando scivolare il dorso della mano sulla guancia di porcellana della ragazza, che al solo contatto arrossì violentemente.

“Pensiamo tutti che la vera felicità sia qui, su quest’isola dove il destino ci ha posto per farci incontrare, imponendoci una vita da topi in trappola. Ma ora non è più così. I sigilli sono stati spezzati, i Cybodies distrutti. E il mondo esterno ci ha aperto le sue porte. Ora dobbiamo trovare il coraggio di varcare la soglia di quel mondo e di cercare la felicità in uno spazio più vasto, senza esser cullati dalle dolci radici del passato.

“Non sono certa di volerlo… davvero.”

“Io penso… anzi, io so che la tua voglia di cantare è tanta, Keito. E so che la tua voce può portare tanti sentimenti altrove, sentimenti che solo noi su quest’isola abbiamo avuto modo di conoscere e che sono accessibili agli altri là fuori solo attraverso i racconti e le canzoni.

Poteva udire chiaramente le lacrime di Keito far da sottofondo alle sue parole a tratti felici e a tratti malinconiche.

“Tutte le sacerdotesse se ne sono andate, Keito, e hanno trovato la felicità. Desidero che anche tu possa liberarti dalle catene che ti legano a questo santuario e fare ciò che più ti piace. Vorrei che tu non fossi più né la Sacerdotessa dell’Est, né Ivrogne. Vorrei che tu fossi solo Keito.

“Perché mi dici queste cose, Sugata-kun?! Le hai dette anche a Wako o è stata lei a dirle a te?! Perché ti preoccupi per me proprio ora, quando preferirei che mi ignorassi e non mi parlassi più?! Se tu cercassi di spezzare le catene che mi tengono legate a te e a quest’isola io… ti odierei per sempre…”

“E io ti amerei di più se tu ne fossi libera.

“Bugiardo!” singhiozzò la ragazza, straziata.

“…anche tu.” Le sorrise Sugata, baciandole dolcemente la fronte, prima di alzarsi e dirigersi verso il boschetto alle spalle del molo di pietra, svanendo senza dire nulla.

Sugata-kun…” singhiozzò Keito, raggomitolandosi su di sé e abbandonandosi alle lacrime, nell’abbraccio della notte che silenziosa calava intorno a lei.

 

«««

 

Cosa ci fai qui?”

Quella voce seria e profonda alle sue spalle la fece sussultare.

Nessuno, da quando aveva messo piede sull’isola nemmeno un’ora prima, le aveva rivolto la parola.

Nessuno si ricordava minimamente di lei, probabilmente. In pochi l’avevano mai conosciuta.

Tranne lei.

Ma tu… sei…”

“Io sono Ivrogne. O meglio, lo ero quando Head ti portò nel nostro nascondiglio per rompere il tuo sigillo… Sacerdotessa del Nord.”

Sistemandosi gli occhiali sul nasino a punta, Keito si avvicinò alla ragazza dai lunghi capelli azzurri che ricordava di aver visto al rituale.

Gli esseri umani erano davvero imprevedibili. Una  sacerdotessa che medita di fuggire e una che torna sui suoi passi.

“Ah… io mi ricordo di averti conosciuta sul pullman… il giorno della mia partenza. Arrossì lievemente l’altra, regalandole un sorrisino enigmatico.

Keito la fissò per qualche secondo perplessa, per poi realizzare di ricordare alla perfezione quel loro incontro; non aveva realizzato che quella fosse la Sacerdotessa del Nord.

“Giusto… il destino vuole farci incontrare più spesso di quanto ricordi.” Ammise Keito, regalandole un lieve sorriso. “Sei venuta qui per la festa?”

“No, sto cercando qualcosa.”

“Capisco. E questa cosa non c’è nel vasto mondo là fuori?”

“No. Il mondo là fuori è immenso e meraviglioso… ma questa cosa sono riuscita a trovarla solo qua. Ora torno a cercarla.”

Ma è notte ormai… potrebbe essere pericoloso!” protestò Keito.

“Non m’importa. Sento che è vicina. Non riesco a fermarmi.” Le sorrise dolcemente Sakana-chan, dirigendosi dalla parte opposta alla scuola, non prima di averla salutata con un lieve inchino. “Spero di incontrarti ancora. Qui o là fuori.

“Non credo ci andrò mai… là fuori.”

“Dovresti invece. Sai un’isola… è difficile da lasciare. Ma tornarci è più facile di quanto si pensi. E il periodo che vivrai fra i due è quanto di più importante ti possa offrire la vita. Arrivederci, Sacerdotessa.”

E così dicendo, Sakana-chan la salutò, senza voltarsi mai indietro.

Come avesse intuito che anche lei era una sacerdotessa, questo Keito non lo seppe mai.

Così come decise di non sapere mai se Sugata l’amasse veramente o no.

Ma ciò che sapeva per certo è che presto o tardi, avrebbe preso una nave dal porto dell’isola, e l’avrebbe abbandonata senza voltarsi mai indietro, proprio come avevano fatto poco prima Sakana-chan salutandola.

 

«««

 

« Coming next: Science Guild«

 

 

 

Grazie ancora una volta a Tynuccia che mi lascia della recensioni incredibili, e a Monochrome – amo il tuo nick ù_ù – per aver recensito con tanto impegno *___*

Purtroppo ho trovato descrivere Keito più difficile di quanto immaginassi, spero di non aver deluso nessuno y_y

Peraltro ne ho approfittato per chiarire un po’ le idee su Wako e Sakana-chan, giusto per non rendere il capitolo troppo breve. <3

Ja nee,

Luly <3

  
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